Thimbleweed Park, Recensione Pc

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Fin da quando venne annunciato il progetto, nel novembre del 2014, Thimbleweed Park è stato capace di attirare a sé moltissima attenzione dei videogiocatori di tutto il mondo.

In particolare quella degli amanti delle avventure grafiche punta e clicca che hanno aspettato questo titolo firmato da Ron Gilbert, Gary Winnick, già autori di due pietre miliari quali Maniac Mansion e The Secret of Monkey Island, e sviluppato dal team chiamato Terrible Toybox.

Il progetto su Kickstarter chiedeva 375.000 dollari ma, con molta facilità, venne finanziato in pochi giorni concludendo la sua corsa a quota 626.250 dollari grazie al contributo di 15.623 sostenitori. Un ottimo budget ed un pubblico decisamente superiore ai backers sulla nota piattaforma crowdfunding, hanno così dato il giusto propellente ai agli autori per lo sviluppo del gioco di cui – grazie a quanto pubblicato durante la campagna – se ne è subito intuito l’enorme potenziale.

Tutti questi fattori, assieme al dettaglio – non indifferente – che la coppia al timone del progetto aveva parte del team che ha partorito grandi capolavori come quelli sopracitati, nonché i dettagli che man mano sono emersi, non hanno fatto che aumentare l’attesa che si è conclusa oggi, 30 marzo 2017. Almeno per gli utenti Pc Windows, Mac e Linux. Il titolo arriverà anche su console e dispositivi mobile quanto prima.

Thimbleweed Park sarà in grado di rinverdire i fasti dei grandi classici? Sarà soltanto effetto nostalgia? Noi lo abbiamo provato. Leggete la nostra recensione. Buona lettura.

UN RITORNO AL 1987 E QUEL BUON VECCHIO SAPORE DI CLASSICO

Il gioco ci fa tornare al 1987 in una immaginaria cittadina americana quasi sospesa nel tempo ma ancorata a quello che era il periodo dei “mitici” anni ’80. Il team ha saputo ricreare ad arte l’atmosfera dell’epoca dando un piccolo ed intenso ecosistema in cui sembra che il tempo si sia fermato a trent’anni fa.

La grafica in Pixel Art molto curata e tutto quello che andremo a descrivere ci offrono un sapore di classico davvero esaltante. Fin dalle prime scene del gioco, infatti, si ha davvero la sensazione di trovarsi di fronte ad un’avventura grafica dell’epoca con tanti riferimenti temporali ad hoc. Dolores, una delle protagoniste, ad esempio, è una ragazza dotata di intelligenza e voglia di fare alla quale piacciono i videogiochi come le avventure grafiche e quelle testuali ed è votata alla programmazione ed allo sviluppo: nella sua stanza troveremo, e lei stessa ce lo descriverà per filo e per segno, un potentissimo Commodore 64 con due lettori floppy disk 1541 ed un velocissimo modem a 1200 boud.

O, ad esempio, uno dei personaggi con i quali interagiremo, il medico legale parlerà con enfasi dei computer a parete (con grosse valvole) utili alla risoluzione di molte indagini. “Sembrerà – dice – di essere nel futuro al 2017”.

E tanto, tanto, altro, ci fa tornare indietro anche ai costumi di 30 anni fa. Non è un’eresia affermare che la sensazione di avere tra le mani The Secret of Monkey Island è stata (ed è) davvero molto ma molto forte.

STORIA INTRIGANTE, DIALOGHI SPLENDIDI: IL MAESTRO GILBERT NON HA PERSO IL TOCCO

La storia nei giochi è un elemento importante, anche se marginale in alcuni generi, ma ancor di più lo è nelle avventure grafiche punta e clicca. Thimbleweed Park si può definire un giallo sui generis che ci fa tornare nel 1987 in una sperduta cittadina americana immersa nella natura. Una piccola comunità di 81 abitant… 80 abitanti che sale alla ribalta delle cronache per un omicidio. Vengono così chiamati a condurre le indagini due agenti federali: l’esperta e supponente Angela Ray ed il novellino Antonio Reyes.

