Assassin’s Creed Origins Gold Edition, Recensione PS4

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Era il 13 novembre 2007 e quindi sono già passati dieci anni da quel giorno in cui si affacciava al mondo dell’industria videoludica, un chiacchieratissimo, pubblicizzatissimo e controverso Assassin’s Creed che approdava su PS3 e Xbox 360 con qualche mese di anticipo rispetto alla controparte Pc Windows. Assassin’s Creed Origins, è stato pubblicato il 27 ottobre scorso, contemporaneamente a Wolfenstein II: The New Colossus e Super Mario Odyssey. Action adventure in terza persona con predilezione alle fasi di infiltrazione, l’ultima fatica di Ubisoft Montreal arriva al grande pubblico dopo un anno di pausa forzata, mitigata in parte dal film con Michael Fassbender come protagonista. Ed arriva quindi dopo due anni da Syndicate, ambientato nella Londra Vittoriana, e con una importante sfumatura ruolistica.

Noi vi parliamo della Gold Edition per PS4 che include il season pass del gioco.

LE ORIGINI DELLA GUERRA ETERNA

Assassin’s Creed Origins ci riporta intorno al 50 a.C. per la prima volta nella storia dell’intera saga. Si era partiti dai tempi delle Crociate e poi si è andati sempre verso i giorni nostri. Dopo i fasti e i nefasti di epoca Vittoriana con Assassin’s Creed: Syndicate, quindi, si fa un bel salto nel passato di oltre duemila anni.

Siamo al tempo di Re Tolomeo XIII, fratello di Cleopatra, in guerra con la sorella e tiranno dal cuore poco tenero. Il giocatore assume le parti di Bayek di Siwa, l’ultimo dei Medjay, guardie del corpo del Faraone che hanno una tradizione millenaria. Andati in fumo millenni di fedeltà al proprio signore, a Bayek non resta che difendere con tutti i suoi mezzi il popolo dell’Antico Egitto dai soprusi, dalla tirannia e dall’ingiustizia.

Senza rivelare molto della trama, qui possiamo dire che Bayek – in maniera vagamente simile a Ezio Auditore da Firenze – è mosso principalmente da un’inesauribile sete di vendetta nei confronti di cinque congiurati che hanno attentato alla sua vita e all’esistenza stessa dell’impero egizio. Le origini, a cui il titolo del gioco accenna, sono quelle della Fratellanza degli Assassini o meglio: quella che sarebbe divenuta, secoli dopo, la Fratellanza. Qui si narra anche dell’eterna guerra tra coloro che abbiamo sempre conosciuto come Templari e Assassini ma, coerentemente, qui hanno nomi e diversi seppur analoghe motivazioni.

Altro piccolo dettaglio che possiamo accennare è la presenza, finalmente più interessante e ben orchestrata, di sessioni di indagine ai giorni nostri, affidati alla brillante scienziata Layla Hassan, che trova il modo di rivivere i ricordi di Bayek senza soffrire i terribili effetti collaterali dati dall’uso intensivo dell’Animus.

LA GUARDIA DEL FARAONE

Come abbiamo accennato più su, Bayek di Siwa è il nome del protagonista di Assassin’s Creed Origins, alter-ego del giocatore per la maggior parte del tempo, insieme a Layla Hassan che, tuttavia, viene impersonata per meno tempo. Bayek è un Medjay, una figura molto vicina al Faraone, una guardia del corpo ma anche un addetto alla sicurezza, una sorta di poliziotto con poteri di giudice e boia, se lo volesse. Un vicario del Faraone, un suo rappresentante quando e dove il Faraone non può intervenire.

Questo, almeno, sulla carta, perché si fa molto presto a capire che Bayek è caduto in disgrazia, il suo status di Medjay è ricordato solo dal popolo e dai suoi amici e su questo egli adotta un codice di condotta che non può servire un Faraone corrotto e crudele come Tolomeo XIII, ma può servire a proteggere e servire un popolo sempre più disperato, come quello d’Egitto.

Come in ogni Assassin’s Creed, il protagonista può camminare, correre, arrampicarsi su edifici di ogni ordine di grandezza, buttarsi di sotto dove è morbido, gettarsi nelle acque del Nilo o dei laghi presenti, immergersi. Bayek può anche combattere ed è qui che entra in campo una clamorosa novità: è stato bandito il vecchio modo di ingaggiare e far fuori coloro che ci minacciano. Adesso le fasi di combattimento sono molto più profonde e curate, si nota moltissimo l’influenza di For Honor: possiamo portare fendenti leggeri e veloci, lenti e pesanti (utili anche a spezzare le difese degli avversari più ostici), caricare colpi potenti, schivare quelli non bloccabili, parare con lo scudo.

