Quella di Ken il Guerriero, Hokuto no Ken in originale, è una storia cupa, triste e, sicuramente, tra le più violente apparse in un manga ed in una serie animata negli anni ’80.
Seppe, però, grazie ad una trama profonda, a personaggi carismatici e ad un’ambientazione decisamente interessante, fare breccia. Non solo il manga firmato da Buronson e da Tetsuo Hara ma anche quello che ne derivò a livello televisivo: due splendide serie animate e, in campo cinematografico, tanti film d’animazione. Tutti molto popolari.
Anche il mondo dei videogiochi è attratto da questo carismatico personaggio e dal suo universo post-apocalittico con risultati più o meno positivi. Ricordiamo a fine anni ’80 l’arrivo anche su Amiga di The Last Battle che però non è che fosse un granché. Era un picchiaduro 2d a scorrimento piuttosto ripetitivo.
I tempi si sono evoluti e, ovviamente, anche tutto il resto. Siamo così ai giorni d’oggi, ed al 35° anniversario del manga, per parlarvi dell’esordio di Kensihiro su PS4 grazie all’arrivo di Fist of the North Star: Lost Paradise, un titolo di SEGA realizzato da Ryu Ga Gotoku Studio. In molti ricorderanno come questo team sia il responsabile dello sviluppo della serie Yakuza. Uno studio di talento, dunque, per la realizzazione di un gioco ambizioso visto comunque l’enorme carisma di Ken il Guerriero e di tutto l’universo ideato da Buronson e da Hara.
E c’è molta curiosità per vedere sull’ammiraglia di Sony le nuove avventure dell’ultimo successore della Divina Scuola di Hokuto.
Eccoci, dunque, parlare, di questo nuovo arrivato che propone una storia alternativa in un’ambientazione piuttosto conosciuta dai fan. Fist of the North Star: Lost Paradise, pubblicato in Europa lo scorso 2 ottobre, sarà in grado di catturare la nostra attenzione?
Scopritelo nella nostra recensione. Buona lettura.
UN CONTESTO FAMILIARE MA REINVENTATO
Fist of the North Star: Lost Paradise ci porta nella città di Eden ma ne reinventa la trama. Eden è un posto che sorge proprio in mezzo al deserto che fa da sfondo alle vicende post-apocalittiche di Hokuto no Ken e che ricorda molto l’universo di Mad Max. Eden, però, non è per tutti. Qui si vive come prima della guerra nucleare e quindi con regole e con attività commerciali fiorenti (per quel che il periodo possa consentire) con una moneta corrente da spendere nelle bancarelle, nei negozi dove acquistare cibo per ripristinare i punti vita, nel bar finanche nei casino ed in sale arcade. Insomma, c’è una civiltà, cosa che fuori dalle mura di questa città proprio non esiste.
L’ordine è garantito dalle guardie capitanate dal volitivo Jagre che comanda con mano ferma i suoi uomini e punisce le trasgressioni.
Ad Eden c’è comunque un’arena, la conosceremo ben presto, dove comunque è possibile assistere a scontri barbari e dove il campione ottiene un favore dal governatore del posto. Anzi, per la precisione può vedere esaudito un desiderio dalla principessa Xsana.
Il nostro Ken approda in questa città leggendaria dopo lo scontro con Shin per liberare Yuria (che poi sarebbe Julia). Al termine del combattimento, infatti, il nostro eroe apprende che la sua amata è stata condotta ad Eden. Giunto alle porte, però, deve trovare il modo di entrare. Serve un visto ma è più facile trovare un ago in un pagliaio.
Quindi? Semplice: si fa arrestare per essere condotto alle prigioni della città e poi per “tentare” (come se avessimo dubbi su chi abbia la meglio, o no?) il destino nell’arena che abbiamo appena descritto in una serie di combattimenti all’ultimo sangue.
GAMEPLAY TRA MOSSE SPETTACOLARI E RICERCA
Senza svelarvi molto altro della trama, Ken ottiene lo status di cittadino guadagnandosi la fiducia di Xsana e Jagre. E da li l’avventura vera e propria si dipana attraverso innumerevoli dialoghi, missioni e, ovviamente combattimenti.
