Wheels of Aurelia, Recensione Pc
C’è qualche cosa di nuovo nel mondo dei videogiochi. C’è un genere che riesce a raccontare storie semplicemente giocando. Basta una scelta e questa può modificare il risultato. Basta, in questo caso, imboccare uno svincolo piuttosto che un altro o decidere di parlare di un argomento.
Ed è così che arriva, un po’ a sorpresa, Wheels of Aurelia, un’avventura “guidata” dove il contesto motoristico lega tante storie fittizie all’interno di una realtà, quella degli anni di Piombo di fine anni ‘70, piuttosto drammatica che diversamente sarebbe stata difficile da raccontare all’interno di una produzione videoludica.
Il merito va a Santa Ragione che, in collaborazione con Mixed Bag che si è occupata dell’edizione console, ha realizzato un “gioco di guida narrativo” dove un viaggio delle protagoniste attraverso l’Aurelia – una delle strade consolari costruite all’epoca dell’Impero Romano capace ancora oggi di essere un collegamento importante – si trasforma in un’avventura.
La via Aurelia che collega Roma a Ventimiglia lungo la costa tirrenica ma prosegue anche il confine terminando a Nizza (in Francia), fa da sfondo alle vicende di Lella (Maria Grazia), protagonista di questo particolare gioco e delle sue vicissitudini di cui vi parleremo a breve.
Noi vi parleremo della versione Pc di questo gioco uscito su Steam (dove è disponibile anche per Mac e Linux) quasi un mese fa.
UN VIAGGIO ATTRAVERSO I FATTI DI CRONACA
Wheels of Aurelia inizia con la Lella che di notte, al volante della sua vettura va al Piper, una discoteca dove incontra Olga. L’incontro è fulminante ed il giorno dopo le due ragazze si incontrano per un viaggio lungo l’Aurelia.
Parte così un tragitto fatto di dialoghi che spaziano dai gravi fatti di cronaca del momento a temi molto più leggeri. Siamo negli anni ‘70, anzi, più precisamente nel 1978, in un periodo che va da marzo a maggio: ne siamo sicuri in quanto si parla a più riprese del rapimento di Aldo Moro.
Un contesto, comunque, storico di grandi rivoluzioni e tumulti con fatti di cronaca spesso sanguinosi e tragici.
La grandezza narrativa del gioco (e forse è pure riduttivo chiamarlo semplicemente gioco in certi casi), è proprio quella di riunire tanti contesti reali dai temi forti e coniugarli talvolta con dialoghi frivoli.
La stessa protagonista, Lella, è una ragazza ribelle, figlia di una famiglia facoltosa dei Parioli, uno dei quartieri più ricchi di Roma, fugge dai suoi cari. Il recente passato personale della giovane è stato sconquassato dal suo rapimento e questa “evasione” serve per trovare un po’ di equilibrio e sicuramente per voltare pagina.
Legge Pasolini (ci sono anche alcune citazioni “colte”), è una ribelle di sinistra che apprezza il Sessantotto francese e vuole lottare contro tutto ciò che rappresenta la borghesia. Il sopracitato incontro in discoteca con Olga, una ragazza all’apparenza semplice ma anch’ella con alcuni problemi niente male, è la scintilla che fa partire il suo viaggio, la sua fuga, verso la Francia. Anche Olga vuole oltrepassare il confine per andare a Nizza. I motivi? Beh, giocate a Wheels of Aurelia.
TANTI DIALOGHI, TANTE STORIE PERCHE’ LA GUIDA E’ SOLO UN MEZZO
Inizia così una sorta di avventura alla “Thelma e Louise de noi altri” ma vi assicuriamo altrettanto intrisa momenti profondi alternatati ad alcuni più scanzonati.
Il gioco vero e proprio comincia con Lella ed Olga in auto verso l’uscita di Roma. L’inquadratura è dall’alto (a volo d’uccello) e ci mostra l’auto che controlliamo, i ritratti dei personaggi ai lati ed i vari dialoghi con risposte multiple (raramente più di tre).
