Continuiamo la nostra carrellata dei GOTY 2017 con una classifica dei 5 migliori esponenti del videogioco di azione-avventura o action adventure se preferite; si tratta di un genere che negli ultimi anni ha visto diverse rivoluzioni concettuali, interessanti mescolanze con i giochi di ruolo e un’apertura verso nuove forme esplorative. Quella dell’action-adventure è sempre stata una tipologia di videogioco affatto facilmente definibile, racchiudendo in sé diversi significati possibili, ed è per questo che, nella classifica che troverete qui di seguito, potrete notare titoli assai differenti l’uno dall’altro per struttura e gameplay.
Come sempre quando si parla dei titoli usciti nel 2017, fare una selezione all’interno della vasta cornucopia di gioielli usciti nel corso dell’anno si è rivelato un’impresa titanica. Questa classifica, in teoria, vorrebbe racchiudere cinque titoli in ordine di “bellezza” – in mancanza di un termine migliore – crescente, ma in realtà quasi tutte le posizioni potrebbero venire tranquillamente invertite o scambiate senza polemica alcuna, tante sono le qualità dei candidati in lista.
Detto questo, vale la pena segnalare fin da subito che noterete in classifica una mancanza apparentemente imperdonabile: è assente The Legend of Zelda: Breath of the Wild, che pur abbiamo giocato, e che pur consideriamo come un serissimo candidato al primo posto nel podio. Il motivo risiede nel fatto che manca sul nostro sito la recensione di questo titolo, non avendo noi mai ricevuto un codice review da Nintendo. Dato che desideriamo mantenere un rapporto con i nostri lettori basato sulla piena onestà, ci sembrava giusto segnalare le motivazioni dietro questa rimarchevole carenza.
Ecco dunque le nostre scelte (nei titoli abbiamo posizionato un link alle rispettive recensioni):
5) LA TERRA DI MEZZO: L’OMBRA DELLA GUERRA
Seguito diretto di uno dei titoli cult più sorprendenti degli ultimi anni – quell’Ombra di Mordor che nel 2014 fu un vero e proprio fulmine a ciel sereno – L’Ombra della Guerra prosegue nel solco della tradizione del più classico dei sequel, offrendo tutto ciò che aveva già proposto il predecessore ma in forma più grande, con più contenuti che mai. Il sistema di gioco di base è sempre quello, un mix di azione alla Batman Arkham, stealth e gioco di ruolo, con una mappa ancora più vasta e con ancora più cose da fare. Alcune innovazioni mirate, come il sistema di equipaggiamento, si accompagnano ad un corposissimo approfondimento del sorprendente Nemesis System.
Gli orchi che abitano il mondo digitale de L’Ombra della Guerra sono incredibilmente vari, enormemente caratterizzati e diversi l’uno dall’altro per personalità e modi di fare, e al giocatore viene offerta la possibilità di costruire dei rapporti unici ad ogni partita, un vero e proprio sogno procedurale di relazioni tra amici e nemici. Naturalmente, nulla è perfetto, e il titolo si contraddistingue per una scarsità di innovazioni davvero importanti e per un accento posto un po’ eccessivamente sul grinding. Ciò non toglie, tuttavia, che rimanga un gioco assolutamente meritevole di lode per ciò che riesce a costruire e per le sensazioni offerte dalla possibilità, ancora ineguagliata, di muoversi in una vera e propria ricostruzione digitale (per quanto romanzata e non-canon) del mondo immaginato da Tolkien.
4) UNCHARTED: L’EREDITÀ PERDUTA
Questo capitolo stand-alone dell’ormai celebre saga di Uncharted si pone come una sostanziale riconferma di tutto ciò che ha distinto negli anni la serie firmata Naughty Dog. Lungi dall’essere semplicemente un “mega-dlc” di Uncharted 4: Fine di un ladro, questo ultimo capitolo con protagoniste Chloe e Nadine è completabile a fronte di un non disprezzabile impegno di otto-nove ore, garantendo al tempo stesso un’esperienza che non sfigura di fronte agli episodi precedenti.
