La vista è uno dei nostri sensi. Una cosa normale per la stragrande maggioranza delle persone, per altre – ahinoi – una chimera. In ogni caso un dono. Che, al di là della recensione, probabilmente non tutti noi sfruttiamo come dovremmo.
Ma cosa “vede” un cieco? E cosa “vede” un ipovedente? Le esperienze sono diverse e si potrebbe aprire un dibattito sul fatto che anche una persona normale possa non vedere determinate cose o fatti… ma quella è una visione mentale più che “fisica”.
Ad ogni modo, nei giorni scorsi, è uscito un titolo interessante che punta a far conoscere questa realtà. Lo studio indie italiano Lunar Great Wall Studios ha pubblicato il suo gioco d’esordio: Another Sight. Un progetto realizzato con la collaborazione dell’istituto ciechi di Milano e si ispira ad un’esperienza che sarebbe giusto provare una volta per mettersi nei panni di chi non ha il dono della vista: il “Dialogo nel buio”. Questo permette di affrontare un percorso guidato al buio dove ci si affida agli altri sensi. Un modo diretto per comprendere la condizione (le sensazioni e le difficoltà) in cui i ciechi vivono e per scoprire direttamente come i ciechi possano “vedere” in altro modo.
Cosa è esattamente Another Sight? Ve ne parliamo in questa nostra recensione.
AD UN PRIMO IMPATTO SEMBRA ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE
Conosciamo, quindi, una ragazzina bionda di nome Catherine che si fa chiamare confidenzialmente Kit. La protagonista è cieca a seguito di un incidente nella metropolitana di una Londra Vittoriana del 1899 dalle sfumature steampunk. Una situazione che ricorda, a nostro avviso, l’incipit di Alice nel Paese delle Meraviglie ma nel racconto di Lewis Carrol la visione onirica ci porta in un mondo fantastico e colorato; qui, invece, avremo a che fare con una piccola Odissea.
Per il suo aspetto, la protagonista ci riporta visivamente Alice, qualche flash ci rimanda all’opera di cui sopra. Ci troviamo nei sotterranei bui della capitale inglese dopo che la protagonista ci è cascata senza sapere il perché. Al suo risveglio è sola, confusa, indolenzita, e si mette alla ricerca disperata del padre e di una via d’uscita.
Ma come può una ragazzina, poco più che bambina, riuscire in tutto ciò da sola? E per di più nelle sue condizioni? In suo aiuto, ed in nostro, si presenta subito Hodge, un bellissimo gatto dagli occhi particolari (uno blu ed uno marrone) a pelo lungo che fin da subito instaurerà un rapporto di complicità con Kit aiutandola, al tempo stesso, a farsi strada lungo il suo periglioso cammino verso l’uscita.
Di fatto, il gioco si ispira al romanzo fantasy urbano di Neil Gaiman, intitolato “Nessun Dove”, nel quale ci sono alcune analogie con quanto vivremo nel gioco ma per ovvi motivi non sveleremo nulla della trama sia del gioco che dell’opera letteraria.
UNA COMPLICITA’ CHE DA’ PEPE AL GAMEPLAY
Il tutto si concretizza in un action adventure dalla forte componente platform e predominato dai puzzle da risolvere per aprirci la via e continuare il nostro viaggio. Nulla che non si sia già visto in giro ed anche la complicità tra Kit ed Hodge (il micione) è un fattore interessante visto in altri titoli, sia pure con personaggi e situazioni differenti.
In Another Sight, questa “simbiosi” si basa sul fatto che la nostra bella ragazzina sarà aiutata sensorialmente e praticamente dal gatto. Ne nasce una strana coppia. Se Kit ne sentirà la presenza (a tal proposito il gatto può miagolare per farsi notare ed indicare la sua posizione), potrà anche correre e saltellare per brevi tratti nonché salire su scale e fare altro.
Già, perché lei nelle sue condizioni deve essere prudente e non può correre. Kit però ha una discreta forza e potrà utilizzare degli oggetti come leve, o spostarne altri. Il gatto, dal canto suo, è agile e, viste le sue dimensioni ridotte, può intrufolarsi in posti altrimenti inaccessibili alla sua amica umana. Nondimeno può fare alcune azioni che possono mettere Catherine nelle condizioni di usare oggetti o aprire porte.
Il gameplay è caratterizzato dal fatto che in ogni momento saremo in grado di alternarci al comando di Kit o di Hodge. Cambiando personaggio però varierà anche il modo di vedere e di agire… ed è questa la peculiarità.
Le situazioni ci impongono una complicità ma questa non sempre funziona perfettamente a livello di gameplay. Alcuni puzzle ci obbligano a tornare indietro più volte. Ci sono anche alcune fasi stealth nella seconda metà del gioco. Non troppo complicate per fortuna, ma il ritmo già altalenante non ne risente più di tanto. In queste fasi dovremo evitare che Catherine venga fermata da alcune guardie: il nostro Hodge aiuterà la sua amica con la proverbiale furbizia felina.
DUE PERSONAGGI, DUE MODI DI VEDERE DIVERSI
Come appena accennato, l’alternanza dei due personaggi sarà fondamentale. La particolarità non sarà tanto in questo ma quanto nelle diverse visioni che avremo. Kit è avvolta nel buio ma può intuire la presenza di oggetti da usare, può utilizzarli. Inoltre, si muove goffamente come è normale che sia. Questi oggetti o elementi dell’ambientazione da poter utilizzare sono contraddistinti da un colore blu intenso.