Lo stile di gameplay è praticamente quello di Yakuza e visto lo sviluppatore non potevamo aspettarci nulla di diverso. Certo, viene data molta enfasi alle spettacolari tecniche della scuola di Hokuto che si concretizzano con quick time event dopo aver stordito i nemici. Questo porta, spesso e volentieri, all’esplosione degli avversari tipica di Ken il guerriero. Scene molto spettacolari e ben realizzate con una varietà che è discreta ma che diventa, ahinoi, ripetitiva dopo qualche ora.
Ad ogni modo il sistema di combattimento è buono, piuttosto reattivo e comincia a diventare anche bello dopo aver sbloccato alcune tecniche con l’avanzamento del livello del nostro Kenshiro e con l’impiego degli orb conquistati dopo ogni successo. Tuttavia risulta essere ripetitivo e c’è un altro dettaglio: a volte l’intelligenza artificiale non sembra al top.
Le boss fight con personaggi importanti quali Souther, Raul, Jagi, Rei e così via sono anche tattici ma come sempre dopo aver memorizzato i movimenti e le mosse sarà importante effettuare gli attacchi e le mosse speciali con il giusto tempismo. Sarà fondamentale, inoltre, affrontarle con la barra di salute al massimo.
La parte gdr consiste nel conquistare punti esperienza e salire di livello per poter sbloccare abilità anche passive.
Ad esempio si potrà incrementare la potenza degli attacchi oppure velocizzare la possibilità di andare in rage mode, o furia, (segnalata in alto a sinistra dello schermo con l’illuminarsi delle sette stelle dell’Orsa Maggiore) che velocizzano i movimenti, potenziano gli attacchi normali e ne sbloccano temporaneamente altri speciali. Lo status in furia dura per un tempo limitato ovviamente.
Possiamo agire su quattro alberi principali: Abilità, Mente, Corpo e Destino.
In Abilità si potranno sbloccare nuove mosse (altre si otterranno nell’allenamento con Toki) e di rinforzare quelle apprese. In Mente si potenzia la barra delle Sette Stelle e l’invulnerabilità temporanea aquisita con le schivate. Corpo permette di aumentare il potere di attacco ed i punti vita. Destino amplia i poteri dei talismani.
A dare profondità al tutto, oltre a queste possibilità, ci sono anche i talismani che possono essere acquistati e potenziati in un negozio di Eden e di offrire ulteriori (e diversi) set di mosse speciali legate a diversi comprimari della serie come ad esempio la possibilità di aumentare l’energia spirituale, la difesa o la potenza o ancora di effettuare un colpo potente automaticamente.
Si va avanti per diverse ore tra scontri con nemici più o meno forti, dialoghi, quest ed incontri più o meno sorprendenti. La trama principale può durare dalle 15 alle 20 ore ma le diverse missioni secondarie ed attività collaterali possono moltiplicare a dismisura questo dato.
Già perché è possibile tra le tante cose fare altro. Molto altro come ad esempio curare qualche disgraziato grazie all’Hokuto, un po’ come faceva il buon Toki.
O fare missioni secondarie di poco conto ma comunque utili a raccogliere oggetti, punti esperienza e soldi. Sarà possibile svagarsi, come in Yakuza, in diverse attività. Certo, vedere Kenshiro nel bel mezzo di una missione vitale giocare ai classici SEGA quali Outrun, Super Han On, Space Harrier ed altri, o andare a tentare la fortuna al Casinò o confezionare cocktail può sembrare fuori luogo ma alla fine è un gioco ed è la scusa per passare qualche attimo ricordando alcuni grandi classici che hanno fatto la storia dei videogiochi. È anche possibile cimentarsi nel primo gioco su console che vedere proprio il nostro Ken protagonista su Sega Master System.
Sarà, anche possibile salire a bordo di un buggy altamente modificato e scorrazzare per il deserto che circonda Eden. Scorribande che servono a raccogliere materiali e raggiungere altri luoghi secondari come un campo da baseball dove ci si può esercitare alla battuta in modo originale. E se vogliamo giocare ai titoli che abbiamo sopracitato dovremo trovarli in queste aree desertiche e ripararli.
Insomma, chi ha giocato a Yakuza troverà familiare tutto questo ed alla fine serve anche per passare un po’ più di tempo. Ovviamente se non amate queste divagazioni potete tranquillamente andare avanti per la vostra strada.
