Quando sentiamo il nome di John Romero, la nostra mente ci porta subito a pensare al mitico Doom, sparatutto che regna ancora incontrastato nella memoria dei nostalgici, ma anche dei più giovani che anche oggi possono riscoprire una delle gemme più preziose della storia dei videogames. I nomi quindi, possono essere importanti, e ad ogni “grande” nome, è spesso associata una serie, o una tipologia di gioco.
Quando si sente parlare di Jon Shafer quindi, la memoria ci porta a Civilization, una serie mitica, intramontabile. Non solo è per definizione il capostipite dei 4X (Explore, Expand, Exploit, Exterminate), ma ancora oggi i suoi capitoli più in là con l’età vengono giocati da una valanga di giocatori di tutte le età.
Civilization inoltre, ha spostato l’ago della bilancia portando “l’istruzione”, all’interno di un gioco. Grazie alla ricca enciclopedia e la corposa manualistica, mentre si giocava, si imparava sempre di più sulle religioni, sui popoli, sulle modalità di costruzione, sulla scrittura, e tanto, davvero tanto altro. Jon Shafer, è cresciuto in questo clima, e da gran designer qual è, ha pensato di sfruttare tutta l’esperienza accumulata nei suoi anni di permanenza in Firaxis (lo si ricorda come designer di Civilization V, ndr) per fondare una software house, Conifer Games.
Con il suo team, ha aperto una campagna Kickstarter per un progetto davvero ambizioso, che ha portato il team di sviluppo a guadagnare la cifra di 106.283 dollari a fronte di una richiesta di “soli” 40.000. Il progetto di cui parliamo, è At The Gates, oggetto della recensione odierna. Il gioco è disponibile da oggi, 23 gennaio 2019 su Steam. Un nuovo titolo indie che si affaccia nel vasto orizzonte degli strategici. Sarà in grado di emergere?
L’articolo è curato dal nostro DannyDSC, che oltre ai giochi indie e ai giochi di ruolo (giapponesi e occidentali), ha una passione smisurata per i 4X.
Detto questo, vi lasciamo alla nostra recensione. Buona lettura.
Quizzone del DannyDSC Qual è il miglior Civilization?
L’IMPERO E’ IN ROVINA
400 A.C. L’Impero Romano è in crisi: sta cedendo sotto il suo stesso peso, sotto i suoi stessi eroi. Le legioni, un tempo punta di diamante della “civilizzazione” romana, sono un lontano ricordo. I ricchi, scappano, i poveri, soffrono. Ma per ogni impero che crolla, uno sta nascendo proprio dietro l’angolo. Su queste premesse, poggiano le solide basi di At The Gates, un 4X non rivoluzionario, ma profondo e longevo come non mai. Voi interpreterete uno dei clan che sono pronti a raccogliere il guanto della sfida, e fondare un nuovo Impero Romano. Ci riuscirete?
Avviato il gioco, ci attende la prima novità. Solitamente in tutti i 4X ci sono diverse fazioni, che possono essere differenziate da bonus, malus, abilità speciali, razza. Anche in At The Gates questa consuetudine è ben rispettata, anche storicamente, ma la differenza sostanziale è che all’inizio del gioco potremo scegliere Solo una delle fazioni disponibili (I Goti), mentre per scegliere altri imperi dovremo “sbloccarli” solo dopo esserci alleati con loro in una partita precedente. Il motivo di questa scelta? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo fare un passo indietro.
