Beholder, Recensione Pc
Beholder è un titolo ambizioso e dalle premesse promettenti frutto delle fatiche di Warm Lamp Games, un piccolo studio indipendente russo situato in Siberia. Non è un caso, forse, che questo titolo sia pervaso dallo spettro dell’oppressione e della paranoia ricollegabili alla Guerra Fredda.
Beholder ci catapulta infatti in una nazione nelle grinfie di un regime totalitario, in una distopia dalla locazione temporale e geografica non meglio precisata. Il primo fattore si può intuire, forse, grazie ad un pizzico di spirito di osservazione e fantasia.
Il nostro nome è Carl, e siamo appena stati trasferiti in un edificio abitativo in veste di custodi assieme alla nostra famiglia. A quanto pare, il nostro predecessore non è stato all’altezza dei suoi compiti e le conseguenze di questa incompetenza gli sono piombate inevitabilmente addosso. Ma com’è possibile? Si tratta di un compito semplice, no? Sorvegliare, spiare e indagare su ogni inquilino in maniera da poter scovare beni o attività illegali, tutto per il bene e la prosperità del regime. Dovremmo esserne onorati. Cosa potrebbe andare storto?
STRUMENTO O PERSONA?
Non appena si pensa a uno scenario distopico oppressivo e che ci mette “in mezzo”, è inevitabile pensare a Papers, Please. Anche nel titolo di Lucas Pope, infatti, ci si veniva a scontrare con le realtà individuali di chi, per un motivo o per un altro, intendeva varcare la frontiera di Arstotzka.
Rispetto a quest’ultimo, tuttavia, Beholder cambia approccio di interazione, donandoci anche una certa libertà di movimento e di visuale. È infatti possibile sia spostare la telecamera liberamente (nonché regolarne lo zoom) e far muovere Carl lungo l’intero edificio tramite il mouse, riuscendo a coprire, grazie alla corsa, anche le destinazioni più remote in una manciata di secondi.
Stavamo dicendo: cosa potrebbe andare storto? La risposta si paleserà a noi senza farsi attendere troppo. In Beholder, infatti, ciascun inquilino/personaggio con cui entreremo in contatto (a partire dalla nostra stessa famiglia) avrà una storia, dei problemi e dei bisogni. Proprio come noi. Queste dinamiche faranno quindi subito piazza pulita della sicurezza di cui ci eravamo armati all’avvio della prima partita, costringendoci a venire a patti con la realtà. Cosa è giusto fare? Quali scelte siamo disposti a prendere per proteggere la nostra famiglia o per guadagno personale? Quanto ci interessa il destino dei nostri inquilini? E perché? Cosa è giusto? Cosa è sbagliato? Siamo disposti a rischiare la vita venendo meno ai nostri doveri o, addirittura, abbracciando alcuni moti sovversivi?
Beholder, insomma, non scherza, e vi troverete ben presto immischiati (e invischiati) in quella gran matassa che sono le vite e i grattacapi di chi dovremo sorvegliare e… “catalogare”.
È SOLO IL MIO LAVORO
Ma Beholder come sviluppa, a livello ludico e di meccaniche, tutto ciò? È arrivato finalmente il momento di scoprirlo! Cominciamo dalle basi, ovvero le risorse da spendere in gioco. Ve ne sono due, ovvero il denaro ($) e i cosiddetti Punti Autorità. La prima è, come è facilmente intuibile, una risorsa che spenderemo per l’acquisto di materiali, beni e per affrontare le spese di famiglia (nonché accedere nel caso al mercato nero). La seconda, invece, si accumulerà grazie alla gratitudine altrui, e, spendendola, potremo non solo acquistare telecamere di varia efficacia da installare all’interno degli appartamenti, ma anche forzare decisioni nei nostri inquilini mediante precise scelte di dialogo.
Ma facciamo un passo indietro: Carl e la sua famiglia sono stati trasferiti nel seminterrato del complesso, proprio accanto alla cucina in comune. All’interno dell’appartamento è presente una stanza provvista di schermi, un tavolo e un telefono.
Il telefono sarà il nostro punto di contatto con il Ministro (ma non solo), e non rispondere per tempo alle chiamate potrà essere punito con una multa. Il tavolo, invece, ci permetterà di effettuare tre operazioni nei confronti di un inquilino a nostra scelta: denunciare, tracciare un profilo o ricattare. È doveroso segnalare che, in tutti e tre i casi, dovremo compilare una pratica contenente informazioni quali il nome, impiego, stato coniugale e la legge eventualmente non rispettata (il cui numero andrà a crescere con lo scorrere del tempo).
