Legrand Legacy: Tale of the Fatebounds, Recensione Pc
Uno jrpg vecchio stile, non perfetto ma dal dolce sapore retro
Nel bene o nel male, i jrpg hanno fatto scuola. Titoli come Final Fantasy VII, VIII e IX ad esempio, ma anche Chrono Cross hanno fatto scuola e lasciato tanti bei ricordi agli appassionati.
Ai nostri giorni, memori di questi e di altri titoli, il mercato è pieno di operazioni nostalgia con tante riproposizioni per console moderne e per Pc. Ma dall’universo indie arriva sempre qualche novità di interesse che vuole ripercorrere – in modo più o meno originale – questi fasti.
Legrand Legacy: Tale of the Fatebounds, titolo firmato da Semisoft uscito sotto etichetta (indie ovviamente) Mayflower ed Another Indie non più tardi di tre settimane fa su Steam (24 gennaio 2018, per la precisione, ndr), prova ad offrire qualcosa di nuovo ed originale pur strizzando l’occhio (in modo evidente) ai capolavori del genere. Il jrpg è nato da una campagna Kickstrater dove ha raccolto poco più di 44mila sterline grazie al sostegno di 1.001 appassionati che hanno offerto il loro contributo per la realizzazione di questo titolo.
Riuscirà, Legrand Legacy: Tale of the Fatebounds a ripagare l’attesa dei suoi fan e ad acchiapparne altri? Sicuramente ha acceso la nostra curiosità. Ecco la nostra recensione.
UN MONDO IN PERICOLO, UN EROE SENZA MEMORIA…
Dicevamo che Legrand Legacy: Tale of the Fatebounds porta in chiave moderna temi e storie già vissute. L’originalità, fin da subito, non sembra essere il punto forte di questa produzione indie. La storia vede il classico mondo in pericolo con un eroe senza memoria ma dai poteri innati straordinari. Ovviamente maltrattato (almeno all’inizio) dai più, anche da alcuni compagni di ventura. Quelli più antipatici, aggiungiamo.
Questo, però, non impedisce al gioco di avere un suo spessore. Il motivo è semplice: la tonnellata di dialoghi (a volte davvero invasivi) cesella molti (non tutti e tra questi anche il protagonista ahinoi, ndr) personaggi interessanti: sia che si tratti di quelli principali, sia da parte degli antagonisti. Ne nasce comunque una storia lunga, ricca di sfumature, di quest secondarie anche carine e sempre varie nonché di tante attività secondarie da poter svolgere che tengono sempre alta l’attenzione.
Gli incontri con i personaggi principali sono raccontati molto bene e man mano che andremo avanti impareremo a conoscerli sempre meglio.
Domina un clima di tensione sempre più palpabile nell’aria. Legrand, il mondo di gioco, è nel caos per via del Mugna Feud, la grande guerra tra i regni di Fandor ed Altea.
Il nostro protagonista si chiama Finn ed è un giovane schiavo che si sveglia sena alcun ricordo del suo passato ma scopre di avere poteri misteriosi che sfuggono al suo controllo. Si trasformerà presto in un eroe per salvare Legrand ma il suo passato oscuro tornerà a tormentarlo… ed è bene dire che purtroppo il nostro eroe non goda di un carisma tale da farlo diventare memorabile. Sembra un ottimo gregario ma tutt’altro che un leader. Probabilmente una scelta coerente col fatto che non ricordi nulla e che sia un ex schiavo, ma oggettivamente qualche sforzo in più si sarebbe potuto fare.
Sicuramente, il buon Finn, ci è sembrato tra i meno carismatici dei suoi numerosi compagni di viaggio.
GAMEPLAY CLASSICO CON TANTE COSE DA FARE… IN MODO INTELLIGENTE
Il gameplay di Legrand Legacy è un mix di tante cose già viste in passato ma punta però a non rendere monotono il gioco. Semifosft – lo diciamo senza sbilanciarci – è riuscita a legare bene diverse meccaniche. Il lato jrpg (gioco di ruolo alla giapponese) è evidente, classico ed è ben strutturato.
Uno dei punti forti è il combattimento rigorosamente a turni. Solitamente toccherà prima a noi ed al nostro gruppo fare la prima mossa.
Dovremo scegliere cosa fare: attaccare con il colpo base o scegliere tra una rosa di attacchi speciali che si acquisiscono salendo di livello facendo crescere le nostre statistiche. Potremo anche decidere di difenderci o di utilizzare oggetti utili quali pozioni per la salute, per il mana o per eliminare alcuni effetti negativi scaturiti dai colpi nemici.
