Ark: Survival Evolved, Recensione PS4

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Studio Wildcard, il team di sviluppo che si cela dietro Ark: Survival Evolved, non vanta certo una storia lunga e costellata di successi, tuttavia è riuscito – in pochi anni – a scrivere pagine di stile ed imporre degli standard di gameplay e di qualità che sono diventati quasi imprescindibili da un’esperienza “survival” come quella dettata dal loro gioco.

I lavori di Ark, infatti, iniziano nell’ottobre 2014 e dopo ben tre anni, uno status di “accesso anticipato” lunghissimo e ancora in corso d’opera, nonché tanto lavoro, ecco che i giocatori su PS4 possono andare all’avventura, nelle isole meno ospitali che uno sviluppatore di videogiochi potesse concepire. Raggiungono i giocatori di Xbox One con circa un anno di ritardo ma godono, al contempo, di tutti i contenuti fino ad ora rilasciati: l’attesa, in un certo senso, è stata ripagata.

L’ISOLA DEI DINOSAURI

Quello che ha colpito subito le legioni di videogiocatori che si affacciano ad Ark, è stato il vedere dinosauri di ogni tipo e periodo convergere in una grande isola, a minacciare l’esistenza del giocatore (o dei giocatori, quando si gioca in multiplayer) in maniera anche dolorosa. Non solo di fame, di freddo e di fatica, può morire il nostro alter-ego, ma anche tra le fauci o sotto le zampe mastodontiche dei dominatori della Terra di 65 milioni di anni or sono.

Il primo impatto con l’isola misteriosa è a dir poco traumatico: soli, infreddoliti, affamati, coperti di stracci, scalzi e senza utensili, muoviamo i primi incerti passi lungo una spiaggia per nulla accogliente, che si affaccia su una fitta vegetazione tropicale.
A mani nude dobbiamo spaccare i primi alberi, cagionandoci anche ferite, per ottenere i primi materiali e costruire un primo arnese che ci faciliti il compito. Man mano che facciamo cose, compiamo azioni, costruiamo qualcosa, otteniamo dei punti esperienza che si accumulano e portano a fatidici passaggi di livello. Questi ci permettono di migliorare sensibilmente la prestanza fisica e di sbloccare – cosa ancora più importante – i progetti più sofisticati: accetta, piccone, lancia sono le prime armi ad essere sbloccate, ma poi si arriva ad avveniristiche armi da fuoco che tengono lontani anche i pachidermi più aggressivi. Non tutti i progetti possono essere ottenuti e pertanto, alla fine del gioco, occorre aver scelto quelli che più si prestano al nostro stile di gioco. Questo incoraggia la formazione di vere e proprie tribù in cui ogni giocatore sopperisce alle mancanze dell’altro, creando un’interessantissima sinergia cooperativa.

SOPRAVVIVENZA PRIMA DI OGNI COSA

Come abbiamo accennato più su: sopravvivere è l’aspetto più importante di tutti, in Ark: Survival Evolved. Per farlo, occorre tenere ai livelli di guardia alcuni degli aspetti che tengono in vita ogni essere vivente. Bisogna procacciarsi il cibo, difendersi dal freddo, evitare di affogare, evitare di essere fatti a pezzi, sbranati o mangiati, evitare di cadere dai burroni o di prendere fuoco giocando con un falò. Ci si deve anche riposare. Questi aspetti basilari, sono solo la base di partenza da cui sviluppare la nostra avventura in Ark, perché quando si raggiunge un grado di sussistenza accettabile, un equilibrio delicato tra cibo, freddo, energie e difese, ecco che ci si apre un ventaglio di possibilità che rende Ark quel gioco pionieristico che è, una sorta di Minecraft per palati più fini, un’esperienza più nuda, cruda, dura, che mette alla prova anche i nervi e l’abilità dei giocatori.

Ogni passo, in Ark, è una sfida da superare. E nuove sfide e nuovi traguardi ci si può imporre per spostare, di ora in ora, l’asta dell’arte di sopravvivere un po’ più in là. Mentre il giocatore padroneggia ogni aspetto del gioco (e richiederà decine e decine di ore per farlo) emerge, tra le tante possibilità, quella di addomesticare le selvagge creature che abitano l’isola: più le creature sono grandi o aggressive e più saranno difficili da addomesticare, da tener sedate, da tenere anche solo al guinzaglio. E passano ore, giorni, prima di vedere, finalmente, la volontà della creatura piegarsi alla nostra e aiutarci: a procacciare cibo, a trasportare cose, a combattere insieme a noi.

Ark, così come è concepito dagli sviluppatori, ci permette di vivere, di fatto, una seconda vita in un’isola misteriosa ed inospitale, da soli o con altri giocatori e potrebbe prenderci davvero tanto tempo di gioco. Tuttavia, prima dell’inizio di ogni partita, è possibile gestire dei moltiplicatori di velocità, esperienza e risorse, che riducono drasticamente il tempo richiesto per fare qualunque cosa. Se, normalmente, tagliare un albero frutta un semplice tronco d’albero, con i moltiplicatori attivati e portati ad alto livello ogni albero potrebbe valerne 30 o 50, con notevole risparmio di tempo e fatica per il nostro personaggio (e per noi giocatori).
Tutto dipende dall’esperienza che si vuole ottenere dal gioco lo stesso discorso può applicarsi alle difficoltà di addestrare animali e creature di ogni tipo, oppure al progresso di esperienza del proprio personaggio. L’unica cosa che manca sono le immancabili mod amatoriali, che su Steam – per citarne uno – spopolano e rendono ancora più interessante (e meno stressante) l’esperienza degli utenti che ne fruiscono.

