Presentato due anni fa e pubblicato il mese scorso, ReCore è la primissima produzione ad importare il Play Anywhere, opzione di Microsoft che permette di giocare i suoi giochi esclusivi tanto su Xbox One quanto su Windows 10, senza soluzione di continuità.
Sviluppato in sforzo congiunto da Comcept e Armature Studio (il primo da una costola di Capcom, il secondo da ex sviluppatori in seno a Nintendo), sotto supervisione di Asobo Studio e del produttore che ha fatto puntare i riflettori dei cultori dei videogiochi: Keiji Inafune, anche a lui si deve il successo di Mega Man, Dead Rising e Resident Evil, per citarne solo tre.
POST-APOCALISSE DA CARTOLINA
ReCore si presenta come un gioco d’azione, di avventura e platform in terza persona, ambientato in un pianeta di nome Far Eden, sul quale umanità è approdata nel tentativo di terraformarlo e renderlo abitabile per gli esseri umani sopravvissuti al disastro ed al dissesto della Terra.
Al controllo diretto del giocatore è posta Joule, giovanissima avventuriera che si trova su Far Eden da sola e dispersa, minacciata da nucleobots assassini (dei robots alimentati da nuclei energetici) e difesa da Mac, un nucleobot che ha la personalità di un cane e ne ricorda la forma. A Joule ma, soprattutto, al giocatore è destinato il compito di scoprire cosa è andato storto nel processo di terraformazione e che fine hanno fatto tutti i coloni che, come Joule, sono stati messi in “crio-sonno” nell’attesa che i nucleobots rendessero abitabile e vivibile il mondo di gioco.
Far Eden si presenta come un ammasso desertico e pietre, spazzato da tempeste sabbiose e caratterizzato da canyons, distese di dune, deserti pietrosi e tante rovine architettoniche di robot e umani.
Quel che colpisce subito la vista sono i paesaggi ma ancor più in particolare tutte le ambientazioni che andremo a visitare, che risultano evocativi e rendono la giusta atmosfera. Meno ispirate appaiono le animazioni della protagonista durante il gioco, assolutamente nella media e mai sorprendenti. I nuclebots sono ben resi ma non ci troviamo di fronte a chissà quali evoluzioni. Abbiamo gradito molto gli effetti che riguardano la sabbia o gli effetti atmosferici e di fumo di generale. Buone le musiche, gli effetti sonori e abbastanza convincente il doppiaggio in italiano.
BELLO MA NON BELLISSIMO
ReCore, sul versante meramente giocoso, è un concentrato di luci ed ombre. Da un lato abbiamo un bellissimo molto da esplorare e scoprire, animato a regola d’arte, che offre la giusta sfida al cervello con enigmi da risolvere senza scadere nella frustrazione. Le fasi di esplorazione e platforming sono convincenti, quelle di combattimento un po’ meno, a causa del fatto che alla lunga risultano piatte e banali, colpa soprattutto di una sola arma da poter utilizzare – con due tipologie di fuoco, che ci ricordano tanto Another World – e dove occorre cambiare le munizioni per affrontare il nucleobot corrispondente, oppure per sbloccare la porta chiusa con la serratura di un colore preciso.
Come abbiamo già accennato: le fasi platform sono il vero punto forte – a parer nostro – di ReCore. Mai banali, sempre stimolanti, assolutamente godibili e che lasciano un grande senso di soddisfazione se superate.
Come in un videogioco di ruolo d’azione, le nostre gesta in combattimento frutteranno punti esperienza che innalzano il livello di Joule e di Mac a nuove vette di cose in grado di fare o danni da infliggere ai nucleobots nemici. Il potenziamento dell’arma di Joule avviene automaticamente, mentre per quel che riguarda Mac dobbiamo armarci di pazienza e buona volontà, perché occorre battere a tappeto tutte le zone esplorabili per raccogliere materie prime e nuclei dai robot nemici per potenziare quello nostro. Semplice a dirsi, un po’ meno a farsi, soprattutto perché autentica soddisfazione dallo sbloccare o migliorare qualsiasi cosa riguardi i nucleobot alleati, ce n’è poca.
COMMENTO FINALE
ReCore ha tanti pregi quanti difetti. Non è un gioco perfetto ma quel che propone lo fa con onestà e nessuna pretesa di voler passare alla storia. Risulta più un esperimento, per noi assolutamente riuscito, di conciliare budget di produzione ai limiti dell’industria indipendente per ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo economico possibile pur coinvolgendo tre studi di sviluppo (Comcept, Armature Studio e Asobo Studio come assistenza allo sviluppo fatto da Armature).
Il motore grafico è spettacolare, ma al di là delle bellissime impressioni visive e paesaggi da cartolina, fluidità e prontezza di risposta ai comandi, ReCore – joypad alla mano – lo si ama oppure lo si odia, difficile restare nel mezzo e restare indifferenti.Le fasi di sparatutto sono frenetiche e spingono ad usare più la testa che le pallottole, peccato che la mancanza di munizioni (sono infinite) e varietà di armi (sempre la stessa dall’inizio alla fine, solo più potente) appiattisca il tutto. Le fasi platform le abbiamo trovate eccezionali. Mentre tutt’altro che gradito è l’eccessivo procacciarsi di materie prime, tipico dei giochi di ruolo online, per ottenere sospirati potenziamenti per i nucleobots, magari per renderci in grado, con il loro aiuto, di arrivare ad un’area di inizio gioco che non abbiamo potuto raggiungere per oggettiva impossibilità di mezzi.
Pregi
Ha una bella storia da raccontare. Fasi platform estremamente ben congegnate. Ottima resa della sabbia e degli agenti atmosferici. Gestione dei robot molto buona.
Difetti
Evoluzione ed avanzamento dell’equipaggiamento molto statistico e poco stilistico. Protagonista non propriamente carismatica. Richiede backtracking e farming oltre i livelli di guardia.
Voto
7
1 commento su “ReCore, Recensione Xbox One”