Quando il primo Dungeons è arrivato sugli scaffali fisici e digitali dei migliori negozi, nel gennaio di quasi sei anni fa non si è fatto altro che accostarlo ad un illustre predecessore: Dungeon Keeper, dell’ormai defunta Bullfrog guidata da Peter Molineux.
Contrariamente al gestionale degli anni ‘90, però, l’attenzione si focalizzava sull’addestramento dei campioni del male per respingere le forze del bene. Dungeons 2, classe 2015, si ispira ancor più fedelmente all’inossidabile Dungeon Keeper ma è con Dungeons 3, pubblicato il 13 ottobre scorso sotto etichetta Kalypso Media e sviluppato da Realmforge Studios che quella che si profila come una trilogia abbia trovato una propria, definitiva, identità.
IL MALE NON DORME MAI
Dungeons 3 è un gioco di strategia e di gestione della propria base (il dungeons, il sotterraneo) con visuale dall’alto. Il giocatore incarna l’Oscuro Signore e tramite puntatore del mouse impartisce ordini oppure fa sentire la sua presenza prendendo i propri sudditi (spesso goblinoidi, orchi e uomini serpente) con le dita e piazzandoli dove ritiene opportuno, in altri contesti non può fisicamente spostarli ma può impartire ordini per fare raggiungere delle posizioni precise.
In tutto questo, una trama tra le più originali e divertenti è stata partorita dagli sviluppatori: il Male in persona ha vinto la sua guerra (in Dungeons 2) e si annoia in breve tempo. Sete di sangue e conquista riemergono e l’unica cosa da fare è puntare ad un nuovo continente oltremare. Lì, una giovane elfa oscura (razza che di norma è votata al male) è stata plagiata da un paladino che prova a riportarla sulla retta via. Il breve prologo termina quando l’Oscuro Signore riesce a ricondurre Thalya (questo il nome dell’elfa) a più malvagi consigli, diventando così il campione del Male.
Tutti i fatti, a partire dal prologo, sono affidati ad un narratore affabile e della lingua tagliente, che non lesina doppi sensi, battute e famose citazioni da libri o film Fantasy per ricordare, a chi gioca, che Dungeons 3 ci mette nei panni dei cattivi ma non ci prende mai troppo sul serio. Sia il narratore che Thalya, appare da subito evidente, sembrano essere a conoscenza di far parte di un videogioco e non tardano mai a ricordarlo a noi che guidiamo le nostre azioni tramite mouse. Un abbattimento della quarta parte che non risulta pretestuoso né forzato, ma tanto spontaneo o naturale. Il risultato è quello di strappare più di un sorriso o un ghigno malefico, a volte anche una sana risata.
DI TUTTO UN PO’
Dungeons 3 pone sul piatto della propria offerta un comparto tecnico di tutto rispetto, senza sbavature, nessun bug talmente grave da compromettere definitivamente l’esperienza. Ogni tanto l’intelligenza artificiale dei nostri sudditi ci è parsa parecchio “spenta”, anche più della norma data da schiavi pelleverde pasticcioni ma a parte questo, nulla che possiamo etichettare come veri e propri difetti tecnici. Quello che può sembrare un punto di debolezza è il fatto che, solo in apparenza, il gioco sembra difficile: è solo il risultato di mancanza di preparazione, perché una volta padroneggiato ogni aspetto della gestione le cose si fanno davvero facili. Tanto, troppo.
Il gameplay di Dungeons 3 si poggia su tre pilastri: la gestione del sotterraneo (dungeon), la difesa del suo nucleo e l’assalto alle terre emerse con forze terrestri. La gestione del sotterraneo prevede che si impartisca l’ordine di scavare delle gallerie per raggiungere vene d’oro, necessarie a soddisfare i costi di gestione del sotterraneo. Tra una galleria e l’altra dobbiamo realizzare grandi stanze da delegare a ruoli fondamentali: prima i dormitori per i nostri schiavi e un posto dove allevare qualcosa che poi possiamo dare da mangiare. Raggiunta la sussistenza si può procedere all’edificazione di stanze di tortura, conversione, addestramento: tutto quello che serve per difendere e poi passare al contrattacco.
