Sono passati 5 anni da quel 10 settembre 2012, giorno in cui Obsidian Entertainment annunciò Project Eternity diventato successivamente Pillars of Eternity e la relativa campagna Kickstarter per finanziarne i lavori. Ci vollero ulteriori due anni e mezzo per portarlo, nel marzo del 2015, su Pc grazie comunque a risultati a dir poco eccellenti della raccolta crowdfunding che poté contare su quasi 74.000 affezionati e quasi 4 milioni di dollari raccolti. Gli appassionati ed i fondi aumentarono rispettivamente ad oltre 77.000 utenti ed oltre 4,3 milioni di dollari di ricavi dopo una ulteriore raccolta alternativa.
Risultato che permise agli sviluppatori non solo di salvare la software house dalla bancarotta ma anche di realizzare tanti contenuti supplementari per il gioco base (ampliandolo ulteriormente) e di portarlo ad una nuova utenza, quella dei giocatori console. Dopo i fasti su Pc (qui la nostra recensione, ndr) vi raccontiamo della versione PlayStation 4 di Pillars of Eternity Complete Edition, ossia il gdr base assieme all’enorme espansione The White March suddivisa in prima e seconda parte.
Un tutt’uno che è approdato pochi giorni fa su PS4 ed Xbox One e che strizza l’occhiolino agli appassionati dei classici giochi di ruolo alla Baldur’s Gate o alla Planescape: Troment, o ancora alla Icewind Dale.
Riuscirà questa versione, curata da Paradox Arctic (il team interno al publisher Paradox Interactive che si occupa della distribuzione del gioco griffato Obsidian, ndr) a ripetere i fasti del titolo su Pc su un terreno, quello console, tradizionalmente più avvezzo al proliferare di altri generi? Ecco la nostra recensione della versione PS4.
EORA, UN MONDO FANTASY AFFASCINANTE
Una delle caratteristiche chiave del gioco è la sua struttura. Pillars of Eternity trasuda fin da subito epicità e ruolismo allo stato puro. Manca solo il foglio di carta reale ma la sensazione di essere in una partita di D&D è palese anche se è bene subito sottolineare come il sistema di regole di questo titolo non sia preso dal famoso gioco cartaceo di Wizards of the Coast.
Si inizierà con la creazione del personaggio e già da queste fasi preliminari possiamo apprezzare l’editor per forgiare il nostro eroe principale. Non solo nome e tratti somatici del nostro personaggio ma anche razza, classe, religione ed origini. Aspetti che non sono secondari perché vanno a disegnare il nostro background che inciderà sull’andamento della partita.
Tra le razze presenti, ognuna con le proprie peculiarità e relativi bonus-malus ad alcune caratteristiche, troviamo gli immancabili umani, elfi e nani, ma anche gli aumaua, delle creature marine davvero coriacee, i godlike, degli umanoidi “benedetti dagli dei” ancor prima della nascita, e gli orlan che sono dei folletti che popolano Eora, il vasto mondo di gioco.
Un mondo che unisce le tradizioni fantasy più comune a farina del sacco di Obsidian che in Pillars of Eternity ha messo oltre alla sua esperienza, tantissimo di suo.
Andando a sintetizzare la parte iniziale del nostro lunghissimo peregrinare, aggiungiamo che il nostro personaggio è diretto a Dyrwood aiutandosi con una carovana. Il nostro viaggio è subito sconvolto da una tempesta misteriosa che ucciderà quasi tutti i compagni di ventura. Dopo i primissimi approcci che servono anche per imparare i rudimenti dell’interfaccia ridisegnata per il DualShock 4, assisteremo ad una scena che cambierà l’esistenza del nostro eroe. Alcuni cultisti, infatti, hanno eseguito un rituale con l’ausilio di un macchinario che strappa le anime dai corpi. Ne scaturisce un’energia tale da uccidere tutti. Tranne il nostro avatar che però diventerà un Osservatore. Da quel momento, il nostro personaggio sarà in grado di leggere le anime dei personaggi consentendo anche di leggere i ricordi più profondi delle menti altrui ma il contrappasso è potenzialmente letale: toglie il sonno. Una maledizione che il nostro eroe vuole togliersi e per farlo deve conoscere questi cultisti.