A tanta varietà durante il combattimento viene in soccorso tantissima varietà di armi, scudi e archi: armi bianche, in asta, pesanti, mazze, bastoni, archi da guerra, da caccia e archi leggeri. Insomma, c’è tutto quello che serve per non stancare né limitare le possibilità offerte ai giocatori e allo stile di gioco di ciascuno.

Prendendo in prestito elementi da videogiochi di ruolo d’azione, Assassin’s Creed Origins pone sul piatto dell’offerta un sistema di punti esperienza da accumulare tramite esplorazione, combattimenti, incarichi portati a termine, missioni compiute. L’esperienza riempie una barra che, al suo completamento, fa scattare il livello di potenza superiore: danni e salute vengono aumentati automaticamente, mentre al giocatore è concessa la facoltà di scegliere quale ramo di tre espandere oppure tenerli tutti equilibrati: Cacciatore, Guerriero o Veggente recano con sé tutte le abilità che renderanno, Bayek, un’arma umana pronta ad uccidere le sue prede senza lasciare traccia o quasi.

Nulla di nuovo su questo fronte: tra videogiochi di ruolo che ci hanno abituati da decenni, e giochi d’azione quali Tomb Raider (dal 2013) con tutte le seguenti uscite che ammiccano al lavorone di Crystal Dynamics (Horizon Zero Dawn, giusto per citare uno degli ultimi) siamo abituati a vedere tre alberi di abilità da sbloccare. Quello che suona nuovo è vederlo in Assassin’s Creed Origins, unitamente alla presenza delle immancabili materie prime che vanno a potenziare anche armi e armature che usa Bayek. Se cercate un gioco vario nella gestione del personaggio, Origins potrebbe fare al vostro caso.

ANTICO EGITTO AL TRAMONTO

L’Antico Egitto preparato per noi da Ubisoft è, di per sé, enorme (e col season pass ed ulteriori aggiornamenti gratuiti di cui abbiamo parlato qui e di cui segnaliamo velocissimamente la ventura modalità chiamata Discovery Tour che permette di fare un giro turistico dell’Antico Egitto, lo sarà di più). Se si volesse percorrere la diagonale della mappa passerebbero davvero delle ore e quello che sorprende più di tutto è che non si tratta di una mappa vuota o sterile di contenuti. Bayek può viaggiare in lungo e in largo grazie a cammelli o cavalli, non manca il “viaggio rapido” per i giocatori più pigri ma previa scoperta del punto di interesse e del suo “sblocco” sulla mappa. Nulla che non fosse già in opera da The Elder Scrolls IV: Oblivion o il ben più recente The Legend of Zelda: Breath of the Wild. L’esplorazione, dunque, è una parte fondamentale in Assassin’s Creed Origins e un grande aiuto proviene da Senu, l’aquila di Bayek, che può aiutare tantissimo nello scovare punti, oggetti e personaggi di interesse.

Bayek parte da Siwa, piccola città d’origine del protagonista ma la sua epopea lo porterà ai quattro angoli dell’impero ellenistico che ha ereditato il millenario impero dei Faraoni. Giza e le sue Piramidi, Alessandria con la sua biblioteca ed il leggendario faro, Cirene la cosiddetta “Atene d’Africa” con i suoi templi in stile greco, Menfi l’antica capitale dell’Impero d’Egitto sono pronte per essere (ri)scoperte e visitate alla luce di un punto di vista che non è archeologico ma quello di un cittadino dell’Antico Egitto vissuto nel quinto decennio prima dell’arrivo di Cristo nella storia dell’umanità. Quel vago senso di “turismo virtuale” che non sentivamo dai tempi di Assassin’s Creed II, finalmente ritorna a dare un senso tutto nuovo e affascinante alle parole “esplorazione” e “scoperta”.

Per esplorare e scoprire, lo ribadiamo, ci si affida agli occhi di Senu, l’aquila di Bayek. Il famigerato “occhio dell’aquila” di Desmond, Altair ed Ezio, quindi, cede il posto al più corretto “impulso dell’Animus” che evidenzia oggetti e persone nelle immediate vicinanze. Per scovare invece nemici, obbiettivi e altri punti sensibili, bisogna affidarsi ad una vera aquila. Questa può arrivare ad aiutarci, sbloccandone un’abilità che permette di distrarre un nemico particolarmente zelante, permettendoci di sgattaiolare via o di neutralizzarlo con molta facilità.