In Wheels of Aurelia si guida in modo semplice, elementare e superficiale visto che gli scontri con le altre auto non causano danni, ma il fulcro sono le conversazioni. Le risposte ma anche alcune scelte “su strada” saranno fondamentali per narrare una delle tante sfaccettature della storia. Imboccare questo o quello svincolo fa la differenza.
Il gioco, in se e per se, dura una ventina di minuti (anche meno), ma le situazioni variano e portano a sedici finali diversi. Riuscire a farli tutti ci impegnerà per qualche (piacevole) ora e fa recuperare il titolo in termini di longevità stretta.
Durante la guida troviamo l’incontro con alcuni autostoppisti con varie storie più o meno leggere. Troviamo l’operaio Fiat palermitano che lavora a Torino e tifa Juventus (da sempre Palermo è feudo bianconero…), ma anche un ragazzo dall’aria stralunata che poi si rivelerà un farabutto. Per non parlare di una ragazza figlia dei fiori o un prete e così via. Benché i dialoghi possano sembrare semplici, riescono ad offrire un ventaglio narrativo variegato al quale bisognerà fare attenzione se si vorrà assistere ad ognuno dei finali evitando di ripeterne uno già sbloccato.
Il fulcro è dato dalle risposte a questi dialoghi che apriranno anche attività più o meno ordinarie, più o meno lecite. Potremo anche scorrazzare in corse improvvisate ma potremo anche scappare dalla polizia (già in livrea bianco azzurra che aveva appena sostituito il colore verde delle auto protagoniste dei film cult di metà anni ‘70). Del resto, l’auto è solo un mezzo che, in questo caso, scrive la storia del gioco.
Abbiamo più volte accennato a fatti di cronaca. Si va dal rapimento Moro a citazioni sulla situazione politica di allora, sul tema dell’aborto a quello delle passioni personali di Lella, un personaggio decisamente originale e fuori dal comune. Maria Grazia, femminista convinta, ha scelto questo soprannome in omaggio a Lella Lombardi, una delle prime donne in Formula 1, l’unica – al momento – ad aver conquistato punti in un Mondiale (era il 1975 a bordo della Williams al GP di Spagna), ma ci sono chiari riferimenti anche a temi del terrorismo politico (sia quello delle Brigate Rosse, Moro docet, che quello di matrice fascista), di Andreotti (come potrebbe mancare?) ma anche temi più semplici come San Remo o la Febbre del Sabato Sera.
Alcuni finali vanno ad incrociarsi con fatti realmente accaduti. Vi assicuriamo che alcuni lasciano l’amaro in bocca. L’amaro di un destino a volte decisamente poco fortunato.
In questo sta la grandezza di Wheels of Aurelia. Offrire un gioco dal gameplay elementare (guidare la vettura consiste nel premere la barra spaziatrice per accelerare e le frecce destra e sinistra per sterzare mentre con le frecce alto e basso si scelgono le risposte nei dialoghi) ad un interessante racconto che unisce sapientemente fatti di fantasia ad elementi di cronaca (storia moderna ormai) offrendo 16 storie brevi. C’è, però, un grosso rammarico. E’ vero, infatti, che il titolo sintetizza in modo sintetico ed efficace queste storie miscelando vari eventi e temi interessanti. E’ però pur vero che questi potevano essere ulteriormente approfonditi. E’ tutto troppo breve e le partite alla fine tenderanno a rassomigliarsi. La sua grandezza rischia di trasformarsi in ripetitività.
L’idea di raccontare l’Italia degli anni di piombo in questo modo è superba. La sua realizzazione buona ma se si fosse approfondito ulteriormente (magari con una durata più ampia del viaggio, più cose da fare ed altro) si sarebbe raggiunto un risultato clamoroso. La speranza, però, è che la strada non sia abbandonata ma anzi percorsa nuovamente con approfondimenti: magari nuovi dlc.
