Pubblicato su Steam per Pc Windows, Mac e Linux nel febbraio del 2015, e poi su Xbox One, The Deer God è approdato qualche giorno fa su PlayStation 4 portando con il suo viaggio onirico attraverso una semplice storia di karma.
Per chi non lo sapesse, il gioco è nato grazie ad una campagna di raccolta fondi su Kickstarter giunta a compimento nel 2014 grazie al supporto di 2.801 sostenitori che hanno offerto quasi 52.000 dollari a fronte di una richiesta di 26.000 da parte di Crescent Moon Games e Blowfish Studios.
Ecco quindi che vi parliamo in questa breve recensione di questo action platform in pixel art adesso disponibile anche su PlayStation 4 e PlayStation Vita attraverso lo store digitale delle console Sony.
LUI E’ (COME) CERVO CHE ESCE DA FORESTA
Parafrasando una celebre frase del compianto Vujadin Boskov (che per chi non segue il mondo sportivo è stato prima calciatore e poi allenatore di successo conosciuto in Italia per aver allenato in diverse piazze tra cui Genova, sponda Sampdoria con la quale vinse scudetto, diverse Coppe nazionali ed altro) su Ruud Gullit, iniziamo a parlare di The Deer God iniziando dalla trama.
La storia è semplicissima ed è narrata piuttosto velocemente (ed efficacemente) nell’introduzione animata. Un cacciatore sta per mettere nel suo mirino un cervo ma improvvisamente viene attaccato da un branco di lupi e perde la vita. Nel suo passaggio verso la morte incontra il Dio Cervo (che per inciso, dà il titolo al gioco stesso, ndr). Quest’ultimo, per una sottile ironia della sorte, lo farà tornare in vita sotto forma di cerbiatto in modo che l’ormai ex cacciatore possa espiare le sue colpe e tornare alle sue sembianze umane. Legge del contrappasso o karma, è questo il leitmotiv di The Deer God.
Inizia, dunque, il nostro cammino irto di pericoli fatto di salti, doppi salti, incornate ma anche di risoluzioni di vari enigmi e di una lunga strada per imparare ad utilizzare poteri ed abilità attraverso quest immediate in fuga dagli umani cacciatori, nostri ex fratelli.
E’ possibile in The Deer God anche raccogliere tanti oggetti ed utilizzarli tramite inventario. Questi oggetti danno bonus al nostro cornuto quadrupede o, meglio ancora, ci permettono di arrivare in alcuni luoghi altrimenti impossibili da raggiungere.
Come avete intuito, il gameplay è un miscuglio di diversi generi: action, adventure, platform ed un pizzico di gdr nonché puzzle e survival. Forse troppe le sfumature e tutte abbozzate per definire correttamente questo indie. Ah, ovviamente troviamo sapori roguelike e la presenza di livelli procedurali che ancora ora vanno di “moda” soprattutto nelle produzioni indipendenti.
Nel nostro cammino incontreremo tanti animali e situazioni particolari. Dovremo decidere se combattere o meno. Ma certamente dovremo cercare di mangiare per evitare di soffrire la fame che minerà la salute (rappresentata dalla classica barra rossa) ed è questa la nota survival.
Da un punto di vista delle meccaniche di gameplay potremmo dire che gli sviluppatori hanno fatto in modo di prendere spunto da tanti generi senza approfondirne particolarmente nessuno. Se da un lato può essere un bene ai fini dell’immediatezza, di tanto in tanto questa potrebbe spiazzare.
A volte, infatti, sembrerà che manchi qualche passaggio narrativo mentre si tenterà di andare avanti. Basterà, però un po’ d’attenzione per risolvere le mini-quest che ci verranno offerte dai vari personaggi che incontreremo e che sarà possibile portare a termine a breve distanza da chi ce la proporrà. Si tratta quasi sempre della risoluzione di puzzle ambientali ma questi, purtroppo, non sempre sono chiari. Se risolti, comunque, sbloccheranno diversi poteri. Avremo un massimo di 10 abilità tra le quali scegliere. Questo sicuramente dà soddisfazioni a livello di gameplay.
