Ventuno anni fa, nel mese di novembre, usciva uno dei titoli che avrebbe cambiato la storia dei videogame d’avventura e perfino il modo stesso con cui i videogiochi sarebbero stati visti in futuro “dall’esterno”, sdoganandoli, grazie anche alla sua protagonista, dal loro ruolo di prodotti di intrattenimento riservati a un pubblico di nicchia.
Parliamo di Tomb Raider, una serie che da allora ha attraversato periodi di alti e bassi, fino a quando, nel 2009, il franchise è finito in mano a Square Enix, che lo comprò per 84,3 milioni di sterline, con la decisa volontà di rinnovarlo, ripartendo da zero.
Ecco quindi trovarci a parlare di Shadow of the Tomb Raider uscito lo scorso 14 settembre (poco meno di una settimana fa). Buona lettura.
UN CAMBIO DI ROTTA NECESSARIO
In quel periodo Lara Croft non era più il fenomeno globale degli anni ’90, e la serie sembrava troppo ferma su sé stessa. Con la “spinta” del nuovo publisher, lo sviluppatore Crystal Dynamics ripartì dalle fondamenta, stravolgendo quasi completamente il concept originale per creare un prodotto più maturo e realistico sia nella trama che nel design della protagonista. Ma cambiare quest’ultima implicò una totale revisione di quelle meccaniche che ormai caratterizzavano personaggio e videogioco. Una delle sfide più difficili del team divenne di conseguenza quella di modificare radicalmente il gameplay in funzione della sua eroina, che non avrebbe avuto più nulla a che vedere col personaggio stereotipato di un tempo.
Conseguentemente alla “nuova” Lara, più umana e inesperta, che doveva imparare a cavarsela in situazioni limite, il titolo perse molta della componente puzzle/esplorativa dei precedenti capitoli, guadagnandone in termini di struttura narrativa sulla moda lanciata dalla serie Uncharted. Una scelta coraggiosa, che premiò gli sviluppatori che col nuovo Tomb Raider raccolsero consensi a livello di critica e, col tempo, anche di pubblico, convincendo nei mesi a seguire Square Enix a finanziarne i seguiti, Rise of the Tomb Raider e questo Shadow of the Tomb Raider, che chiude la nuova trilogia della cacciatrice di tombe più famosa del mondo dei videogiochi.
Il titolo, lo diciamo subito, non delude dal punto di vista delle meccaniche di gioco, che si rifanno a quelle del predecessore, condividendone la struttura di base, anche se arricchita da diverse novità che ne migliorano ulteriormente l’esperienza.
Su tutte l’implementazione di mappe di dimensioni più ampie rispetto a quelle viste in passato, che offrono più opportunità a livello esplorativo, soprattutto in verticale: che sia affrontare una battuta di caccia per raccogliere risorse, esplorare l’area alla ricerca di collezionare, compiere missioni secondarie o esplorare antiche strutture ricche di tesori, in questo terzo episodio della “nuova Era” raramente si rischia l’effetto noia grazie a questi eventi secondari. Non a caso il gioco dà il meglio di sé proprio nelle fasi esplorative e nelle attività extra, come nel caso delle Sfide delle Tombe. Shadow of the Tomb Raider, realizzato questa volta Eidos Montréal visti gli impegni di Crystal Dynamics, non sarà il migliore gioco d’azione e avventura in assoluto, così come non è neanche il gioco open world più bello, ma resta una bella avventura, soprattutto nel momento in cui riesce a mescolare sapientemente questi due generi con gli altri che ne formano il telaio.
EVOLUZIONE A META’
L’evoluzione della protagonista di cui parlavamo all’inizio si ripercuote infatti parallelamente sull’impostazione di gioco. In questo Tomb Raider Lara Croft non compie mirabolanti salti acrobatici, ma di certo è cresciuta, sa sparare, lottare ed essere estremamente letale e violenta se necessario. “Semplicemente” tenta di restare viva, esplora, caccia, acquisisce esperienza utile per sbloccare nuove mosse di combattimento, si procura le armi (l’arco, pistole, fucili e così via) e gli oggetti utili per potenziarle.
