Gekido: Kintaro’s Revenge, Recensione PS4
Dopo ben 18 anni, la serie di Naps Team torna sulle console Sony
Era il lontano 2000 quando Naps Team pubblicò Gekido: Urban Fighters su PlayStation. Il sequel arrivò due anni dopo ma su Game Boy Advance.
Sedici anni dopo, torniamo a parlare della serie perché la software house di Messina ha portato Gekido: Kintaro’s Revenge su Switch e ieri, 31 maggio, dopo 18 anni di attesa, il secondo capitolo della serie beat’em up a scorrimento ha fatto il suo ritorno su piattaforma PlayStation debuttando su PS4.
Abbiamo già parlato dell’edizione per la console ibrida di casa Nintendo, va da sé che tornare sullo stesso argomento viene difficile perché si tratta di edizioni che sostanzialmente si equivalgono.
TETSUO TORNA SUL GRANDE SCHERMO
Il gioco è ambientato un anno dopo gli eventi narranti in Urban Fighters. Protagonista è Tetsuo, un esperto di arti marziali, amico di Travis che del primo capitolo della serie è stato il personaggio principale.
Tetsuo, dopo aver parlato col suo sensei Ushi, viene inviato in un remoto villaggio di contadini per indagare su strani ed inquietanti avvenimenti: sembra che i morti siano tornati in vita dalle tombe. In breve tempo, il nostro eroe apprende che la zona è stata già teatro di episodi simili da quando l’antico tempio è stato invaso dai demoni. Il mistero si infittisce ed i pericoli diventano tangibili dopo che Tetsuo vede alcuni abitanti del villaggio morenti a seguito di un nuovo episodio di violenza. Una persona in fin di vita si rivolge al protagonista dicendo che sono stati “i corvi” a firmare quest’ultimo attacco.
Iniziano qui le nostre peripezie in cerca di risposte e di una soluzione.
LE OPZIONI OFFERTE SU PS4
Prima di parlare del comparto tecnico, di cui ci sono ben poche novità da aggiungere, è giusto soffermarsi un attimo sulle opzioni offerte su PS4. È possibile scegliere tra le musiche originali e quelle rifatte per questa riproposizione in chiave moderna.
Si può scegliere, inoltre, se applicare i filtri per dare un effetto ulteriormente retro al gioco. Troviamo l’effetto CRT nonché quello per applicare le linee sullo schermo, un po’ per tornare ulteriormente indietro ai tempi dei 16bit.
Rispetto all’originale del 2002, inoltre, sono state aggiunge alcune modalità che affiancano la storia che vede il nostro cammino verso la liberazione dai demoni suddiviso in cinque capitoli in un beat’em up classico che ricorda le meccaniche di Double Dragon e Streets of Rage e quindi bisognerà affrontare orde di nemici (e mostri) nonché i boss ma bisognerà anche trovare oggetti fondamentali per il proseguimento dell’avventura. Tra le novità anche la possibilità di vestire i panni di Shingo, amico di Tetsuo e giocare in coppia nel classico multiplayer cooperativo locale.
Troviamo anche la modalità Sopravvivenza nella quale si dovrà resistere il più a lungo possibile sconfiggendo nemici sempre più potenti fino a quando non si perderanno tutte le vite a propria disposizione.
E concludiamo con Ricerca. In questa variante, i protagonisti dovranno raccogliere alcuni artefatti disseminati all’interno di edifici molto ampi dove si dovranno raccogliere mappe ma al tempo stesso combattere con nemici ed evitare le trappole diverse ogni volta che verrà iniziata una nuova partita.
Modi per rimescolare i contenuti ed offrire qualche cosa in più rispetto a quanto fatto 16 anni prima. Non un semplice porting come dissero gli sviluppatori all’epoca ma la volontà di dare il massimo sfruttando il codice originale.
Ultima nota, la differenza tra le versioni moderne PS4 e Switch tecnicamente non ci sono. All’atto pratico troviamo la presenza dei Trofei sulla console di Sony e la modalità portatile su quella di Nintendo. Sono soltanto queste le differneze.
BEAT’EM UP DALLO STILE CLASSICO ED AVVINCENTE
Della trama, un po’ al di sopra della media del genere visto l’alone di mistero che comunque persiste durante i nostri tentativi di andare avanti, abbiamo accennato poco fa. Parliamo adesso del gameplay di questo beat’em up che ricalca i classici ma aggiunge qualche cosa in più. Il nostro protagonista ha un set di mosse tutto suo per abbattere i nemici. Le mosse base non sono tantissime ma le combo sono interessanti ed anche spettacolari al punto che sembra di assistere a sequenze di un picchiaduro ad incontri.