Nella maggior parte dei 4X, il nostro compito sarà quello di sviluppare tecnologie, sostentare la popolazione, guidare campagne militari, ed espanderci. Tutto questo non deve essere necessariamente proposto in questi esatti passi, ma la prassi è quella. Acquisire territori e tecnologie nel minor tempo possibile, cercando di stare al passo con il fragile equilibro composto dalle entrate, dai costi di mantenimento, e dalle varie necessità della popolazione. At The Gates si differenzia in questo contesto, poiché il gioco oltre ad essere molto riflessivo, è anche “lento”. Non nel suo svolgimento quanto nello sviluppo di tecnologie e produzione. Questo cambio di meccanica, se ad una prima occhiata può sembrare “scontato” ed “inutile”, si rivela davvero vincente. Inoltre, At The Gates è un gioco che non perdona. Un singolo errore può sembrare insignificante, ma risultare micidiale dopo molti turni in cui pensavate che tutto ma proprio tutto andasse per il verso giusto. Questo “prova e riprova”, farà si che il giocatore diventi sempre più preparato soprattutto nelle fasi iniziali di gioco che sono letteralmente fondamentali, ed è per questo che all’inizio sarà disponibile solo un clan. Volete sbloccare altre fazioni? Dovrete impegnarvi a fondo.
CASA DOLCE CASA
Al primo turno un buon tutorial a testo ci illustrerà le prime fasi di gioco, ma nulla ci vieta di approfondire tutte le meccaniche grazie alla corposa guida che illustra tutto ma proprio tutto quello di cui potete aver bisogno. Dall’economia alla religione, dalle unità militari alla mappa, insomma è così profonda che ci vorranno ore per leggerla tutta, o tante tante partite. At The Gates è un gioco che pretende dedizione, passione, coraggio nel commettere errori e nel vedere il proprio clan soccombere sotto le lance nemiche, o sotto i morsi della fame.
Dato un’occhiata a quello che il gioco stesso consiglia di fare, passiamo al nostro insediamento. Come prima cosa, cerchiamo di sviluppare un’unità di coloni così da edificare una nuova città, ma non troviamo l’unità da nessuna parte. Girando e leggendo attentamente il tutorial, scopriamo il perché; solitamente, in tutti i 4X, il modo migliore per aumentare la popolazione e ingrandire il nostro impero, è quello di “espanderci” per mezzo delle colonie.
In At The Gates invece, avremo Un solo insediamento, che potrà anche spostarsi sulla mappa, come dei bravi clan nomadi. La nostra influenza potrà aumentare per mezzo di torri di guardia, avamposti, e altre costruzioni. Sulle prime (e torniamo al “prova e riprova”) tale meccanica ci ha dato filo da torcere, ma anche qui il designer statunitense ha avuto ragione. Un solo insediamento, ci costringerà a ponderare attentamente su tutti i movimenti delle nostre unità, e nel caso dovessimo spostarlo, sarà fondamentale scegliere una posizione che sia vicina (per quanto possibile) a tutte le risorse di cui abbiamo bisogno, a vantaggio di strategia ed arguzia. Compresa la decisione, e preso un po’ di dimestichezza con la meccanica, possiamo dire senza ombra di dubbio che tale scelta è vincente.
ARARE, CACCIARE E MONTARE LE FINESTRE
Ora che abbiamo capito come espanderci, è ora di dare un’occhiata alle unità che ne dite? Anche qui, la meccanica è davvero fantastica. Il nostro clan, ospiterà a sua volta altri clan più piccoli che si uniranno al nostro nel tentativo di creare un impero. Ogni tribù ha il suo carattere, punti di forza e di debolezza, e soprattutto gode di determinate affinità. Ad esempio, un clan può essere a suo agio tra le foreste, ed essere di natura indipendente. Sarà intelligente, affidargli il compito di tagliare legna, e più avanti, far tornare all’insediamento l’unità per svilupparla ancora, così da poter costruire in mezzo ad una foresta, una struttura che ci farà avere un introito di legname superiore. Un altro clan invece, segue le vie dell’onore, ed è tendenzialmente aggressivo.
Cosa può esserci di meglio del mestiere del cacciatore? Come vedete, ogni tribù ha il proprio carattere, dagli arrendevoli agli oratori, dagli aggressivi agli amanti dell’arte manifatturiera. È molto importante assegnare un mestiere che sia affine al carattere dei personaggi, perché in caso contrario presto inizieranno ad essere scontenti. Se infelici, smetteranno di produrre un bene e non faranno nulla finché non verranno riportati a casa per essere assegnati ad un compito più in linea con i propri desideri. Bellissima questa meccanica, dona un’anima al gioco.
