No Man’s Sky, Recensione PlayStation 4
E’ stato realizzato da una squadra di tredici appassionati che forma uno studio di sviluppo indipendente. E’ un progetto (che definire ambizioso è eufemistico) auto-prodotto da questo pugno di uomini che in precedenza aveva prodotto la serie Joe Danger, formata da giochi action carini e di discreto successo ma nulla a che vedere con questa opera.
Ci sono voluti tre anni di lavoro per portarlo nelle case degli appassionati ed ha avuto il merito di attrarre l’attenzione di un colosso della distribuzione (Sony) che ne ha garantito un’esposizione mediatica enorme.
E’ stato preceduto da grandi promesse in fase di produzione. E’ stato fondato quattro cardini quali esplorazione, combattimento, commercio e sopravvivenza. Stiamo parlando, come è ormai facile intuire per chi legge le nostre pagine, di No Man’s Sky, il monumentale progetto del piccolo studio Hello Games, capitanato dal designer Sean Murray e distribuito su PlayStation 4 e Pc Windows da poco più di due settimane.
18 TRILIONI DI PIANETI
Una delle premesse di partenza che hanno stordito pubblico e critica fin da quando sono stati annunciati alcuni dati sul gioco durante il suo lungo sviluppo, è il numero di pianeti presenti.
Sono esattamente 18.446.744.073.709.551.616 (18 trilioni e spiccioli) i pianeti incastonati nello sterminato universo creato proceduralmente in No Man’s Sky. Non basterebbero centinaia di anni e tutti i giocatori del mondo a scoprirli tutti.
Il gioco di Hello Games ci mette nei panni di un cosmonauta precipitato in uno dei pianeti presenti nell’orlo esterno della galassia. Non si perde tempo a comprendere che la prima cosa da fare, in un ambiente sconosciuto e ostile, sia sopravvivere.
Per farlo occorre da subito discernere quali siano i materiali di base per la sopravvivenza. Questi si dividono in isotopi, ossidi, elementi neutro e silicati. Ogni genere di elemento (preso direttamente dalla tavola periodica) ha una propria, specifica, funzione.
I silicati servono spesso per le componenti elettroniche delle astronavi, gli isotopi sono il combustibile per armi e motori e così via. Il tutorial iniziale sembra quasi impaziente di farci lasciare il primo pianeta snocciolando rapide direttive ma lasciando assoluta libertà di azione. Passerà un po’ di tempo prima di rendersi conto che le prime fasi esplorative vanno a riempire un atlante che, se volessimo, potrebbe essere condiviso con l’intera comunità di giocatori che sta giocando No Man’s Sky e con la quale si può cooperare – pur senza incontrarsi fisicamente – all’esplorazione dell’universo videogiocoso più grande mai realizzato fino ad ora.
UNIVERSO GENERATO PROCEDURALMENTE E CONDIVISO DA PRECISE REGOLE
Sebbene non sia questa la sede per scendere profondamente nel dettaglio, è possibile affermare che l’avere creato una generazione procedurale, degli algoritmi e dei generatori casuali di numeri hanno fatto in modo di rendere l’Universo di No Man’s Sky tanto vasto quanto affascinante e pulsante di vita, azioni e conseguenze.
Le azioni di ciascun giocatore, infatti, possono incidere sulla deriva dell’Universo, purché siano azioni abbastanza eclatanti da creare un impatto molto grande. L’esempio più comune da prendere in considerazione è quello tra le conseguenze provocate da un piccolo cratere fatto sulla superficie di un pianeta e l’annientamento di un’intera stazione spaziale.
Il piccolo cratere non viene salvato nella computazione generale perché ininfluente. L’annientamento di una stazione spaziale, invece, determina la cancellazione dall’Atlante stellare di un preciso punto condiviso da tutti i giocatori. Niente male per un piccolo studio di sviluppo indipendente di quindici persone.
CURVA DELL’ENTUSIAMO RIPIDA
L’Universo di No Man’s Sky è grande, tanto grande, forse troppo. Sebbene tutti i pianeti abbiano in seno flora, fauna e entità aliene ad abitarlo, la sensazione di essere soli e vagabondi non tarda ad arrivare. La reiterazione di azioni quali il procacciarsi materie prime, scoprire luoghi inesplorati, commerciare e occasionalmente – almeno durante le prime dozzine di ore di gioco – combattere diventa in breve abbastanza ripetitivo. La mancanza di missioni ed obbiettivi specifici non aiuta.
La meta del viaggio, si sa, è il centro della galassia ma non c’è nulla che possa rendere entusiasmante il tempo che ci separa dal raggiungimento di questo “traguardo”. Intendiamo dire che al di là di esplorazione, occasionale combattimento, sopravvivenza estremamente semplificata e commercio molto a favore del giocatore, non c’è qualche missione o viaggio “importante” che possa mettere alla prova nervi ed integrità morale.
