Kingdom Hearts III è uno dei giochi più attesi degli ultimi anni, non solo per l’elevato numero di fan che questo franchise ha saputo raccogliere attorno a sé nel tempo, ma anche perché sotto parecchi punti di vista è forse il più ambizioso della serie, compreso il fatto che è quello che deve dare risposta a molti interrogativi rimasti in sospeso dai precedenti episodi.
Il titolo, infatti, conclude l’arco narrativo legato alla figura di Xehanort, il cattivo che perseguita i protagonisti direttamente e indirettamente dal primo episodio, e vede protagonista ancora una volta Sora, accompagnato da Paperino e Pippo, in un’avventura lunga, avvincente e ricca di cose da fare ma, lo diciamo subito, al contempo anche un po’ al di sotto delle aspettative.
UN VIAGGIO NEI MONDI DISNEY
Viste le restrizioni imposte giustamente da Square Enix per evitare di svelare particolari interessanti della trama prima dell’uscita del videogioco, e quindi per una questione di rispetto da parte nostra nei confronti di publisher, distributore e lettori, eviteremo di soffermarci troppo sulla trama e sui suoi risvolti, eliminando il rischio spoiler limitandoci per questi motivi ad accennare solamente qualcosa su di essa.
Kingdom Hearts III, interagendo e collaborando con gli abitanti dei vari mondi Disney che ne compongono la struttura, attraverso momenti che ripercorrono fasi della storia dei film relativi, oppure trame completamente inedite. Un tantino scarna, invece, la presenza di personaggi o riferimenti ai giochi di Square Enix, a parte i Moguri che gestiscono i negozi e le officine, e in generale di alcuni degli elementi cardine della storia principale di Kingdom Hearts.
Questi si percepiscono, ma quasi sullo sfondo, e perfino la “presenza” dei guardiani della luce e dei cercatori dell’oscurità non hanno quel peso che invece viene riservato ai fatti riguardanti i mondi Disney, se non in qualche filmato che sembra fungere da riassunto o chiarimento di certi passaggi poco chiari nella mitologia della serie e della Guerra dei Keyblade. In realtà si tratta dell’antipasto di quello che sarà poi il rocambolesco quando esplosivo finale: una sorta di “preparazione” a un salto sull’ottovolante, dove gli sceneggiatori hanno voluto concentrare lo sviluppo “vero” della trama portante della saga, e dirimere gli intrecci narrativi e le questioni legate ai rapporti tra i vari personaggi. La scelta di delegare alle ultime ore di gioco, all’interno di un continuo avvicendarsi di combattimenti e cutscene, buona parte delle risposte che gli appassionati attendevano da tempo non ci ha convinti del tutto, sia perché alcuni quesiti rimangono irrisolti, sia perché in questo modo si è persa la possibilità di godere con più calma di momenti emozionanti che potevano essere meglio raccontati e lasciati apprezzare senza fretta.
Tuttavia non si può per questo asserire che la trama sia deludente o che il finale stesso sia brutto perché non soddisfa certi requisiti auspicati: semplicemente, non è come l’immaginavano molti in termini di epicità e coinvolgimento, ma rimane a suo modo bello e in grado di far emozionare. Passando alla giocabilità, ciascun mondo della Disney che compone l’avventura è ben caratterizzato sotto ogni punto di vista, anche se ce ne sono alcuni meglio realizzati di altri, non tanto dal punto di vista visivo, come vedremo più avanti nella recensione quando analizzeremo il comparto grafico, ma a livello di contenuti e temi narrativi. Tradotto in soldoni significa che ci sono locazioni, come per esempio quelle legate a Hercules o Big Hero 6, che risultano parecchio coinvolgenti dal punto di vista della giocabilità e della storia. Altre con pochi contenuti e una certa linearità di fondo ad accompagnare le dinamiche dei personaggi al suo interno.