Arriveremo quasi ad odiare questo o quel personaggio che ogni volta incomincerà a lagnarsi perché il mestiere cui lo abbiamo assegnato non è gradito, ma che entusiasmo quando le nostre scelte si rivelano azzeccate e tutto funziona al meglio.
I turni di gioco vengono scanditi dalla ricerca di una tecnologia, l’addestramento di un’unità o la produzione di oro nel caso non avessimo nessuno da istruire, e il movimento dei clan presenti sulla mappa. Oltre a questo, avremo carovane che ogni 10 turni proporranno merci da acquistare e da vendere, e i restanti clan rivali con cui potremo entrare in contatto.
COMBATTIMENTO E DIPLOMAZIA
Il combattimento è la parte “più semplice” del gioco, almeno per quel che concerne la meccanica. Sulla mappa, muovendo la nostra unità verso quella di un nemico, farà partire la battaglia.
Se lo svolgimento è semplice, è fondamentale tenere conto di una miriade di fattori quali per esempio il morale della nostra truppa, la sua forza (un cacciatore che si scontra con un soldato in armatura difficilmente ne uscirà vincitore), la stagione durante la quale si svolge lo scontro, e ovviamente il tipo di unità. Più sviluppiamo tecnologie, più le unità che potremo addestrare saranno forti e ci garantiranno il giusto peso in fase offensiva, e quello in difesa nel caso dovessimo intercettare qualche bandito che vuole radere al suolo e appropriarsi delle ricchezze di una delle nostre strutture.
Per quel che riguarda la diplomazia, i canoni sono più o meno gli stessi di molti altri strategici. Potremo acconsentire ad un desiderio di uno dei nostri “vicini”, aumentando la reputazione ma allo stesso tempo perdendo qualcosina in rispetto, che vuole sempre la sua parte. Se i rapporti con un clan rivale saranno buoni, potremo arrivare a forgiare un’alleanza che oltre a sbloccare la fazione per un eventuale nuova partita, ci garantirà protezione e aiuto nel caso dovessimo affrontare un nemico che si appresta a varcare i nostri confini. Attenzione però: può anche succedere che nel momento del bisogno, i nostri alleati facciano orecchie da mercanti, lasciandoci inesorabilmente soli.
ALBERO DELLE RICERCHE
Per quanto riguarda lo sviluppo delle ricerche, c’è davvero l’imbarazzo della scelta, anche se qualche differenza rispetto ai 4X canonici l’abbiamo. Tanto per cominciare, dimentichiamoci ricerce quali il ferro o la pietra, la religione e le tasse. In At The Gates, tutto è incentrato sui clan, di conseguenza l’albero parte da una serie di punti “nevralgici” (agricoltura, pastorizia, metallurgia e così via) che a loro volta si diramano verso altre ricerche che permetteranno lo sviluppo di unità migliorate.
Ad esempio, inizialmente potremo istruire un’unità alla raccolta del grano o delle mele, ma successivamente quella stessa unità potrà essere addestrata nuovamente al fine di costruire una fattoria o un vigneto, che andranno ad aumentare la quantità di materia raccolta per turno. Questo spunto è interessante perché anziché attenerci agli alberi “canonici”, tutto ruota intorno alla tribù, al suo carattere, a quello che può essere portata a fare (o a non fare), e fin dove i suoi desideri la spingeranno. Ad esempio, un mercante cui abbiamo affidato lo sviluppo di un avamposto per il commercio, potrebbe essere istruito a lavorare nella pastorizia, salvo poi chiederci di tornare sui nostri passi perché il lavoro che faceva prima lo rendeva più felice.
