Ci stiamo avvicinando alla fine dei nostri speciali per celebrare i nostri Goty 2016. Questo è dedicato ad uno dei nostri generi preferiti: giochi di ruolo/hack and slash.
Il 2016 è stato interessantissimo per i gdr. Ai più attenti non sfuggirà l’assenza di The Witcher 3 Blood and Wine ma non ci siamo sentiti di mettere nella nostra top 5 l’espansione di un grandissimo gioco. E’ un’appendice enorme (oltre 40 ore di gameplay) ma oggettivamente è pur sempre un’espansione. Merita, invece, una menzione The Dwarvs. Gioco non esente da difetti tecnici che ha però alcuni grandi meriti: mixa molto bene ed in modo pratico il gdr allo strategico (in tempo reale ma anche con pausa tattica), ed atmosfera epica molto ben riprodotta.
Ecco le nostre scelte (nei titoli abbiamo linkato le rispettive recensioni):
5) THE QUEST
E’ un gdr all’antica. Ricorda molto il secondo The Elder Scrolls ed Eye of Beholder, due titoli che non hanno bisogno di presentazione. Gli sviluppatori ungheresi di Redshift hanno lavorato 7 anni per portare questo gioco su Pc ad inizio 2016 visto che già avevano realizzato il titolo su dispositivi iOS.
Una vera e propria sorpresa in grande stile per un gioco difficile ma al tempo stesso esaltante con un “finto 3d” ben fatto, numerose missioni da compiere, luoghi da visitare, nemici da combattere e personaggi da salvare. Ed il tutto è stato espanso grazie a Islands of Ice and Fire che aggiunge moltissime altre quest e cose da fare in generale. Il tutto orchestrato da un’ottima interfaccia, dal classico diario mentre per la mappa è bene appuntarla su carta… all’antica.
Se amate la sfida, decine e decine di ore di gameplay, un’atmosfera Fantasy capace di farvi tornare indietro di 20 anni, allora. Di fatto è la “quintessenza del gioco di ruolo old style”.
Altro titolo uscito ad inizio anno è Darkest Dungeon. Lo abbiamo recensito solo pochi giorni fa ma ne è valsa la pena. La nomination è giustificata da un gioco sontuoso. Red Hook Studios ha firmato un titolo dungeon crawler dai toni classici, dalle atmosfere cupe, tecnicamente ben realizzato e senza sbavature (traduzione italiana a parte che però come saprete non fa testo).
Lo studio ha però avuto l’intuizione geniale: inserire la variante buio che provoca stress… lo stress crea instabilità al personaggio e questo può destabilizzare il gruppo di eroi rendendo davvero difficile portare avanti anche una missione apparentemente semplice. Questo tocco dà realismo conferendo un pizzico di “umanità” al manipolo di possibili eroi che durante le avventure hanno quindi la possibilità di esprimere le loro paure e fobie e che hanno bisogno poi di cure (anche costose) per curarsi. Non è detto, inoltre, che tali cure o ristori siano efficaci. Darkest Dungeon mostra il lato oscuro degli eroi che ad un certo punto avranno paura di tutto e, a seconda del carattere o classe del personaggio, potrebbero anche rifiutare le cure o andare dritti verso un’esca incapaci di riflettere.
Lungo, difficile, e vario con un ottimo stile grafico ed una buona colonna sonora condite da un gameplay interessante che ha questa grande peculiarità che abbiamo descritto sommariamente in queste poche righe. Darkest Dungeon è una bellissima sfida ed è molto, molto, cattivo.
Dark Souls III non ha pretese di imporre nuovi standard né di alzare l’asticella della qualità, elevatissima, già piantata saldamente dal primo Dark Souls. Ha dalla sua, però, interessanti novità, alcune mutuate da Dark Souls II, altre comprensibilmente prese da Bloodborne, come il premiare uno stile più evasivo e veloce sacrificando il lato “tank” delle possibilità di personalizzazione del personaggio. Sia chiaro: può ancora essere fatto, ma è ben lontano dall’essere l’impietoso carro armato visto in azione nel lontano 2011.
