Tropico 6, Recensione
Torna El Presidente in un nuovo capitolo sulla gestione di un paradiso terrestre... o quasi. Donato Marchisiello ci racconta le sue sensazioni
Ogni appassionato di giochi strategico-manageriali, con occhio particolare dedicato a quelli in cui si gestisce a 360° un complesso cittadino, conosce la serie Tropico.
Non solo per gli standard ludici (sempre piuttosto alti) e non solo per le particolari caratteristiche a livello tecnico e/o gameplay. La nota serie strategica, sbarcata sul mercato nel 2001, è conosciuta per il suo fervore comicamente cinico. Caratteristica in grado di rappresentare con un’intelligente arguzia un argomento spinoso come può essere il trattare ludicamente di un regime dittatoriale sudamericano obbligato a sopravvivere attraverso contesti storici piuttosto critici, dai conflitti mondiali alla guerra fredda. Riuscirà lo sforzo di Limbic Entertainment, al debutto nella serie pubblicata da Kalypso Media, a rendere onore ad una saga apprezzata e rispettata con Tropico 6?
Ecco la nostra recensione del titolo uscito la settimana scorsa su Steam per Pc Windows e Linux, presto in arrivo per Mac e che approderà su console in estate.
TORNA EL PRESIDENTE, EVVIVA EL PRESIDENTE
Si tratta di un gioco di stampo manageriale, in cui interpreteremo un iconico dittatore chiamato “El Presidente“, parodia non troppo dissimile dalla realtà di alcuni dittatori del passato, a capo di un arcipelago sudamericano “vergine”.
Il nostro ruolo sarà quello di gestire a tutto tondo la vita politica, sociale ed economica del suddetto arcipelago, al fine di farlo (e farci) sopravvivere all’instabilità globale della scena internazionale attraverso svariati periodi storici, a partire dai primissimi anni del ventesimo secolo sino all’età moderna. Tropico 6, così come fatto dai suoi predecessori, ci consentirà una gestione “in chiaroscuro” del nostro soleggiato arcipelago, il quale sarà un’assoluta novità a livello di level design guardando il passato della serie “limitato” ad una semplice isola.
Nella gestione della nostra terra, avremo a che fare con fazioni locali contrapposte, ognuna desiderosa di veder accontentate le proprie richieste pena la perdita di supporto politico. Stessa situazione tesa anche per quanto concerne le pubbliche relazioni internazionali, dove dovremo intrattenere rapporti con potenze globali su posizioni spesso diametralmente opposte e che avranno un ruolo decisivo nello sviluppo della nostra economia. Il titolo ci consentirà, attraverso missioni singole, una modalità libera ed una multiplayer (al momento non ancora attiva), di esplorare la profondità della propria offerta ludica incentrata sulla gestione.
IL GAMEPLAY CI OFFRE UNA GESTIONE APPROFONDITA
In quanto gestionale, la difficoltà del gioco Limbic risiederà non solo nella gestione più squisitamente concreta dell’arcipelago, quindi con la costruzione e l’avvio logistico delle infrastrutture economiche, di collegamento, sociali, militari ecc, ma anche in questioni più concrete come l’orientamento politico di ogni singolo cittadino, la cui vita per la prima volta sarà simulata negli aspetti principali. Per quanto concerne le prime, avremo facoltà di strutturare in parecchi modi diversi la nostra terra, facendola diventare un paradiso turistico oppure una proletaria città ricolma di industrie.
Tropico 6 ci consentirà una gestione tecnica dell’arcipelago piuttosto profonda, grazie al quantitativo elevato di edifici e infrastrutture che potremo liberamente costruire. Molti dei grattacapi che avremo, proverranno dalle fazioni interne i cui rapporti dovranno essere oculatamente gestiti al fine di mantenere la pace e non innescare insurrezioni interne in grado di rovesciarci. Ad esempio, per quasi tutto il gioco avremo una netta contrapposizione in termini di richieste fra la fazione comunista e quella capitalista, agli antipodi per ovvie motivazioni di carattere ideologico.
Esaudire l’una o l’altra andrà a peggiorare irrimediabilmente i rapporti con la fazione non ascoltata, creando un’emorragia di consensi con l’altra fazione. Una mala gestione di questi aspetti si tradurrà in uno scarso consenso, il quale potrebbe vederci sfavoriti alle elezioni: perderle, infatti, significherà per noi la fine del gioco.
