Battlefield V, Recensione
La Seconda Guerra Mondiale secondo DICE
La serie Battlefield ha ormai una lunga storia decennale: era il 2002 quando il primo titolo, Battlefield 1942, vedeva la luce su piattaforme Windows, e molto si potrebbe scrivere delle vicende che la riguardano.
Negli anni successivi, per esempio, il team di sviluppo alle sue spalle, lo svedese DICE, è diventato sempre più apprezzato dagli addetti ai lavori. Di pari passo la saga è cresciuta, confermandosi agli occhi degli appassionati di genere come sinonimo di sparatutto online di qualità con ambientazione militare, conquistandosi, specie negli ultimi anni, un posto speciale nei loro cuori. E in quest’ottica,
Battlefield V è probabilmente il progetto più ambizioso di DICE, non solo da un punto di vista tecnologico ma anche contenutistico, vista l’inclusione di nuove feature e di un comparto multigiocatore forse mai così completo, destinato a crescere e mantenersi sempre vivo nei mesi a venire grazie all’interessante piano per il supporto post-lancio del gioco denominato Venti di Guerra.
Ecco la nostra recensione del gioco uscito due giorni fa, il 19 ottobre, su Pc, PS4 ed Xbox One. Buona lettura.
RACCONTI DAL FRONTE
Contrariamente a quanto fatto dalla concorrenza con Call of Duty, il nuovo Battlefield non dimentica coloro che non disdegnano di giocare le campagne per singolo giocatore. Pertanto, anche in questo nuovo capitolo troviamo le Storie di Guerra, modalità che permette di vivere il conflitto attraverso gli occhi di più protagonisti all’interno di scenari differenti.
Punti di vista totalmente diversi dunque, che cercano di raccontare le esperienze di un conflitto senza confini. Ma rispetto a Battlefield 1, stavolta ciascuna delle quattro campagne prevede un approccio più libero all’azione, all’interno di scenari più ampi e di una struttura più aperta.
La giocabilità intende di fatto allontanarsi da una progressione unicamente lineare, in favore di una maggior libertà di scelta in un contesto che non rinuncia a una messinscena cinematografica. Sta al giocatore decidere come muoversi e come operare nei vari teatri di guerra, stimolato ad agire e a cambiare strategia in relazione all’ambiente in cui si trova, sfruttandolo spesso a suo favore.
In realtà ciò avviene in maniera “decisa” solo nell’episodio Nordlys, che vede protagonista una giovane partigiana che si batte per la liberazione del suo Paese e la sopravvivenza della sua famiglia in una Norvegia occupata dai nazisti. “Suggerisce” un approccio morbido, fatto di movimenti furtivi e azioni mordi e fuggi, evitando le guardie o colpendole di nascosto rapidamente solo quando si è costretti, senza però dare nell’occhio.
Nulla di particolarmente complesso, ma la possibilità di avvicinarsi silenziosamente ai nemici per eliminarli uno per uno prima di fare scattare l’allarme offre uno spunto tattico molto divertente. Ma nessuno impedisce al giocatore di recuperare un’arma e iniziare a sparare a raffica contro ogni tedesco che si muove sullo schermo creando il caos e complicandosi la vita.
Diverso il discorso per gli altri episodi, che alla fine finiscono per essere fruiti meglio alla classica maniera “spara e avanza”. Tirailleur, ambientato al fronte con intense battaglie di terra tra fanterie sulle colline fortificate della campagna transalpina, ne è un esempio. Qui il giocatore interpreta Deme, un soldato senegalese delle forze coloniali francesi che combatte per liberare una “patria” che non ha mai visto prima e che, giustamente, per certi versi non sente nemmeno “sua”, ma che per i suoi sacrifici vuole ottenere il giusto riconoscimento in primis come uomo. Le forze tedesche sul campo osono almeno il doppio di quelle alleate, e bisogna quindi cercare di limitarne la potenza un passo alla volta fino alla loro sconfitta totale conquistando le loro roccaforti.
