Titolo dal budget faraonico, sulla bocca di tutti, discusso, amato, odiato e rigiocato a più riprese, prometteva cose mai viste prima, è arrivato su vecchia e nuova – ormai corrente – generazione a settembre 2014: Destiny è il primo ed ultimo gioco sviluppato da Bungie per Activision dopo i fasti di Halo e di Halo: Reach.
Nel 2015 è stato impreziosito e pesantemente ammodernato da Il Re dei Corrotti, il 20 settembre scorso è approdata l’ultima, grande, espansione I Signori del Ferro, oggetto di questa recensione, che traghetterà la community fino a Destiny 2 o comunque possa chiamarsi il sequel di questo sparatutto in soggettiva in salsa mmo che ha lasciato un segno nella storia dei videogiochi su PlayStation 3, PlayStation 4, Xbox 360 e Xbox One.
FOSSE SEMPRE STATO COSI’
Mentre giocavamo I Signori del Ferro, più di una volta ci è venuta in mente la frase “se solo Destiny fosse stato sempre così”. Certo: non avrebbe avuto la longevità triennale che ha. Probabilmente se ne sarebbero tutti dimenticati in breve tempo, ma forse (e ribadiamo forse) l’impatto sarebbe stato totalmente diverso. Perché avremmo voluto che Destiny fosse stato sempre così? Perché contrariamente a gioco base e prime espansioni, durante I Signori del Ferro non ci è mai venuto in mente di dover approfondire andando a fare i “topi da biblioteca” nei forum o nelle pagine del grimorio per capirci qualcosa. Tutto è sempre chiaro, narrato magistralmente da scene di intermezzo e dialoghi di prim’ordine. Niente sembra lasciato al caso. I Signori del Ferro è la prova che – quando vogliono – alla Bungie diventano insuperabili nel narrare epopee e grandi gesta. Peccato che lo vogliano meno spesso di quanto lo desideriamo.
I Signori del Ferro portano in dote una serie di novità sia nella modalità PvE, cioè giocatori contro il mondo di gioco difeso dall’intelligenza artificiale, sia in modalità PvP, l’ormai famoso Crogiolo, arena multiplayer in cui i giocatori competono tra di loro in solitaria o a squadre.
Tra le novità più importanti ed evidenti nella modalità PvE troviamo una vasta area inedita: le Terre Infette, difese dagli ultimi Signori del Ferro guidati da Lord Saladin. L’infezione a cui si fa riferimento è quella del SIVA, una tecnologia aliena capace tanto di rendere potenti i Caduti quanto di sopraffare, corrompere ed uccidere tutti gli altri.
Nella modalità competitiva, finalmente, trova spazio la possibilità di creare delle partite personalizzare, ospitate da un Host che ne sceglie le regole: tre anni per poter permettere ai numerosi clan ed agli ancor più numerosi gruppi di amici di godersi un Crogiolo non solo con perfetti sconosciuti, ma anche tra conoscenti, per migliorare il gioco di squadra. In un gioco che risulta essere più divertente e più bilanciato di molti illustri “concorrenti”, ci sembra un’implementazione tanto gradita quanto tardiva.
Oltre alle partite personalizzate salta all’occhio la presenza di una modalità, Supremazia, che sembra ricalcata su Uccisione Confermata di Call of Duty. Sul gioco di Treyarch e Infinity Ward, dopo aver ucciso un avversario occorre raccoglierne la piastrina identificativa, in Destiny bisogna raccoglierne l’engramma, chiamato sigillo, che l’avversario abbattuto lascia cadere alla sua dipartita.
L’ANTICA ARTE DEL RICICLO SENZA VERGOGNA
Ci sono voluti tre anni e svariate espansioni prima di arrivare a giocare l’esperienza definitiva di Destiny: l’Oscurità dal Profondo, il Casato dei Lupi, Il Re dei Corrotti ed infine I Signori del Ferro, dal 9 settembre 2014 ad ora hanno costantemente aggiornato ed impreziosito Destiny che ormai non ha più niente da dire in fatto di novità in arrivo, ma certamente oggi – grazie anche all’astuta mossa di presentarne il pacchetto “La Collezione” – Destiny è da avere e da giocare perché, ci teniamo a ribadirlo, è completo, non manca di nulla ed è il gioco che avrebbe sempre dovuto essere fin dall’inizio.
