C’erano una volta i computer e le console a 16 bit. Erano i magnifici anni ’80 e ’90. Alcuni racing come OutRun, la trilogia Lotus e, ancora, Jaguar XJ 220 – solo per citare qualche titolo famoso e rappresentativo di un’epoca in cui le innovazioni hardware erano poche e gli sviluppatori tiravano sempre qualche cosa dal cilindro per stupire – regalarono forti emozioni e tantissimo divertimento agli appassionati di tutto il mondo.
Per non farla troppo lunga, con l’evoluzione hardware i racing in salsa arcade hanno ceduto il passo a quelli più simulativi o quanto meno a quelli che più erano votati al realismo (anche se loro malgrado in molti fallirono in questa impresa, ma questa è un’altra storia, ndr).
Aquiris Game Studios ha pensato bene dopo buonissime esperienze con titoli abbastanza riusciti (Ballistic ed altri) di rinverdire i vecchi fasti dei giochi di corsa in stile arcade. Lo studio indie brasiliano di stanza a Porto Alegre (forza Internacional), ha quindi sfornato il tanto atteso Horizon Chase Turbo che ha fatto in passato il suo esordio (col nome di Horizon Chase World Tour) su dispositivi iOS ed Android. Qualche giorno fa c’è stato l’esordio su Steam per Pc Windows, Mac e Linux e su PS4 mentre nel corso dell’anno saranno pronte le versioni Xbox One e Switch.
Riuscirà Aquiris Game Studios a centrare la pole position ed a vincere il suo Gran Premio? Leggetelo nella nostra recensione della versione Pc.
LOW POLY – HIGH FUN
Il primo impatto con Horizon Chase Turbo è favorevolmente impressionante. Ovviamente a nostro avviso. Il motivo è presto detto: lo stile grafico offre una grafica in 3d low poly, ossia con pochi poligoni. Una scelta stilistica chiara e mirata in grado di offrire al tempo stesso tante chicche e di dare quell’effetto rétro necessario per farci tornare indietro nel tempo.
Non finisce qui, però. Perché oltre all’aspetto visivo ed al comparto audio di cui parleremo a breve, il gameplay è senza dubbio uno dei punti forti della produzione. Semplice, immediato ma al tempo stesso in grado di offrire una interessante sfide mettendoci al volante di 31 auto (29 da sbloccare) attraverso un tour mondiale fatto di 109 piste, 12 ambientazioni, 12 potenziamenti da conquistare, campionati e gare endurance.
Lo stile di guida ricorda senza dubbio i classici che abbiamo nominato in apertura di recensione. Nondimeno gli stessi autori citano proprio OutRun e Lotus Turbo Challenge ma abbiamo voluto citare anche Jaguar JX 220 perché il miglior rivale della saga Lotus.
Imparare la guida è immediato: cambio automatico, col grilletto destro del joypad si accelera, con quello sinistro si frena, con il tasto B si attiva il turbo che è possibile utilizzare di default per tre volte, salvo poi trovarne alcuni supplementari piazzati in punti strategici delle varie piste.
Bisognerà fare attenzione, ovviamente, alle uscite di strada che costano quasi sempre un impatto con elementi dell’ambientazione posti ai bordi, e soprattutto agli aggressivi avversari guidati dalla CPU.
Ogni errore si paga ed è importante evitare i contatti in pista, soprattutto i tamponamenti. Le vetture, inoltre, hanno caratteristiche differenti e richiamano modelli di super car o muscle car famosi. A queste, se si vince la gara speciale di ogni Tappa della modalità Tour Mondiale che è un po’ la regina del gioco a livello contenutistico.
In questa modalità, infatti, si farà – come evidenzia il titolo – il giro del mondo attraverso 12 nazioni che includono diverse gare più quella Speciale che se vinta permette di sbloccare un potenziamento da applicare a tutte le vetture. Pezzi meccanici che vanno a migliorare di quel tanto le prestazioni e quindi molto utili per raggiungere meno difficilmente gli obiettivi.
Farsi avanti in questo lunghissimo tour sblocca anche le gare della modalità Tornei e le Endurance. Ogni risultato permette di raccogliere punti che si sommano al punteggio globale per accedere sia alle nuove auto, sia alle location successive. Il quinto posto è l’obiettivo minimo per sbloccare la pista successiva della tappa corrente ma i punti pesanti si ottengono andando a podio e conquistando le varie monete e taniche di benzina presenti in pista. Centrando la vittoria e raccogliendo il numero di monete e di benzina indicate (e variabile) in ogni gara, si ottengono punteggi elevatissimi e grandi balzi per accedere agli altri contenuti del gioco.
La benzina, inoltre, ha un ruolo strategico fondamentale: nelle gare più lunghe è indispensabile per continuare il carico iniziale può non essere sufficiente.
Dipende anche dalle caratteristiche delle vetture. Quest’ultime hanno cinque caratteristiche: Velocità Massima; Accelerazione; Maneggevolezza; Benzina e Nitro. Tutte voci facilmente intuibili. Va da sé che ogni caratteristica incide sullo stile di guida. In tracciati tutte curve è preferibile avere un’accelerazione ed una maneggevolezza maggiore che permettono spunto e miglior guidabilità nei percorsi più tecnici. In piste con lunghi rettilinei si punterà sulla potenza pura e sulla nitro (il turbo di cui sopra).
Inoltre, ogni gara fa storia a sé. Sempre diversa. Ovviamente è preferibile avere uno stile di guida quanto più pulito possibile evitando i contatti ma sfruttando la nitro nei punti in cui è possibile farlo può essere utile a recuperare il terreno perduto. I tempi sono importanti ma il 90% lo fa la pulizia di guida. Capita di vincere gare con tempi superiori a quelli nei precedenti tentativi. Ma generalmente, più si va avanti è più sarà difficile vincere anche perché recuperare sempre e comunque 19 posizioni partendo dall’ultima non è mai una passeggiata.