Il terzo episodio di Storie di Guerra si intitola Sotto nessuna bandiera e vede l’utente vestire i panni di Billy Bridger, un criminale scarcerato da una prigione di Londra per combattere in Nord Africa, oltre le linee nemiche, in un’unità speciale dello Special Boat Service. Obiettivo: distruggere una base aerea della Luftwaffe e redimersi agli occhi della giustizia e dell’opinione pubblica.
La mancanza d’addestramento di Bridger è compensata da una gran dose di fegato e determinazione, conditi dalla sua naturale predisposizione con gli esplosivi. Ed è davvero divertente vederlo interagire a voce con il suo ufficiale superiore, George Mason, con il quale si perde spesso in discussioni e liti che regalano alla storia un tono a volte scanzonato in un contesto purtroppo estremamente violento e terribile. Le missioni di Bridger richiedono un mix di abilità e approcci tali da permettergli di eliminare i soldati nemici, far esplodere i mezzi aerei sulla pista, distruggere risorse e poi svanire nel nulla cercando di sopravvivere per raggiungere l’obiettivo successivo.
Quindi si possono alternare la forza bruta e quella più ragionata, agendo cioè nell’ombra creando magari qualche trappola o diversivo alla bisogna.
Storie di Guerra è piacevole da giocare, grazie soprattutto al taglio cinematografico e alle sue ambientazioni, ma il suo potenziale non viene sfruttato a dovere, nonostante sia un po’ più longeva e meglio strutturata rispetto a quella di Battlefield 1. Qualche storia in più, livelli meglio strutturati e variegati la renderebbero certamente migliore. Per la cronaca, il quarto capitolo che compone la modalità verrà rilasciato gratuitamente nel corso del mese di dicembre, e si intitolerà L’ultimo Tiger. Si tratta davvero “dell’ultimo” contenuto per la campagna in singolo di Battlefield V, visto che come annunciato dagli stessi sviluppatori, il piano per il supporto post-lancio includerà extra solo per il comparto multigiocatore.
RITMO E STRATEGIA
Fin dalle origini della serie la modalità multigiocatore è stata il cuore pulsante dell’esperienza di gioco, quindi non poteva che essere così anche in questo Battlefield V, dove però per certi versi raggiunge probabilmente l’apice in termini di contenuti e qualità. La sezione online propone infatti otto modalità multigiocatore tra nuove e classiche, e altrettante mappe. Queste ultime possono sembrare poche, ma in realtà essendo ben strutturate nonché di generose dimensioni, dove a seconda delle opzioni fino a 64 giocatori possono affrontare varie tipologie di battaglie aeree o terrestri, anche tra carri armati, sono in grado di offrire un’adeguata varietà, soprattutto se combinate insieme in qualche campagna online.
Alle classiche sfide come Deathmatch a Squadre e Dominio, si affiancano Prima linea, che unisce meccaniche di Conquista, Corsa e della modalità Annientamento di Battlefield 4, e Conquista, dove bisogna occupare la maggior parte delle località strategiche sparse su una mappa immensa e costruire difese per rafforzare le prime linee usando il nuovissimo sistema delle fortificazioni, le armi trainabili e i rinforzi di squadra. E ancora, Sfondamento, dove chi attacca deve occupare i settori della squadra in difesa uno alla volta e in un ordine preciso.
Ma il piatto forte della sezione è Operazioni su vasta scala, ovverosia una versione potenziata della modalità Operazioni di Battlefield 1, che è parte integrante di Venti di Guerra, il servizio dal vivo di Battlefield V, dove combattere in una serie di battaglie storiche su vasta scala articolate in più mappe, modalità e giornate, tutte unite da un filo narrativo. Nei panni di un soldato dell’Asse o degli Alleati, il giocatore ha il compito di conquistare o difendere con la sua fazione la mappa. In base a ciò che accade in questo scontro, cambieranno il filo narrativo e la posizione della squadra nel secondo giorno di combattimenti. Una vittoria netta assicurerà più truppe e risorse, mentre una sconfitta determinerà una strategia più accorta, con risorse limitate. Il terzo giorno di guerra vedrà truppe d’aria e di terra affrontarsi all’ultimo sangue per conquistare ciò che è rimasto.