Il gioco però conta altri tre protagonisti giocabili: Dolores Edmund, sviluppatrice e nipote dello ricco zio Chuck Edmund possessore della fabbrica di cuscini ed inventore geniale, il boccaccesco e collerico (a dir poco), nonché maledetto (poverino) clown Ransome e Franklin Edmund, l’introverso papà di Dolores.

La magnificenza del gioco sta nell’aver realizzato cinque storie uniche ed estremamente diverse tra loro molto interessanti, profonde ed in grado di intrecciarsi molto bene grazie a situazioni e gag esilaranti, surreali, taglienti che danno vita ad una trama principale originale con tante sorprese e molti enigmi di un certo livello.

La mano di Ron Gilbert, Gary Winnick e di David Fox (altra vecchia volpe – anche di nome – del settore, nonché compagno di ventura dei due in molte occasioni, ndr) si vede, si sente ed è tangibile. Senza volere anticipare nulla vi diremo che troverete tantissime citazioni tratte dai lavori precedenti. E’ chiaro che siano presenti molti spunti da i già citati Zak McKracken and the Alien Mindbenders, Maniac Mansion e The Secret of Monkey Island 1 & 2 a The Day of the Tentacle. Chi ha giocato a queste vecchie avventure grafica punta e clicca di LucasFilm (poi LucasArts) coglierà sicuramente non solo le citazioni ma anche situazioni tipiche.

Vi facciamo un paio di esempi: è presente una libreria dell’occulto mentre proprietaria e location ricordano parecchio quelle di Lady Vodoo in Monkey Island e sempre per ricordare il celebre ed immortale capolavoro è presente nella mappa una piccola località labirintica, un bosco che riporta alla mente quello notturno di Melee Island.

Potremmo menzionare altre citazioni (la motosega della delusione… ad esempio) ma non vogliamo rovinarvi troppo il gusto di scoprire queste e le numerose chicche indirizzate anche al mondo nerd ed agli appassionati di Star Trek.

Thimbleweed Park ha un altro grande merito: avere la propria identità, tanto carisma e saper regalare quell’atmosfera che solo i grandi titoli del passato sono stati in grado di offrire grazie ad un’ambientazione ed una trama nuove di zecca in cui queste citazioni che abbiamo appena descritto sono piccole perle che impreziosiscono un copione geniale.

I dialoghi sono molto interessanti ed anche se a volte avulsi dalla trama principale è sempre gradevole e divertente ascoltarli. Il tutto è avvalorato dall’ottima traduzione in italiano di Fabio “Kenobit” Bortolotti che ha curato molto bene i testi dei dialoghi dandoci non solo una buona traduzione ma anche un gioco da godersi pienamente nella nostra amata lingua. La differenza tra un buon gioco ed un capolavoro la fanno i dettagli. Il lavoro di Terrible Toybox è senza dubbio mirabile e gronda di finezze tutte da gustare.

GAMEPLAY OLD SCHOOL PLUS

Thimbleweed Park è un’avventura grafica punta e clicca vecchio stile con l’interfaccia che riprende in pieno quelle realizzate con lo Scumm. Per chi non lo conoscesse, lo descriviamo. In basso ci saranno i verbi per le azioni da far fare ai nostri protagonisti: Esamina, Dai, Usa, Apri, Spingi, Parla, Raccogli e così via.
Accanto, ossia a destra in basso, troveremo l’inventario degli oggetti raccolti. Il movimento sullo schermo è intuitivo con una crocetta che al passaggio sopra determinati oggetti si illuminerà segnalandone la presenza. Starà a noi poi capire come interagire, o combinarli. In alto a destra troveremo i vari ritratti dei personaggi su un menu a tendina e potremo alternarci alla guida di ognuno. Nondimeno sarà possibile cliccando sulla rotellina dell’ingranaggio andare sulle opzioni per il salvataggio, il caricamento ed altro.
Meccaniche, dunque, vecchia scuola ma con il segno più. Il motivo è semplice: ci sono alcune piccole migliorie, frutto dei tempi e dell’esperienza. In primis è possibile accelerare tutte le azioni “morte” tenendo premuto il pulsante sinistro del mouse. Anziché camminare lungo le location sarà possibile correre per accelerare i tempi. Inoltre il cursore a croce indicherà con una freccia le possibili direzioni da prendere. Sono solo piccolezze, ma sono estremamente comode.

