Dopo una positiva raccolta fondi sul famoso Kickstarter, Arachnid Games ha finalmente pubblicato il suo Diluvion su Steam, anche in versione Mac. Un po’ simulazione di sottomarino, un po’ gioco d’avventura, un po’ gioco di ruolo ed un po’ gioco d’azione, Diluvion è arrivato sui monitor degli appassionati in un periodo infelice, poiché schiacciato da prodotti più pubblicizzati, a lungo attesi ed in vista. Il primo lavoro di questo studio di sviluppo californiano formato da quattro elementi è pronto a dire la sua nel novero delle produzioni indipendenti e di taglio Steampunk.
SULLA SCIA DEL CAPITANO NEMO
Ispirati dall’opera letteraria di Jules Verne, 20.000 leghe sotto i mari, gli sviluppatori di Diluvion hanno confezionato un’opera che è ambientata in un mondo alternativo, sommerso dalle acque e in cui l’Umanità stenta a sopravvivere a causa di condizioni di vita proibitive. Riorganizzati in piccoli agglomerati sottomarini, gli uomini esplorano le profondità delle acque nella speranza di trovare un nuovo posto in cui vivere serenamente.
E’ durante questa ricerca che sale in cattedra il giocatore, posto subito alla guida di uno fra tre sottomarini, tutti con caratteristiche diverse (lento e corazzato, fragile ma molto veloce, un compromesso tra le due filosofie) e rigorosamente da una prospettiva in terza persona. Quale novello capitano di vascello, il giocatore è prima chiamato a formare una ciurma, poi a svolgere missioni ed incarichi sempre più impegnativi, per arrivare ai titoli di coda con il fine ultimo di rendere il mondo un posto migliore e vivibile. Tra il dire ed il fare ci sono gli immancabili mostri marini, umani che hanno principi e motivazioni diverse da quelli nostri, problema di rifornimento di aria, vettovaglie ed armamento per difendersi.
Le analogie con il famoso libro di letteratura citato più in su si sprecano soprattutto andando a vedere lo stile tecnologico adottato: ferro, vapore e abbigliamento tipico di fine diciannovesimo secolo. Uno Steampunk tra i più eleganti e gradevoli che ci sia mai stata possibilità di vedere.
WE ALL LIVE IN A YELLOW SUBMARINE
La prima cosa, di Diluvion, che salta all’occhio è la sua predisposizione ad aspetti di simulazione piuttosto che ad un feeling immediato e “arcade”. Lo si evince appena dopo l’introduzione, dovendo dosare prima la manetta che stabilisce quanta potenza dare ai motori, subito dopo si nota dalla risposta agli altri comandi, come quello della profondità o del timone, che non sono immediati e vuole suggerire che forze fisiche contrastanti ostacolano i movimenti di un sottomarino a svariate atmosfere sotto la superficie delle acque.
La gestione del sottomarino, dunque, ricorda alla lontana quella di un altro simulatore (spaziale, tuttavia) che è Elite Dangerous. Solo che in Diluvion è leggermente più permissiva e meno severa. Oltre a dover governare il nostro “Nautilus”, dobbiamo provvedere all’ingaggio ed al sostentamento di macchinisti, cannonieri, carpentieri e tutti quei professionisti che un sottomarino necessita per la sua naturale manutenzione o funzione. In mancanza di queste figure, possiamo sostituirle noi, ma non potendo farlo contemporaneamente viene naturale pensare che il sottomarino non renderà al pieno delle sue potenzialità.
Avere un equipaggio alle proprie dipendenze significa pagarlo ma, soprattutto, sostentarlo per non farlo morire di fame. Infatti le risorse principali, in Diluvion, possono essere riassunte in scorte d’aria (senza la quale è davvero arduo vivere, soprattutto sott’acqua), scorte di cibo e munizioni. Il procacciarsi, ottenere in premio, accumulare ed il saper gestire tutte queste, determina la differenza tra una partita di successo ed una destinata a non finire nel migliore dei modi.
ELEGANTE E MAI STUCCHEVOLE
Il lavoro di Arachnid su Diluvion, sebbene non possa vantare chissà quale faraonico budget, è lodevole e fatto a regola d’arte. Il gioco, per la maggior parte del tempo, scorre via in terza persona, negli abissi sconosciuti del mondo di gioco, in penombra o quasi. Quando entriamo nei menu di gestione del mezzo o dell’equipaggio la visuale passa, senza troppi scossoni, ad una visione che ricorda stampe ottocentesche o qualcosa di simile. L’interfaccia ci è parsa chiara e di semplice fruizione, ma orfana dei testi in italiano, dettaglio che potrebbe tener lontano qualche potenziale appassionato che non è molto ferrato nella lingua d’Albione.