Da qui ne nasce una storia ricchissima di sfumature, eventi, combattimenti, intrecci di piccole storie secondarie ad altre che secondarie non sono in una narrativa possente e potente, ben dettagliata anche nei più piccoli particolari ed appagante per chi ama leggere tanto.
Quasi ogni singolo personaggio di Eora ha qualcosa da dire e lo stesso mondo di gioco ha una sua storia, le sue tradizioni, ma anche le sue guerre, grandi e piccole, faide e storie di ordinaria amministrazione che, però, grazie ad un’atmosfera unica, diventano anche interessanti da raccontare. Questo si traduce in una soddisfazione anche nel portare a termine gli incarichi più umili come, ad esempio, andare a raccogliere una pozione.
Ma le quest, e subquest sono talmente tante e varie che ci sentiamo soltanto di dirvi di provarle e divertirsi. Inoltre, grazie ad una buona traduzione in italiano (non priva di qualche scivolone), il gioco è godibile per filo e per segno e sarà possibile tramite il diario, tenere traccia di tutto quello che si sta facendo e di quello che si è fatto in modo da non essere impreparati.
La mole di dati e di dettagli è quasi sconcertante ma chi ama questo genere di giochi che offre anche tanta lettura potrà fare soltanto piacere.
Ovviamente, ogni singola azione ha le sue conseguenze. Concrete, aggiungiamo noi. Grandi o insignificanti che siano. Così come le nostre risposte nei dialoghi. Certe conversazioni offrono un enorme ventaglio di risposte multiple e vengono segnalate anche alcune possibilità che sarebbero state offerte se il nostro personaggio avesse potuto soddisfare determinati requisiti. Con maggiore intelligenza potremmo anche mentire ma se puntiamo sulla forza, il primo requisito non può essere soddisfatto in determinate occasioni. Ne deriva, ad esempio, che davanti a chi ha molto carisma non potremo mentire e girare la conversazione verso canoni che vorremmo. Diversamente, però, una nostra occhiataccia potrebbe intimidire dei malintenzionati ed evitare uno scontro armato. Questo però non inficia molto sulla liberà di risposta e d’azione. E quello che faremo andrà ad incidere anche sulla nostra fama.
BUONA (E NON TROPPO MACCHINOSA) LA RISPOSTA DEL JOYPAD
Andiamo alla differenza principale tra la versione console e quella Pc: i comandi tramite joyapd rispetto a quelli Pc.
Diciamo fin dall’inizio che tutto funziona piuttosto bene ma che, ovviamente, rispetto a mouse e tastiera, il tutto è un po’ più macchinoso. Benché, infatti, la risposta sia buona ed anche la disposizione delle azioni sia valida, si perde comunque un po’ più di tempo sul joypad e quando il party cresce, gestire più di quattro personaggi può essere un po’ complicato.
Il problema sta anche nella enormità dei dati da gestire e delle azioni da fare. Ogni personaggio ha la sua scheda, il proprio inventario ed i propri attacchi, senza dimenticare la consultazione dei vari diari delle missioni, bestiario (dopo ogni nuovo incontro prenderemo nota della razza appena affrontata, ndr), e quant’altro. Per passare da un personaggio all’altro basterà premere sui grilletti. E questo vale anche per i combattimenti che inizieranno sempre con la pausa tattica (mai troppo lodata anche se nulla di innovativo) e che possono sempre essere stoppati al momento per riordinarci le idee e le tattiche offensive e difensive.
Cambiare i bersagli e le armi avverrà in modo semplice e piuttosto rapida ma basterà un solo tocco per far si che i nostri dettagli possano non andare a buon fine e trovarci fermi nel bel mezzo della bagarre. Questo comunque accadeva anche con mouse e tastiera benché, come è ovvio, questa combinazione sia quella naturale per i gdr.