La forza di L’eredità perduta si basa sul carisma delle protagoniste, sulla scrittura mai banale, su una fenomenale resa delle ricche giungle indiane e delle affascinanti rovine esplorabili, su enigmi interessanti e su una direzione delle cutscenes sempre puntuale ed efficace. Non mancano neppure alcune innovazioni in una struttura per il resto assai familiare, ravvisabili in alcune velleità da open-world che però potevano essere forse esplorate meglio. Tra salti mortali, sparatorie esaltanti e un aspetto tecnico mai nulla di meno che sontuoso, L’eredità perduta rappresenta al meglio il genere nei suoi aspetti più avventurosi.
È impossibile non farsi catturare dall’eccezionalità di Kat, sicuramente tra i protagonisti più rappresentativi di un 2017 che si è contraddistinto per il carisma dei personaggi principali videoludici. In un mondo connotato da toni depressi e crudi, Kat rappresenta in pieno l’eroe ottimista, incorruttibile e determinato di fronte al male. I suoi virtuosismi basati sulla gravità emozionano il giocatore, i suoi movimenti curati in ogni minimo dettaglio la fanno sembrare quasi più reale del reale.
Ma Gravity Rush 2 non è solo un sfoggio di vuota personalità, per quanto affascinante. Sotto l’aspetto estetico funzionale e accattivante si nasconde un action-adventure curato in ogni dettaglio, capace di intuizioni di gameplay sensazionali grazie all’ampia varietà di poteri e alla precisione estetica e pratica dei salti, mentre il combattimento risponde perfettamente all’input del giocatore. Tra stile, ottima scrittura e personaggi memorabili, Gravity Rush 2 è semplicemente un appuntamento imperdibile all’interno di un anno già ricchissimo.
Chi mai l’avrebbe detto? Dopo alcuni capitoli non esaltanti e un anno sabbatico preso come pausa di riflessione, Assassin’s Creed ritorna con un episodio, Origins, contraddistinto dalla voglia di innovare – mantenendosi al tempo stesso pragmaticamente fedele ai propri canoni – e di stupire, grazie alla forza di un’ambientazione dotata di grande richiamo storico e di un nuovo accento posto sull’esplorazione, a volte un po’ fine a sé stessa ma comunque sempre affascinante grazie al sentore squisitamente archeologico dei suoi tour virtuali.
Le avventure di Bayek sullo sfondo di vicende storiche che vedono protagonisti Cleopatra, Cesare e la dinastia egiziana dei Tolomei si intrecciano con quelle della nascita dell’Ordine degli Assassini, risultando in un capitolo finalmente più compiuto, sostanziale e interessante dopo anni di “filler” inutili. Joypad alla mano, le fasi di infiltrazione, esplorazione e combattimento si presentano rivoluzionate eppure familiari, di fianco ad alcune innovazioni mirate con un sistema di bottino ed equipaggiamento piuttosto coinvolgente (sebbene sia destinato a far discutere a causa delle ormai demonizzate microtransazioni). Si tratta sicuramente di un grande e promettente ritorno di forma del franchise, che non manca di interessanti intuizioni che, si spera, verranno maggiormente approfondite in futuro e che offre una certa maturazione nel gameplay con sfumature verso l’action gdr…
1) And the winner is… HELLBLADE: SENUA’S SACRIFICE
Mitologico, allucinato, folle, commovente. Si potrebbero spendere ancora chissà quanti aggettivi per definire Hellblade: Senua’s Sacrifice, ultimo parto degli inglesi di Ninja Theory. Ogni accenno alla trama, a parte le premesse basilari, sarebbe nulla di meno che un sostanziale spoiler, quindi ci limiteremo semplicemente a riconfermare il titolo come una vera e propria lezione di narrazione nel videogioco, un colpo di genio continuo per quanto riguarda atmosfera, storia e sposalizio di design meccanico e concettuale.
Le avventure di Senua si snodano tanto all’interno di un universo cupo e abbandonato dagli déi quanto all’interno della propria mente, risultando in un viaggio di matrice metafisica e dantesca che non sarà di certo facile da dimenticare, il tutto sottolineato da una cura per il dettaglio audiovisivo da forsennati e una sceneggiatura di caratura elevatissima. Il bilanciamento degli elementi di gioco si conferma altresì ottimo, alternando senza soluzione di continuità enigmi, esplorazione e combattimento in maniera fluida e mai banale. Hellblade si candida non solo come un titolo di culto venuto dal nulla e impostosi grazie alle proprie forze, ma come un vero e proprio capolavoro degno di essere ricordato negli anni a venire.