Assassin’s Creed Origins procede con i giusti ritmi narrativi, la presenza di scene d’azione, boss-fight ed evoluzione del personaggio tramite un sistema mutuato dai videogiochi di ruolo d’azione senza strappi, senza intoppi e senza aver generato, durante la prova, la delusione tipica dell’occasione sprecata: delusione che ci ha accompagnato dall’uscita di Assassin’s Creed III in poi.

Origins, invece, colpisce nel segno, sia il novello giocatore che colui che ha seguito la storia fin dal principio, fedelmente, nonostante tutto. Ammicca anche al lungometraggio con Michael Fassbender e Jeremy Irons, generando una “continuity” di contenuti e sotto-trame che, a chi vi scrive, fa solo piacere.
A pescare i soliti peli nell’uovo bisogna evidenziare la proverbiale, scarsa, percezione dei nemici, glitch grafici all’ordine del giorno (ma è anche naturale in un gioco immenso come questo, come lo è su Skyrim o Red Dead Redemption o GTA 5), fluidità che crolla rovinosamente durante i caricamenti (ma questa, forse, può essere dipesa da una scarsa manutenzione alla PS4 da parte nostra). Se, infine, come il sottoscritto, vi dedicate alle attività secondarie prima di proseguire, vi ritroverete ben più potenti del livello richiesto dalla trama del gioco, rendendo l’esperienza estremamente semplice anche a difficoltà più elevate. C’è ben poco da discutere sul fronte tecnico: il gioco è praticamente inattaccabile, bellissimo a vedersi, fluido e sempre più supportato e ottimizzato.

IL CONTENUTO DEL SEASON PASS

COMMENTO FINALE

Assassin’s Creed Origins è un gioco d’azione e avventura in terza persona, con elementi da gioco di ruolo e free roaming, sviluppato da Ubisoft Montreal dopo un anno di pausa da Synidcate. Il nuovo capitolo della saga Racconta delle avventure di Bayek, una guardia del Faraone caduta in disgrazia e che deve vendicarsi di torti subiti, mentre in prospettiva si narrano le origini della Confraternita degli Assassini e del loro conflitto con quelli che poi diventeranno i Templari.

Sul versante grafico e sonoro c’è ben poco da sindacare. Il gioco offre un altissimo livello di dettaglio, ottime animazioni, pochi glitch e bug grafici in relazione alla vastità degli ambienti e del numero di personaggi che si muovono a schermo. La colonna sonora è di tutto rispetto, gli effetti sonori ben resi e il doppiaggio originale non ci è sembrato affatto male. C’è anche la possibilità di giocare con il doppiaggio in italiano, previo scaricamento di una patch di traduzione a parte: l’interpretazione delle voci nostrane è generalmente buona molto, con pochissimi picchi negativi.

Joypad alla mano, invece, abbiamo trovato sensibili differenze rispetto ai passati Assassin’s Creed e ben più di un’analogia con il più recente Watch Dogs 2 che “condividono lo stesso universo”. Le fasi di studio dell’area, di infiltrazione, di combattimento sono tutte ben studiate e ci sono risultate ben amalgamate tra loro. La gestione del personaggio, delle abilità e degli equipaggiamenti fa tanto videogioco di ruolo ma anche – tantissimo – Horizon Zero Dawn da cui sembra che Ubisoft abbia preso qualche licenza. Ma se guardassimo al passato sarebbe anche lecito affermare che il Tomb Raider del 2013 abbia imposto diversi standard agli aspetti legati ad oggetti e abilità.

Pregi

Tecnicamente valido. Varietà mista a quantità di cose da fare. Gli elementi da gioco di ruolo motivano a svolgere attività secondarie alla storia. Personaggi ben caratterizzati e trama avvincente. Sistema di combattimento più profondo. Fasi di infiltrazione ben rese. Ambientazione estremamente affascinante. Season Pass ed altri contenuti gratuiti di livello

Difetti

Intelligenza Artificiale ben poco intelligente in più di un’occasione. Sporadici (e fisiologici) glitch grafici. Dedicarsi alle attività secondarie rende il gioco più facile e meno bilanciato. Sul modello base PS4 la fluidità crolla pesantemente in più di un’occasione.

Voto

9-