Quando leggemmo che Apocalipsis: Harry at the End of the World avrebbe avuto come spunto nientepopodimeno che la “Divina Commedia” e che il suo mondo fosse ispirato alle xilografie del XV e XVI secolo, la nostra curiosità per questo gioco crebbe a dismisura.
Il titolo è un’avventura punta e clicca (dalle forti sfumature puzzle visto che non utilizzeremo dialoghi) sviluppato dal team indie polacco Punch Punk Games a firma del publisher Klabater, uscito su Steam per Pc e Mac la settimana scorsa, il 28 febbraio.
L’idea degli autori è quella di riprendere Samorost e Machinarium, due capolavori firmati da Amanita Design, e portarli nel XV secolo per raccontare una storia altrettanto particolare.
Ecco la nostra recensione. Riuscirà a sorprenderci? Buona lettura.
IL MONDO CHE CROLLA QUANDO SI PERDE L’AMORE DELLA VITA
Harry è un giovanotto del suo tempo. Siamo in piena transizione tra il Medioevo ed il Rinascimento ed il nostro protagonista vive in serenità con la sua bella. Purtroppo, però, tragici eventi vedono la morte della propria amata a causa, presumibilmente, della guerra che porta distruzione, povertà e malattie in un decadimento umano che non smette mai di far riflettere anche in tempi attuali.
Da qui inizia un viaggio che oseremmo dire dantesco: il nostro compito è accompagnare ed aiutare Harry nel suo cammino che lo porterà in diversi luoghi fino agli inferi. Una versione alternativa ai cantici dell’Inferno della Divina Commedia o, per essere più attuali (e meno accademici), un po come si vede in The last day of June dove un innamorato fa di tutto per far tornare in vita la sua amata.
Un viaggio che vi diciamo fin da ora davvero suggestivo grazie ad un comparto artistico di altissimo livello che riprende gli stili delle xilografie dell’epoca (ne parleremo a breve) grazie anche ad un gameplay basato perlopiù dalla risoluzione di puzzle logici ed ambientali. Nulla di insormontabile (lo vedremo a breve) e grande varietà nelle 23 scene che dovremo superare prima di poter scrivere, in un modo o nell’altro, la parola fine.
Ogni scenario è un compartimento stagno: non si potrà tornare indietro, né andare avanti senza risolvere gli enigmi. Superata ogni scena il gioco salverà automaticamente i nostri progressi e si potrà riprendere la partita all’inizio della nuova scena.
I puzzle proposti sono generalmente di buon livello e si alternano tra alcuni piuttosto semplici ed altri un po’ più complessi ma basterà ragionare un pochettino ed il bandolo della matassa sarà sciolto senza grossi problemi. Il tutto si alterna tra colpo d’occhio e logica nel leggere i segnali e combinarli nel modo giusto, altri sono veramente basilari come riprodurre immagini in stile Memories, altri invece – come quello sulla navigazione, saranno un po’ più complicati.
In questo suo cammino, Harry supererà gli orrori della guerra, le paure più recondite, incontrerà creature mitologiche (fa sensazione vedere anche un blemmo – creature senza testa ma col volto sul petto e sul ventre – muoversi) tipiche di quel tempo.
Attraverseremo città, foreste, mari, fino ad arrivare agli inferi attraverso vari pericoli: Harry ha il cuore infranto per la perdita (ingiusta) della sua amata. Non una sola parola ma tanta atmosfera intrisa di un misto di speranza, paura e sorpresa. Un cammino di redenzione verso la fine del mondo… ed oltre.
Il gioco va via liscio in quasi tutte le 23 scene proposte ed abbiamo anche due finali: uno positivo e l’altro negativo (dipenderà da un piccolo particolare che ovviamente qui non vi sveleremo mai), quindi dovrete fare molta attenzione ad ogni mossa. Il tutto si conclude in una manciata di ore. Forse un po’ poco ed oggettivamente ci avrebbe fatto piacere vivere (e risolvere) altre situazioni, altri enigmi.
