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Gekido: Kintaro’s Revenge, Recensione Nintendo Switch

Il beat'em up firmato da Naps Team torna con tante certezze ed alcune novità

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Sedici anni fa, su Gameboy Advance, arrivava Gekido: Kintaro’s Revenge. Opera di Naps Team, lo studio di sviluppo che di recente ha pubblicato Iron Wings, di cui abbiamo pubblicato la recensione. Cavalcando l’onda del successo della console ibrida Nintendo, il team di stanza a Messina ha pensato bene di pubblicare il loro titolo più amato proprio per Switch, ad un prezzo assolutamente abbordabile.

Il gioco debutterà il prossimo 22 marzo.

L’IRRUENTO TETSUO CONTRO LE FORZE DEL MALE

Gekido: Kintaro’s Revenge mette il giocatore nei panni di un ragazzo di nome Testuo, che è addestrato alle arti marziali e viene inviato, dal proprio maestro, ad indagare su strani avvenimenti che capitano alla periferia di una grande città.
Si mormora che la gente sparisca dalle strade e che i morti tornino a camminare tra i vivi: ce n’è abbastanza per stuzzicare tanta curiosità quanta inquietudine, nel buon Tetsuo, che alla prima occasione entra in guardia e inizia a menare le mani ai criminali (e ai mostri) che si accalcano tra le schermate di gioco.

UN ANIME DA GIOCARE

 

L’aspetto che più ci ha colpito di Gekido: Kintaro’s Revenge, è quello grafico. Affidandosi ad uno stile tipicamente nipponico di riprodurre i personaggi e dando fondo ad una bravura per le animazioni da fare impallidire titoli ben più blasonati. Le musiche sono poche ma molto gradevoli, e (dettaglio non di poco conto) cambiano in base alla presenza o meno di nemici sullo schermo, accompagnando le gesta di Tetsuo con estremo dinamismo.

Tetsuo può usare calci, pugni, concatenare combo, scatenare una super-mossa per togliersi d’impaccio dalle situazioni più affollate, correre e saltare. Si aggira tra schermate fisse che possono contenere trappole temporizzate, porte da abbattere, casse da aprire, oggetti da raccogliere per accedere ai livelli successivi. Proprio come accade in giochi tipo Metroid e Castlevania (da cui deriva il genere “Metroidvania”) occorre fare un po’ di avanti e indietro per ottenere l’oggetto necessario al proseguimento dell’avventura, ma nulla che sia poco chiaro oppure troppo lontano dal seminato.

Gli sviluppatori hanno lavorato duramente al titolo perché non volevano fosse soltanto il classico “porting” fine a se stesso, ma un gioco in grado di offrire anche cose nuove. Ecco cosa ci hanno detto gli autori di Gekido’s Kintaro Revenge.

“Non volevamo fare solo una versione emulata o un porting diretto come spesso avviene. Nonostante le difficoltà per la realizzazione, volevamo prendere il codice originale del gioco e riportarlo in vita con tutti i miglioramenti che potevamo apportare al suo patrimonio originale.
Siamo quindi stati in grado di offrire una modalità di gioco in cooperativa per due utenti nella storia originaria nonché aumentare, l’offerta con diverse modalità di risoluzione per permettere di esplorare i livelli sia originali che nuovi”.

TANTO INTENSO QUANTO BREVE

Il ritmo narrativo, le boss fight avvincenti e il gameplay gradevole in generale, portano al completamento dell’avventura nel giro di una manciata d’ore.
I più bravi arriveranno ai titoli di coda entro in paio d’ore. Gekido: Kintaro’s Revenge, però, non finisce qui.
Nuove modalità di gioco ed una divertentissima modalità cooperativa (che lo fa somigliare ancora di più ai beneamati Street of Rage e Double Dragon) estendono la longevità e ne aumentano il valore. Le modalità di gioco aggiuntive sono la caccia alle reliquie (oggetti di valore che, in questa modalità, vanno cercati in punti diversi da quelli prestabiliti dalla modalità storia) e la modalità survival, per dimostrare chi è il più valoroso karateka del salotto.

COMMENTO FINALE

Gekido: Kintaro’s Revenge è un picchiaduro a scorrimento orizzontale con visuale in terza persona ed blandi elementi “metroidvania” che ne approfondiscono il già ottimo impianto di base. E’ sviluppato dall’italianissimo Naps Team ed è il remaster dell’omonimo titolo uscito su Gameboy Advance.

Tecnicamente parlando ci troviamo di fronte ad un gioiellino di remaster, che torna a dare lustro ad una delle più sottovalutate (ed a distanza di tempo ci domandiamo ancora il perché, ndr) produzioni italiane del 2002. Animato quasi perfettamente, accompagnato da musiche che si adattano alla situazione che vediamo a schermo e avvalorato da uno stile nipponico che potrebbe trarre in inganno molti appassionati con occhio poco allenato.

Il gioco da il meglio di sé in modalità portatile (l’originale era stato pubblicato su Gameboy Advance) e questo rende Nintendo Switch il regno ideale per valorizzarlo al massimo. Tuttavia non sfigura nemmeno in modalità salotto, con la possibilità, poi, di attivare i filtri “retro” per fare un autentico salto nel passato e riassaporare le fasti di Double Dragon e Street of Rage. Un indie davvero interessante sotto tutti i punti di vista.

Gli amanti dei beat’em up vecchio stile sono, dunque, accontentati. Una vera e propria lettera d’amore.

Pregi

Stile grafico e animazioni eccezionali. Facile da cominciare ma difficile staccarcisi. Rapporto qualità/prezzo ottimo. Modalità cooperativa locale. Le modalità di gioco aggiuntive danno il giusto stimolo per rigiocare.

Difetti

Peccato che duri pochissimo. Non esiste un sequel di questo gioco ed è un vero peccato.

Voto

8+

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