In caso di parità si attiverà il Momento decisivo, dove si lotterà un quarto e ultimo giorno in uno scontro all’ultimo sangue senza rifornimenti o rinforzi: chi resterà in piedi dopo la contesa, vincerà. Tramite il servizio gratuito dal vivo Venti di Guerra, DICE proporrà nei mesi successivi al lancio nuove mappe, eventi a tempo che includeranno Operazioni su vasta scala multi-settimanali, Incarichi speciali e nuove missioni, specializzazioni ed equipaggiamenti, e soprattutto nuove modalità come Tempesta di fuoco, la battle royale sviluppata in collaborazione con Criterion Games, e Forze Combinate. La prima verrà introdotta a marzo 2019, e secondo quanto emerso in questi giorni, dovrebbe supportare fino a 64 giocatori suddivisi in sedici squadre composte da quattro componenti. La seconda, una modalità cooperativa per cinque giocatori che offrirà missioni procedurali e nuovi obiettivi a cadenza regolare legati al sistema di progressione dei personaggi, dei veicoli e delle armi.
CLASSI, RUOLI E ABILITÀ
Il fulcro del gameplay di Battlefield V è il gioco di squadra: il concetto alla base della modalità multigiocatore è che in guerra si vince e si perde insieme, mai da soli. Quindi non solo è necessario giocare al titolo DICE imparando a interagire con altri utenti, ma anche crearsi una propria compagnia per ogni fazione dove “coltivare” un gruppo di specialisti da utilizzare poi nei vari scenari di guerra.
La compagnia è infatti la collezione di soldati, armi e veicoli personalizzati utilizzabili in tutte le modalità multigiocatore e in quella cooperativa Forze Combinate. Per ogni membro della squadra si può caratterizzare ogni aspetto, da quello fisico, con la possibilità di intervenire su parametri quali sesso, colore della pelle e divise, fino alle armi e alle abilità. Come in Call of Duty: Advanced Warfare, la personalizzazione non è fine a se stessa, perché sia i compagni di squadra sia i nemici si ricorderanno dell’avatar in base a quanto visto nei teatri di guerra.
In tal senso tornano in Battlefield V le classiche classi Ricognitore, Supporto, Assalto e Medico, ognuna con armi e gadget specifici ma arricchite da un’importante novità, quella relativa ai cosiddetti Ruoli, specializzazioni che si adattano a particolari stili di gioco. All’interno delle Classi ce ne sono due, una equipaggiata come predefinita e l’altra da sbloccare progredendo nel gioco. Ognuno di questi archetipi offre due tratti che migliorano aspetti specifici della relativa classe offrendo una maggiore flessibilità in combattimento.
Per esempio nella classe Assalto il Ruolo predefinito è quello di Fanteria leggera, grazie al quale si ottiene la capacità di resistere meglio ai colpi dei nemici, rigenerare più salute e ottenere munizioni aggiuntive depredando i cadaveri. Questo in particolare grazie ai Tratti disponibili per questo Ruolo, ovverosia Sciacallo, che dà appunto l’abilità bonus per trovare più munizioni sui corpi dei nemici sconfitti e degli alleati a terra, e Temprato dalla battaglia, che offre la possibilità di recuperare più salute. L’altro archetipo della classe Assalto, da sbloccare, è quello di Distruttore di carri, con le abilità Cane da carri e Rottamatore di carri, grazie alle quali si possono indebolire le corazze dei mezzi blindati e ottenere Punti Requisizione utili per richiedere rapidamente rifornimenti di una certa potenza per la propria squadra. Queste specializzazioni, insomma, definiscono più chiaramente i ruoli all’interno della squadra e garantiscono una maggiore profondità di gioco.
