Shenmue I&II Remastered, Recensione

Il ritorno in HD di Ryu Hazuki. In attesa del terzo capitolo inedito, SEGA ci ripropone i primi due capitoli del capolavoro di Yu Suzuki

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Ogni generazione di console ha i suoi titoli di punta, prodotti che per svariati aspetti, come la trama o l’innovazione, riescono a ritagliarsi il meritato spazio nei cuori dei fan, ma a volte non sul mercato, divenendo oggetto di culto per pochi eletti e, in rari casi, per la massa solo a distanza di anni dal loro rilascio.

Sono giochi che non fanno della grafica o dell’azione nuda e cruda i loro punti di forza, quanto piuttosto di una certa atmosfera, delle emozioni. In sintesi sembrano racchiudere in se quella che noi definiremmo “la magia del gioco”, quella o quelle caratteristiche particolari che spesso rendono certi titoli unici, appunto.

Uno dei casi più emblematici in questo senso è il capolavoro di Yu Suzuki, quello Shenmue che su Dreamcast affascinò milioni di appassionati in tutto il mondo, ma non abbastanza per consentire a SEGA di svilupparne altri capitoli oltre il secondo. Almeno fino a quest’anno: così in attesa finalmente di vedere sui nostri schermo il nuovo, terzo capitolo della saga, SEGA ci regala una raccolta in alta definizione dei primi due Shenmue a opera del team D3T.

C’ERA UNA VOLTA…

Per comprendere bene il “Fenomeno” Shenmue bisogna fare un passo indietro, fino all’epoca del suo rilascio, e comprendere fino in fondo ciò che il titolo di Yu Suzuki ha rappresentato per il mondo dei videogiochi.

Descrivere in poche righe questo capolavoro, le emozioni che era in grado di suscitare, è impresa titanica. Shenmue era ed è poesia, basta giocare qualche ora e lasciarsi trasportare all’interno del suo mondo per sentirsi subito rapiti. Persino il suo creatore si inventò un nuovo termine per spiegarne perlomeno le meccaniche, coniando la sigla F.R.E.E. (Full Reactive Eyes Entertainment) a indicare ai giocatori il nuovo livello di libertà ed interazione raggiunto con la sua opera, ma soprattutto a sottolineare il nuovo passaggio, l’evoluzione importante che i videogiochi stavano per fare. Anche se erano presenti elementi tratti da picchiaduro, RPG e adventure, Shenmue non portava il giocatore ad affrontare una “normale” avventura nei panni di Ryo Hazuki alla ricerca dell’assassino del padre, ma regalava all’utente la possibilità di vivere un’esperienza a 360 gradi, molto prima e in certi casi più che in tanti moderni free roaming.

Il titolo di SEGA proponeva infatti agli utenti un’esperienza di gioco completamente diversa dal passato, non erano solo la storia o i personaggi a rendere unico il prodotto, ma la sensazione di far parte di qualcosa di reale, di vivere davvero quello che stava accadendo sullo schermo, in un mondo magicamente plasmato dal Magic Weather System, col passaggio giorno-notte, i cambiamenti climatici e il trascorrere dei mesi che vedeva perfino mutare l’ambiente circostante in base al periodo, col Dreamcast pronto a gestire ogni personaggio non giocante in ogni momento della sua giornata. Impressionante da questo punto di vista la cura riversata dagli sviluppatori nella raffigurazione di ogni singolo personaggio presente nell’area di gioco. Ognuno di loro era caratterizzato in maniera estremamente dettagliata dal punto di vista fisico, sociale e vocale, ma anche nelle routine comportamentali, capaci addirittura di variare da un giorno all’altro.

VIDEOGIOCO E POESIA

Di fatto i personaggi non giocanti sembravano davvero avere una vita propria, con i loro impegni quotidiani tipo quelli della ragazzina che ogni mattina andava a scuola in un determinato orario, prendeva il bus alla fermata, poi tornava il pomeriggio a casa, cenava, usciva con gli amici se non faceva i compiti, o il fruttivendolo che quotidianamente si incamminava da casa per andare ad aprire il suo negozietto di frutta e verdura al mercato, all’ora di pranzo si recava in uno dei localini della zona per andare a mangiare del sushi, e magari nel pomeriggio prendeva un po’ di fiato recandosi a fare un paio di partite veloci in sala giochi, se non a pachinko.