Tropico 6, con la sua semplice quanto intricata struttura di scelta politica, costringerà anche i giocatori meno interessati alle reali questioni politiche, ad abbracciare uno o più orientamenti politici, interrogarsi su questioni etiche e a verificare di persona come non sia effettivamente “saggio” abbracciare una sola idea e che, il più delle volte, il compromesso non farà colare la barca a picco.
Ecco che, ad esempio, votare il proprio staterello al puro pacifismo potrebbe tradursi in un alto tasso criminale interno o, al contrario, uno stato fortemente militarizzato potrebbe divenire una polveriera in grado di esplodere ogni istante, a causa dell’enorme controllo esercitato sulla popolazione. Una novità assoluta del gioco sarà l’introduzione dei Raid, il quale aprirà le porte del mondo criminale al nostro aspirante dittatore. Avremo facoltà, con mezzi molto poco leciti, di destabilizzare fazioni o satti o addirittura rubare monumenti storici da altre nazioni, come la Statua della Libertà, per ottenere visibilità con gli antagonisti della stessa. Nonostante la novità estetica, la nuova meccanica sarà mal equilibrata poichè, effettivamente, compiere “cattive azioni” avrà quasi sempre conseguenze negative ampiamente minori rispetto agli effettivi benefici.
E’ tutto oro quello che luccica? In realtà non è proprio così: è da segnalare, innanzitutto, una generale semplificazione di alcune meccaniche del gioco rispetto al passato. Troviamo ad esempio alcuni automatismi introdotti in campo economico o a livello di costruzione e posizionamento degli edifici.
Per un neofita del genere, magari al primissimo passo in un settore storico e dalle innumerevoli alternative, la qual cosa potrebbe essere un sicuro pregio, ma un veterano della saga potrebbe non apprezzare una seppur piccola limitazione al suo operato. Ed è probabilmente questo il tallone d’Achille della produzione: Tropico 6 offrirà al momento davvero pochissime novità e risulterà più essere un ensemble di caratteristiche ereditate dal passato, piuttosto che un “nuovo” capitolo. Il titolo, nonostante sia tutto sommato godibile ed offra contenuti sufficienti per giocare piuttosto a lungo, risulterà a chi ha già saggiato la saga come una versione leggermente migliorata e approndita di ciò che ci si aspetta da un degno rappresentante della serie, senza però azzardare un qualcosa che porti sul piatto qualche sostanziosa novità.
GRAFICA OK, INTERFACCIA INTELLIGENTE E SONORO CARAIBICO
Da un punto di vista tecnico, Tropico 6 poggia le sue movenze ludiche su di un comparto ben realizzato sotto tutti i punti di vista anche se non esente da difetti.
Graficamente, il gioco appare piuttosto dettagliato e definito anche zoomando al massimo ed osservando costruzioni, persone e minuzie della natura.
Un plauso va fatto anche all’organizzazione dell’interfaccia, mai invasiva e che riuscirà a gestire in modo intelligente la mole notevole di informazioni presenti. Lo stato di programmazione del gioco, invece, gode di buona salute ma non è esente da alcune questioni di piccola entità, come compenetrazioni di più oggetti fra di loro e qualche piccolo calo di frame quando si passa dalla visuale zoomata a quella “arcipelago”.
Una menzione speciale va fatta sicuramente al comparto sonoro, ricco di musiche caraibiche e ballabili, unitamente ad una recitazione vocale eccellente dei vari figuri con cui avremo a che fare e che ben si sposa con la generale ironia che pervade la produzione.
COMMENTO FINALE
Tropico 6, in linea con i suoi predecessori, offrirà una struttura di gioco complessa, piuttosto intrigante e dal sapore intelligentemente ironico.
Il giocatore sarà chiamata a gestire da un punto di vista infrastrutturale, economico, sociale e politico una pseudo nazione sudamericana. Il gioco, nonostante l’indubbia validità e la mole notevole di contenuti, non integra nessuna reale novità di peso nel suo gameplay. Risulta essere un buon titolo ma probabilmente troppo fedele al passato.
Pregi
Intelligentemente ironico su temi difficili. Gestione politica, sociale ed economica ben integrate. Ottima interfaccia e buona realizzazione grafica.
Difetti
Poche novità rispetto al precedente capitoli. Semplificazione di alcuni meccanismi. Alcuni problemi tecnici,
Voto
8-