Come ogni beat’em up che si rispetti, ci saranno anche bonus da raccogliere quando un nemico viene sconfitto. I drop variano: possiamo trovare del cibo utile per ripristinare parte della barra d’energia, oppure dei potenziamenti temporanei ma intensi che sfociano anche in una brevissima immunità dai colpi.
Inoltre non si dovrà soltanto picchiare a menadito. Ci sono fasi di esplorazione lungo le diverse ambientazioni del gioco che non sono esattamente lineari e che presentano anche stanze e vie alternative per trovare quello di cui abbiamo bisogno per andare avanti. A tutto questo si aggiungono anche vari ostacoli, come fossi, trappole e quant’altro che dovranno essere evitate. L’azione non è lineare perché si dovrà anche tornare in determinati luoghi prima inaccessibili per proseguire ma nulla di complicato.
Il tutto alternato da dialoghi e da scene di intermezzo molto gradevoli.
Il ritmo narrativo, le boss fight avvincenti e il gameplay gradevole in generale, portano al completamento dell’avventura nel giro di una manciata d’ore non senza difficoltà perché alcune fasi sono belle toste.
Alla fine, i più bravi arriveranno ai titoli di coda entro in paio d’ore. Gekido: Kintaro’s Revenge, però, come abbiamo accennato, offre altro.
PIXEL ART IN MOVIMENTO
Il comparto grafico di Gekido: Kintaro’s Revenge è senza dubbio quello che fa notare. Nessun miracolo, ci mancherebbe, ma la direzione artistica è sublime ed a tratti, se non fosse per la pixel art presente anche nelle scene di intermezzo, sembra di guardare uno dei tanti capolavori dell’animazione giapponese.
Stesso discorso vale per le animazioni in gioco, davvero curate e molto belle da vedere. Forse non troppo varie ma si evince uno sforzo importante per offrire qualche cosa di non comune e ben curato. L’ennesima prova che la grafica in 2d ha sempre il suo fascino.
Insomma, se vi piace la pixel art, Gekido: Kintaro’s Revenge fa al caso vostro. Anche le musiche sono molto interessanti e contribuiscono a dare sostanza al gioco.
COMMENTO FINALE
Gekido: Kintaro’s Revenge torna dopo 16 anni e segna il rientro della serie su piattaforma PlayStation a 18 anni dal debutto del primo episodio.
Naps Team ha voluto puntare su questo titolo piuttosto amato. Ed ha fatto un bel regalo a tutti quelli che richiedevano il gioco su piattaforme moderne. Il lavoro per proporre questo titolo è mirabile. C’è tanto codice in quello che è un vero e proprio poema d’amore per quello che fu il Gekido originale.
Ne nasce un titolo che chiaramente tradisce le rughe (o i pixel, in questo caso) del tempo. Poco male: quando un gioco è bello rimane tale ed il lavoro svolto è ammirevole e colmo di passione. Tecnicamente ed artisticamente offre alcune chicche interessanti. Inoltre, vanta una trama interessante.
Ed offre, a livello contenutistico, qualche contenuto supplementare come le modalità che abbiamo descritto nella nostra recensione.
Tecnicamente parlando ci troviamo di fronte ad un gioiellino di remaster, che torna a dare lustro ad una delle più sottovalutate (ed a distanza di tempo ci domandiamo ancora il perché, ndr) produzioni italiane del 2002. Animato quasi perfettamente, accompagnato da musiche che si adattano alla situazione che vediamo a schermo e avvalorato da uno stile nipponico che potrebbe trarre in inganno molti appassionati con occhio poco allenato.
Gli amanti dei beat’em up vecchio stile sono, dunque, accontentati. Una vera e propria lettera d’amore questo Gekido Kintaro’s Revenge. Ma visto che ci siamo, chiediamo a gran voce un nuovo capitolo della serie. Il nostro appello è sempre valido e crediamo che non possa essere inascoltato: diversamente, e lo affermiamo con la certezza assoluta di chi sta per coniare una frase MAI detta nella storia, gli sviluppatori mostrerebbero di avere un bidone della spazzatura al posto del cuore.
Pregi
Beat’em up vecchio stile ma molto efficace. Pixel art davvero interessante. Animazioni e scene di intermezzo notevoli. Gameplay vivace. C’è pure una trama non male. Modalità supplementari che aumentano un po’ la longevità.
Difetti
In alcuni tratti mostra maggiormente i segni del tempo. Intenso ma un po’ breve nella sua modalità Storia (non influisce sul voto).
Voto
8+