Importante anche la possibilità di velocizzare o diminuire la velocità tramite R3 e tasti della crocetta direzionale mentre è possibile muoversi, da soli o in gruppo, anche in modalità furtiva (ricordate Oblivion o Skyrim?) in modo da eludere i nemici evitando, quando possibile scontri diretti o cercando di prendere di sorpresa i nemici. Tale comando si perfeziona premendo R3.
Ad ogni modo ribadiamo il fatto che con il joypad, tutto funzioni abbastanza bene anche se a tratti più lento e non raggiungendo i fasti di mouse e tastiera. Mentre la fase di ricerca è molto semplificata e basterà premere X in determinati punti dello schermo indicati dal gioco stesso per cercare e raccogliere oggetti passandoli da un componente del nostro party all’altro.
ESPERIENZA, ABILITA’ E TALENTI
Uno dei punti focali di Pillars of Eternity come qualunque videogioco è senza dubbio la gestione del personaggio (che in parte abbiamo visto) e la sua crescita. Troviamo un sistema molto in linea con i classici del passato seppur con un sistema di punti diverso.
Un’azione oculata, un dialogo ben assortito, un combattimento andato bene o l’avanzamento in una missione (che sia più o meno importante) ci offre dei punti esperienza. Per la solidità di tutto quello che esiste in Pillars of Eternity, andare avanti nella storia non solo ci darà soddisfazione ma sarà enormemente appagante salire di livello e far migliorare le caratteristiche e più generalmente il nostro eroe.
Il passaggio di livello ci permette di spendere i punti in cinque abilità principali che sono comuni ad ogni classe ed alternativamente si avanzerà nelle abilità degli altri due alberi che ogni personaggio ha in dotazione: Abilità e Talenti. Ogni combinazione di classe, razza ed origini sbloccherà talenti passivi unici tra i quali selezionare ulteriori abilità tipiche di quella classe. Nel gioco troviamo 11 classi ben assortite e diversificate tra loro.
Insomma, la varietà non mancherà e questo favorirà anche la rigiocabilità dell’esperienza di gameplay perché è un sontuoso mix di narrativa, dialoghi, azione, tattica e quant’altro.
A tutto questo è giusto ricordare come questa Complete Edition includa The White March Part I e Part II pubblicate in questi anni dopo l’uscita Pc, due grandissime appendici che offrono ulteriori decine di ore all’offerta arricchendo ancor di più la magnificenza narrativa che immergerà in un mondo Fantasy allo stato dell’arte.
ARTISTICO, INTRIGANTE, LA VECCHIA VISUALE ISOMETRICA FA SEMPRE IL SUO DOVERE
Tecnicamente parlando, Pillars of Eternity ricorda moltissimo i classici di fine anni ’90 e di inizio 2000 con una visuale isometrica zoombabile. Del resto molti componenti del team di sviluppo nonché gli ideatori del gioco, provengono da quelle realtà.
Coinvolti nel progetto troviamo Chris Avellone (Fallout 2, Planescape Torment, Icewind Dale I e II, Baldur’s Gate Dark Alliance, Neverwinter Nights 2 e più recentemente Fallout New Vegas, Wasteland 2, Tyranny, Torment: Tides of Numenera e Divinity Original Sin 2), Tim Cain, Adam Brenecke e Josh Sawyer (Icewind Dale I e II, Neverwinter Nighs II ed altri titoloni gdr).
Non aspettatevi grafica in 3d o dettagli spettacolari, piuttosto un vasto mondo isometrico (più comodo anche per delicate fasi di gameplay) dove le varie regioni sono suddivise in mappe dettagliate con paesaggi variegati e buoni effetti ambientali.
Pioggia e vari agenti atmosferici sono ben resi mentre è notevole anche il ciclo giorno-notte. Eora, questo il nome del mondo teatro delle vicende di Pillars of Eternity è in decadenza ma non per questo è privo di scorci naturalistici deliziosi che si alternano ad altri posti più cupi ed angoscianti.