Andando a parlare del gameplay vero e proprio e non solo delle meccaniche, possiamo dire che il titolo offre un eccellente mix tra dialoghi, esplorazione e risoluzione di enigmi. Alcuni puzzle sono davvero gradevoli e danno soddisfazione nella loro risoluzione. Altri saranno più problematici da risolvere ma se avete in mente i canoni LucasArt (del resto mezzo team di sviluppo si è attivato nella realizzazione del gioco), non sarà impossibile arrivarci. Anzi, sarà stimolante testare la propria logica calandosi nelle situazioni gradevolmente grottesche del contesto. Basterà comunque fare molta attenzione perché in alcune occasioni avremo sotto mano il bandolo della matassa. E poi il gioco va incontro anche ai neofiti permettendo di selezionare all’inizio della partita quante a che livello di difficoltà giocare facilitando magari le cose per chi si avvicina al magico mondo delle avventure grafiche.

La longevità è alta, la rigiocabilità anche in virtù degli Achievement su Steam che richiederanno diverse cose da fare non sempre realizzabili nel corso della run completa soprattutto se si gioca a livello facile.

Si può anche arrivare ad una ventina di ore per vedere i titoli di coda ma, a seconda di approccio, volontà di cercare le tante chicche nascoste, o di provare e riprovare la combinazione di alcuni oggetti, potrebbe anche volerci di più.

PIXEL ART SUBLIME E DETTAGLIATA, GRAN DOPPIAGGIO ED OTTIME MUSICHE

Cosa offre dal punto di vista tecnico, Thimbleweed Park? Tanto. Molto. L’aspetto è sontuoso e gode di un abito in Pixel Art con le iniziali maiuscole. Davvero ben fatte e ricchissime di dettagli. Anche qui le finezze si sprecano, ombre, giochi di luce e, ribadiamo, tonnellate di dettagli che fanno il solco tra un buon gioco ed un capolavoro.

Siamo su livelli molto alti perché tutto ci pare assolutamente al proprio posto. La varietà delle ambientazioni, la loro grandezza, i colori utilizzati (splendida l’entrata del Circo), nonché le animazioni fanno il loro dovere in modo eccelso. Tutto si muove fluidamente e le location esterne presenti offrono anche diversi livelli di parallesse cosa che in passato, unitamente alla fluidità e velocità del tutto, non sarebbe mai potuto essere possibile. Anche l’interfaccia, come abbiamo già spiegato nel paragrafo precedente, è stata migliorata con piccolezze essenziali ma utili.

Quanto offerto graficamente ci fa ulteriormente fare un viaggio nel tempo, lo stesso che abbiamo descritto quando abbiamo parlato dell’atmosfera. Ed un altro dettaglio interessante è che non ci sono alti e bassi. Ogni schermata, ogni ambientazione vanta un design splendido e molte finezze (notate la carrozza del clown o quando… beh, giocatelo, non vi diremo dei fantasmi…).

Dal punto di vista sonoro partiamo la nostra analisi dal doppiaggio. Convincente. Benché abbiamo descritto l’agente Angela Ray come un po’ stucchevole, non possiamo non apprezzare la sua voce matura ed affascinante, nonché risoluta. Ma anche Reyes, più giovane ed inesperto è stato ben interpretato. Caratterizzazione pressoché perfetta per Ransome con dialoghi pieni zeppi di parolacce puntualmente censurate, anzi “bippate” ad arte. Anche Dolores è perfetta mentre ci ha fatto tenerezza Franklin, il suo papà. Ve ne accorgerete con le ore di gioco.

Menzione a parte va per il tuttofare di Thimbleweed. Sceriffo, Medico Legale ed addetto alla reception dell’albergo. In Italia quest’uomo avrebbe i suoi problemi. Non lo dirà apertamente, ovviamente, ma si tratta (o no?) della stessa persona. Doppiaggio esilarante per personaggi strampalati che, lo vedrete, difficilmente ci aiuteranno nel corso delle indagini. O meglio: con i federali Ray e Reyes non sarà troppo tenero.