La difesa del dungeon non è direttamente dipendente dal giocatore ma dalla sua capacità gestionale: occorre disegnare bene il nostro sotterraneo, riempirlo di trappole e affidarne i cunicoli alle “amorevoli” cure di strenui difensori. Più grande diventa la minaccia del Male, più potenti saranno gli eroi che varcheranno la soglia per porre fine all’Oscuro Signore (e alla partita). Non possiamo prendere controllo diretto dei sottoposti, ma possiamo spostarli da una stanza all’altra sperando che facciano il loro dovere prima che sia troppo tardi.
L’attacco alle terre di sopra prevede, prima, che si soddisfi il costo di reclutamento dei militanti al nostro esercito. Di norma sono goblin, orchi, naga (uomini serpente) ed altre simili mostruosità assetate di sangue. Un buon assortimento di ruoli nel nostro manipolo di soldati permette di contrastare ogni genere di minaccia. Fatti emergere dalle profondità del sotterraneo, i nostri potranno sciamare tra le strade e i villaggi degli uomini. Qui il loro controllo passa in presa diretta: decidiamo dove condurli e chi attaccare. Alcuni di loro hanno pure abilità speciali che possono sovvertire una battaglia apparentemente persa, come accade dai tempi di WarCraft e che riviviamo grazie a StarCraft 2 free-to-play.
I punti esperienza, guadagnati uccidendo i nemici, potenziano Thalya e i nostri militanti aiuta ad accrescerne l’efficacia in battaglia, rendendo le fasi di battaglia decisamente degne di più attenzione e non si limitano ad un “addestra un numero sufficiente di orchi e mandali al massacro”.
COMMENTO FINALE
Dungeons 3 di Realforge Studios e Kalypso Media è uno strategico in tempo reale che unisce fasi gestionali a fasi di tower defense e fasi tattica con manipoli di forze armate. Tecnicamente è una sorpresa ed una gioia per gli occhi, perché c’è ben poco da sindacare e tanto da apprezzare. Piccoli colpi di classe (come la malvagità che corrompe e appesta le terre verdi e rigogliose al nostro passaggio) e una solidità che stentiamo a trovare un po’ ovunque.
Sul fronte del gameplay assistiamo ad un incrocio felice tra il gestionale anni ‘90 che fa un grande omaggio a Dungeon Keeper di Bullfrog e Peter Molineux, un tower defense di fattura pregiata e un ibrido tra il Moba e lo strategico in tempo reale di salsa WarCraft, con un nucleo da difendere e forze o basi nemiche da radere al suolo. Il continuo bucare la quarta parete, ammiccare al giocatore con battute e citazioni di film Fantasy famosi, dialogare tra personaggi principali e narratore, distende la tensione e pone Dungeons 3 sotto una luce diversa, quella dei giochi che non si prendono troppo sul serio e – per questo motivo – garantiscono partite che ci fanno sorridere tutto il tempo.
In definitiva si profila come un acquisto azzeccato per tutti i neofiti, cioè per chi non è avvezzo al genere degli strategici e dei gestionali e cerca un titolo abbordabile per iniziare la sua “carriera”. Per i veterani si configura come un godibilissimo diversivo tra un massacro a StarCraft, uno a Company of Heroes o una gestione meticolosa in qualche 4X del calibro di Endless Space 2 o Civilization VI.
Pregi
Divertente come pochi nel suo genere. Praticamente tre tipi giochi in uno. Sfonda la quarta parete a forza di battutacce memorabili. Tecnicamente poco discutibile e molto pulito.
Difetti
Facile padroneggiarne il gameplay così che la difficoltà si abbassa con il tempo. Intelligenza artificiale, a volte, un po’ maldestra.
Voto
8