È praticamente impossibile non rimanere colpiti dal trailer e dalle immagini di anteprima del platform Owlboy. Lo stile grafico, che fa della pixel art ad alta definizione il suo pilastro fondamentale, cattura l’attenzione per la grande cura dei dettagli, delle animazioni e per le molte, moltissime sfumature che si stagliano nei paesaggi e negli ambienti che si profilano innanzi a noi, in attesa di essere esplorati.
Ci sono voluti ben 9 anni di lavoro da parte di D-Pad Studio, un gruppo di sviluppo indipendente formato da cinque componenti (distribuiti tra Norvegia, Stati Uniti e Canada), per poter portare a termine i lavori inaugurati nel 2007. Tra i componenti, spicca Simon Stafsnes Andersen come direttore artistico e ideatore di Owlboy stesso. Non sarà una recensione lunga, in quanto la vera complessità di Owlboy a nostro avviso sta, appunto, nel comparto grafico e nella sua ricchezza di attenzione per le piccole cose.
UN GUFO SENZA VOCE
Owlboy ci metterà nei panni di Otus, un giovane ragazzo-gufetto alle prese con l’affermazione di sé e ostacolato dalla severità di Asio (anch’egli un “gufo”), suo maestro, mentore e sindaco del piccolo villaggio di Vellie. Otus, lo scopriremo ben presto, è muto, e questa cosa si ripercuoterà particolarmente in alcuni dialoghi, riuscendo nell’intento di farci avvicinare empaticamente al nostro alter ego. Tuttavia, egli non è solo, e il suo migliore amico Geddy non tarderà a fare la sua apparizione. Presentare i personaggi rimanenti potrebbe essere interessante, ma preferiamo lasciarlo alla vostra sorpresa. Perché, invece, non affrontare la questione del “dove”?
Owlboy si sviluppa in un mondo totalmente di fantasia, in cui grossi frammenti di superficie fluttuano in pieno cielo e su cui sono state costruite case e strutture. Un’ottima “scusa” per poter delineare e dipingere scenari e panorami mozzafiato, che non mancheranno di stupire per la loro qualità e dinamicità. Esatto, perché, a parte un ciclo notte e giorno con misure “di mezzo” annesse, il titolo annovera scenari animati, in grado di risultare non solo quindi vivi ma anche fonte di diletto per gli amanti dei dettagli.
In un mondo apparentemente così pacifico e meraviglioso, tuttavia, c’era bisogno di qualcosa che smuovesse un po’ le acque, forse anche per permetterci di goderne di più e combattere con più decisione per preservarlo. La minaccia dei pirati, infatti, incomberà ben presto su tutto come un’ombra. Non possiamo non citare, prima di proseguire, l’ottima colonna sonora del titolo composta da Jonathan Geer, le cui note sono presenti, per esempio, anche nella serie animata americana Family Guy (“I Griffin” da noi).
POCHI MA BUONI
Le meccaniche di Owbloy sono poche e semplici, e anche gli enigmi ambientali che ogni tanto faranno capolino durante l’esplorazione di alcune zone avranno una soluzione che si paleserà quasi immediatamente nelle menti dei giocatori. La cosa potrebbe sembrare quasi un difetto detta così, ma se consideriamo che non è facile riuscire creare un mondo intuitivo ma che al tempo stesso non faccia sentire i giocatori come degli sciocchi, beh, le cose cambiano.
Quelle che ci sentiamo di definire come principali sono due: la possibilità di volare e di trasportare sia oggetti che personaggi. Per quanto riguarda il primo punto, il protagonista Otus potrà librarsi in volo e quindi percorrere liberamente lo spazio intorno a sé senza limiti semplicemente premendo “su” due volte di fila (premendolo una volta, invece, effettueremo un semplice salto).
