Svelato Pride Run sarà il “gioco più gay di sempre”
L’annuncio è arrivato un po’ a sorpresa e potrebbe essere destinato a far parlare di sé. Pride Run è un gioco sulle parate del gay pride ma è chiaro che ci sia molto di più di alcuni screenshots colorati.
Si tratta di una produzione indie di IV Productions e Steam Factory che si concretizzerà nel 2018 e che nasce dall’idea di Ivan Venturi, un veterano nel mondo dell’industria di settore.
L’idea del gioco si basa sul controllare il corteo attraverso le strade della città, ballando e muovendosi per generare più orgoglio, più energia positiva, più pride possibile, coloratissime particelle di colori diversi a seconda del gruppo che le “spara” e con esse colpire e colorare il pubblico, che si colora gradualmente e a un certo punto si mette a ballare e si accoda al corteo.
Ma anche per reagire all’anti-pride di alcuni blocchi di pubblico, fascisti o bacchettoni o preti estremisti o politici reazionari, che hanno come obiettivo quello di bloccare la parata.
Insomma, una moderna rivisitazione coloratissima e videoludica dei musicanti di Brema.
Ogni livello uno scenario: San Francisco in primis, la città più gay e friendly al mondo. Ma anche Pisa del 1979, dove si tenne il primo Pride italiano e dove c’è la torre pendente che chiunque al mondo (speriamo) riconosce. Poi Berlino, Sao Paulo, Londra, ma anche Mosca, dove il punto non è quanto pubblico fai ballare, ma quanto si riesce ad andare avanti prima di essere arrestati. O Tel Aviv, dove il Pride è governativo e quasi esclusivamente popolato da maschi israeliani. Pensate se invece i protagonisti fossero in un gruppo di lesbiche arabe… potrebbe essere una situazione non facile.
Tre tipi di unità controllabili: i music trucks, che sparano musica e caricano di pride i gruppi vicini; i leader, che sparano pride a tutt’andare e sono più resistenti alle influenze negative esterne; i gruppi di manifestanti, che possono radunarsi attorno al leader o in modo indipendente.
O Stonewall, dove Sylvia Rivera diede il via, con il leggendario lancio della scarpa col tacco contro la polizia, agli Stonewall Riots, cioè la prima vera dimostrazione del Pride LGBTQI Ma che genere sarà? Un musical real-time-strategy dove il giocatore controllerà i vari gruppi del corteo usando delle combo che dovranno essere eseguite a ritmo di musica. Queste combo saranno “attive”, per far fare delle mosse di danza o di marcia particolari al gruppo selezionato, per fargli sparare più “pride” verso il pubblico, riempiendolo di entusiasmo e colorandolo, finché non si converte e si accoda al corteo. Ma anche difensive, per parare l’energia negativa, il “pride nero”, sparato da quella parte di pubblico che cerca di ostacolare il corteo.
Venturi racconta:
“Tutto inizia l’11 ottobre del 2016. Sono in auto, una delle rare volte in cui mi ci trovo, imbottigliato nel traffico della tangenziale di Bologna. Guidando poco, per me l’essere fermo nel traffico diventa quasi una condizione iniziatica, in cui mi trovo inscatolato con me stesso e propenso alla creatività e alle idee folli. Sto ascoltando la radio. L’11 ottobre è il COMING OUT DAY, ovvero il giorno dedicato al coming out ovvero l’orgogliosa dichiarazione del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere. Sento parlare il presidente del Cassero di Bologna, Vincenzo Branà, che introduce queste interviste fatte a ragazzi e ragazze LGBTQI che raccontano il loro coming out. Rimango colpito da queste voci serene che raccontano quanto sia stato per loro inaspettatamente facile condividere con i genitori e gli amici, una parte importante della loro identità. È davvero importante per un ragazzo o una ragazza adolescente capire e accettare subito se stessi e la propria sessualità, che è fattore determinante del proprio carattere e della propria esistenza. E quante persone conosco che, nella loro ignoranza, considerano ancora le differenze relative alla realtà LGBTQI un problema! Quando ho partecipato al Pride con la mia famiglia, coi miei figli, e mi sono divertito, ho ballato di brutto in quella che è una delle parade più cool in assoluto. Penso che sarebbe bello fare un videogioco che mostri la bellezza di tutto questo e che faccia capire che non c’è proprio niente di sbagliato in questa bellezza.Complice il fatto che sono produttore di un videogioco in cui si controlla una folla di manifestanti (o la polizia contro di essi), tale RIOT: Civil Unrest, mi viene un’idea: Voglio fare il gioco sul GAY PRIDE. Voglio fare PRIDE RUN” .
E continua:
“Comincio a ragionarci su, anche se non dovrei dato che ho già fin troppi progetti in produzione. Inoltre, da produttore, so bene che un progetto per nascere deve basarsi su un team costituito dalle persone giuste. I videogiochi sono pura opera d’ingegno, non c’è materia prima, non c’è energia derivante da idrocarburi. È il frutto dell’intelletto e della creatività di persone che si mettono insieme e producono un’opera.
Immagino un gioco in stile retro, che ricordi i brillantissimi ed eccessivi giochi degli anni ’80. Pixel art: sexy pixels! Mi vengono in mente i colori acidi di parte dell’estetica LGBTQI, che ha le proprie sfumature. Penso alla necessità di avere coscienza, dal di dentro della comunità LGBTQI, delle varie sfumature, dei vari gender, dei vari gruppi da rappresentare. Dell’importanza dell’aver svolto attivismo con le associazioni LGBTQI. Penso che la grafica in un gioco del genere è fondamentale.
Contatto Vincenzo Branà e ci incontriamo al Cassero, sede dell’Arcigay di Bologna. Gli racconto del nostro progetto, gli chiedo in primis un parere, e poi di lavorarci con noi, di sostenerlo. Vincenzo non è una persona che dice facilmente di sì. Mi dice di sì.
Tramite Vincenzo conosciamo Pietro Guermandi, organizzatore della Gilda del Cassero (la parte nerd) e Luca De Santis, comunicatore e blogger di GeekQueer ed esperto di gayming, con cui iniziamo a collaborare per la raccolta dei dati dei vari scenari che vogliamo riprodurre e per la prima fase di comunicazione, che vogliamo sia solo entro l’ambito della community LGBTQI finché il progetto è ancora in fasce”.
Giacomo Guccinelli, capo artista del progetto, ha spiegato:
“Lavorare come lead artist di Pride Run, per me significa non solo lavorare allo sviluppo di un bellissimo progetto, di un gioco caratterizzato da forti richiami a quella parte di cultura videoludica retro che ha segnato la mia infanzia da gamer e parte del mio immaginario visivo. Significa anche poter contribuire alla realizzazione di un prodotto in grado di promuovere una visione politicamente positiva delle realtà LGBTIQ e di importanti momenti rivendicativi della storia dei movimenti di liberazione sessuale e affermazione dei diritti delle persone.
La parata balla, cresce e contamina con la sua musica e i suoi colori ogni cosa, le vie delle città, le persone e anche i nemici più accaniti della comunità LGBTIQ. Nessuna violenza quindi, anche la sfida più difficile può essere vinta dalla gioia e dall’orgoglio”.