Queste pozioni, o rimedi, possono essere estese agli altri componenti del party. Si può anche effettuare una sostituzione del personaggio (laddove i componenti del nostro team siano più di tre e sarà così visto che il party sarà numeroso e ricco di figure eterogenee tra loro) ma anche utilizzare la propria abilità primaria che solitamente è un attacco potentissimo o (nel caso di alcuni personaggi) anche di curare e ripristinare sé stessi e tutto il gruppo. Questa capacità si può utilizzare solo quando la barra del mana (posta sotto quella dei punti vita) è piena. Per riempirla basterà eseguire, nel corso dei vari scontri, attacchi o mosse speciali.
Il tutto grazie ad una buonissima interfaccia del design interessante ma che permette di tenere sotto occhio le informazioni che servono.
C’è da aggiungere che le fasi di attacco e di difesa hanno una peculiarità. Quando si eseguono, infatti, sarà un QTE (Quick Time Event) a decidere l’esito dei nostri sforzi offensivi o difensivi. Niente paura: i QTE sono piuttosto semplici e non hanno bisogno di una tempistica perfetta ma è chiaro che più ritmo si avrà meglio sarà. Ci sono tre tipi di risultati previsti: Poor (quando si fallisce il colpo), Good (quando va a segno) e Perfect (quando fermiamo la lancetta nel punto indicato che sprigiona un attacco, o una difesa) particolarmente efficace).
Potremo, inoltre, visionare i nemici, e vedere il loro tipo, le loro forze e debolezze agli elementi. Ne nascono battaglie facili da giocare (con occhio sempre attento ai riflessi per i qte, ndr) ma andando avanti si dovranno studiare alcune strategie per superare determinati nemici o ostacoli. Ah, ovviamente si dovrà fare attenzione alle posizioni: mandare maghi ed arcieri in prima linea potrebbe essere un po’ troppo azzardato.
I nemici li incontreremo lungo le mappe e saranno indicati con dei puntini neri, fumosi, in movimento. Se li prenderemo di sorpresa avremo anche il vantaggio di attaccare senza avere risposta; se loro ci coglieranno di spalle (può capitare) questa penalità sarà rivolta al nostro party.
Ovviamente, dopo un combattimento andato a buon fine, raccoglieremo punti esperienza e loot (ovvero oggetti raccolti dai nemici). Ad ogni passaggio di livello, disporremo di due punti abilità da utilizzare per migliorare le nostre caratteristiche: Forza, Costituzione, Fortuna, Intelligenza e così via. Come accennato in precedenza, raggiungendo determinati livelli in queste abilità sbloccheremo degli attacchi speciali. Ogni personaggio avrà le sue peculiarità ma anche attacchi speciali legati ad un determinato elemento: fuoco, acqua, terra, aria, fulmine, luce ed oscurità. Chiaramente bisognerà fare attenzione ad utilizzarli perché alcuni nemici sono meno sensibili di altri a determinati tipi di attacchi.
L’esplorazione è piuttosto limitata e questo è uno dei punti deboli, a nostro avviso, del gioco. Le mappe sono collegate tra loro attraverso alcuni punti focali che potremo scrutare. Ognuna di esse si racchiude in una manciata di location dove faremo i nostri incontri e scontri raccogliendo qua e la anche alcuni oggetti interessanti per il loot o per le quest.
Faremo molto avanti ed indietro anche per soddisfare alcune richieste di missioni secondarie. Per fortuna, anche alcune delle missioni secondarie, sono piuttosto articolate e fanno del bene alla longevità ed al gameplay.
Nelle città che visiteremo prenderemo alcuni incarichi che possono esaurirsi nella location stessa ma anche andando in altri centri. Interessante la gestione del party che sarà rallentato se porteremo troppo peso. L’inventario non ha limiti di spazio, ma di peso si: raccogliendo i vari materiali utili al crafting per la realizzazione di armi, armature e di pozioni. Se supereremo il limite, il nostro party si muoverà molto lentamente lungo le ambientazioni. Sarà possibile oltre a vendere anche a conservare quel che ci serve per riutilizzarlo dopo.
Non mancano anche le battaglie campali: ad un certo punto dovremo decidere come muovere degli eserciti e questo sarà un diversivo del normale gameplay. Presenti anche vari mini-game tra i quali c’è anche la pesca, ormai un evergreen per questo tipo di giochi.
