RiME, Recensione Pc

-

Annunciato durante il Gamescom 2013, in occasione della conferenza Sony, RiME di Tequila Works si è da subito presentato come un gioco d’esplorazione e puzzle in terza persona, sulla scia di Journey e Ico.

Originariamente pensato come esclusiva Microsoft (e di concezione ben diversa, cioè un gioco di ruolo d’azione con visuale dall’alto), passato poi a lidi Sony che hanno dato fiducia al progetto, infine tornato in seno a Tequila Works che ne detiene pieno diritto, RiME arriva su quasi tutte le piattaforme in commercio: Pc, Xbox One, PlayStation 4 e – nel prossimo futuro – su Nintendo Switch per la gioia di tutti gli appassionati, senza distinzione di macchina da gioco.

LO STRANO VIAGGIO DEL FANCIULLO DAL MANTELLO ROSSO

RiME inizia con il risveglio di un giovane ragazzo sulle spiagge di un’isola misteriosa. Non fa molta strada quando si accorge che l’isola è sostanzialmente disabitata, con la sola eccezione della presenza di fauna come cinghiali e volpi mistiche, gabbiani e rapaci creature gigantesche.
Di tanto in tanto fa capolino una misteriosa figura ammantata di rosso con tendenze a sparire quando il ragazzo si avvicina. A noi giocatori spetta guidare il giovane naufrago alla fine del suo avventuroso viaggio per andare via dall’isola. Sentieri, mari, caverne, promontori, colline e vallate si intervallano quasi senza soluzione di continuità ed ogni zona, o quasi, è preclusa da porte, passaggi e sigilli che bisogna sbloccare con una buona dose di pazienza, colpo d’occhio, esplorazione e senso logico.

SOTTO LA PUNTA DELL’ICEBERG POCO DA SEGNALARE

RiME colpisce subito la vista di chi gioca con una scelta cromatica d’eccezione. Colori forti e accesi, senza grandi gradazioni. Che sia rosso, verde, bianco o blu, il semplice ed efficace “arazzo” ordito per noi da Tequila Works strizza l’occhio a produzioni quali Journey, Ico, The Legend of Zelda: The Wind Waker ma cerca, a modo suo, di imporre un proprio, inconfondibile, stile. A nostro avviso l’intento è pienamente riuscito, avvalorato dal fatto che la scena ben colorata è accompagnata da musiche orchestrali dai toni rilassanti e poco drammatici.

L’ultima fatica dello sviluppatore spagnolo, oltre ad una scelta estetica che può non mettere tutti d’accordo, affida l’intrattenimento ad una sequenza, quasi ininterrotta, di lunghe fasi esplorative interrotte da brevi sezioni di puzzle ambientali da superare tramite leve, giochi di luci ed ombre o giochi di prospettiva. Non ci sono dialoghi, né testi da leggere e la narrazione è affidata a brevi sequenze filmate con lo stesso motore di gioco. Il giocatore meno perspicace non comprenderà pienamente tutto quello che accade e i motivi per cui questo accada, mentre il più intuitivo può afferrare il messaggio di fondo, il significato dell’avventura del ragazzo ma tutto il resto è affidato all’immaginazione e alle congetture di chi gioca.

I puzzle di gioco sembrano messi lì quasi a smezzare la monotonia dell’esplorazione, momento durante la quale il naufrago può saltare, aggrapparsi, calarsi da sporgenze, nuotare ed interagire con ben pochi oggetti. Camminare, nuotare, saltare fuori dal “seminato” comporta, nella migliore delle ipotesi, un impedimento, un “muro invisibile” al nostro andare a ramengo. Nella peggiore delle ipotesi, invece, la schermata si fa subito nera e il gioco riprenderà dall’ultima posizione buona registrata, solitamente non più lontana di qualche secondo di gioco. Questo accade anche quando qualcosa non va per il verso giusto, e incappiamo in una trappola o in un episodio non previsto dalla “storia”.

Sul piano dell’offerta di gioco, ci dispiace dirlo, ma è tutto. Non che ci dispiaccia, tuttavia ci saremmo aspettati qualcosa di più, qualche svolta di gameplay, colpi di scena. Invece, RiME non fa altro che riproporre un tema, quello del viaggio, che già magistralmente abbiamo già affrontato in Journey, Ico, Limbo, Abzu. E’ ovvio che, chi affronta RiME a digiuno dall’aver giocato i titoli citati, proverà emozioni ben più intense e nuove, decisamente gradevoli.