Incarichi, missioni, assalti (tra cui uno nuovo di pacca, forse il più ispirato di sempre a detta di molti), armi nuove ma – soprattutto – armi vecchie spolverate e lucidate per l’occasione. Come se non bastasse il riesumare le armi ed avere la possibilità di potenziarle sacrificando, nel processo, le nuove trovate ma forse non gradite, riecco all’orizzonte il Cosmodromo, la Luna, Venere, Marte e tutti gli altri posti già noti e arcinoti su cui tornare a fare stragi eterne di nemici altrettanto eterni nella (vana?) speranza di trovare quel sospirato oggetto d’armatura o equipaggiamento che possa far lievitare di mezza tacca la nostra “luce” complessiva.
Perché, lo ricordiamo, il massimo livello raggiungibile da un personaggio è il 40, ma indossando ed utilizzando equipaggiamenti potenti andiamo ad accumulare livelli di luce che indicano quanta potenza stiamo portando con noi.
Dopo averne completato la storia e fatto almeno una volta tutto quello che c’è da fare (e se ne andranno decine, quando non centinaia, di ore in questo processo) Destiny inciampa in quello che – come siamo soliti dire noi – nell’end-game “à la Diablo 3”: cioè nella reiterazione, senza soluzione di continuità, di raid, assalti e missioni nella speranza di trovare sempre qualcosa di migliore rispetto agli armamenti e alle armature che ci portiamo dietro.
Se non bastasse il riciclo dei luoghi da visitare (che non sono pochi ma non ci sentiamo di definirli molti), si riciclano pure armi, armature e nemici. Un costume che Bungie si porta dietro fin dal primissimo Halo, sua prima fatica del lontano 2001 per Xbox. In questo modo si ottengono i massimi risultati con i minimi sforzi e al bando gli sbadigli: il pubblico premia questi sviluppatori per tutto il resto e non sembra lamentare un riciclo che, con I Signori del Ferro, tocca nuove vette ed impone nuovi standard.
COMMENTO FINALE
Destiny: I Signori del Ferro è l’ultima espansione, l’inizio dell’ “Anno Tre” di un progetto, quello di Bungie, volutamente tagliato con l’accetta per aumentarne la longevità e gli introiti rilasciando, a cadenza annuale, espansioni più o meno grandi e contenuti – spesso più riciclati che altro – in grado di solleticare gli interessi della vasta community creata intorno a Destiny. E’ la chiosa finale e rende Destiny (La Collezione, soprattuto) un gioco da avere assolutamente.
Preso singolarmente, I Signori del Ferro, non solo non può essere giocato (occorre, oltre al gioco base, l’acquisto de Il Re dei Corrotti), ma risulta l’espansione più riuscita di tutte, nonostante non abbia un boss finale di alto livello, tutto il resto è fuori scala con quanto giocato in precedenza. Un plauso anche alla narrazione, alla regia delle scene di intermezzo (sia in computer-grafica che con il motore di gioco) e soprattutto per la colonna sonora, che è ormai merce ultra-rara nel mondo dei videogiochi.
Per il resto, come ogni produzione Bungie si distingue, preparatevi a passeggiare ancora una volta, per la ennesima volta, in mappe già viste e conosciute, affrontando nemici già visti e conosciuti. Perché ad eccezione della bella zona inedita Terre Infette, si ritornerà a pattugliare Cosmodromo, Luna e tutti i soliti posti noti “perché si”. Perché molti obbiettivi e molti incarichi prevedono il ritorno a quelle aree già note.
I Signori del Ferro chiude l’offerta di Destiny definitivamente. E’ la classica, buonissima, ciliegina su una torta che conosciamo bene. Fuori da ogni esigenza commerciale che lo ha sfrondato in più parti, facendo finta che Destiny, in realtà, sia un gigantesco gioco avvalorato da tre atti il cui ultimo è I Signori del Ferro ed il secondo è Il Re dei Corrotti, ci troviamo di fronte ad un gioco monumentale e ben realizzato, completo. Chi non lo ha mai giocato prima potrebbe (e dovrebbe) iniziarlo ora che non è viziato da discutibili tagli, interruzioni, incompletezze (Destiny: La Collezione risolve proprio i problemi di chi non ha mai giocato Destiny prima d’ora).
Pregi
Breve ma intensa narrazione, tutto Destiny avrebbe dovuto essere così. Rende Destiny, finalmente, completo e quasi inappuntabile. Colonna sonora di livello superiore.
Difetti
L’apoteosi del riciclo dei contenuti. Se non si possiede l’espansione Il Re dei Corrotti non può essere giocato. Tre anni per implementare la modalità PvP privata sono troppi.
Voto
8,5
1 commento su “Destiny I Signori del Ferro, recensione PlayStation 4”