Tutte situazioni cose e attività che ovviamente ritroviamo in questa edizione rimasterizzata per le console di nuova generazione e Pc. In Shenmue e Shenmue II si possono fare tante cose: comprare oggetti da collezione, cibo, giocare coi videogiochi in casa tramite la propria console (un SEGA Megadrive) oppure al bar, ascoltare musica, farsi dare la paghetta, mangiare e bere qualsiasi prodotto venduto in un qualsiasi locale o negozio di Yokosuka.

Si può anche telefonare a tutta una serie di numeri che mano a mano si possono raccogliere e aggiungere in rubrica, dialogare con decine di concittadini, fare a botte o allenarsi per strada, lavorare, e così via. Volendo si può seguire semplicemente la linea della trama principale, ma così si perde tutto il resto, non assaporandone appieno ogni preziosa sfumatura. E nel gioco queste ultime sono importantissime, forse più del resto del gameplay. Perché così come nei puzzle dove ogni tessera gioca il suo ruolo ed anche la più piccola e marginale aiuta a formare l’immagine completa, così in Shenmue ogni pezzo, ogni assaggio di cultura nipponica, ogni forma di interazione e di libertà aiuta a definire quello che è stato e ancora oggi significa l’opera di Yu Suzuki. Pure Shenmue II presenta un gameplay e un’atmosfera simile al predecessore, ma sotto alcuni punti di vista ne amplia il concetto, migliorandone perfino la grafica.

SENZA INFAMIA E SENZA LODE

Fra i cambiamenti più evidenti nella giocabilità si segnalano una maggiore presenza di scene action, molte delle quali correlate ai QTE, e una maggiore grandezza delle mappe con una conseguente superiore libertà di movimento che aiuta ad apprezzare al meglio i nuovi scenari, in particolare Hong Kong e Guilin, dove il protagonista Ryu Hazuki arriva sempre sulle tracce dell’assassino del padre. Ovvio che fra i due titoli è questo, “più recente”, a essere quello visivamente migliore nei limiti consentiti da un semplice lavoro di adattamento. Parlando di Shenmue I e II da un punto di vista tecnico, infatti, diciamo subito che i ragazzi di D3T non si sono sforzati più di tanto in questa opera di restauro. Per quanto riguarda la grafica, infatti, il titolo non è minimamente paragonabile alle produzioni più recenti, così anche se la serie di Yu Suzuki è stata straordinaria per l’epoca, oggi mostra tutto il peso degli anni.

Entrambi i giochi, infatti, presentano solo un aumento della risoluzione e 30Fps rispetto agli originali, ma sostanzialmente nessuna vera ottimizzazione. Niente nuove texture per personaggi e ambienti, niente filtri particolari ad ammorbidire modelli poligonali spigolosi come diciotto anni fa, o nuove animazioni capaci di rendeere più fluidi e naturali i movimenti di Ryu e compagni ma, lo ribadiamo, solo dei cambiamenti di risoluzione, con le cutscene di Shenmue II che vengono riprodotte addirittura con bande nere sopra e ai lati nonostante l’aspect ratio sia di 16:9. A conti fatti gli sviluppatori si sono limitati a “prendere” e spostare di peso il materiale della versione Dreamcast sulle nuove console e su PC. Entrambi i giochi riescono a reggersi visivamente su una direzione artistica importante e sul fascino dei personaggi, ma si poteva fare di meglio.

COMMENTO FINALE

I giochi di Shenmue sono a tutti gli effetti da considerare come due pietre miliari della storia dei videogiochi. Titoli rivoluzionari capaci all’epoca del rilascio di stupire il pubblico e porre le basi per lo sviluppo e l’evoluzione di un genere che negli ultimi anni ormai ha fatto breccia più che mai nei cuori di milioni di appassionati.

L’unico problema è legato al fatto che ciò che ieri poteva stupire, oggi magari potrebbe far sorridere o non convincere fino in fondo, complice un comparto tecnologico ormai vetusto e alcune meccaniche dove si sente tutto il peso degli anni. In tal senso SEGA avrebbe forse potuto fare di meglio, magari proponendo non proprio un vero remake, ma almeno un’edizione con qualche miglioria estetica, nelle animazioni e nei controlli. Per questo motivo la raccolta è consigliata a coloro che vogliono riscoprire due grandi classici o giocarci per la prima volta, ma a patto di approcciare l’esperienza con la giusta apertura mentale e senza pregiudizi nei confronti di una coppia di giochi che mostrano senza nasconderli i loro diciotto anni.

 

Pregi

Atmosfera e ambientazioni sempre affascinanti. La struttura di gioco è ancora capace di coinvolgere l’utente. Giocabilità varia e ben architettata…

Difetti

...nonostante alcune meccaniche appaino ormai vetuste. Tecnologicamente arretrato.

Voto

7,5