UN ASPETTO DAVVERO GRADEVOLE
Dal punto di vista tecnico, Santa Ragione ha svolto un lavoro egregio. Puntando più su un lato artistico diretto e funzionale, la software house indipendente ha offerto un comparto grafico interessante con una visuale a volo d’uccello e dettagli a basso contenuto di poligoni comunque ad effetto. Luoghi come chiese o archi o monumenti nella loro forma poligonale sono graziosi anche se non riprodotti fedelmente.
Tuttavia caratterizzano al meglio alcuni luoghi come Siena (una delle nostre tappe principali), Bracciano, Civitavecchia, Piombino e Viareggio. Peccato, diciamo noi, siano solo queste le ambientazioni: sarebbero potute essere di più e regalare ancora più varietà e profondità al tutto. Belle le illustrazioni con i ritratti dei personaggi e le immagini che ci danno uno spaccato anni ‘70 di sicuro impatto e ben riuscito. Tutto molto funzionale e pratico.
Di grandissimo livello è la musica. I brani proposti riproducono egregiamente le atmosfere dell’epoca. Da ascoltare e riascoltare. Uno dei motivi che vi faranno rigiocare il titolo è anche questo: sentire nuovamente la colonna sonora. Da applausi.
COMMENTO FINALE
Una bella sorpresa. Una chicca dal potenziale molto interessante ma dalla breve durata. Wheels of Aurelia è breve ma intenso e ci permette di fare un bel viaggio a ritroso nel tempo in un periodo storico duro ma al tempo stesso ricco di novità e cambiamenti sociali e culturali ampiamente riportato da numerose opere letterarie e film cult.
L’atmosfera di fine anni ‘70 è resa molto bene con la protagonista, Lella, che fugge dal suo passato, ha tanto da dire. La sua non è una storia facile. Il gioco prende tante vicende e le racconta in modo breve toccando argomenti quasi impossibili da sfiorare in ambito videoludico. Tecnicamente interessante e con una colonna sonora da urlo, artisticamente di altissimo livello, il gioco si perde nella ripetitività dei vari viaggi. Ne dovremo compiere 16 diversi per arrivare ad altrettanti finali differenti. Purtroppo, alcuni passaggi si differenziano per pochi dettagli.
Se da un lato è affascinante il lato narrativo e vengono offerte delle perle (alcuni riferimenti sul mondo dei motori sono eccelsi), dall’altro i dialoghi diventano presto ripetitivi. Le storie sono troppo corte a nostro avviso. Il motivo è probabilmente da ricondurre al gameplay elementare ma Wheels of Aurelia punta a raccontare storie. Sotto questo punto di vista le racconta bene ma noi, assetati di dettagli ed appassionati de quell’epoca (del resto ne siamo figli), avremmo voluto ancora di più. E’ pur sempre vero che un bel gioco dura poco e sicuramente il titolo firmato da Santa Ragione (talentuoso team indie) lo è. Speriamo davvero di vedere ulteriori novità. Chissà, magari potrebbero esserci: le immagini di presentazione che ricordano quelle degli eventi sportivi d’automobilismo d’epoca un po’ ci fanno sperare.
E’ un genere interessante, un filone – quello della storia on the road – che potrebbe essere preso da esempio da altri. Probabilmente, Santa Ragione ha aperto una nuova strada percorrendo la vecchia Aurelia.
Pregi
Periodo storico interessante e ben ricostruito. Citazioni finissime. Graficamente gradevole. Colonna sonora sontuosa. Davvero originale. Può diventare potenzialmente un titolo Cult. Sedici storie brevi che cercano un finale…
Difetti
… sedici storie che però in alcuni casi si somigliano troppo. Le singole storie sono troppo corte e si sarebbero potute approfondire ulteriormente. Le ambientazioni sono carine ma sono poche.
Voto
8-