Death’s Gambit, Recensione

White Rabbit ci offre un action gdr-metroidvania in pixel art che omaggia Dark Souls

-

La serie Dark Souls è molto amata. Sarà la difficoltà (che spesso sfocia nella perfidia più cupa), sarà l’atmosfera cupa, la trilogia ha incantato molti, sconcertato alcuni ed ispirato altri.

È il caso senza dubbio di White Rabbit, uno studio indie che da cinque anni è al lavoro sulla sua creatura: Death’s Gambit. Si tratta di un action gdr a scorrimento con sfumature metroidvania che propone una grafica in pixel art interessante ed una storia da vivere.

Vi parliamo della versione Steam di questo gioco uscito a metà agosto dello scorso anno pubblicato sotto il marchio di Adult Swim Games, publisher del titolo. Il titolo è diffuso anche su PS4.

Vi lasciamo alla nostra recensione. Buona lettura.

UN SOUL-LIKE CLASSICO

Trama non chiarissima, difficoltà elevata, alcuni combattimenti problematici da fare e rifare più volte e senso di frustrazione che si manifesta quasi fin da subito. Sono questi probabilmente i segni più distintivi dei souls-like, sottogenere degli action gdr che da qualche anno ha preso sempre più piede.

Death’s Gambit non sfugge ad un solo lineamento di questo ritratto. Che si tratti di un titolo ispirato alla già citata serie è lampante e fin dai primi attimi ce ne accorgeremo. L’inizio ci pone davanti ad una montagna di morti ammazzati in battaglia. Letteralmente. La Morte è li a fare il suo lavoro ma Sorun è un’anima irrequieta che ha ancora da fare in vita e stringe un patto (scellerato?) con il Mietitore (o Mietitrice) per eccellenza per tornare a Siradon e concludere la sua missione. Un patto che però trasforma il nostro protagonista in un suo “braccio”.

Il nostro protagonista, dunque, ha stretto questo patto con la Morte che è pronta a resuscitarlo infinitamente. In cambio, la Mietitrice chiede solamente un favore: raggiungere Caer Siorai, cittadella dove si nasconde una reliquia che dona l’immortalità.

Ci troviamo, così, in un mondo dove non c’è rimasto molto di umano in un’atmosfera lugubre, a dir poco, con inflessioni medievali popolato di creature pericolosissime ed ostili nonché di letali mini-boss. Tale mondo è malinconico, singhiozzante. Ci sono alcuni bei scorci che ricordano la pace, ma altri davvero tormentati.

La nostra missione è contraddittoria ed andrebbe contro la stessa Morte. Il mondo che ci circonda è a noi sconosciuto ed il tutto è piuttosto criptico (in pieno stile Souls).

E dire che la Morte non è propriamente un nemico. Con lui, o con lei, avremo un rapporto conflittuale ed a tratti verrà lui stesso a darci dei consigli su come superare dei passaggi a noi ostici. Si, siamo riusciti a farci dire che facciamo pena e che dovremmo muoverci più rapidamente. I classici consigli già fatti, un po’ per la serie che per vincere la partita bisogna fare più gol degli avversari. Ma intanto è un’entità che ci segue.

Sorun ha comunque una sua personalità che ha anche delle visioni che lo portano a Thalamus. Queste visioni svelano alcuni dettagli ma non troppi. I dettagli li scopriremo strada facendo… o meglio, morendo più e più volte (perché fidatevi che saremo condannati a questo calvario per le oltre 15-20 ore che azione e trama propongono).

Ma la morte, come ne converranno gli appassionati dei Souls, fa parte integrante dell’esperienza. Alcuni combattimenti sono veramente proibitivi e bloccarsi può diventare una costante a prescindere dalla costruzione del nostro personaggio e dalla sua classe. C’è molto respawn e soprattutto tante mini-zone dove è possibile combattere “ad armi pari” con diversi nemici. Queste due caratteristiche permettono di fare esperienza e di livellare il personaggio per rendere meno pesanti gli scontri che “contano” che sono quasi sempre proibitivi all’inizio.

IL LATO RUOLISTICO DEL GIOCO

Sorun può avere diverse classi e queste offrono diversità nell’approccio all’azione. Troviamo il classico tank, ma anche classi mago. La differenza sta nelle varie voci delle caratteristiche ed abilità che saranno aumentate oltre all’equipaggiamento.

Sono sette le classi che possiamo assegnare a Sorun: Soldato, Assassino, Blood Knight, Mago, Nobile, Sentinella, Accolito della Morte. La differenza tra loro sta nelle statistiche iniziali che delineano i tratti indicandoci cosa dovremo sviluppare più pesantemente. Ciò non ci vieta, però, di distribuire i punti che conquisteremo salendo di livello, come vogliamo. Tuttavia è sconsigliato incrementare i punti intelletto ad un Blood Knight mentre ad un Mago serviranno poco i punti in forza o in costituzione.