Compiere un errore in quest’operazione, a seconda dell’opzione scelta, potrebbe anche comportare il pagamento di un’ammenda. Per poter effettuare queste operazioni, inoltre, avremo bisogno di elementi o indizi da impiegare nel completamento stesso del modulo necessario. Ma come raccogliere queste informazioni?
LA VITA PRIVATA È SCHIAVITÙ
Abbiamo accennato alle telecamera poco fa, giusto? Bene. Ma a cosa servono in Beholder questi strumenti di sorveglianza? A farci gli affaracci degli altri, naturalmente! Piazzandole all’interno dei sistemi anti incendio, infatti, potremo ottenere un cono di visuale (le cui dimensioni variano dalla qualità della telecamera installata) all’interno di un dato appartamento in maniera permanente. Oltre alle telecamere, potremo inoltre sbirciare fuori dalla porta, creando un altro cono rivelatore che, tuttavia, tralascia le distanze immediatamente prossime a noi. È proprio attraverso questi due modi che potremo identificare le eventuali attività illegali, da poter impiegare come prova schiacciante nel caso volessimo denunciare o ricattare il malcapitato preso in castagna.
Oltre alle azioni, vi è la possibilità che un inquilino possieda un bene il cui possesso è proibito. Per verificare ciò, saremo costretti a intrufolarci grazie al nostro passepartout e interagire con la mobilia in cerca non solo di corpi del reato, ma anche semplicemente di oggetti che ci possano aiutare a delineare la personalità di un dato inquilino. Tramite questi beni potremo infatti creare un profilo di ciascun individuo, ottenendo una ricompensa per ogni elemento degno di nota fatto presente a chi sta sopra di noi. È inoltre possibile rubare e, perché no, infilare volutamente materiale illegale negli appartamenti a nostro vantaggio.
È chiaro, quindi, come il nostro compito in Beholder costringa praticamente tutti i giocatori, anche quelli con le migliori intenzioni, di violare apertamente la privacy dei nostri vicini di casa. Abbiamo scoperto molto presto, infatti, quanto il denaro sia importante e quanto pochi scrupoli ci siamo fatti pur di inviare preziose informazioni in cambio di pecunia. Ma attenzione: essere scoperti in flagrante in un appartamento ci obbligherà ad uscire e a non poter parlare con il diretto interessato per un certo periodo di tempo.
È nostro dovere segnalare come lo scorrere del tempo sia un elemento fondamentale, in quanto le richieste e missioni a cui dovremo far fronte avranno un termine definito in ore. Inoltre, è presente un ciclo giorno/notte costellato dalle abitudini di ciascuno degli occupanti degli appartamenti. Dovremo quindi giostrarci tra gli orari in cui sarà per noi possibile agire indisturbati nelle stanze, e, molto probabilmente, riservare la notte alla compilazione di documenti e segnalazioni nella nostra stanza personale. Questo perché, ebbene sì, Carl non dorme mai: gli è stata iniettata una sostanza particolare che rende il sonno superfluo.
IL FATTORE UMANO
Le meccaniche di Beholder sono tutt’altro che complicate da capire ma, come già illustrato, a mettere in subbuglio questa semplicità sarà appunto il nostro arbitrio, le potenziali reazioni degli altri alle nostre scelte e l’istinto e necessità di far sopravvivere la nostra famiglia. Ogni decisione, proprio come anticipato dagli sviluppatori, ha una conseguenza (a volte fatale). Non potrete quindi, per esempio, ricattare qualcuno in eterno. Anzi, probabilmente, dopo la prima lettera inizieranno i rifiuti e quindi l’abbandono dello stabile (è inoltre possibile indurre al suicidio così facendo). Una volta che un appartamento sarà stato liberato, inoltre, saremo costretti a spendere una certa somma prima di poterlo far riaffittare. Insomma, il tutto sembra ben calibrato in modo da evitare strategie radicali e deleterie e, allo stesso tempo, promuovere quelle più dettate dal raziocinio e mire effettive.
Un elemento fondamentale, e che finora abbiamo taciuto, è dato dal fatto che Beholder ha una linea narrativa principale ben precisa e diversi finali. Questo significa che il titolo si caratterizza inevitabilmente un po’ all’insegna del cosiddetto trial & error, incoraggiato dal fatto che il gioco salverà putualmente una nuova partita al completamento di ciascun compito o missione.