Peccato che questa “drammaticità” fisica riscontrabile in alcuni aspetti del gameplay non venga valorizzata da un racconto altrettanto valido. Laddove Shadow of the Tomb Raider delude un po’, infatti, è a nostro parere nella trama, nell’insieme troppo debole, priva di mordente: fa il compitino per accompagnare il giocatore lungo l’avventura, ma senza raggiungere quei picchi di qualità che ci si aspetterebbe da una produzione simile, dove tra l’altro si dovrebbe assistere a un’evoluzione psicologica drammatica della protagonista, che viene invece trattata quasi in maniera leggera e superficiale. Un vero peccato, perché di spunti ce ne sarebbero davvero parecchi da sviluppare e approfondire.
Ad ogni modo, l’avventuriera, impegnata in Perù ad affrontare la Trinità prima e una terribile minaccia poi, sa ormai come combattere e usare ogni mezzo per vincere gli scontri, che risultano più coinvolgenti del recente passato, complice il lavoro certosino degli sviluppatori sulle animazioni e le mosse di Lara e sul level design degli ambienti, che a seconda del caso ben valorizzano lo scontro diretto o quello stealth. Nel primo caso, specie durante le sparatorie, abbiamo una discreta resa dell’azione, anche se una certa lentezza di fondo in talune meccaniche e qualche linearità di troppo nei movimenti dei nemici, che raramente compiono azioni sensate per aggirare la donna o tentare qualche strategia, rendono queste fasi talvolta ripetitive.
UNA LAMA NEL BUIO
Più interessante è l’azione silenziosa, quella fatta nell’ombra, non a caso il gioco sembra “preferire” questo tipo di combattimento. In quest’ultimo caso, nascosti nell’oscurità, tramite l’istinto è possibile evidenziare i nemici isolati, i quali vanno poi attirati in trappola e messi fuorigioco tramite l’uso di armi o delle esecuzioni ravvicinate. Compito tutt’altro che arduo grazie alle novità di questo capitolo come la possibilità di ricoprirsi di fango per mascherarsi, o di camuffarsi in verticale sui muri ricoperti da piante. Se il tutto dovesse risultare troppo facile basta intervenire sulle opzioni e alzare il livello di sfida: l’intera difficoltà del gioco è infatti scalabile per vari aspetti dell’avventura, dagli enigmi fino proprio ai combattimenti.
Passando alla parte tecnologica, l’edizione PlayStation 4 da noi analizzata di Shadow of the Tomb Raider propone un comparto grafico di tutto rispetto, dove in particolare brillano gli scenari e i giochi di luce e ombra, capaci di ricreare spesso scorci assolutamente suggestivi senza mai o quasi perdere frame rate.
Ottimi anche i modelli poligonali dei personaggi, mentre le loro animazioni andrebbero un po’ aggiornate, anche se nell’insieme non sfigurano. Allo stesso modo, da rivedere un po’ l’intelligenza artificiale, troppo distratta nelle fasi di gioco stealth, più sveglia in quelle normali, specie durante gli scontri a fuoco: un equilibrio tra le due “versioni” non sarebbe male per migliorare un livello si sfida comunque personalizzabile al massimo grazie a una serie di opzioni e sotto-opzioni. Passando al comparto audio, nulla o quasi da eccepire: doppiaggio in italiano, effetti vari e colonna sonora sono di pregevole fattura, perfetti per accompagnare Lara e i giocatori in ogni momento dell’avventura.
COMMENTO FINALE
Shadow of the Tomb Raider chiude il cerchio della nuova trilogia di Lara Croft. Il titolo affidato questa volta a Eidos Montréal per gli impegni di Crystal Dynamics su un altro progetto, ha tutto quello che serve per entusiasmare i fan della serie e non solo loro: un’ottima grafica, una buona giocabilità generale e un’ambientazione affascinante. Pecca forse in longevità, visto che volendo lo si può finire in meno di quindici ore, ha un paio di cosette che andrebbero rifinite meglio a livello di meccaniche e propone una trama a tratti priva di mordente, ma nell’insieme è un gioco avventuroso ben fatto, di quelli capaci di far vivere un’esperienza di gioco estremamente divertente.
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