Progredire è il modo migliore per sviluppare la compagnia e sbloccare nuove opzioni di personalizzazione e abilità, perfino per le armi e i veicoli, che possiedono un loro ramo di talenti. Tutte le imprese compiute in multigiocatore e modalità cooperativa con missioni giornaliere e assegnazioni speciali, conferiscono infatti PE e Monete Compagnia utili per aumentare il livello della compagnia e per sbloccare armi e gadget aggiuntivi specifici per ogni Classe. Il livello di personalizzazione insomma è tanto, e sta al giocatore scegliere il soldato giusto per ogni partita, fermo restando che è possibile cambiare archetipo anche durante le sfide, per avere sempre le abilità e gli strumenti che si ritengono più adatti per quella missione.
SUL CAMPO DI BATTAGLIA
Chiusa l’ampia parentesi dedicata alle varie modalità di gioco, alle relative mappe e alla personalizzazione dei personaggi, è arrivato il momento di analizzare la giocabilità. Da questo punto di vista le novità non mancano, anche se molte possono risultare impercettibili di primo acchito poiché non stravolgono il gioco. Di certo lo rendono più tattico, valorizzando come non mai il lavoro di squadra. In tal senso DICE ha introdotto il sistema di Logoramento che da un lato poggia sulle abilità dei singoli membri di una squadra, dall’altro riduce la quantità di munizioni disponibili e limita la rigenerazione automatica della vita. In questo modo il giocatore è obbligato a muoversi sul campo alla ricerca di rifornimenti e a cooperare con i compagni di squadra, ciascuno dei quali eccelle in una o più particolari abilità, riducendo di molto fenomeni come il camping.
Il medico, in particolare, ha quantità illimitate di risorse e può rivitalizzare velocemente tutti i commilitoni agonizzanti (gli altri soldati possono invece farlo in maniera molto più lenta e rischiosa), mentre i militari della classe Supporto possono rapidamente innalzare delle fortificazioni, grazie al nuovo sistema omonimo che consente ai giocatori di costruire al volo la difesa di punti sensibili con sacchi di sabbia, filo spinato, trincee e altro ancora, aggiungendo un nuovo strato alle dinamiche di difesa e offesa del multiplayer. Le mappe nell’online sono ben bilanciate e strutturate per dare spazio a tattiche e strategie adeguate al contesto, e soprattutto nelle ambientazioni cittadine, complice una maggiore distruttibilità degli edifici e una discreta posizione alla verticalità, presentano punti nevralgici da sfruttare o coprire velocemente. A maggior ragione visto che DICE ha rielaborato il sistema balistico per tutte le sue armi, e migliorato la fisica relativa all’impatto dei proiettili. Questi, ora, reagiscono diversamente una volta in contatto con le coperture e gli edifici a seconda dell’arma che li spara.
Mentre nei capitoli precedenti il tipo di arma usata era efficace solo per alcune coperture distruttibili, in Battlefield V lo sono su ogni elemento dello scenario, a patto di avere la giusta potenza. Un colpo di pistola, per esempio, non trapasserà mai la parte di una casa abbattuta, ma quello di un calibro di grosse dimensioni si, causando ingenti danni a chi vi si trova nascosto dietro. Come se non bastasse gli sviluppatori hanno perfino bilanciato meglio i valori del time-to-kill e del tempo di morte, rendendoli sensibilmente più veloci. Per il resto abbiamo apprezzato la dinamica di progressione dei livelli e dei personaggi: ci è piaciuta la scelta di DICE di non utilizzare nel gioco casse premio o robe simili, obbligando l’utente, com’è giusto che sia, a giocare e a sudarsi tutti i potenziamenti e le armi migliori. Allo stesso modo ci hanno convinti gli scambi di colpi e il rinculo dell’arma, capace di restituire adeguatamente la giusta “sensazione” di pesantezza o potenza in rapporto a quella utilizzata, e la capacità dei personaggi di muoversi in maniera più sciolta, di scattare mentre sono accovacciati, eseguire alcune acrobazie ed essere più “sensibili” a quanto avviene attorno a loro, a cominciare dallo spostamento d’aria causato da un’esplosione.
