Croce e delizia di idSoftware, DOOM fu, nel 1993 il primo successo tecnico e commerciale dello studio di sviluppo che era guidato da John Carmack. Ora, idSoftware, realizza giochi per Bethesda Softworks e – a distanza di dodici anni da DOOM 3 – riecco affacciarsi nei negozi fisici e digitali quel nome che, di fatto, sdoganò un genere e portò nelle vite di tanti appassionati tante emozioni, tanta adrenalina e tanto divertimento.
Da quella pietra miliare del 1993 discendono tutti gli sparatutto in prima persona, competitivi oppure no, ed il suo enorme successo ha ispirato molti altri creativi nella realizzazione di vere e proprie opere: alcune fortemente ispirate (vedere Serious Sam), altre diametralmente opposte per stile (come Half-Life) in ogni caso, il capostipite è DOOM.
A mesi di distanza dalla sua originale pubblicazione avvenuta il 13 maggio scorso, abbiamo provato DOOM durante la pausa natalizia e questo è il nostro verdetto ufficiale.
FALLI A PEZZI FINCHE’ NON SARA’ FINITA
DOOM non è solo il sequel di quel DOOM 3 uscito nel lontano 2004 e che aveva strabiliato tutti con il suo avveniristico motore grafico (surclassato solo dall’impressionante Source Engine di Valve per il suo Half-Life 2). DOOM è anche un reboot della serie, concepito sia per essere apprezzato dai vecchi appassionati che dalle nuove leve, i nuovi appassionati. L’effetto di questa volontà di mettere tutti d’accordo (non ultimi gli utenti che giocano su PlayStation 4 e Xbox One, piattaforme per le quali DOOM è disponibile, oltre che per Pc Windows) si traduce in una realizzazione tecnica di prim’ordine ma senza strafare, garantendo i giusti compromessi visivi per garantire ciò che molti concorrenti non riescono: fluidità, massima e altissima, con una risposta ai comandi reattiva e un modo di giocare del tutto diverso dai soliti Battlefield e Call of Duty.
DOOM è ambientato su Marte, come il proprio canone impone, e ci mette nei panni di un marine dello spazio che viene risvegliato per un unico, semplice, sanguinolento, scopo: uccidere, distruggere e fare a pezzi tutti i demoni dell’Inferno, evocati dagli scienziati pazzi che stavano di stanza su Marte. Questo si evince fin dal primo istante di gioco e, ad eccezione di brevi parentesi esplorative, è il leitmotiv fino ai titoli di coda.
IL FLAGELLO DEI DEMONI
Il progatonista di DOOM non ha nome, si risveglia in un sarcofago e non sa molto di quello che gli sia accaduto prima. Passano pochi istanti prima di mettere le mani su una pistola e, soprattutto, un’armatura inconfondibile, quella tipica dei marine su Marte, protagonisti di DOOM. Questo potrebbe suggerire che il protagonista sia sempre quello, almeno lo stesso di DOOM 3. Andando avanti e facendosi strada per i livelli si incontrano mostruosità nuove ma anche vecchie conoscenze degli appassionati, che per l’occasione hanno subito un apprezzabile restyle grafico.
Sebbene giocare a DOOM sia un emozionante salto nel passato per quanto riguarda il tipo di approccio per abbattere i nemici (si carica a testa bassa, schivando, sparando e picchiando o facendo esplodere cose) vi sono alcuni elementi di gameplay del tutto nuovi per la serie, che ricordano da vicino quelli di altri concorrenti. Per esempio armi ed armature possono essere potenziate, previo costo in punti abilità o materiali da assolvere. Così come può essere potenziato il personaggio. Le armi possono ottenere, così, modalità di fuoco alternative, il personaggio più salute o velocità e così via.
Alcune chicche che ci hanno davvero lasciato un sorriso stampato sul volto riguardano alcuni graditi ritorni di “gameplay anni ‘90” fusi insieme ad utilità al servizio del giocatore. Un esempio su tutti è la possibilità di picchiare un nemico indebolito per sancirne la fine tramite un colpo di grazia molto splatter. Questa esecuzione non è fine a se stessa ma garantisce un piccolo gettito di salute da ripristinare (a livelli medio alti non si auto-rigenera). Stesso discorso, ma applicato alle munizioni, può essere fatto riguardo all’uso – sporadico – della leggendaria motosega, per fare a fette i nemici e, conseguentemente, riempire le scorte di proiettili. Torna in auge anche il raro, con poche munizioni, ma sempre infinitamente potente BFG 9000: leggendaria arma tipica di ogni DOOM che si rispetti.
UN’OFFERTA A TUTTO TONDO
DOOM, oltre ad una lunga e mai stancante campagna in giocatore singolo, presenta anche una modalità multigiocatore competitiva che sembra ispirata fortemente da Quake Live (anche questo sviluppato da idSoftware) ma opportunamente adattato al sistema di controllo di DOOM. L’offerta di base comprende nove mappe di partenza e le seguenti modalità di gioco: Deathmatch, Team Deathmatch e Mietitore D’Anime (una variante della prima); Via della Guerra (una specie di “Re della Collina”), Settore, Rugby Infernale, Esodo, Congelamento e Arena Clan. Non mancano nemmeno i mezzi per personalizzare il tutto, sia a livello di alter-ego durante le battaglie sia a livello di creazione livelli e regole per offrire ad appassionati di tutto il mondo o semplici amici le partite più originali e mai concepite.
Insomma, a DOOM non manca proprio nulla ed è proprio questo che lo eleva a gioco più completo mai apparso sugli scaffali nel corso del 2016. Se mettiamo sul fuoco l’altra carne prevista da espansioni, dlc e aggiunzioni postume, parliamo di un’offerta ancora più vasta. DOOM vince su tanti, quando non tutti, i concorrenti per distacco.
COMMENTO FINALE
DOOM è lo sparatutto in soggettiva venuto dal passato, che nessuno si aspettava e che tutti snobbano. Gli appassionati della vecchia guardia, i curiosi e coloro che superano i pregiudizi, magari sacrificando sull’altare una manciata d’ore di gioco ai più blasonati Battlefield e Call of Duty, trovano una piccola grande perla firmata id Software che non ha difetti sostanziali o grosse pecche, né limiti. L’unico limite è auto-imposto ed è quello di aderire ai canoni dello sparatutto anni ‘90. Essendo non solo un sequel ma anche – soprattutto – un reboot dell’intera serie, DOOM prende l’eredità lasciata dai suoi predecessori e ne fa una corazza da utilizzare nella battaglia contro la concorrenza.
Fluido, instancabile, ottimamente disegnato, concepito e ben fatto, tra scorci mozzafiato, musiche degne di un Game Award nel 2016 e tanta, tantissima, azione DOOM si laurea come uno dei migliori giochi d’azione della sua categoria, forse il migliore da tanti anni a questa parte. Single-player, multiplayer, editor di livelli ed anche espansioni al seguito. A DOOM non manca proprio nulla per essere annoverato tra i migliori del suo genere ed il migliore sparatutto in soggettiva del 2016.
Pregi
Graficamente eccellente. Musiche sempre incalzanti ed azzeccate. Effetti sonori convincenti. Gameplay alla vecchia maniera, tutto schivate, spari e cazzotti. Sistema di “fatality” non solo estetico ma anche utile nell’economia di gioco. Mappe disegnate a regola d’arte e che premiano l’esplorazione.
Difetti
Trama debole. Protagonista dal carisma inesistente. Può risultare estremamente frenetico.
Voto
9