Questo fattore, a nostro avviso, potrebbe non venire ben accolto da tutti, in quanto riteniamo presupponga una certa passione per il “completismo” e la sperimentazione. Avremmo preferito, forse, anche l’inclusione di una modalità che potremmo definire “procedurale” (“casuale” non ci piaceva), ovvero in cui si gioca semplicemente al fine di vedere quanto si riesce ad andare avanti col nostro lavoro di “spioni del governo”.
Entro la prima ora di gioco, inoltre, ci si profilerà davanti un dilemma piuttosto significativo, la cui risoluzione ci ha costretto a imboccare una via di gioco particolarmente impervia. Naturalmente restiamo sul vago in quanto non vogliamo svelare di cosa si tratti di preciso, ma vi basti sapere che non fare l’impossibile pur di evitare un certo evento si è rivelato per noi quasi inaccettabile, tanto da costringerci, forse, a rovinare in parte la nostra esperienza.
Prima di passare alla conclusione, non possiamo non menzionare i dialoghi che avremo con gli inquilini dello stabile, le cui scelte multiple ci porranno molto spesso, se non sempre, di fronte ad un bivio. La dimensione narrativa sopracitata, inoltre, è rafforzata da articoli di giornale che reperiremo nella cassetta della posta. Ciascuno di essi recherà anche l’altra faccia della medaglia, ovvero un manifesto totalmente anti-regime che svelerà la verità dietro (letteralmente) le menzogne.
COMMENTO FINALE
Beholder ci ha colpito non solo per la situazione in cui fa precipitare il giocatore, in un’atmosfera pesante e densa come il regime che, come una cappa plumbea, non lascia mai la volta celeste sopra lo stabile che condivideremo con gli altri inquilini, ma anche per il suo approccio grafico peculiare. A parte qualche piccola confusione iniziale, i giocatori avranno ben presto tutto ciò che serve loro per poter svolgere il loro compito come meglio ritengono. Da non dimenticare, inoltre, gli intrighi familiari e personali di chi condividerà con noi quell’edificio umido e malconcio e che non potremo fare a meno di fare anche un po’ nostri.
L’accompagnamento musicale, efficace nel riproporre le circostanze descritte poco fa, potrebbe alla lunga stancare a causa di una scarsa varietà di tracce. Beholder coinvolge per molte ragioni, ma per altre, purtroppo, potrebbe risultare un poco ostico e quasi “ripetitivo”. La presenza di una linea narrativa principale granitica, infatti, ci costringerà a ripercorrere alcuni dialoghi e interazioni più volte al fine di poter sbloccare i vari finali. Alcuni eventi saranno inoltre del tutto imprevedibili, e si tratta di una variabile senz’altro piacevole dal punto di vista dell’intreccio ma, d’altro canto, potrebbe risultare un poco frustrante in quanto, come già puntualizzato, Beholder configura ben presto un quadro ludico legato al “ritenta, ti andrà meglio”.
Non possiamo che confermare la validità di Beholder, ma possiamo consigliarlo vivamente solo a chi è pronto a tornare sui propri passi e ritentare dove prima aveva fallito a suon di salvataggi (totalmente automatici) frequenti. Dobbiamo inoltre segnalare una nota dolente: le scadenze delle missioni sono a ore, come abbiamo detto. Che cosa succede quindi se dobbiamo interagire con un membro della nostra famiglia mentre dorme la notte in prossimità di una scadenza? Semplicemente non si può, e quindi la missione non potrà che fallire. Stessa cosa quando quando l’ora “zero” sarà prossima e dovremo sperare che qualcuno compia un atto illegale nel proprio appartamento. Potrebbe farlo, oppure no. Nel caso, ESC > Load Game.
Pregi
Atmosfera ben riuscita. Coinvolge e ci mette subito in mezzo alla vicenda, senza troppe cerimonie. Meccaniche semplici concettualmente ma complesse umanamente. I finali multipli e le svolte impreviste, combinate con le scelte, vi sorprenderanno.
Difetti
La presenza di eventi principali granitici e le svolte impreviste (che possono far incappare nel Game Over) rendono Beholder un videogioco adatto agli amanti della sperimentazione e del completismo, ma la cosa non potrebbe piacere a tutti. Il caricamento della partita e il tornare sui propri passi è una variabile frequente.
Voto
7,5