Il gameplay si rifà davvero tanto i già sopracitati Samorost e Machinarium riprendendone le dinamiche con icone contestuali all’ambiente: se troveremo un oggetto di interesse il puntatore si trasformerà in una mano. A quel punto potremo raccogliere tale oggetto e metterlo nell’inventario per utilizzarlo successivamente con altre parti dell’ambiente circostante che saranno contrassegnate dal puntatore. L’icona degli in ingranaggi suggerisce che si dovranno combinare alcuni oggetti dell’inventario. L’interfaccia ricorda anche alcuni titoli Sierra ed è minimale.
Ci sono anche un paio odi parti action della durata di un paio di minuti. Laddove si dovesse morire si ricomincerà d’accapo la scena.
UN PICCOLO CAPOLAVORO IN MOVIMENTO
Apocalipsis: Harry at the End of the World offre un comparto tecnico ben realizzato dove però prevale un lato artistico eccelso. Un piccolo capolavoro in movimento dove l’arte riportata nelle xilografie del XV e XVI Secolo viene animata molto bene. Sembra di vedere un libro di miti e credenze medievali in movimento. A tratti è anche spettacolare.
Troviamo una moltitudine di scenari con uno stile che è una gioia per gli occhi, luci, ombre, forme, linee tratteggiate e tante piccole finezze. L’offerta visiva si rifà alle opere di artisti come Hans Holbein, Michael Wolgemut e Albrecht Dürer che gli storici ben conoscono ed a tratti lasciano di stucco.
Coerenti anche le animazioni (abbiamo notato qualche piccolissimo glitch sporadico che nulla toglie alla bontà di quanto fatto).
Siamo rimasti a bocca aperta (ne avevamo parlato poco prima) nel vedere animato un Blemmo che avevamo trovato in qualche raffigurazione sui libri di storia, ma anche i signori della morte, nonché scheletri e quant’altro ci ha fatto vivere momenti surreali. I toni volutamente cupi arricchiscono l’atmosfera del gioco. Ottimi anche alcuni dettagli “crudi” che dipingono al meglio anche la vita quotidiana dell’epoca con tanto di mosche infernali di contorno ai tanti cadaveri che troveremo al nostro passare o a creature bizzarre da “domare” per poter andare avanti perché nel Medioevo e nel Rinascimento la vita per un non nobile era ancora più complicata di quanto non dettassero i tempi.
Più avanti si va, più un senso di lieve oppressione si fa largo grazie alla notevole arte visiva che il gioco ci offre concretizzando anche una atmosfera dantesca da girone infernale. Dettagli splendidi in moltissime ambientazioni ma non manca neppure il sonoro. Le musiche accompagnano al meglio i nostri passi ed alcuni brani sono molto ispirati e solenni rimanendo bene impressa nella memoria.
COMMENTO FINALE
Complessivamente Apocalipsis: Harry at the End of the World è una bella sorpresa. Un po’ breve ma molto intensa grazie ad un gameplay che ricorda i titoli di Amanita Design.
Un’avventura punta e clicca che si basa esclusivamente sulla risoluzione dei puzzle di buon livello anche se altalenanti (alcuni sono un po’ più complicati mentre altri sono elementari e piuttosto logici) piuttosto che sui dialoghi. Un viaggio tutto d’un fiato per aiutare Harry ad andare negli inferi e riportare nel mondo dei vivi la sua amata.
Anzi, non sentiremo nessuna parola, al massimo dei bisbigli. Una pecca (che non influisce sul voto) è la longevità anche se Apocalipsis: Harry at the End of the World gode di finali differenti ma dal punto di vista artistico assistiamo ad un vero e proprio godimento grazie ad una grafica di altissimo livello e ad una colonna sonora da ricordare.
Punch Punk Games ha realizzato un ottimo lavoro che strizza l’occhio alla “Divina Commedia” e, visto anche il prezzo non esagerato, è un piccolo gioco che consigliamo agli amanti dei punta e clicca. Quanto meno da provare.
Pregi
Splendido dal punto di vista artistico. Ottima colonna sonora. Atmosfera medieval-rinascimentale riportata splendidamente. Due finali. Buona qualità degli enigmi…
Difetti
… ma dalla difficoltà altalenante. Se fosse stato un po’ più longevo… Piccolissimi glitch.
Voto
8+
1 commento su “Apocalipsis: Harry at the End of the World, Recensione Pc”