ARTISTICAMENTE ISPIRATO, TECNICAMENTE MOSTRA I LIMITI INDIE
Legrand Legacy: Tale of the Fatebounds ci fa fare un inevitabile salto nel passato. Guardando questo gioco è inevitabile pensare ai titoli sopracitati ma anche ad alcuni spezzoni di Final Fantasy XII su PS2 ad esempio ma più in generale, l’opera è votata a risvegliare ricordi più datati, come esempio i classici su PS1. Il punto sta che questo si riflette moltissimo sulla parte tecnica che (al di là di scelte volute) mostra alti e bassi dal punto di vista grafico.
Le ambientazioni sono varie, tante e ben caratterizzate da uno stile artistico indiscutibile. Disegnate a mano, animate quanto basta, offrono un bellissimo colpo d’occhio e sono davvero affascinanti. Al punto da far palpitare il cuore.
Il lato negativo sta nei modelli 3d utilizzati per i nemici (alcuni sono interessanti, altri sono rivedibili) che tradiscono i limiti della produzione indie. Troviamo splendidi sfondi (in alcuni casi quasi dei quadri) che fanno quasi sognare ma anche modelli poligonali di alcuni nemici grossolani, molto spigolosi e con texture tra il serio ed il faceto.
Alcune location, inoltre, mostrano spigolosità e sbavature. Nulla di grave anche se questa altalena certamente non fa bene al titolo. Interessanti i dungeon (notevoli le Cave) con alcuni punti che ricordano le avventure grafiche punta e clicca di una volta. Buone le animazioni e gli effetti speciali durante i combattimenti. Insomma, sembra di trovarci di fronte un titolo PS2 di ottimo livello ma questo non necessariamente è un male. Anzi.
Notevole, invece, la colonna sonora originale. Molti brani sono orecchiabili e ci sono sembrati davvero ispirati in grado di far cogliere in pieno ai giocatori il determinato momento. Una bella sorpresa in grado di farci ascoltare e riascoltare i pezzi. Tra questi spicca Suteki Na Moto interpretato da Emi Evans e scritto da Dani Irjayana & AJ.theReal ma anche il resto delle tracce è piuttosto ispirato ed evocativo.
COMMENTO FINALE
Legrand Legacy: Tale of the Fatebounds ci è piaciuto sotto quasi tutti i punti di vista. Il gameplay è facilissimo da apprendere, le meccaniche sono varie ed i combattimenti all’altezza nonostante la presenza dei qte che servono più o meno a tenere alta l’attenzione perché comunque non sono troppo impegnativi o punitivi. Per fortuna.
La storia ci è piaciuta benché non sia estremamente originale ed i vari personaggi ci sono sembrati all’altezza grazie ai tanti dialoghi che, però, a volte, spezzano davvero il ritmo del gameplay.
Il lavoro di Semisoft è una lettera d’amore agli jrpg che hanno fatto storia. In particolar modo i Final Fantasy (dal VII al IX) ma anche Chrono Cross. Il titolo ha molte frecce nella propria faretra: ottima longevità (anche più di 35 ore per concluderlo), buon gameplay e vario con tante cose da fare, buone quest secondarie, un lato artistico davvero interessante ed una colonna sonora memorabile.
Peccato che la produzione mostri a tratti il fatto di essere indipendente. Tecnicamente è piuttosto altalenante con ambientazioni in 3d a tratti spigolose, e poca attenzione per i personaggi di contorno e per alcuni tipologie di nemici con modelli piuttosto ruvidi.
Questo però non toglie nulla alla bontà di un titolo che, pur essendo lungi dall’essere perfetto, è in grado di far fare un bel salto indietro nel tempo per tanti motivi. A partire dallo stile, per continuare con la trama e le musiche davvero evocative. La storia è godibile benché non sia nulla di originale e sia tutta in inglese mentre il gameplay, dalle battaglie alla gestione dei personaggi scorre senza troppi intoppi anche se a volte il grado difficoltà non è sempre calibrato (forse qualche bilanciamento non farebbe male) per cui si possono avere sorprese tra un combattimento e l’altro. Semisoft ha comunque dimostrato di saperci fare. Consigliamo il gioco sia agli amanti ma anche ai neofiti perché comunque la gestione del party è piuttosto semplice.
Pregi
Lato artistico di grandissimo pregio. Musiche stupende. Gameplay classico ma adatto. Tante cose da fare con belle quest. Longevo. Storia tutto sommato funzionale…
Difetti
… troppi dialoghi. Lato tecnico estremamente altalenante. Finn, il protagonista, non brilla per autorevolezza. Alcune fasi sono troppo sbilanciate.
Voto
7,5