UN MIX DI VECCHIE E NUOVE MECCANICHE
La giocabilità in generale, semplice e immediata, non si distacca molto da quanto visto nei classici Kingdom Hearts e Kingdom Hearts II, oltre che nel più recente Kingdom Hearts 3D: Dream Drop Distance. Si parla sostanzialmente di una sorta di miscellanea del meglio proposto dalle tre produzioni, o comunque di una loro evoluzione, con in più alcuni nuovi elementi integrati. Da questo punto di vista la prima cosa che salta all’occhio subito sono i controlli sul personaggio principale, davvero ben fattio: Sora, infatti, reagisce piuttosto velocemente agli imput ricevuti dal giocatore, complice un nuovo set di animazioni che lo accompagna.
Questo gli garantisce tra l’altro una maggiore libertà di movimento sullo schermo e la possibilità di compiere tutta una serie di nuove mosse, come le Fluimoto: durante una battaglia il nostro eroe può schivare i colpi dei nemici saltando e correndo se necessario sulle pareti, per poi posizionarsi atterrando in un altro punto del campo in attesa di un ulteriore comando, o di balzare direttamente sui nemici, magari per cavalcarli per qualche secondo. Un’opzione da non sottovalutare considerando che i combattimenti sono frenetici e che gli avversari possono contare tra le proprie fila su dei boss giganteschi che si aggiungono ai tradizionali nemici “più piccoli”, oltre che su un’intelligenza artificiale un po’ più evoluta.
Sia chiaro, Kingdom Hearts III non è difficile da giocare, almeno a livello di difficoltà normale, e molti scontri si riducono a schiacciare forsennatamente il pulsante X per l’attacco fisico in sequenza, il quadrato per parare e la croce direzionale per lanciare magie al costo di qualche PM. Questo non vuol dire tuttavia che alcuni avversari non possano dare del filo da torcere agli utenti, specie quando operano tecniche di gruppo. Allo stesso modo, anche Paperino e Pippo, i due personaggi a supporto del giocatore, possono chiamare Sora a eseguire con loro qualche mossa speciale in team, al prezzo di un certo quantitativo di punti, recuperabili al termine di ogni combattimento.
BATTAGLIE ULTRA DINAMICHE
A proposito di attacchi particolari, se ne possono compiere anche molti basati su alcune delle più famose attrazioni Disney, come le tazze girevoli di Alice nel Paese delle Meraviglie, la nave dei pirati, le montagne russe o quelle ispirate a ride come la Buzz Lightyear Astro Blasters. Si tratta delle Attrazioni, che si attivano casualmente: nel gioco ce ne sono parecchie da sbloccare, ed è possibile sempre sceglierne più di una da equipaggiare e sfruttare in base alla situazione. Anche questa tipologia di azioni ha un costo in punti. Sugli equilibri di uno scontro influisce poi la capacità delle Keyblade di trasformarsi acquisendo nuove abilità, una caratteristica che rende ancora più interessanti le battaglie visto che cambia lo stile di combattimento del protagonista.
La trasformazione della Keyblade è infatti uno degli elementi chiave del gameplay di Kingdom Hearts III: il sistema funziona in tempo reale, e consente all’arma di assumere diverse forme adatte ad ogni occasione, sia per il combattimento a distanza che per quello ravvicinato o basato sulla magia. Per attivare le Trasformazioni Sora sfrutta il potere delle sue nuove Fusioni. Per chi non le conoscesse, si tratta di un’abilità che permette al protagonista di fondersi con i suoi compagni per acquisire nuove e potenti tecniche temporanee una volta caricata la relativa barra turbo, come per esempio quella Fusione Guardiana o la Fusione Potere, giusto per citarne due, una difensiva e una offensiva.
A completare un’offerta di per sé già molto ricca ci sono poi tutta una serie di attività secondarie da svolgere e diversi mini giochi. Particolarmente interessante si è rivelata la modalità Gummiship, la rediviva sezione del gioco dove affrontare gli stage spaziali che separano i vari mondi: la modalità è piena zeppa di cosa da fare, con tantissimi boss e oggetti da racimolare per potenziare la navicella o ricostruirla da zero.
