La serie di action RPG God Eater torna su PlayStation 4 (e arriva su Pc) con un titolo che, lo diciamo subito, fa segnare un buon passo in avanti alla saga, nonostante qualche imperfezione che lo tiene a una certa distanza dall’irraggiungibile Monster Hunter: World.
Il gioco, disponibile in edizione digitale dall’8 febbraio e in versione fisica dal 15 dello stesso mese, è di fatto un “more of the same” con qualche sensibile modifica qua e là alle meccaniche, e quindi per questo pregna di quei pregi e quei difetti che hanno caratterizzato i suoi predecessori.
Ma procediamo con ordine. Nel futuro distopico immaginato da Bandai Namco l’umanità è costretta a vivere nel sottosuolo a causa degli Aragami, una razza di enormi bestie onnivore apparse all’improvviso anni addietro, e di un fenomeno atmosferico conosciuto come “Terre Cineree”, capace di trasformare in cenere qualsiasi cosa venga a contatto con esso.
Gli unici a poter uscire all’aria aperta sono una nuova progenie di God Eater, da sempre i soli esseri umani in grado di fronteggiare gli Aragami, che nel frattempo si sono adattati a vivere in un’ambiente terrestre ormai inospitale per gli altri. Geneticamente modificati, gli Adaptive God Eater (AGE) sono però tenuti prigionieri da una potente organizzazione chiamata Gleipnir, che li libera solo per mandarli in missione per uccidere le nuove “divinità” cineree. Almeno fino a quando… e qui ci fermiamo per evitare spoiler.
A CACCIA DI “DIVINITA'”
Nei panni di uno di questi “cacciatori”, creabile da zero a cominciare dal sesso e dalle abilità iniziali tramite un apposito editor, il giocatore deve operare i mondo ostile sfruttando le proprie capacità e l’uso delle God Arc, armi ibride biomeccaniche sviluppate da una società chiamata Fenrir, per tentare di aiutare la razza umana. Il gioco, sviluppato da Marvelous First Studio, presenta una struttura “classica” per il genere, formata da un hub centrale dove si possono svolgere alcune attività come interagire con altri soggetti, vendere oggetti recuperati in battaglia o acquistare elementi utili per potenziare l’equipaggiamento del personaggio, i cui accessori sono migliorabili anche grazie al materiale raccolto durante e dopo le numerose missioni che compongono l’avventura. Queste sono divise per gradi e si svolgono in compagnia di tre compagni di squadra. La presenza di questi ultimi, gestiti dall’intelligenza artificiale, non è un fattore di secondo piano, visto che il loro supporto in battaglia si rivela estremamente utile: i membri del gruppo, coi quali è perfino possibile scambiare qualsiasi tipo di oggetto, o effettuare combo e azioni particolari, godono infatti in generale di una buona intelligenza e di routine comportamentali molto funzionali alle varie tipologie di missioni e relativi nemici.
Questi a loro volta godono di una buona caratterizzazione sia visiva, nonostante la pochezza dei poligoni, che “personale”, e raramente compiono azioni ripetitive o stupide all’interno di uno stesso scontro. Ne conseguono combattimenti davvero molto divertenti e frenetici, dove però talvolta bisogna saper usare anche il cervello e non limitarsi a smanettare pulsanti a casaccio. Anche perché farlo rischierebbe di complicare le cose: God Eater 3 punta
da un lato a eliminare tutti quei controlli ritenuti superflui o particolarmente macchinosi del predecessore, dall’altro a mantenere una mappatura dei comandi capace sì di garantire un buon quantitativo di mosse, ma al prezzo di combinazioni alquanto scomode da eseguire.
Pertanto è necessario imparare i controlli e prenderci un po’ la mano per poter lottare come si deve e sfruttare a dovere vecchie abilità come per esempio le Divorazioni Rapide e quelle Aeree, o quelle nuove come la Picchiata, eseguibile con l’aiuto dello scudo, che consente di balzare sui nemici o di velocizzarne gli inseguimenti, stamina permettendo. La vera pecca di queste sessioni è invece a nostro giudizio legata alla brevità delle missioni (in media 10-15 minuti) e all’eccessiva facilità con cui la maggior parte di esse si portano a termine (anche se dopo oltre la metà dell’avventura le cose per fortuna cambiano un poco), complice le sopracitate abilità dei membri del team del videogiocatore e la loro potenza una volta saliti di livello. Alla fine di ogni incarico, come scritto poc’anzi, si possono raccogliere oggetti utili e ricevere anche delle valutazioni sul proprio operato.
ALTI E BASSI
In generale non manca qualche momento di monotonia dovuto per la ripetitività di alcune situazioni, anche se la cosa, specie nei fan di vecchia data, viene mitigato dalla voglia di far crescere il proprio personaggio, di raccogliere bottini rari, scoprire le nuove categorie di God Arc e dalla volontà di abbattere creature sempre più forti.
Ultimando infatti i vari incarichi, il giocatore ottiene vari tipi di ricompense che possono spaziare dal danaro ai punti da spendere per migliorare il god eater, poteri speciali da assegnare alle armi e ai vestiti, e così via. Non per niente come da tradizione per la serie il giocatore è impegnato in lunghe sessioni di preparazione alla caccia e di caccia vera e propria. Ad ampliare l’offerta del gioco ci pensa poi l’online. Il titolo offre infatti missioni legate alla storia da svolgere con i soliti tre compagni, stavolta però gestiti da utenti reali selezionabile con un efficace matchmaking, oppure sfide ad hoc pensate per la rete, come le Missioni d’Assalto, all’interno delle quali sfidare creature particolarmente ostiche in rapida successione.
Durante le nostre prove non abbiamo riscontrato problemi di sorta coi server, già abbastanza pieni per via dell’uscita giapponese di qualche settimana fa, e di quella occidentale avvenuta in digitale, come scritto all’inizio, l’8 febbraio. Ciò che invece delude davvero in questa produzione è il comparto tecnico, oggettivamente troppo arretrato per gli standard attuali. Perfino l’imperfetto Monster Hunter: World, con la sua grafica non certo all’avanguardia, riesce a essergli superiore. Ne consegue un qualità generale solamente discreta, con scenari poco dettagliati che si reggono quasi esclusivamente sul buon disegno e l’azzeccata scelta da parte dei grafici delle ambientazioni, più che sulla bellezza della loro costruzione. Va meglio con le sequenze animate e con l’audio dove Bandai Namco ha svolto un buon lavoro in termini di effetti sonori, musiche e doppiaggio in inglese e giapponese (con sottotitoli italiani).
COMMENTO FINALE
God Eater 3 segna certamente un sensibile passo in avanti per la serie e si rivela una discreta alternativa al migliore Monster Hunter: World, anche se qui il livello di sfida è più tarato verso il basso e tecnologicamente non siamo al passo coi tempi. Nonostante ciò, il titolo di Bandai Namco resta piacevole da giocare, offre un buon livello di personalizzazione per il personaggio principale e un discreto numero di cose da fare per tenere impegnati per ore gli utenti sia in singolo che in modalità multigiocatore online.
Pregi
Divertente da giocare da soli e in compagnia. Grande libertà e varietà nella personalizzazione del personaggio. Sistema di combattimento tutto sommato piacevole dopo aver appreso bene i comandi.
Difetti
Tecnologicamente datato. Missioni brevi, un po’ troppo ripetitive e con un tasso di sfida basso per lunghi tratti.
Voto
7,5
1 commento su “God Eater 3, Recensione”