Un plauso va fatto alla conversione per Pc Windows, solo provata per metro di paragone con la versione PlayStation 4 che a differenza del clamoroso e raffazzonato porting del primo Dark Souls, si presenta benissimo e non ha incertezze tecniche. Se quelle c’erano, sono già state risolte in sede di patch, qualche mese fa.
Atteso per dieci anni, quando venne presentato all’E3 2006 col nome di Final Fantasy Versus XIII, Final Fantasy XV è uscito a fine novembre. Square Enix punta molto su questo titolo che a detta del nostro Antonio Michele Patti è il “Miglior Final Fantasy uscito finora” almeno dal punto di vista grafico. Ogni fan della serie dovrebbe provare almeno una volta nella vita. A questo aggiungiamo una longevità mica male, un gameplay che è comunque “svecchiato” e sempre più “occidentale” oltre a bei luoghi da visitare oltre che ad una storia tutta da vivere… o da morire vista la sua innata e spiccata difficoltà che ha resto questa serie temuta da molti videogiocatori ma al tempo stesso molto apprezzata.
1) And winner is… GRIM DAWN
Nato da un progetto su Kickstarter di ben 4 anni fa orchestrato da Crate Entertainment, Grim Dawn si fece subito voler bene dal pubblico raccogliendo oltre mezzo milione di dollari. Anche perché dall’annuncio, avvenuto nel lontano gennaio 2010 all’avvio della raccolta fondi, passarono un paio di annetti.
La discreta cifra ha permesso di realizzare un action gdr di stampo steamp punk vasto ed intrigante al tempo stesso. Perché? Presto detto: ricordate Titan Quest? Bene gli sviluppatori sono sostanzialmente gli stessi: Crate Entertainment è sorto dalle ceneri di Iron Lore. La prova? Beh, non sono indizi ma vere e proprie prove a farci intravedere il sequel spirituale di quel Titan Quest che ci incantò davanti allo schermo (e che grazie all’edizione per il decimo anniversario uscita la scorsa estate ha fatto colpo anche sulle nuove leve, ndr). In primis il motore di gioco chiamato comunemente Titan Quest Engine. Le animazioni sono le stesse, ovviamente più fluide e decisamente potenziate; in secondo luogo la gestione del personaggio.
Grim Dawn ha il suo asso nella manica nella creazione e gestione del personaggio che si basa sulla doppia classe. Ad inizio del gioco si sceglie una classe dopo una decina di level up si sceglie la seconda maestria che da vita una classe combinata.
Questo permette un’ampia libertà d’azione nell’assegnazione dei punti abilità. Dinamica mutuata in toto da Titan Quest. A questo sono stati aggiunti alcuni dettagli come ad esempio i rapporti tra le fazioni: andando avanti nelle quest e risolvendole in un modo o nell’altro si raccoglieranno punti fazione che serviranno ad accrescere il grado di popolarità. Questo servirà ad ottenere sconti importanti dai mercanti di quella fazione ma anche di accedere a sub quest dedicate per ulteriori punti esperienza. C’è la bonifica dei santuari che permette di aggiungere abilità, o meglio, di potenziarle. E molto altro.
Ma non finisce qui perché tecnicamente ha il suo perché. La visuale isometrica può essere anche zoomata ed i dettagli grafici sono davvero gradevoli. Ed è interessante anche il commento sonoro. Insomma, se siete fan di Diablo III (e meglio ancora nel nostro caso, Diablo II) non potete mancare Grim Dawn. Come se non bastasse, a breve arriverà anche l’espansione con la settima maestria e nuove missioni che già si aggiungono al ricco piatto offerto che include, tra le altre cose, l’editor per le mod e la possibilità di condividere la propria campagna o modifiche su Steam Workshop.
Insomma, il gioco di Crate Entertainment, nato con un discreto gruzzolo e con tanta voglia di sorprendere a noi ci è piaciuto perché pur non avendo i budget maestosi di molti suoi illustri concorrenti, ha saputo essere (secondo noi) la vera alternativa hack and slash a Diablo III del 2016 anche perché il gioco ha un’atmosfera molto cupa, ancor più di quella offerta dal colosso Blizzard.
1 commento su “I migliori Gdr/hack and slash del 2016”