Darksiders: Warmastered Edition, Recensione PC
Vi avevamo parlato al tempo di Darksiders II: Deathinitive Edition con toni alquanto lusinghieri e soddisfatti. La stessa cosa, forse, non si poteva dire subito riguardo la riproposizione del primo capitolo della saga. Darksiders: Warmastered Edition, infatti, è stato colpito al lancio da diversi problemi di prestazioni legate ai componenti AMD, nonché ad un memory leak che si mangiava progressivamente le risorse portando qualsiasi configurazione, prima o poi, all’uscita forzata (è successo anche a noi, con un Intel i5 6600 e una Gtx 970 nell’arco di 2 ore e mezza).
A seguito di una patch correttiva, tuttavia, le cose sembrano essersi sistemate, e quindi ora siamo pronti per affrontare questa rivisitazione del predecessore senza doverci dilungare in problemi tecnici la cui validità sarebbe scaduta inevitabilmente. È strano dover esaminare il primo esponente di una saga dopo il secondo, ma, che volete, di questi tempi tutto è possibile. Nel caso siate in possesso già del titolo originale, inoltre, avrete accesso in maniera gratuita a questa rivisitazione tramite Steam.
TEORIA, NOIOSA TEORIA
Leviamoci subito il dente delle migliorie tecniche, vi va? Tra le aggiunte effettuate per opera di Vigil Games e KAIKO per volontà di THQ Nordic, figurano ben più opzioni grafiche rispetto a Darksiders II: Deathinitive Edition (rispetto a quando lo avevamo giocato noi almeno), oltre al raddoppio della risoluzione delle texture, alla riesportazione in alta definizione delle scene non interattive e un rendering migliore.
Come si traduce tutto questo ai nostri occhi? Beh, il risultato finale è piacevole e rimane fedele all’originale in quanto a “fotografia” (mentre si era fatta una variazione in questo senso per Darksiders 2: Deathinitive Edition), rimanendo quindi su toni accesi che, accompagnata sia a luoghi che a nemici accattivanti e decadenti, crea un effetto estetico agrodolce che si ritrova anche nel secondo capitolo.
SEI IN ANTICIPO, SEI LICENZIATO
Guerra, il protagonista di questo primo Darksiders, si è trovato nel mezzo di una congiura. Qualcuno ha fatto in modo che venisse destato e portato sulla terra, facendolo diventare il capro espiatorio di una fine del mondo anticipata la cui distruzione è stata adoperata dal conflitto violentissimo tra angeli e demoni. Il Consiglio quindi decide di spogliare Guerra di tutti i suoi poteri, ma accetta in seguito la sua proposta di tornare sulla terra per fare chiarezza. Il rischio è alto e perire sarà nel caso la sua punizione, in quanto egli è ormai l’ombra di se stesso in quanto a potenza.
Il nostro sventurato avatar, doppiato da Liam O’Brien (per noi legato indissolubilmente a Grimoire Weiss di Nier, con quel suo tono vellutato e un poco ruvido), tornerà su un mondo ormai finito e invaso da creature temibili e letali. Per chiunque non sia armato a puntino e robusto come noi, naturalmente! Il sistema di combattimento del primo Darksiders in principio risulta piuttosto elementare a causa della mancanza di varietà delle mosse da poter effettuare con la nostra spada gigante alta quanto noi. Non solo: a nostro avviso le meccaniche quali la parata e la “parata migliore” con conseguente contrattacco subentrano un po’ troppo a rilento, dando l’illusione al giocatore che Darksiders sia effettivamente privo di un comparto “mazzate” degno di nota.
La stessa impressione potrebbe essere data dalla scarsa varietà di mosse finali da compiere premendo B vicino ai nemici una volta indeboliti (o fin da subito nel caso siano “gracilini”). Solo due nemici annoverano infatti due varianti in questo senso (gli “zombi” e i demoni a quattro zampe), mentre tutti gli altri ne vanteranno solo una per tutto il gioco e, per quanto siano ben realizzate e squisitamente truculente, alla lunga potrebbero risultare deleterie.
Tuttavia, con un poco di pazienza, la parte riguardante il combattimento si arricchirà puntualmente, sia di armi nuove “chiave” che ci permetteranno di accedere a nuove aree della mappa aperta (di ispirazione Metroidvania, se vogliamo) che di mosse e abilità acquistabili e potenziabili presso Vulgrim, il nostro viscido demone di fiducia, in cambio di anime sonanti. La progressione lungo la mappa e i territori è graduale e lineare, dettata da un ritmo che vede l’alternarsi dei fattori “sblocco arma/oggetto e relativa abilità” e il conseguente “sblocco della nuova area”. Darksiders tuttavia lascia spazio anche ai completisti, che potranno accedere alle aree prima inaccessibili nei luoghi visitati in precedenza in tutta libertà. A questo proposito, trovare i punti dove è solito commerciare Vulgrim sarà importante, in quanto a un tratto potremo usarli come veri e propri portali per accorciare di parecchio i nostri viaggi.