È, comunque, il lato artistico a farla da padrone perché le varie ambientazioni sono tutte rese nei minimi particolari, la strada di ciottoli, la particolare villetta, la taverna rissosa, le stradine che attraversano boschi più o meno raccomandabili, fortezze inespugnabili e quant’altro. Il tutto intervallato con tante immagini di supplemento, pezzi di diario, frammenti di pergamena, e stacchetti dedicati alla narrazione dove alcuni bozzetti arricchiscono tutto.
Ennesimo esempio di quanto anche questo tipo di grafica, se ben fatta, può competere con i lussureggianti impianti 3d.
Splendidi brani della colonna sonora che danno ancora più epicità alle partite ed a volte ci si ferma proprio per ascoltare alcuni temi davvero importanti. C’è però una piccola e fastidiosa incertezza: i caricamenti da una location all’altra sono frequenti e lunghi. Inspiegabilmente lunghi. Detto questo, non c’è altro da segnalare.
COMMENTO FINALE
Pillars of Eternity Complete Edition porta su console (quasi) tutto lo splendore che abbiamo ammirato nella versione Pc. In più offre anche le espansioni e tutti gli aggiustamenti già usciti nel corso di questi due anni abbondanti dal suo debutto su computer.
Si tratta di un gdr classico decisamente ben fatto con una storia possente raccontata ad opera d’arte da una narrativa ricca di intrecci, personaggi, colpi di scena, tante quest grandi, piccole, ed incarichi nate da incontri e da tante situazioni che possono venire a crearsi.
Il titolo di Obsidian brilla anche su console grazie ad un buon lavoro di porting fatto da Paradox Artic che ha realizzato una interfaccia utente valida ed applicato i comandi in modo intelligente al joypad. Certo, manca quel pizzico di immediatezza rispetto alla combinazione mouse-tastiera che veste come un guanto la giocabilità di questi titoli, ma è altrettanto vero che difficilmente si poteva fare meglio. Inoltre, tra i piccoli difetti che non minano affatto il gameplay per fortuna, segnaliamo un po’ di macchinosit quando si ingaggiano combattimenti con tante persone e dei caricamenti troppo frequenti.
I ritmi, inoltre, aiutano anche ad adeguarsi ed è possibile aumentare o rallentare la velocità del gameplay senza contare l’utilizzo della pausa tattica che può essere attivata in ogni modo nel corso dei combattimenti in modo da poter cambiare le modalità di attacco e difesa.
Tecnicamente non parliamo di miracoli ma di un prodotto intrigante e ricco di fascino grazie ad una grafica vecchio stile ben fatta, buone animazioni, interessanti atmosfere ed una colonna sonora da urlo. Il resto lo fa l’eccellente gameplay, vero e proprio punto di forza di Pillars of Eternity. Semplicemente fantastico perché sempre ricco e sempre diverso. Giocare a Pillars of Eternity equivale a leggere un bel libro dalle molteplici sfumature che ogni volta, anche quando riletto più volte, non manca di offrire spunti sempre nuovi.
In conclusione consigliamo vivamente Pillars of Eternity Complete Edition anche su console. Il motivo è semplice: il gioco è splendido, longevo ed offre un grado di sfida non indifferente ma mai frustrante ed adatta anche ai neofiti nonostante tutto sia approfondito in modo quasi maniacale. E’ in sostanza un inno ai giochi di ruolo.
Pregi
Gdr allo stato puro. Grandissima atmosfera fantasy. Vasto, vario e longevo. Sfida interessante. Storia e missioni gratificanti e ricche. Buona grafica. Ottima colonna sonora. Rigiocabile. Ha tutti i contenuti fin qui pubblicati. Buoni i comandi…
Difetti
… che però rimangono leggermente inferiori a quelli della versione Pc. Troppi caricamenti che spezzano il ritmo. Ogni tanto nei combattimenti i comandi non sono troppo precisi.
Voto
9