AESVI, l’associazione di categoria dell’industria videoludica italiana, ha accolto con soddisfazione la sentenza della Corte di Cassazione sulla responsabilità degli amministratori di una società – PC Box S.r.l. – specializzata nella commercializzazione di dispositivi (chip modificati e flash card con giochi copiati) che miravano ad eludere le misure tecnologiche di protezione installate da Nintendo, Sony e Microsoft sui videogiochi e sulle rispettive console di videogiochi.
La sentenza della Cassazione penale rappresenta l’esito di un lungo iter giudiziario svoltosi in parallelo ad un’azione civile che si era già conclusa con la nota decisione del Tribunale di Milano nel novembre 2015, anch’essa a favore dei produttori di videogiochi e in linea con quanto statuito dalla Corte di Giustizia Europea.
Con la sentenza in oggetto, la Suprema Corte ha, in primo luogo, definitivamente deciso che costituisce violazione di legge la commercializzazione di dispositivi mirati ad eludere le misure tecnologiche di protezione poste a tutela dei videogiochi e delle console di videogiochi.
Inoltre, la Cassazione ha evidenziato la condotta illecita degli amministratori della società che anzi hanno perseverato nelle violazioni nonostante i provvedimenti di sequestro e descrizione emessi nei loro confronti, pur essendo consapevoli dell’illiceità delle attività in parola. Per tali ragioni, la Suprema Corte ha condannato gli amministratori a oltre un anno di detenzione e al pagamento di una pena pecuniaria, disponendo il trasferimento delle spese legali sostenute nel corso del processo civile nonché la prosecuzione in sede civile ai fini della determinazione del danno dovuto a titolo di risarcimento.
L’importazione e la vendita di dispositivi adibiti all’elusione delle misure di protezione che tutelano i videogiochi e le console di videogiochi costituiscono atti illeciti oltre che un grave danno per l’industria videoludica. Gli sforzi per contrastare tali condotte sono indispensabili ai fini della protezione e del mantenimento della legalità nel settore.