Ma Battlefield V non è tutto rose e fiori: ancora una volta, infatti, non è stata rivista la questione del respawn, che così com’è non funziona a dovere. Questi dovrebbe avvenire in modo più intelligente, magari con una sorta di immunità temporanea che permetta all’utente riapparso in gioco di fare il punto della situazione e di non essere abbattuto subito. Invece accade il contrario e spesso si trova al centro dell’azione in situazioni complicate, a rischio nuova morte immediata. Altro elemento sgradito è a livello di veridicità storica: in un contesto così ben rappresentato come quello di Battlefield V, stonano la presenza di donne con indosso le divise degli eserciti (le poche donne che hanno combattuto lo hanno fatto con gli abiti civili dei ribelli) e quella di gadget moderni come i mirini olografici.
Sul fronte tecnico Battlefield V poggia le sue solide basi su frostbite, offrendo una prestazione non dissimile da quella vista nel suo predecessore. Il titolo gira così piuttosto fluidamente a 30 Fps costanti, a parte qualche saltuario effetto di screen tearing o di flickering, offrendo una visione d’insieme abbastanza compatta degli scenari. Questi, grazie a una serie di texture ben definite e all’insieme di effetti atmosferici e di luce di assoluto pregio, sono ben realizzati al punto da offrire perfino degli scorci tutt’altro che disprezzabili. Buona la modellazione e l’animazione dei personaggi, anche se si potrebbe fare meglio con quelli dei personaggi secondari gestiti dall’intelligenza artificiale, che non fa gridare certo al miracolo, nonostante svolga discretamente il proprio “lavoro” nella modalità singolo giocatore. Sul comparto audio non c’è molto da dire, nel senso che i rumori di sottofondo, dai proiettili che fischiano vicino alle orecchie dei combattenti, al suono delle varie armi, fino alla colonna sonora, tutto contribuisce bene a rendere parecchio immersiva l’esperienza.
COMMENTO FINALE
Battlefield V è uno sparatutto robusto, visivamente ben realizzato e perfettamente godibile, che si fa forte di un multiplayer valido e di alcuni ritocchi al gameplay per bilanciare la mancanza di qualche pacchetto che arriverà dopo il lancio. Simile a Call of Duty per dinamicità e ai predecessori per tatticismo e realismo, deflagra nel vero senso della parola grazie alla sua ambientazione dove classi, armi e level design esaltano il gioco di squadra nel rispetto dei ruoli.
In questo modo il giocatore ha un ampio ventaglio di possibilità per venire a capo di uno scontro a fuoco, stimolato ad agire e a cambiare strategia in relazione alla caratteristica sua e dei suoi compagni, e all’ambiente in cui si trova, sfruttandolo spesso a suo favore. Nella campagna singolo giocatore, invece, la giocabilità si allontana da una progressione unicamente lineare, in favore di una maggior libertà di scelta, anche se questa poi nei singoli episodi si rivela quasi sempre di contorno.
Pregi
Il solito grande comparto multigiocatore. Level design ben curato che valorizza il gioco di squadra. Grande livello di personalizzazione di mezzi e uomini. Sistema Venti di Guerra potenzialmente molto interessante. Modalità campagna singolo giocatore meglio strutturata rispetto a Battlefield 1…
Difetti
…ma non sfruttata ancora adeguatamente in base al suo potenziale. La gestione dei respawn lascia come sempre a desiderare. Intelligenza artificiale altalenante. Qualche licenza artistica a livello di storia. Mancano alcuni contenuti ancora da verificare.
Voto
8,5