Blossom Tales: The Sleeping King, Recensione Pc
I giochi rievocativi vanno sempre di moda. Ed il ricco mondo indie favorisce la realizzazione di questo tipo di titoli che, in diverse occasioni riescono anche a farsi apprezzare.
Torniamo così a parlare di Blossom Tales: The Sleeping King. Si tratta di un action adventure con sfumature gdr sviluppato da Castle Pixel e da FDG Entertainment GmbH & Co. KG., disponibile da fine marzo scorso su Steam per Pc Windows.
Il progetto ha avuto uno sviluppo lungo e si affacciò su Kickstarter nel 2014 senza però successo: furono raccolti poco più di 20.300 dollari a fronte di una richiesta di 45.000. Il gioco si ispira ampiamente a The Legend of Zelda: A Link to the Past, storico titolo del 1991 per Super Nintendo, riproposto poi nel 2003 su Game Boy Advanced. Considerando, tuttavia, che non ci sono troppi titoli “alla Zelda” su Pc, Blossom Tales: The Sleeping King si propone di colmare un grande vuoto con un prodotto vivace. E questo grazie anche all’esperienza di FDG Entertainment che con Oceanhorn, altro titolo che si ispira a Zelda (The Wind Waker), ha avuto un buon successo.
Riusciranno, quindi, gli sviluppatori a mantenere le attese ed a confermare quanto di buono abbiamo notato nelle Prime Impressioni?
NONNO MI RACCONTI UNA FAVOLA DOVE SIA IO LA PROTAGONISTA?
Il tutto inizia col classico racconto della favola tra nonno e nipote, tra le calde e protettive mura di casa. Lily, questo il nome della protagonista, ed il suo fratellino si svegliano di buon’ora per farsi raccontare una storiella dal nonno.
Storia che narra di una bambina appena nominata cavaliere della Rosa che, però, fin da subito deve affrontare un’emergenza vitale del regno: il buon Re è stato addormentato da un incantesimo del fratello cattivo, il mago Crocus.
Inizia da qui il lungo viaggio di Lily alla caccia degli ingredienti per realizzare una pozione in grado di risvegliare il povero Re. L’azione entra nel vivo subito ed attraverso i racconti del nonno con i quali Lily ed il fratellino Chrys di tanto in tanto interagiscono per cambiare alcuni aspetti della storia. Ad esempio è possibile se un villaggio possa essere attaccato da arcieri o da goblin. Di tanto in tanto saremo noi, grazie al carattere impulsivo di Lily che si immedesima nella storia, cambieremo alcune sfumature. Piccole cose ma possibilità comunque interessante.
La storia è tutta qui. Non c’è molto altro da aggiungere.
QUEL BUON SAPORE DI RETRO’ CON UN GAMEPLAY SNELLO
Come già spiegammo nella nostra anteprima, Blossom Tales: The Sleeping King ha fin da subito un’impronta retrò. Grafica in pixel art, menu piuttosto semplici, e musiche in stile chiptune ci fanno tornare indietro all’inizio degli anni ’90 quando questo tipo di comparto tecnico era nella norma.
La scusa del racconto ci porta in un mondo coloratissimo dove Lily è la nostra protagonista indiscussa. Il gameplay è uno dei punti forti della produzione. Il titolo è immediato: i combattimenti sono in tempo reale e snelli: basta premere i pulsanti C, Z ed X per determinate azioni quali attacco, utilizzo dello scudo e lancio di oggetti. Al classico binomio spada-scudo si aggiungono altri tipi di armi ed incantesimi più o meno potenti man mano che andremo avanti con la storia e le tante quest secondarie che si traducono nel raccogli questo, consegna quello e così via. Alcune sono interessanti ma altre sembrano tratte direttamente dai più classici dei mmorpg e senza troppa ispirazione.
Anche qui il titolo è molto semplicistico, praticamente immediato. Peccato però che manchino i testi in italiano per cui la nostra azione è stata un po’ rallentata dalla traduzione per fare le cose giuste. Per fortuna le indicazioni non sono così complicate ed anche con un inglese basilare si può venire a capo della situazione. Ad ogni modo il diario (log) ci darà opportunità di rileggere dialoghi e trama delle quest.
