La cronaca nera italiana in questi giorni vede in primo piano l’assurdo ed efferato omicidio di una coppia (marito e moglie) di Ferrara massacrata nel sonno e che ha visto – purtroppo – due adolescenti complici del delitto. Il tutto lascia ancora più sgomenti se si pensa che uno dei due, il mandante, è il figlio sedicenne delle povere vittime ed il complice un suo amico coetaneo.
Oggetto del contendere di questo articolo, però, è il fatto che molte testate giornalistiche di livello nazionale sottolineino (con ostinata puntualità) che gli autori del sanguinoso atto criminale fossero (anche) videogiocatori. Rimarcando e mettendo in connessione diretta con quanto accaduto additando, dunque, i videogiochi – ed in alcuni casi ancora prima – al pari delle droghe come simbolo di uno stile di vita senza valori o peggio ancora nocivo.
La AESVI, l’Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiana non ci sta e dice la sua in merito tentando anche di sensibilizzare la stampa generalista e magari – aggiungiamo noi – responsabilizzarla al ruolo di informatore imparziale. Purtroppo, e questo è sempre un nostro pensiero, al momento, si continua a demonizzare il mondo dei videogiochi che in più occasioni è stato dimostrato essere anche una nuova forma d’arte che nulla ha da invidiare a cinema ed altre forme di spettacolo per qualità e budget.
La AESVI scrive quindi nella nota diffusa questo pomeriggio:
“Questo tipo di comunicazione, oltre che inaccettabile per l’industria dei videogiochi, è a nostro avviso offensiva nei confronti dei videogiocatori, che oggi in Italia si stimano essere più di 25 milioni di persone. È inoltre scorretta ed ingannevole nei confronti dell’opinione pubblica, in quanto suggerisce una relazione del tutto indimostrata e inesistente fra l’utilizzo di videogiochi in quanto tale e la propensione al crimine. Denota, infine, un ingiustificato accanimento nei confronti del mezzo videoludico.
I videogiochi si sono affermati, soprattutto negli ultimi anni, come uno strumento in grado non solo di intrattenere, ma anche di essere valido supporto nell’ambito dell’educazione e dell’informazione. Troppo spesso non ci si rende conto che queste allusioni rischiano di penalizzare un intero settore che dimostra una sempre maggiore attenzione sia alla qualità dei prodotti sia alla promozione di un utilizzo consapevole degli stessi. Un’industria che proprio nel nostro Paese sta vivendo una fase di fermento creativo che ha portato alla nascita e al consolidamento di numerose realtà di sviluppo indipendenti.
Ci auguriamo quindi che sui videogiochi possa essere fatta una corretta informazione nei confronti dell’opinione pubblica, evitando facili collegamenti non pertinenti, sempre nell’assoluto rispetto del diritto di cronaca”.
Ovviamente non possiamo che essere d’accordo con l’AESVI. E ci rammarica molto che ancora oggi i videogiochi siano demonizzati in modo del tutto ingiustificato.