Senza, comunque, troppe inflessioni strategiche, Horizon Chase Turbo riesce ad offrire un’esperienza di gameplay in stile arcade che ricorda tantissimo quelle che ci regalavano i giochi anni ’90. A questa sensazione, anzi, a questa certezza visto l’immediatezza di tutto, troviamo un equilibrio di gameplay davvero esemplare in grado di offrire sfide interessanti senza frustrare troppo. C’è sempre una soluzione e tentando più volte si riesce ad andare avanti.
La longevità, inoltre, visti i contenuti, è molto elevata, così come il fattore di rigiocabilità. Inoltre, il titolo offre assuefazione. Più volte abbiamo pronunciato, incautamente, la classica frase: “un’altra partita e basta”. Ripetendo questo ritornello svariate volte abbiamo fatto le 3,30 del mattino in diverse occasioni. Si esce da Horizon Chase Turbo e si spegne il computer a malincuore. Ma è tutto perfetto? Quasi. C’è anche il multiplayer locale fino a quattro giocatori in schermo condiviso. Davvero notevole.
Manca, tuttavia, una vera è propria modalità multiplayer: si può correre per centrare i tempi migliori ed entrare in classifica globale ed anche sfidare i ghost degli amici che hanno il gioco, ma manca la possibilità di sfidare direttamente i propri contatti ed altri.
LOW POLY, GREAT PERFORMANCE
Se il gameplay è uno dei punti forti della produzione, anche il comparto tecnico non è da meno. Abbiamo già accennato alla grafica low poly ma qui ne parliamo un po’ meglio.
Il fatto che ci siano pochi poligoni, infatti, non ci evita di apprezzarne i dettagli. Ovviamente parliamo di un gioco di corse in stile arcade e che si rifà volutamente a classici del passato. Lo stile artistico è splendido perché offre tanta varietà e tante chicche. Non manca nulla: troviamo anche il ciclo giorno-notte. Capita, infatti, di gareggiare in circuiti al tramonto del sole, o durante la notte, o all’alba. Incantevoli alcuni scorci.
Si può correre in diverse condizioni meteo, e quindi sotto la pioggia, sotto la neve ed in ogni superficie, asfalto, pietra, terra, sterrato, erba e così via. Merito del Tour Mondiale che ci fa scoprire 12 nazioni in salsa low poly quali California, Brasile, Cile, Sudafrica, Grecia, Giappone e così via.
Questo determina ambientazioni diverse, condizioni diverse ed in generale una grandissima varietà. Il tutto si svolge ad una velocità alta e senza alcun rallentamento o incertezza.
Anche i modelli delle vetture sono molto belli e dettagliati. Non mancano inoltre gli effetti particellari ed i giochi di luci ed ombre. Il tutto con un numero basso di poligoni che farà discutere gli amanti delle forma più gentili ma che è indubbiamente utile alla produzione.
Non è da meno l’accompagnamento musicale firmato da Barry Leitch che, tra i tanti, ha lavorato in Top Gear e Lotus Turbo Challenge, oltre a tanti altri giochi.
Il sound ci ricorda parecchio quanto ascoltato nelle gloriose produzioni del passato con pezzi decisamente orecchiabili ed anche in tema con la bagarre che poi si crea in pista.
Bene anche gli effetti sonori che offrono una buona varietà e si fanno apprezzare per la loro coerenza. Anche qui qualche finezza come il rombo delle auto diversificato da modello in modello ed il canto dei propulsori accentuato quando si sfreccia nei tunnel o gallerie.
COMMENTO FINALE
Cosa aggiungere altro a quanto detto? Se siete amanti dei racing in stile arcade che ricordano i classici degli anni ’90, Horizon Chase Turbo è una scelta obbligata. Ha il carisma di Lotus Turbo Challenge, le finezze di gameplay di Jaguar JX 220 (soprattutto nella gestione dello stile di guida), ed una serie di tante raffinatezze tecniche e contenutistiche tipiche delle nuove produzioni anche indipendenti come in questo caso.
Un titolo indie a buon prezzo (meno di 20 euro) per ore ed ore di divertimento nel tentativo di sbloccare i contenuti. Forse tra le pecche da segnalare la mancanza di editor (beh, non è grave oggettivamente ma potrebbe essere divertente creare e condividere i propri tracciati personalizzati, ndr) e di una vera e propria modalità multiplayer. Sono presenti le classifiche online con i migliori tempi e delle gare contro le ghost car degli amici su Steam.
Siamo certi che se opportunamente stimolati, i bravi sviluppatori di Aquiris Game Studios, potrebbero aggiungere altro. Tuttavia, nello spirito di un gioco (indie) che si ispira all’epoca d’oro dei 16 bit possiamo tranquillamente dire che si tratta di un titolo eccellente sotto molti punti di vista. Anche da quello tecnico che presenta uno stile grafico apprezzabilissimo, una fluidità senza incertezze, tante ambientazioni ed una varietà grafica notevole oltre che un gameplay che come abbiamo già detto è immediato, in grado di offrire una buona sfida e mai banale che crea assuefazione centrando in pieno lo spirito dei classici anni ’90. Chiudiamo qui la nostra recensione. Andiamo a giocare ancora.
Pregi
Reincarna perfettamente i classici degli anni ’90. Grafica low poly eccellente e non esente da chicche che reinventa uno stile in 16 bit. Grande varietà. Longevità. Gameplay intenso, immediato ma non banale. Tanti contenuti. Longevo.
Difetti
Manca il multiplay vero e proprio. Forse un editor avrebbe fatto bene.
Voto
9-
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