COPIARE UNO E’ PLAGIO MA COPIARE MOLTI E’ RICERCA

Tequila Works, con il suo RiME, sembra trarre ispirazione da molti, illustri, predecessori e pesca a piene mani anche da maestri d’arte quali Giorgio de Chirico o Salvador Dalì. Giocando, invece, non abbiamo potuto che enumerare quanti giochi vengano citati, forse anche involontariamente: i mantelli rossi/arancioni di Journey, le bianche pietre e le spiagge di The Wind Waker, l’assenza di veri e propri nemici da abbattere ma – al limite – da evitare, come in Limbo o Inside. Ico e The Last Guardian saltano subito alla mente quando, per interagire con tanti “interruttori”, occorre far gridare al ragazzo per innescare un effetto: come quando i protagonisti dei giochi di Team Ico gridano qualcosa per ottenere un preciso effetto.

Tequila Works non si ferma al citare illustri predecessori o maestri d’arte, ma si sono lasciati ispirare anche dai lavori di Studio Ghibli quali La Città Incantata e Principessa Mononoke. Insomma, come dice un vecchio adagio “copiare uno è plagio ma copiare molti è ricerca” e alla fine, RiME, sembra fare proprio questo: la sensazione è quella di affidarsi alla citazione e alla reiterazione di quello che, in passato, ha fatto breccia nel cuore dell’appassionato, magari sotto una veste cromatica più allegra, per passare alla storia. La “narrazione ambientale”, come la definiscono loro, funziona ma fino ad un certo punto, perché molti minuti, all’inizio di una nuova area, vanno spesi a comprendere quale sia la strada giusta da seguire. Anche questo ci fa pensare: quando RiME si limita ad ispirarsi ai predecessori funziona anche bene, ma vuole offrire anche un po’ di libera esplorazione – contrariamente ai binari imposti dagli altri – ed è lì che inciampa clamorosamente, aggiungendo poco o nulla all’esperienza.

COMMENTO FINALE

RiME è un gioco di avventura, esplorazione e puzzle, in terza persona, sviluppato da Tequila Works (gli stessi di Deadlight e The Sexy Brutale). Si affida ad una direzione artistica che attinge a piene mani da videogiochi illustri che lo hanno preceduto, cosiddetti “emozionali”, come Journey e Ico, che sono anche estremamente metaforici e allegorici. Non passa inosservato l’occhiolino allo stile di The Legend of Zelda: The Wind Waker. Altre fonti di ispirazione artistica, che trapelano da una più approfondita visione di tutto l’ambiente che circonda il protagonista senza nome, sono Giorgio de Chirico e Salvador Dalì. Tutto è estremizzato e “acceso” da una scelta cromatica forte, molto forte, che lascia ben poco spazio a gradazioni di colore.

RiME è un titolo che fa la felicità di tutti quelli che hanno apprezzato i già citati Ico, Journey e The Legend of Zelda: The Wind Waker. Recentemente, altri giochi simili sono identificabili in Inside di Playdead Games e Abzu di 505 Games. Non sono giochi per tutti, dai ritmi molto compassati e dilatati, prediligono esplorazione e osservazione, intervallate da situazioni apparentemente senza via d’uscita ma da cui si torna a procedere tramite un po’ di senso logico.

Se siete tra coloro che si emozionano con i giochi già citati, cercate qualcosa di nuovo in cui avventurarvi o qualcosa di rilassante che possa allontanare da giochi più impegnativi, fotorealistici, pieni di esplosioni, alieni, dialoghi e pesanti responsabilità come quella di salvare pianeta, sistema solare, Via Lattea, altro tipo di galassie, universo intero, allora RiME potrebbe fare al caso vostro. Se odiate il non poter lanciare nemmeno una freccetta su un bersaglio, non tollerate ore ed ore di silenzio interrotto solo da musica soft e pochi effetti sonori, non digerite la mancanza di fotorealismo, i colori accesi e un motore grafico lontano dall’essere ben ottimizzato, allora state alla larga da RiME.

 

Pregi

Palesi riferimenti artistici a Journey, Ico, The Legend of Zelda: The Wind Waker. Cita anche Principessa Mononoke, La Città Incantata, Giorgio de Chirico e Salvador Dalì. Rilassante e mai banale. Trama dal significato profondo e che spinge alla riflessione.

Difetti

Poca azione per gli amanti della stessa. Poco descrittivo: lascia troppa libertà d’interpretazione e troppo vuota l’ambientazione. Tanto bello da vedere quanto pesante da riprodurre per tante configurazioni hardware.

Voto

8+