Anche il resto degli altri personaggi, come gli strampalati fratelli (fratelli?) Piccione, sono ben fatti. Splendide, ed orecchiabili, anche le musiche firmate da Steve Kirk (non pensiamo sia parente del capitano dell’Enterprise) con motivi intrisi di atmosfera ed estremamente orecchiabili. Quasi ad essere un tormentone. Non siamo al reggae di The Monkey Island, ma poco ci manca grazie ai toni cupi ed in grado di dare mistero.

Insomma, abbiamo un quadro artistico e tecnico di enorme spessore.

COMMENTO FINALE

Anche noi avevamo molte aspettative su Thimbleweed Park. Le speranze erano tante sia perché il duo, anzi trio formato da Gilbert-Winnick-Fox fosse ben rodato e ricco di talento, sia perché quanto visto nel corso di questi lunghissimi mesi (quasi 30, ovvero quasi 2 anni e mezzo), ci ha fatto rincuorare ed al tempo stesso dato speranza.

La paura era una sola: l’ombra pesante del passato. Un passato glorioso al punto da poter privare di identità questo titolo. Tuttavia, il team di sviluppo è stato esemplare nel realizzare un’avventura vecchio stile molto bella, strampalata, sui generis, ironica e piena di finezze.

A Thimbleweed Park non manca nulla per essere annoverata tra le migliori avventure punta e clicca di questi ultimi anni. I motivi sono tanti: una storia intrigatissima ma ben raccontata, ricca di dettagli, sfaccettature, background personali, chicche, citazioni, stramberie, senso dell’umorismo e demenzialità raffinata che abbiamo visto in pochi casi.
Il gioco è molto divertente: leggere ed ascoltare i dialoghi ci ha strappato in diverse occasioni tanti sorrisi. Una summa di leggerezza scanzonata, tipica di un gioco che non vuol prendersi tanto sul serio ma che effettivamente lo è per tanti motivi unita ad una solidità mirabile. Ma non finisce qui: anche andare avanti nel racconto da vivere dall’inizio alla fine tutta d’un fiato, scoprire location nuove, risolvere enigmi ed ascoltare qualche brano ci ha dato soddisfazione videoludica ed artistica.

Tecnicamente, infatti, ci troviamo di fronte ad un signor lavoro con un’ambientazione coerente e forte, una Pixel Art d’autore, un design eccellente, ed un comparto sonoro ben realizzato in tutte le sue sfumature: dagli effetti sonori ai brani di sottofondo delle radio, al doppiaggio. Ci fa piacere citare l’ottima realizzazione dei testi in italiano: una volta tanto la nostra lingua viene trattata bene. Ad impreziosire il tutto anche un gameplay decisamente equilibrato con enigmi mai troppo difficili (si ma non impossibili), una varietà di situazioni, luoghi da visitare e cose da fare molto ampia anche in virtù di tante location. Abbiamo parlato di tante chicche, vale la pena citarne altre (che non c’entrano con la trama): sarà molto divertente interagire col telefono visto che nell’elenco telefonico troviamo oltre ai nomi dei personaggi di gioco anche quelli dei sostenitori e degli sviluppatori. Qui si vede la natura indie del progetto con gli sviluppatori che hanno voluto omaggiare così chi ha sostenuto attivamente lo sviluppo del gioco. Chiamando la stragrande maggioranza dei backers ascolteremo il loro messaggio in segreteria personalizzato. Vi consigliamo anche di dare un’occhiata alle librerie ed alla sede del giornale locale per leggere libri e titoli di vecchie edizioni del quotidiano di Thimbleweed.

Insomma, non un’operazione nostalgia ma una vera e propria perla incastonata nel firmamento delle avventure grafiche punta e clicca. Se ne siete appassionati dovete assolutamente puntare su Thimbleweed Park. Vi divertirete e riassaporerete quel bel sapore di avventura grafica punta e clicca che mancava da tempo.

 

Pregi

Avventura grafica punta e clicca di alto livello. Storia splendida. Personaggi dettagliati. Tecnicamente pulito. Pixel Art ricca e varia. Doppiaggio convincente. Colonna sonora di atmosfera. Gameplay estremamente equilibrato. Modalità facile per i neofiti. Tante citazioni ai grandi classici del passato e non solo. Atmosfera anni ’80 resa perfettamente. Ha carisma. Estremamente longeva. Testi in italiano (non influisce sul voto finale) d'autore.

Difetti

Non si spara?

Voto

9,5