Per quanto riguarda il trasporto, invece, in esso si cela una delle meccaniche principali e praticamente simboliche del titolo stesso. Otus infatti, oltre a raccogliere ortaggi o frutti dall’aspetto curioso (e mangiarli in modo da recuperare un po’ di salute) ed oggetti più o meno importanti, ha la possibilità di fare da “jet pack” ai propri alleati, potendo contare quindi su vari tipi di attacchi a distanza a seconda del personaggio che staremo trasportando (e che potremo scambiare molto velocemente una volta sbloccati tutti e tre). Questa meccanica, tuttavia, ha inaugurato un poco di confusione negli scontri più frenetici, in quanto il personaggio vulnerabile agli attacchi sarà esclusivamente Otus, e non il nostro alleato (nulla a cui non ci si possa abituare comunque).
Il viaggio che ci condurrà nelle circa 8 ore di longevità del titolo ci porterà alla scoperta del nostro villaggio Vellie e delle località distribuite intorno ad esso, con la possibilità di poter tornare sui nostri passi in maniera da poter raccogliere le monete di Buccanary tralasciate al primo passaggio.
Esse non sono una vera e propria valuta di scambio, in quanto non verranno mai spese ma semplicemente accumulate man mano. Le troveremo in scrigni o “intrappolate” in successioni di anelli da attraversare in volo distribuiti in tutto il gioco (e vi sono anche delle aree segrete per i più curiosi), e, una volta raggiunto un determinato ammontare, avremo accesso a potenziamenti o… a un copricapo nuovo.
I primi, che ci interessano di più, si alterneranno sempre tra un aumento della salute massima e lo sblocco di una miglioria per un’arma a distanza ben precisa legata a un alleato trasportabile. Vi sono anche tre reliquie a forma di gettoni recanti lo stemma dei “gufi” da trovare in giro, che, una volta scovate, dovremo sistemare in determinati luoghi al fine di… eh, sorpresa!
A proposito di soprese: Owlboy ha un intreccio con qualche svolta gradevole ma che rimane, nel complesso, abbastanza lineare. Durante il nostro peregrinare in compagnia dei nostri alleati affronteremo tipi di nemici diversi (di numero tuttavia limitato sia per numero su schermo che tipologia in generale) e ambientazioni variegate. Puntualmente, dovremo affrontare dei boss in battaglie dalla risoluzione abbastanza semplice e mai davvero impegnativa, ma sempre belle a vedersi e con ottime animazioni.
COMMENTO FINALE:
Owlboy è un titolo che ammalia grazie alla grandissima e mai troppo osannata cura estetica per tutto ciò che riguarda il comparto grafico (e anche musicale!), ma che potrebbe risultare un po’ troppo basilare per alcuni giocatori a livello di meccaniche. Gli scontri con i boss o gli enigmi ambientali, infatti, non costituiranno mai una vera e propria sfida.
Quest’ultimo fattore, tuttavia, è stato probabilmente voluto dai ragazzi di D-Pad Studio, in quanto, forse, era loro intenzione realizzare un gioco che impegnasse più gli occhi che i riflessi. Con questo non vogliamo insinuare che sia tutto uno sbadiglio, ci mancherebbe.
Anzi: gli scontri chiave, per quanto ci siano risultati presto assimilabili al fine di poterli affrontare nel miglior modo possibile, non ci hanno mai permesso di stare davvero tranquilli. In ogni caso, il titolo offre un sistema di salvataggio automatico che scatterà in punti o a intervalli precisi, ottimo nel caso fosse necessario ritentare alcune sessioni.
L’intreccio di Owlboy non brilla particolarmente, ma dobbiamo ammettere che un paio di colpi di scena ci hanno spiazzato abbastanza, e non sono mancati i momenti che ci hanno fatto sghignazzare o (solo un pochino eh) commuovere. La presenza di alcune aree segrete con le preziose monete di Buccanary ad attenderci sproneranno i più curiosi ad esplorare le mappe per bene, ma, al tempo stesso, è doveroso segnalare come sbloccare tutti i potenziamenti (eccezione fatta per l’oggetto legato al ritrovamento di ciascuna di esse) non richiederà chissà quali sforzi.