Wonder Boy: The Dragon’s Trap, Recensione PlayStation 4
Wonder Boy III: The Dragon’s Trap è stato uno dei titoli culto di fine anni ’80. Uscito nel lontanissimo – ahinoi – 1989 sulle console ad 8 bit più in voga del momento, Sega Master System, Pc Engine e Game Gear, il gioco firmato da Ryuichi Nishikawa seppe trovare il favore di molti giocatori.
DotEmu, publisher e sviluppatore francese specialista in remake, ed il team parigino di Lizardcube hanno lavorato a quello che possiamo chiamare un “restauro” di questo action platform (con sfumature di puzzle) molto amato quasi 30 anni or sono. Il gioco si chiama si chiama semplicemente Wonder Boy: The Dragon’s Trap (senza l’indicazione numerica del capitolo) ed è disponibile da oggi, 18 aprile, su PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch. Gli utenti Pc non devono preoccuparsi: una versione Steam arriverà tra qualche settimana, a giugno, ma in data ancora da definire.
Noi vi parleremo della versione PlayStation 4 di quello che non esitiamo a definire un remake intelligente e rispettoso. Leggeteci e vi spiegheremo il perché.
QUANDO UNA VITTORIA DA’ TANTI ONERI
Parliamo subito del gioco. La storia è semplice. Wonder Boy: The Dragon’s Trap inizia con un prologo che rievoca il finale di Wonder Boy in Mosterland (altro capolavoro di fine anni ‘80). Il protagonista dopo aver superato il dedalo di nemici nell’epilogo (reso ovviamente più semplice), elimina il gigantesco Drago Meka che però al momento della sua dipartita lancia una maledizione sul nostro eroe trasformandolo in una lucertola antropomorfa simile ad un draghetto.
Una sorta di legge del contrappasso. Incuranti del destino avverso e fedeli alla nostra indole di eroi, ci mettiamo in marcia per trovare una cura a questa antica maledizione iniziando le nostre peripezie nel vasto mondo di gioco di Wonder Boy: The Dragon’s Trap.
PICCOLE AGGIUNTE INTELLIGENTI, GAMEPLAY FEDELE
Il grande pregio di quest’opera sta nel fatto che gli sviluppatori si siano mantenuti fedeli all’originale. Il grande lavoro di restauro lo si è visto nell’impatto grafico ed in quello sonoro nonché nell’aggiunta, marginale, del personaggio femminile. Di fatto, questa novità oltre al maquillage di grafica e sonoro, è l’unica presente nel gioco.
Il gameplay, invece, è rimasto identico con una meccanica datata ma figlia di quel periodo che sicuramente farà sfregare le mani ai nostalgici. Si tratta di un action platform adventure dove il nostro eroe, trasformato appunto in un uomo-lucertola dovrà farsi largo attraverso numerosi mondi ed alcune ulteriori trasformazioni.
Già perché il protagonista, suo malgrado, sarà trasformato – in questo suo peregrinare quasi errante – in Uomo-Topo, Uomo-Piranha, Uomo-Leone e Uomo-Falchetto.
Le differenze non saranno soltanto visive ma sostanziali: in forma lucertolina, il nostro eroe non potrà usare spada e scudo ma potrà utilizzare palle di fuoco, la forma minuta del topo sarà utilissima per andare in aree altrimenti irraggiungibili e così via. Ogni nuovo personaggio porterà con sé pregi e difetti in una enorme connessione il cui il comune intento è quello di trovare una cura a questo anatema. Queste trasformazioni si ottengono quando si sconfiggeranno i vari boss disseminati lungo il gioco. Eliminando la Mummia madre ci trasformeremo in uomo-topo; diventeremo piranha (in grado di nuotare sinuosamente e quindi avere vantaggi sott’acqua) dopo aver battuto il Dragone Zombie; uomo-leone è forte e resistente, può usare una spada in grado di distruggere dei blocchi; poi uomini-falco che è l’unico che può volare ma è l’unico a perdere energia vitale a contatto con l’acqua per poi tornare in uomo.
Ognuno di essi avrà anche un equipaggiamento diverso con scudi, armature ed armi differenti oltre ad alcune armi speciali come bombe, frecce, piccoli vortici ed altro. L’equipaggiamento si compra nei vari negozi disseminati lungo il gioco spendendo le monete ricavate dall’uccisione dei tanti nemici. Queste daranno più capacità di attacco e di sopportazione al danno.
Utile nelle meccaniche di gioco è memorizzare i movimenti (piuttosto elementari a dire il vero ma non per questo meno difficili da affrontare soprattutto all’inizio, ndr), dei nemici, soprattutto dei boss nonché ricordare bene la posizione delle diverse porte segrete presenti.