GRAFICA ALTALENANTE, OTTIMO DOPPIAGGIO
Dal punto di vista tecnico, Fist Star of the North Star presenta il motore di vecchia generazione. Questo ha permesso un compromesso giudicato utile dagli sviluppatori: la fluidità data dai 60 fotogrammi al secondo. Tuttavia si nota anche la presenza di tantissimi caricamenti (più o meno lunghi) per accedere alle attività supplementari ed ai diversi negozi.
Graficamente si assiste ad alcune scene altalenanti. Se da un lato possiamo trovare ambientazioni e personaggi ricchi di dettagli, altre scene sono un po’ meno cariche con luoghi davvero ben fatti ed altri un po’ anonimi. Se non altro gli attacchi speciali di Kenshiro, anche se tendono a ripetersi, sono molto spettacolari.
La caratterizzazione dei personaggi principali (inclusi alcuni comprimari) è lodevole mentre i vari sgherri da strada, per ovvi motivi, si somigliano un po’ tutti. Poco male, anche negli anime e nelle serie le cose non cambiano troppo. I modelli poligonali a tratti sono anche leggermente spigolosi e privi di quei dettagli che ci si aspetterebbe in un gioco del 2018.
Il sonoro di Fist of the North Star: Lost Paradise si contraddistingue per il doppiaggio. Le due lingue: inglese e giapponese, sono ben caratterizzate ed offrono una buonissima interpretazione. E per fortuna, aggiungiamo noi, ci sono i sottotitoli in inglese (peccato per l’assenza dei sottotitoli in italiano). Per fortuna si tratta di frasi piuttosto semplici per cui la conoscenza della lingua di Albione può essere anche non perfetta. Il consiglio è di giocare con i sottotitoli in inglese e l’audio in giapponese.
Peccato, infine, che SEGA non abbia utilizzato le musiche della colonna sonora originale di Hokuto no Ken. La loro esclusione è una pecca grave per i fan.
COMMENTO FINALE
Fist of the North Star: Lost Paradise è un buon gioco. Almeno a nostro avviso. Forse non un capolavoro ma offre sicuramente ore di divertimento vestendo i panni di uno dei più iconici personaggi protagonisti della nostra giovinezza.
Prendere i comandi di Kenshiro distribuendo calci e pungi contro i cattivi per salvare i più deboli e trovare Julia, la sua amata, è sempre emozionante e poter muoversi per Eden ed in alcune parti del mondo devastato dall’olocausto nucleare firmato dai maestri Buronson e Tetsuo Hara è comunque una cosa molto bella per chi è amante della serie. Ma proprio per lo stesso motivo alcuni, magari i più integralisti, potrebbero non apprezzare la ricostruzione degli sviluppatori che vaga dal tema originale.
Si tratta comunque di un gioco particolare, carico di fascino potenziale, realizzato in modo “troppo pulito” e con un gameplay che tende a ripetersi dopo le prime ore. Le battaglie con i boss, alcune storie della trama e, perché no, anche le attività collaterali spezzano bene mentre sono rese alla grande, bisogna dirlo, le diverse tecniche di Ken.
Tecnicamente, come più volte ribadito, il contesto è altalenante ma se non altro non ci sono problemi di fluidità e durante i combattimenti non ci sono rallentamenti anche se l’intelligenza artificiale, soprattutto degli scagnozzi, lascia il tempo che trova.
La storia e l’ambientazione creano, comunque, una buona atmosfera cupa tipica del cartone animato e degli anime.
Gli amanti della serie possono dare una possibilità al gioco ma stesso dicasi per gli altri. Alla fine è un valido action con sfumature ruolistiche (accennate) che mette insieme personaggi ed ambientazioni di Ken il Guerriero in un contesto molto simile a quello di Yakuza. Ed anche chi apprezza quest’ultima serie può sicuramente puntare ad occhi chiusi su Fist of the North Star: Lost Paradise.
Pregi
Kenshiro ha il suo fascino. Il gameplay alla Yakuza è interessante. Le tecniche di Hokuto sono rese molto bene. Boss Fight interessanti. Anche se non sono una novità, le attività collaterali possono divertire.
Difetti
Grafica altalenante. Alcune ambientazioni sono anonime. Caricamenti troppo presenti. Il gameplay tende ad essere ripetitivo.
Voto
8