Il suo punto di vista è comunque fondamentale e ci dà l’idea di quello che può essere il percorso di una persona nelle sue condizioni. Lei usa la percezione e l’intuito. Dove le sensazioni e l’udito sono fondamentali. Così come l’olfatto: gli odori si trasformano in luci colorate e campi energetici che ci faranno strada nell’affrontare i livelli 2,5d di Another Sight.
Con Hodge, invece, anche i giocatori riacquisteranno la piena vista e potranno individuare punti importanti dove guidare la protagonista per risolvere enigmi ambientali più o meno complessi. Ma come per tutte le cose, l’adattamento all’abitudine del corpo umano fa si che il giocatore possa intuire quali siano i punti di interesse per Kit senza troppi aiuti del suo amico felino.
ARTISTICAMENTE INTERESSANTE
Another Sight ha un interessante aspetto artistico. I due modi di vedere dei diversi personaggi sono complessivamente ben realizzati. Gli stessi posti hanno particolari diametralmente opposti per ovvi motivi: Kit non ci vede ma percepisce; Hodge ha la vista da felino… se non fosse perché è effettivamente un gatto…
Ne nasce un dualismo stuzzicante. Almeno teoricamente. Particolare nel caso di Kit è l’oscurità che la fa da padrona con sfumature forti di colore. Con Hodge, invece, si vedono i dettagli di ambientazioni che variano ma che non colpiscono appieno. Si riescono ad intravedere tanti peli nell’uovo e diverso potenziale non espresso perfettamente. Ci sono spunti di interesse, per carità, ed alcuni posti sono più belli degli altri ma i modelli in 3d sono spigolosi, i particolari delle location a volte non sono un granché. In generale c’è un’alternanza di dettagli e di linee che ci portano a notare alcuni scorci incantevoli nonché interessanti dove tutto è al proprio posto, ed altri decisamente anonimi.
A nostro avviso un po’ più di tempo alla cura di questo fattore sarebbe stato decisamente utile. Il lato artistico, invece, è di sicuro interesse anche grazie a scene di intermezzo che denotano uno stile notevole. Nel nostro cammino, incontreremo alcuni personaggi storici: Tesla, Monet, Edison e Verne, ognuno con un proprio intermezzo.
Le animazioni sono piuttosto legnose ma, dobbiamo osservare che tutto sommato sono coerenti con i personaggi anche se forse i comandi sarebbero potuti essere più precisi. La piccola Kit è traballante tutti i motivi che abbiamo elencato; il gatto è piuttosto veloce e controllare i suoi balzi a volte non è semplice perché manca la precisione. I modelli dei personaggi, sono un attimino rozzi in un’ambientazione che, ripetiamo, è altalenante e mostra diverse pecche anche quando utilizziamo la vista del nostro felino.
Il comparto sonoro è di buon livello. Le musiche, eseguite dall’Orchestra di Salerno, sono gradevoli e di impatto, il doppiaggio inglese della protagonista e degli altri personaggi svolge appieno il suo compito così come gli effetti sonori ed ambientali. Insomma, tecnicamente, si poteva sicuramente osare di più e con maggiori rifiniture parleremmo di un capolavoro assoluto.
COMMENTO FINALE
Another Sight tocca un tasto particolare ed affronta la cecità con un gameplay dagli spunti interessanti. Provare a far comprendere le difficoltà di vista di una persona cieca o ipovedente è uno sforzo notevole ed il risultato è senza dubbio discreto.
Non si può non affezionarsi a Catherine ed al suo amico, il gattone Hodge. La traballante Kit ci fa riflettere; l’agilissimo e scaltro felino ci fa capire quanto sia importante avere degli occhi ed usarli nel giusto modo. Assieme i due compiono un viaggio impossibile ma – in modo chiaramente diverso – è il viaggio quotidiano di queste persone che non sono certamente eroi ma semplicemente non si sono arrese.
Sono tanti i messaggi di Another Sight e molteplici le chiavi di lettura che ognuno di noi può trarre. Il non arrendersi, la complicità, la speranza ma anche la sensibilizzazione. A volte, è vero: vede più un cieco che una persona in condizioni normali.
Al netto troviamo un action adventure puzzle 2,5d dalle potenzialità artistiche importanti ma da una realizzazione tecnica altalenante che certamente avrebbe avuto bisogno di un maggior tempo per dei ritocchi. Possibile che magari qualche aggiornamento post-lancio possa esserci a tal proposito. Si passa troppo sovente da scorci incantevoli e memorabili ad altri piatti ed anonimi.
Buona la resa della “visione cieca” di Kit che dà un tocco di classe non indifferente e rende l’idea . Il sonoro è di impatto con un buon doppiaggio ed ottime musiche ed effetti ambientali.Il gameplay nei suoi alti e bassi visto i ritmi non proprio esagerati, lascia note positive con buoni puzzle mentre il racconto va avanti e svela le varie sfumature.
In conclusione il messaggio è forte, la realizzazione ha alti e bassi ma nel complesso, pur non eccellendo tecnicamente, è un gioco che può interessare anche per la sua particolarità. Non originalissimo ma sicuramente qualche cosa di diverso dai soliti action. E poi, vogliamo bene a Catherine.
Pregi
Messaggio forte. Storia tutto sommato interessante. Comparto artistico di spessore. Buona colonna sonora. Gameplay interessante. Alcuni scenari sono veramente ispirati.
Difetti
Tecnicamente ha spigolosità con troppi alti e bassi: si passa dall'incantevole all'anonimo troppo spesso. I ritmi possono non essere accettati da tutti.
Voto
7-