Insomma, come avete visto, le meccaniche originali non sono state toccate: questo offre un gameplay “all’antica” condito da tre livelli di difficoltà che rendono la sfida reale. L’ultimo grado di difficoltà, soprattutto, rende il tutto più impegnativo: aggiunge il tempo per la conclusione degli stage e toglie vita (rappresentata dai cuoricini) se si sfora il tempo.
Chi conosce (o ricorda) il titolo, può portarlo a termine in un paio d’ore. Del resto si tratta di un remake di action platform che nulla (nella forma) aggiunge al prodotto di 28 anni fa. Per gli altri la sfida sarà più lunga a secondo dell’esperienza e dell’abilità oltre che, per i più giovani, di adattarsi a meccaniche vecchiotte.
MAQUILLAGE GRAFICO E SONORO D’AUTORE
Dal punto di vista tecnico, invece, abbiamo assistito ad un bellissimo lavoro di restauro grafico e sonoro. Anzi, più possiamo definirlo abbellimento, oltre che ammodernamento.
Fermo restando che una delle caratteristiche peculiari è quella di poter giocare alla versione originale del classico del 1989 e di alternare questo aspetto a quello moderno anche durante il gameplay ed in qualsiasi momento.
Detto questo, graficamente è un piacere. Tutto è stato rifatto da zero con uno stile molto elegante ed un piglio artistico encomiabile. Incantevoli alcuni scorci, mentre sono presenti tantissime finezze sia nei dettagli con alcuni particolari davvero mirabili, sia nelle animazioni. Le numerose e varie ambientazioni entrano in una nuova vita Davvero un bel lavoro.
Stesso discorso vale anche per il comparto sonoro con le musiche originali di Shinichi Sakamoto sono state arrangiate in modo sublime (perdonateci questo complimento così elevato) da Michael Geyre. Una vera gioia per le orecchie. L’opera sonora rinvigorisce le note originali dell’epoca dando loro potenza tonalità mediterranee. C’è una bella nostalgia per i tempi che furono. Il tutto accompagnato da effetti sonori ben realizzati. Una promessa mantenuta quella dal compositore che lo scorso dicembre era stato protagonista di questo video-diario che vi proponiamo a fine capitolo.
In sostanza non ci sono cose da segnalare. Un lavoro mirabile.
COMMENTO FINALE
Wonder Boy: The Dragon’s Trap è un remake di finissima realizzazione e sensibilità capace di offrire un lato artistico davvero ben congegnato sia dal punto di vista grafico e sonoro.
Il tutto è ridisegnato ed animato a mano con tantissime finezze e con alcuni paesaggi davvero incantevoli. Tecnicamente parlando non stiamo parlando di qualcosa di miracoloso: il gioco è un platform in 2d a scrolling orizzontale e per di più suddiviso in aree più o meno piccole ma è sul piano artistico che Lizardcube e Dotemu hanno puntato forte. Ed, a nostro avviso, hanno puntato molto bene offrendo un prodotto veramente gradevole con un gameplay praticamente identico al gioco del 1989.
Forse proprio questo potrebbe far storcere il naso soprattutto agli utenti di nuova generazione. Laddove ci sono alcune punte di profondità anche sotto questo aspetto (l’equipaggiamento incide in modo tangibile sui nostri punti di forza e debolezza ed ogni personaggio ha spiccatissime qualità differenti dall’altro), è indubbio che il gioco sia leggermente in difetto.
Forse si sarebbe potuto osare di più sotto questo aspetto. Va, però, sottolineato il fatto che si tratti di un remake. Ed in quest’ottica lo si deve guardare con apprezzamento ed anche ringraziamento (soprattutto dagli amanti dei titoli vecchia scuola). Se apprezzate i dei giochi storici e vi piace rinverdire i fasti di un tempo godendo anche di un comparto tecnico aggiornato, Wonder Boy: The Dragon’s trap fa sicuramente al caso vostro. Vale la pena, infine, accennare alla possibilità di giocare con un personaggio femminile (la vera e propria aggiunta) oltre al fatto di poter vedere video ed artwork del gioco man mano che si andrà avanti. DotEmu si conferma sempre più capace di ottimi lavori.
Pregi
Lavoro di restauro davvero eccellente. Lato artistico grafico e sonoro davvero ispirato. Si può alternare liberamente e durante le partite tra il comparto originale e quello nuovo. Buona sfida. Non snatura il gioco originale.
Difetti
Meccaniche di gameplay fedelissime all’originale ma probabilmente si sarebbe potuto osare ulteriormente.
Voto
8+