Tuttavia in Darksiders non si menano solo fendenti con la spada, ma sono presenti anche degli enigmi ambientali semplici e puntualmente basati sulle abilità giusto acquisite. I cattivissimi boss di fine area, invece, ci hanno sempre obbligato ad adottare approcci precisi e a mettere da parte l’illusione che si sarebbe trattato semplicemente dell’ennesimo scontro a base di colpi e schivate (con alti e bassi per quanto riguarda le dinamiche di questi scontri).
PARAGONE INGIUSTO MA DOVEROSO
Il primo Darksiders è, a nostro avviso, lodevole dal punto di vista estetico e, per essere precisi, per il modo in cui sono state caratterizzati il protagonista, le aree e i nemici. Dal punto di vista strettamente ludico, invece, risulta più acerbo rispetto al successore.
In questo senso, il sistema di combattimento non è assolutamente povero ma per diverse ore non lascia tanto spazio alla creatività, e ci ritroveremo spesso a basarci sulle stesse successioni di colpi sfruttando la nostra spada principale che ci contraddistingue.
Nelle prime battute del gioco, inoltre, gli sviluppatori hanno delegato lo sblocco di due vie principali al completamento di alcune sfide che hanno un sapore che rimanda innegabilmente a contenuti di natura secondaria e che non dovrebbero mai essere annoverate in un titolo come obbligatorie al fine di proseguire (“elimina 30 nemici lanciando loro addosso solo le auto”, ad esempio).
La compagine dei nostri avversari, pur essendo molto curati e ben caratterizzati, talvolta si arricchisce semplicemente di “varianti” più che di nemici nuovi veri e propri, con il riciclo conseguente dell’animazione della mossa finale che Guerra compirà sui poveretti. Alcune di queste, inoltre, sono di durata leggermente eccessiva, quel tanto che basta per renderle tediose con la semplice ripetizione nel tempo.
In tutto ciò, le ambientazioni si rinnovano puntualmente, sia nello stile che nel modo in cui andranno affrontate, riuscendo quindi a controbilanciare in parte il piccolo effetto deleterio dei punti sopracitati. Difficile, infine, curarsi più di tanto dell’intreccio, in quanto ci entreremo in contatto sporadicamente e solo in seguito al perseguimento di un obiettivo principale (che spesso coincide con la vittoria contro un’entità mostruosa “di fama”). In una fase avanzata del gioco, inoltre, è presente una chicca che fa il verso a un titolo estremamente popolare (di più non diciamo).
COMMENTO FINALE
Darksiders: Warmastered Edition, grazie alle sue opzioni grafiche ben più numerose, si è rivelata una rivisitazione tecnica più profonda rispetto a Darksiders II: Deathinitive Edition. Se possedete l’originale, manco a dirlo, non esitate a riscattarla gratuitamente attraverso Steam e a farvi un giro. In caso contrario, il titolo rimane comunque valido e merita di essere provato da tutti coloro che non disdegnano le avventure improntate all’azione, a un poco di sana violenza “fumettosa” e alla cura per il dettaglio. Darksiders, inoltre, ha dalla sua un lavoro di stilizzazione degno di nota che è ben presente anche nel capitolo successivo.
Unica pecca oltre a quelle citate? Per qualche motivo le scene non interattive hanno un volume molto più basso rispetto a quello riscontrato nell’azione di gioco, e talvolta gli effetti sonori risultano un po’ “ingenui” e un attimo fuori tempo.
Insomma, Darksiders: Warmastered Edition è a tutti gli effetti un titolo divertente e valido, ma scalfito da un paio di ingenuità di design che, non a caso, saranno corrette nel suo successore.
Pregi
Le opzioni grafiche multiple e il lavoro svolto creano una riproposizione degna di essere provata. Il titolo, a parte le piccole pecche di design che si trascina, è tuttora divertente e valido. Grande cura estetica per il dettaglio, le ambientazioni e i nemici.
Difetti
Il sistema di combattimento si arricchisce di abilità un poco a rilento. Poca varietà effettiva di nemici. Durata di alcune mosse finali leggermente eccessiva e che, alla lunga, potrebbe stancare.
Voto
7,5