TECNICAMENTE…
Passiamo alla parte tecnica. Come ogni 4X e grand strategy game, la mappa riveste un ruolo fondamentale nell’esperienza di gioco. La mappa di At the Gates è fantastica. Lo stile “aquarello” sembra quasi un dipinto, pure se non si tratta di un’opera fatta a mano.
Inoltre, le mappe sono generate proceduralmente ad ogni partita, il che rende ogni mondo di gioco unico. L’alternarsi delle stagioni ci porta un verde acceso estivo, un marroncino sfumato in autunno, fino ad arrivare ai gelidi toni bianchi invernali, che faranno posto al rinverdire della primavera.
Le mappe sono coerenti per generazione dei territori, che vedono foreste alternarsi a montagne e pianure, sono talmente belle che non sfigurerebbero come sfondo per il nostro desktop. Anche l’alternarsi delle stagioni non è solo un mero fattore estetico o legato ai bonus/malus per le unità.
Ad esempio, un fiume che non potevamo varcare durante i mesi estivi risulterà valicabile in inverno a causa del ghiaccio. Insomma, il lavoro svolto da Jon Shafer, che ha puntato molto sulla mappa di gioco, è davvero di ottimo livello. L’esplorazione è davvero una fase molto interessante del gameplay, anche se dobbiamo stare sempre attentissimi agli approvvigionamenti. Se una delle nostre unità dovesse trovarsi a corto di provviste, rischieremo di perderla. La grafica delle unità è nella media e perfettamente integrata con lo stile della mappa, sono però tutte riconoscibili e molto ben caratterizzate. Le animazioni, anche se in un gioco di questo tipo non rivestono un ruolo fondamentale, sono di buon livello. Sul Asus Rog usato per la recensione (I7 7700HQ – GTX 1070 6GB – 16 GB RAM) il gioco non perde un colpo. Ed il framerate è stabilissimo. Si tratta di un prodotto che non richiede macchine di ultima generazione per essere giocato, ma è giusto segnalarlo. Per quanto riguarda il comparto sonoro, la soundtrack si comporta bene, regalandoci brani orecchiabili e mai troppo ripetitivi. Il tutto è incastonato da effetti sonori all’altezza che si fondono bene con le ottime note musicali.
Risposta al quizzone! Il miglior Civilization? La miglior risposta è che dipende dai punti di vista. Per chi scrive, sicuramente Civilization 4 con la sua espansione Beyond The Sword che ha aggiunto una valanga di nuove funzioni e affinato il già ottimo gameplay del gioco base. È una buona palestra per At The Gates.
COMMENTO FINALE
Il lavoro di Jon Shafer è un’opera sapiente di design, ricerca dell’innovazione senza stravolgimenti, e di profondità e longevità uniche. È un titolo che richiede dedizione, impegno e pazienza.
Soprattutto nelle prime partite, il giocatore dovrà aspettarsi il game over senza troppe preoccupazioni. Ad ogni fallimento corrisponderanno nuove informazioni, strategie e tattiche da utilizzare in quelle successive. La grafica ad “acquarello” è uno spettacolo, il sonoro ci accompagna perfettamente, e nonostante la grande mole di informazioni, il gioco non stanca. È il classico: “ancora un turno e vado a dormire, no aspetta devo muovere questa unità, ancora un paio di turni”. Questo non significa che il titolo si rivolge solo ad utenti “hardcore”, perché grazie alla grandissima mole di tutorial, anche chi si avvicina per la prima volta a questo tipo di giochi potrà davvero divertirsi. Se amate i 4X, At The Gates non deve mancare nella vostra collezione.
Pregi
Innovativo, pur senza stravolgere. Mappa e parte grafica ispirati. Longevo, profondo, appagante. Richiede dedizione e pazienza.
Difetti
Richiede dedizione e pazienza. È solo in inglese (non influisce sul voto). Curva d'apprendimento ripida.
Voto
8,5
1 commento su “At The Gates, Recensione”