LA COPERTA CORTA DIVENTA UN TOVAGLIOLO

Se c’è una cosa che abbiamo imparato a gestire da appassionati di videogiochi, quando si tratta di compromessi per trovare l’equilibrio tra qualità grafica e prestazioni e/o fluidità, è l’arte di arrangiarsi e farsi bastare la classica “coperta corta” dei motori grafici.
A meno che non siamo utenti che possano permetterselo, non badando a spese per configurazioni assolutamente irraggiungibili da qualsivoglia requisito hardware, quando giochiamo su Pc dobbiamo scegliere l’equilibrio tra qualità e fluidità o sbilanciare il piatto della bilancia verso una o l’altra sponda. Più fluidità significa meno qualità grafica; se volessimo, invece, una migliore esperienza visiva, dovremmo fare i conti – spesso – con una fluidità non ottimale o soddisfacente. Su PS4 (su ogni console esistente), smanettare con le opzioni grafiche è pressoché impossibile, provvedono a (quasi) tutto gli sviluppatori e, nel caso specifico di Studio Wildcard per Ark: Survival Evolved, assistiamo ad un’offerta visiva che può regalare soddisfazioni durante i fermo-immagine, gli scorci e gli orizzonti lontani. Ma è assolutamente insoddisfacente nei riguardi di una fluidità minima accettabile, una definizione di modelli animati o componenti lo sfondo, assenza di filtri grafici degni di tale nome.

Insomma: lo status di Early Access, seppur stracolmo di contenuti e aggiornamenti, si avverte ancora e non poco. Su console è veramente dura chiudere un occhio (o entrambi) di fronte ad un gioco che lontano dal suo luogo di nascita (il Pc gaming) soffre parecchio processori e schede grafiche che ormai hanno 4 anni sul groppone (Xbox One e PS4, ricordiamo, sono arrivate al grande pubblico a fine novembre 2013). Su PS4 Pro la situazione non migliora di molto e i rallentamenti, segno di un progetto ancora ben lontano dall’essere ottimizzato, non sono sporadici. A patto di allenare il proprio fegato a qualcosa di sostanzialmente instabile, nella fluidità, e visivamente tagliato con l’accetta, non potendo dar fondo a potenza hardware rispettabile, Ark: Survival Evolved può garantire ore ed ore di assoluto divertimento a base survival.

COMMENTO FINALE

Ark: Survival Evolved di Studio WildCard è un Mmo con elementi da videogioco di ruolo ed un sand-box spiccatamente survival, dove il giocatore (o i giocatori, se in gruppo) devono cooperare per garantirsi la sopravvivenza. I personaggi (gestibili sia in prima che in terza persona) devono provvedere a difendersi da freddo, fame, stanchezza e da decine di esseri preistorici che vogliono – e possono – ucciderli.

Per difendersi, i giocatori devono procacciarsi il cibo, fabbricarsi abiti, armi ed utensili. Mentre lo fanno acquisiscono punti esperienza che portano a superare dei livelli di sopravvivenza. Con il sopraggiungere dei livelli, arrivano anche abilità superiori, maggiore efficienza e nuovi utensili da poter costruire per poi sfruttare. Ark può essere affrontato sia in modalità espressamente cooperativa (PvE) sia in modalità competitiva (PvP), tutti contro tutti oppure formando piccole tribù o piccoli gruppi che si difendano tra di loro.

Tecnicamente parlando, il titolo di Studio WildCard è ancora – e purtroppo – un grande compromesso tra una presentazione visiva di tutto rispetto e rallentamenti, bug e piccoli nodi che, pur non sabotando totalmente l’esperienza di gioco, che può durare anche centinaia di ore, certamente può penalizzarla, oppure rovinarla in parte. Su PS4, nostra piattaforma di prova, è triste dover segnalare che ad una fluidità certamente bassa, si aggiunge un livello di dettaglio d’altri tempi, segno che l’hardware di queste macchine arrivate quattro anni or sono, difficilmente riesce a tenere il passo con le richieste di potenza dei giochi di ultima uscita.

Chi ha una PS4 non dovrebbe lasciarsi scappare uno dei sand-box e survival game più grandi e ben fatti di sempre, ma deve tenere a mente che ne gioca una versione decisamente ridimensionata, priva di modifiche (presenti nella versione Pc) che possono rendere l’esperienza assolutamente soddisfacente, bug a parte.

 

Pregi

Sand-box nella sua quintessenza. Fantascienza e dinosauri: binomio che mette tantissimi d’accordo. Longevità e rigiocabilità praticamente infinite. In compagnia diventa un passatempo definitivo.

Difetti

In solitaria la noia si affaccia dopo poche ore. Tecnicamente scende a non pochi compromessi su PS4 “normale”. Sistema di gestione dell’inventario non totalmente efficace tramite joypad.

Voto

7,5