UN VOLO NELLA FANTASIA
Ad accompagnare le vicende di Sora e compagni c’è una regia di stampo cinematografico, sempre pronta a seguire l’evoluzione dei personaggi all’interno dei vari mondi di gioco. Questi ultimi sono stati ricostruiti in maniera impeccabile dai grafici di Square Enix, che sono stati molto attenti ad ogni minimo particolare per restituire lo stesso grado di “credibilità” e qualità degli equivalenti in computer grafica visti al cinema. Il mondo dei Caraibi, ma anche quelli di Toy Story, Frozen, Monsters & Co., Olympus (la città di Tebe) e Rapunzel, giusto per citarne alcuni, sono davvero splendidamente realizzati, e in ciascuno di loro i protagonisti principali assumono “sembianze” estetiche adatte al contesto, così da non stonare stilisticamente nei vari ambienti o dinanzi agli altri personaggi che popolano quelle aree.
Merito della direzione artistica, ma anche dell’Unreal Engine 4, grazie al quale pure i modelli poligonali e le animazioni dei vari personaggi di gioco, anch’essi uguali in ogni particolare alle controparti cinematografiche, ci sono piaciuti sotto ogni aspetto, chi più, chi meno. La spettacolarità della grafica di Kingdom Hearts III viene esaltata in particolar modo durante i combattimenti, dove grazie al taglio delle inquadrature, alla fantasia degli autori e alla messa in campo di tutta la potenza (e le funzioni) del motore grafico, la scena diventa ricca di colore, effetti particellari ed esplosioni di luce. Perfino la magia interagisce maggiormente con l’ambiente: ad esempio la spinta d’aria in seguito all’utilizzo di un incantesimo incide sul movimento dell’erba e degli altri elementi dello scenario, così come la tecnica Blizzard può congelare il pavimento permettendo a Sora di scivolarci sopra.
C’è così tanto materiale a muoversi in video che a volte l’engine fatica a tenere tutto insieme, zoppicando un po’. Ma si tratta di casi sporadici e di rallentamenti sensibili che non inficiano sulla fruibilità del gioco o sulla qualità dello stesso. Ciò che semmai dà veramente fastidio è la telecamera che spesso non è posizionata bene e non segue al meglio i personaggi durante le battaglie, anche se poi ci si fa l’abitudine e si riesce ugualmente a giocare. Insomma, per farla breve Kingdom Hearts III è un autentico spettacolo per gli occhi, senza sé e senza ma. In una produzione tecnologicamente quasi impeccabile come questa, non poteva mancare un comparto audio di ottima fattura. La colonna sonora curata da Yoko Shimomura a dire il vero non ci è sembrata ai livelli di altre sue opere, ma rimane ugualmente parecchio apprezzabile negli arrangiamenti, che riprendono in buona parte le sonorità dei brani più famosi della serie o dei cartoni animati di Disney, rielaborandole in maniera tale che ne ricordassero le melodie senza però imitarle. Molto belli invece gli effetti audio e il doppiaggio in lingua inglese, con una buona recitazione e la giusta intensità delle voci.
COMMENTO FINALE
Ci sono voluti parecchi anni ma alla fine il tempo trascorso ha perlomeno ripagato i fan della serie con un titolo forse imperfetto, ma comunque valido, degno capitolo conclusivo della saga di Xehanort.
Kingdom Hearts III resta infatti un ottimo titolo, che al netto di qualche lieve sbavatura e di un finale meno epocale di come molti auspicavano, si fa forte di una giocabilità senza fronzoli, divertente e mai troppo impegnativa, di una grafica molto curata e di una storia dal ritmo lento ma con una conclusione pirotecnica che nella sua freneticità regala comunque qualche emozione.
Altri articoli su Kingdom Hearts III