È possibile utilizzare armi secondarie, raccogliere oggetti speciali che danno protezione o aiutano a migliorare per qualche attimo le caratteristiche o curano alcuni punti ferita.

Le premesse sarebbero buone ma manca la varietà degli oggetti che andremo a raccogliere. Non ci sono troppe cose da raccogliere ed è un peccato perché questo al momento è un punto debole che lo rende più simile ad un action piuttosto che ad un gdr.

Il gameplay è punitivo e bisogna trovare il ritmo giusto oltre a studiare i pattern dei nemici (anche quelli comuni) per poter andare avanti in modo quanto meno normale. C’è, infatti, da tener conto della barra della stamina che se si esaurisce fa fermare le nostre azioni (sia offensive che difensive). Dobbiamo tenere d’occhio, ovviamente anche la Salute e l’Energia dell’Anima. Se la prima è abbastanza elementare e sappiamo a cosa serve, l’altra serve per sferrare attacchi speciali in grado di risolvere alcune situazioni pericolose e di scalfire (quantomeno) i boss più caini i complicati. Tali attacchi li conosceremo grazie ad alcuni NPC presenti lungo il nostro calvar… cammino. Ovviamente pagando il giusto prezzo, apprenderemo mosse speciali sempre più efficaci.

La sfumatura Gdr (o Rpg se volete) di Death’s Gambit, inoltre, si concretizza al passaggio di livello che si matura con le uccisioni dei nemici andando a riposare nei vari santuari che troveremo. In questi checkpoint potremo riposare per riprendere i punti vita persi, ma anche livellare scegliendo la caratteristica o le caratteristiche da migliorare. Si sbloccano anche i talenti in un albero delle abilità che viene sbloccato dai punti talento. Quest’ultimi vengono elargiti quando si eliminano i boss. Queste possono sbloccare attività attive o passive.

ARTISTICAMENTE MOLTO BEN FATTO

Se il gameplay è duro e complicato, il lato tecnico del gioco è una delle cose più riuscite. Ci troviamo di fronte ad un gioco a scorrimento in 2d che ricorda molto Castlevania. La grafica in pixel art, più volte già citata, salta sicuramente all’occhio per l’ottima qualità artistica e tecnica. Tali qualità sono presenti in quasi tutta la totalità del nostro viaggio.

Ci sono alcuni posti più ispirati, altri un po’ meno ma riteniamo sia normale e quasi fisiologico per un team indie. Alcuni nemici, alcuni boss, ci sono comunque piaciuti moltissimo. Così come le loro animazioni. Il tutto è molto vario con ambientazioni aperte e chiuse, altri posti che possono essere sbloccati più in la e che possono quindi essere raggiunti successivamente.

Anche le musiche fanno il loro dovere: danno ancora più atmosfera ed a tratti colpiscono perché acuiscono la sensazione di ignoto.

COMMENTO FINALE

Death’s Gambit è un buon Souls like. Gli amanti del genere non dovrebbero perderselo. Gli amanti degli action gdr a scorrimento possono scoprirlo. Amarlo sarà complicato perché la difficoltà a volte è davvero elevata anche se si gioca con oculatezza e si apprendono i pattern dei boss più cattivi. La storia, inoltre, è criptica ed è raccontata in stile Souls per cui bisognerà fare molta attenzione ai dialoghi che per fortuna sono tradotti discretamente bene in italiano. I dialoghi con la Morte, inoltre, non nascondono un certo tipo di umorismo tipico di chi gioca al gatto col topo.

Siamo rimasti colpiti dal lato artistico del gioco che nonostante abbia qualche alto e basso, sfoggia una bella grafica in pixel art condita da molti dettagli e da molte finezze.
Buonissime anche le musiche ed il commento sonoro in generale. Le sfumature action gdr sono buone ma è un peccato che il loot (gli oggetti droppati dai nemici) sia poco vario. Si sarebbe, inoltre, potuto sfruttare di più la possibilità di andare a cavallo. Ma forse questa parte è stata volutamente poco curata. Ad ogni modo una produzione indie di pregio. Una delle più interessanti del 2018.

Pregi

Complessivamente è un buon action gdr a scorrimento. Pixel art che si attesta su buoni livelli. Storia criptica discretamente narrata. Dura il giusto. L’humor nero della Morte…

Difetti

… che non nasconde una certa difficoltà di gioco. A tratti oggettivamente frustrante. La fase gdr è un po’ limitata da un loot poco vario.

Voto

8,5