Non si dovrà, comunque, solo combattere ma l’esplorazione sarà importante anche per raccogliere quante più monete possibili e non solo per non parlare della risoluzione di brevi enigmi più o meno elementari che si alternano con l’azione.
In ogni action adventure che si rispetti, infatti, ci sono diversi enigmi e puzzle da risolvere. Alcuni davvero basilari come lo spostamento di blocchi per sbloccare pedane a pressione, altri – invece – basati sull’utilizzo delle armi, fino ad arrivare a qualcuno che impegnerà la nostra memoria a breve termine come ad esempio il ricordo di una sequenza di note per aprire portali ed altro.
PIXEL ART E CHIPTUNE D’AUTORE
Blossom Tales. The Sleeping King può vantare senza dubbio un interessante comparto artistico. Tecnicamente si tratta di un lavoro relativamente facile: ci troviamo, come già detto, di fronte ad un gioco con grafica in Pixel Art con un vasto mondo di gioco visto dall’alto. Ormai quasi abusata dalle produzioni indie ma se è ben fatta come in questo caso la si accetta ben volentieri. Pixel Art si ma non per questa povera di dettagli, anzi. Non mancano gli effetti ambientali, trasparenze, piccole finezze come le orme bagnata che si dissolvono all’uscita di piccoli stagni o la possibilità di tagliare l’erba alta che ci rallenta nei movimenti per non parlare degli ottimi effetti atmosferici, luci ed ombre tutto al loro posto con colori accesi.
Ottima anche l’interfaccia piuttosto spartana che però favorisce l’immediatezza dei comandi. Sembra di trovarsi di fronte al classico The Legend of Zelda: A Link to the Past o comunque ad un titolo realizzato tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 arricchito dalle numerosissime finezze grafiche e da una fluidità certamente invidiabile rispetto alle potenzialità tecniche dell’epoca. Ottima anche la varietà di ambienti, da dungeon oscuri a foreste, cittadelle, grotte, e molto altro.
Ottime le animazioni. Anche il sonoro svolge la sua parte con brani in chiptune davvero ben realizzati ed incalzanti firmati da Joshua “Visager” Brechner che ha realizzato oltre una quarantina di tracce per questo gioco.
COMMENTO FINALE
Blossom Tales: The Sleeping King ha sostanzialmente tutte le carte in regola per essere un grande omaggio ai primi Zelda ed a quei titoli di metà anni ‘80, inizio anni ‘90 che ne ricalcarono il cammino e lo stile.
Artisticamente il gioco è molto interessante mentre il gameplay è piuttosto snello. L’unico appunto che muoviamo a questo gioco firmato dagli indipendenti di Castel Pixel e da FDG Entertainment è che il gameplay, per quanto equilibrato non vada in fondo fino all’ultimo. Alcuni tipi di quest sono ripetitivi e mancano di personalità. Qualche altro dettaglio supplementare ed una trama meno lineare (anche se a scusante bisogna sempre ricordare che si tratta di una storia per bimbi narrata da un nonno per i suoi nipotini) avrebbero senza dubbio giovato così come la presenza dei testi in italiano che chiediamo a gran voce. Nelle Prime Impressioni abbiamo avuto più sussulti.
Complessivamente, però, il gioco ci è piaciuto molto perché è stato in grado di farci tuffare in quel magnifico periodo degli anni ’80 e ’90 pur consapevoli che l’operazione nostalgia sia riuscita in buona parte ma non del tutto. Il perché è presto detto: si ispira davvero troppo a Zelda mentre avrebbe potuto osare di più sotto quasi tutti i punti di vista. Ha però diversi pregi: è immediato ed è adatto ai più piccoli mentre il sistema di combattimento che all’inizio era sembrato un po’ impreciso è invece molto equilibrato.
Pregi
Artisticamente notevole. Tecnicamente interessante. Gameplay fluido. Del tutto adatto ai piccini. Chiptune che si sposa bene col mondo di gioco.
Difetti
A lungo andare le quest sono quasi ripetitive. Manca l’italiano (non influisce sul voto). Si ispira troppo a Zelda.
Voto
7,5