Estremamente semplificati i combattimenti: basterà avere una buona tempistica con gli animali “comuni” ed incornarli senza rischio. Questo è uno dei punti più ripetitivi del gioco.
Non manca la modalità per giocare in compagnia ed in modo cooperativo che rappresenta una valida alternativa al viaggio in solitario.
INCANTEVOLE SCENARIO IN PIXEL ART
L’aspetto di The Deer God ci ha impressionato. Anzi, incantato. Crescent Moon ha firmato una direzione artistica di sicuro livello con una grafica in pixel art ben realizzata, estremamente dettagliata e ricca di particolari.
Si tratta di una sorta di 2,5d a scorrimento con ciclo giorno-notte e la presenza di numerosi effetti meteo ed atmosferici (pioggia, vento e così via) nonché da ottimi effetti luce ed ombreggiature. Davvero incantevole anche per la presenza di alcuni livelli di parallasse che offrono ancora più “ghirigori” al tutto. L’aspetto grafico è davvero una delle cose più riuscite del gioco.
Davvero notevole e ben organizzata la varietà che gli autori ci offrono tra tramonti su ambientazioni di montagna o in località desertiche che si alternano a foreste rigogliose e lussureggianti con tanto di cascate meravigliose o a cimiteri o a villaggi in stile vecchio western o gran canyon o a distese ghiacciate o, ancora ad antiche rovine. Insomma, visivamente è difficile stancarsi ed è quasi poetico. Sicuramente uno dei motivi che spinge ad andare avanti.
Le animazioni sono fluide ma c’è da dire che non è che queste brillino particolarmente anche perché non sono tante. Manca, inoltre, un po’ di precisione e capiterà alcune volte che il nostro cerbiatto-cervo possa atterrare in bilico su alture senza, però, cadere.
Bene anche il sonoro con musiche ed effetti sonori che accompagnano l’azione e la narrazione fatta soprattutto di gesti, azioni ed incontri.
COMMENTO FINALE
The Deer God può essere considerato un gioco interessante che però sarebbe potuto essere ancora più incisivo.
La storia del Karma è raccontata in modo leggero e lasciato alle cure di un gameplay che tocca tantissimi generi. Potremmo definire il gioco un metroidvania in pixel art e dalle sfumature naturaliste, umaniste, filosofiche ed oniriche.
Il contrappasso del cacciatore che muore ed incontra la divinità dei cervi per poi tornare in vita sotto forma di cerbiatto che, cresce, lotta per la vita, impara a sopravvivere e ad andare avanti essendo libero di seguire poi una propria condotta morale, è stato affidato a meccaniche troppo semplici. Un mix fatto di azione, platform, puzzle, gdr ed altro ma poteva essere miscelato meglio. Un viaggio della redenzione con tante sfumature mai realmente approfondite. Ed è un peccato anche perché la stessa evoluzione del nostro personaggio che impara ad evocare fulmini e sparare palle di fuoco, può essere un punto di base per un ipotetico sequel.
E’ comunque soddisfacente crescere da tenero cerbiatto ad imponente cervo ed è altrettanto interessante la presenza di un indicatore di allineamento: positivo se non uccideremo animali innocenti; negativo se elimineremo tutto ciò che si muove.
La direzione artistica è senza dubbio la cosa più riuscita di The Deer God offrendoci un contesto in pixel art in 2,5d notevole ed un comparto sonoro sicuramente sufficiente. Chi è abituato a ritmi più alti potrebbe però essere “scoraggiato” dai ritmi più compassati di The Deer God che sicuramente si rivolge ad un pubblico che, pur non disdegnando l’azione, ama riflettere non solo sul cosa fare ma sul perché.