Avventurarsi negli abissi di Diluvion è un concentrato di sensazioni positive: la vita, sotto le onde, scorre lenta, con altro ritmo, pacato. Se non fosse per la presenza di mostri marini ed altri sottomarini guidati da un’intelligenza artificiale rissosa e bellicosa, potrebbe essere un’esperienza molto rilassante dall’inizio alla fine. La scelta di delegare elementi del paesaggio sottomarino a gameplay funzionale ci ha convinto parecchio: vedere banchi di pesci piccoli vorticare noiosamente per poi eccitarsi al nostro passaggio, per indicarci che il gioco ha registrato un checkpoint/punto di salvataggio, ci è parsa davvero una bella pensata.
Peccato che alcune scelte non riusciamo a comprenderle, come una bussola che non aiuta molto a comprendere subito la direzione da prendere: ci è subito capitato di finire in un vicolo cieco, mal guidati da una direzione errata. Nulla che non si possa risolvere con tanta pazienza e altrettanto tempo da investire, due cose che – i giocatori di oggi – non possono permettersi, a quanto sembra dalle ultime pubblicazioni più famose. Altra cosa poco convincente è l’esiguità dei punti di salvataggio ed il costringerci a dover perdere molto tempo a trovare un checkpoint (o a rigiocare lunghe sessioni in mancanza di un salvataggio recente).
Tirando le somme: dai menu iniziali a quelli di gestione in gioco, passando all’azione in tre dimensioni ed in terza persona, Diluvion colpisce per la sua eleganza e semplicità, con quel ritmo a metà strada fra il sonnacchioso e l’avventuroso che cammina sul quel temuto filo di rasoio chiamato “noia”. Peccato che alcuni aspetti del gameplay che – pur non compromettendo irreparabilmente l’esperienza globale – di fatto fanno storcere il naso oppure generano ingiustificato nervosismo.
COMMENTO FINALE
Diluvion è un gioco un po’ di avventura, un po’ gestionale, un po’ di combattimento ed un po’ di esplorazione, in terza persona, che mette il giocatore alla guida di un sottomarino. E’ sviluppato da Arachnid Games ed è ambientato in un mondo sommerso, in cui l’umanità combatte strenuamente per la sopravvivenza della specie.
Graficamente è davvero singolare e gradevole, l’ambientazione post-apocalittica e sottomarina risulta essere originale, impressionante e claustrofobica al punto giusto. Animazioni, effetti luce, ombre e scelte artistiche risultano azzeccate. La gestione del sottomarino, dell’equipaggio e delle risorse per mantenerli entrambi in alta efficienza è ben congegnata e offre più profondità a un’esperienza che poteva risultare piatta se le scelte fossero state diverse.
Nel momento in cui lo abbiamo provato, Diluvion mostrava il fianco ad un paio di imprecisioni, a livello di gameplay, che non sono passate inosservate. Prima di tutto la gestione dei checkpoint, che non ci ha convinto pienamente e ci ha costretto a lunghi tratti di tempi morti quando abbiamo ricaricato i progressi. Quando occorre seguire le indicazioni per compiere le missioni, inoltre, ci è risultato un po’ ostico decifrare i simboli e – soprattutto – la reale strada da fare per arrivare alla nostra meta. Se da un lato, questo, rende l’esperienza molto realistica, dall’altro non fa benissimo al “flusso di gioco” che ne risulta interrotto, continuamente rallentato e, in definitiva, guastato.
Al di là di scelte di design e di gameplay che possono tranquillamente essere limate in sede di patch postume, Diluvion resta uno dei più singolari, appassionanti ed eleganti titoli che Steam propone quest’anno, a patto di prepararsi ad affrontare un gioco discretamente impegnativo che strizza l’occhio al realismo delle situazioni proposte.
Pregi
Visivamente delizioso. Ottimo compromesso tra simulazione e immediatezza. Atmosfera Steampunk gradevole e accurata.
Difetti
A tratti dispersivo. Aspetti di gameplay poco raffinati. Astenersi appassionati di giochi frenetici e a prova di bambino.
Voto
7,5