Prey – Mooncrash, Recensione Pc

Cinque personaggi in cerca d'autore e di una via di fuga

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Prey – Mooncrash è la corposa espansione al gioco base dell’eccellente Prey, non si può acquistare separatamente ma ha bisogno del gioco originale per essere eseguito.

Era, infatti, il 5 maggio dello scorso anno, quando Prey raggiunse computer e console degli appassionati mostrando di essere un lavoro assolutamente eccellente, partorito dalle menti e dalle mani di Arkane Studios, alle dipendenze del produttore Bethesda Softworks.

Mosso dal CryEngine di ultima generazione, l’ultimo arrivato di casa Arkane ha messo tutti d’accordo, proponendo un sand-box di altissimo livello e proponendo un gameplay che fa il pari con quello visto in azione in illustri predecessori: Half-Life 2 e BioShock su tutti.

FUGA DALLA LUNA

Le premesse che ruotano intorno a Prey – Mooncrash, come suggerisce anche il sottotitolo, riguardano una luna sulla quale è successo un disastro e noi dobbiamo dimostrarci capaci di fuggire da questo inospitale satellite.

La fuga dalla luna non è altro che una simulazione di realtà virtuale accessibile tramite visore che il nostro alter-ego, un hacker che ha accettato la classica “offerta che non poteva rifiutare”, dovrà indossare di volta in volta per impersonare uno dei cinque sopravvissuti. In buona sostanza siamo chiamati a rivivere gli ultimi istanti dei sopravvissuti sulla luna di Pytheas per capire tutto quello che ha provocato il disastro sulla base lunare e per comprendere come hanno fatto, questi cinque, a scappare.

Essendo una simulazione di eventi già accaduti, ma tutt’altro che precisa, il giocatore è chiamato a ripetere le sequenze tutte le volte che vuole o tutte le volte che qualcosa va storto. Come dice una vecchia massima “se qualcosa può andare storto, state tranquilli che lo farà”, e con questa legge nella testa ci mettiamo il cuore in pace e sappiamo che moriremo spesso, molto spesso.

PREPARATI A MORIRE ANCORA E ANCORA

Prey – Mooncrash sembra ammiccare in maniera seducente a quel “prepare to die” di “soulsiana” memoria. Questo, perché tutto il gioco è concepito come una grande ed elaborata simulazione che mette in conto anche (soprattutto) dei fallimenti dei protagonisti.

Da ogni morte si impara qualcosa, si ottengono potenziamenti, si mantengono le abilità apprese. Questo fa in modo che ogni tentativo di fuga sia, da un lato, molto meno traumatico e il sopravvissuto sarà sempre più efficiente. D’altro canto, una creazione procedurale di determinati punti di apparizione, cambia le carte in tavola e rende le cose sempre più spiacevoli e difficili da affrontare. All’inizio si limita a cambiare il posto ad un oggetto o un intero scompartimento ma finisce col togliere corrente dove prima c’era o generare incendi dove prima era tutto tranquillo.

Da un lato, dunque, la mappa della base lunare è sempre quella: grande, statica e gradualmente sempre più familiare perché la sua planimetria non cambia. A cambiare sono i suoi contenuti, che ci spingono a mantenere alta la concentrazione e non fanno abbassare l’adrenalina.

Ci sono solo un paio di cose, che proprio vogliamo additare a Prey Mooncrash: la prima di queste riguarda il fisiologico backtracking dovuto al fatto di ambientare il tutto su un solo, grande, livello di gioco. Mitigato, lo ribadiamo, dalla presenza della generazione casuale di punti di interesse sempre diversi ad ogni riavvio.

L’altra nota dolente viene dal fatto che Prey – Mooncrash non sia stand-alone. Costa quanto un gioco completo, dura dieci ore o più (spesso anche più di un gioco completo, quindi) ma non si può acquistare separatamente dal gioco di base. Occorre prima possedere Prey. Peccato.

COMMENTO FINALE

Prey – Mooncrash è un’espansione di Prey, sparatutto in soggettiva griffato Arkane Studios e pubblicato da Bethesda lo scorso anno nonché reboot di una serie arenatasi dopo il buon incipit del 2006. Prey di Arkane Studios è capace di offrire ore ed ore di sano divertimento su un impianto tecnico di tutto rispetto, citando il gameplay di illustri predecessori come Half-Life 2 e BioShock.

Prey – Mooncrash non è da meno, riprende quando di buono fatto dal gioco originale ma offre qualcosa di diverso. Ci pone sulla luna Pytheas, in una mappa grande ma non esagerata, alla guida di cinque personaggi ben caratterizzati e diversi tra loro, per fuggire dalla morsa degli alieni Typhoon che vogliono solo provocare morte all’umanità.

Mutua elementi di gameplay dai più famosi roguelite in circolazione ma li adatta alle esigenze di Prey, alla sua struttura in soggettiva con mappa liberamente esplorabile ed esalta, così esplorazione e sperimentazione.

Tecnicamente si trova assolutamente in pari con il gioco base di Prey, quindi una buonissima presentazione visiva, ottima interazione ambientale e sessioni di esplorazione e sparatutto ben congegnate. Il tutto avvalorato da solidità grafica, fluidità e scalabilità del motore grafico.

I già citati elementi di gameplay, presi in prestito da altri generi di videogiochi, non fanno fatica a fondersi con quelli del gioco base di Prey garantendo anche più di dieci ore di gioco, da suddividere per ciascun personaggio a disposizione.

Prey lo consigliavamo praticamente ad occhi chiusi. Prey – Mooncrash è imperdibile per chi ha apprezzato tanto il gioco base e ne vuole ancora con una piccola ventata di freschezza al gameplay, che non guasta.

 

Pregi

Tecnicamente solido. E’ un’espansione ma dura quanto un gioco. Rigiocabile infinite volte. Vario di base e volutamente imprevedibile.

Difetti

Ha bisogno del gioco base per funzionare. Astenersi detrattori del backtracking.

Voto

8,5