L’assenza (temporanea?) della possibilità di affiancarsi ad un amico nell’esplorazione di un Universo sconfinato e senza soluzione di continuità non aiuta ed è un vero peccato. Di tutte le caratteristiche di gioco promesse e non mantenute (su Reddit c’è una vasta lista, ne abbiamo parlato qui), quella del viaggio in compagnia di altre persone è forse quella che ci ha deluso di più.
LEGGERO PER L’HARDWARE E GRADEVOLE PER GLI OCCHI E PER LE ORECCHIE
Sotto l’aspetto tecnico No Man’s Sky si presenta come un lavoro tridimensionale estremamente semplice, essenziale e affatto pesante per processori, schede grafiche e console. E questo nonostante le premesse “numeriche”.
Tuttavia, nella sua semplicità, è caratterizzato da tavolozza in cui dominano le tonalità dei colori primari, in particolare del rosso e del blu. Lo stile è inconfondibile, unico e questo lo rende un punto a favore e non permette al gioco di cadere nell’anonimato estetico. Le musiche, firmate dai 65daysofstatic, sono anch’esse generate proceduralmente e concorrono a ricreare un’ambientazione spiccatamente visionaria ed in linea con le produzioni letterarie e cinematografiche anni ’70 e ’80. Rilassanti e mai di disturbo o tediose, accompagnano le peregrinazioni del giocatore infondendo tranquillità e riflessione.
FACILISSIMO DA GIOCARE
Il sistema di controllo di No Man’s Sky è essenziale, semplicissimo, perdona molti errori a chi gioca, ne impedisce lo schianto con la navicella e la fisica essenziale rende pressoché impossibile che il volo sulla navicella spaziale sia frustrante o ostico.
L’inventario, da molti criticato, non ci è sembrato così ostico: secondo noi è da comprendere e da saper gestire. E’ una specie di gioco nel gioco e risulta essere una delle parti più intriganti e stimolanti di tutto No Man’s Sky, perché ci spinge a razionalizzare per bene le nostre esigenze e risorse.
Interessante la possibilità, inoltre, di imparare varie lingue aliene per poter comunicare con razze intelligenti anche se No Man’s Sky lascia assolutamente liberi di impararle o meno in modo tale da ignorare tali razze.
COMMENTO FINALE
La “febbre” creata intorno all’attesa spasmodica per l’ambiziosissimo No Man’s Sky ha generato un carico di delusione, nella community, che ha già fatto la storia. Si può dire che, per quello che offre, No Man’s Sky si ama oppure si odia, senza mezze misure ed in effetti è davvero difficile restare in una posizione intermedia dopo averlo provato.
Alla meraviglia iniziale segue troppo presto, in termini di gioco (ma in realtà passano almeno una dozzina d’ore), la sensazione di essere una minuscola formichina in un universo troppo grande per un giocatore troppo piccolo. Il concetto di condivisione delle scoperte, che la community del gioco condivide per il bene comune dell’esplorazione, unito alla gestione dei “macro-eventi” che decidono la natura dell’universo può piacere oppure no.
Secondo noi sarebbe stato assolutamente fantastico avere la possibilità di darsi appuntamento su un pianeta e condividere il viaggio (un viaggio per antonomasia, verrebbe da dire) insieme ad un amico. Almeno un amico. Oppure, come fece Journey a suo tempo, un altro ignoto viandante, di cui non si conosce l’identità ma si ha la certezza che sia un giocatore in carne ed ossa. Peccato, speriamo che gli aggiornamenti postumi aggiungano qualcosa del genere.
No Man’s Sky è un gioco che provoca due reazioni: una è quella di assoluta meraviglia. Perché un team tanto piccolo è riuscito a realizzare qualcosa a suo modo “originale”, intrigante, di cui si parlerà per anni, le cui basi potrebbero essere usate per la creazione di un sottogenere avventuroso, esplorativo, fantascientifico tutto suo, lontano dai più maturi e rodati Elite Dangerous e Star Citizen (progetto titanico che molto lentamente viaggia verso la pubblicazione ufficiale).
L’altra reazione è quella di delusione, grande e fragorosa, perché in fase di pubblicità e promozione lo si è dipinto – per bocca degli stessi sviluppatori – in un modo che non è corrisposto al risultato finale.
Ribadiamo il concetto per inciso: è un bel gioco, a suo modo originale (con alcuni concetti che se ben sviluppati sarebbero potuti essere perle), ben fatto, sterminato (nelle prime ore di gioco la community ha pure scoperto oltre 10 milioni di specie aliene). Soffre di errori di valutazione, la sua stessa grandezza corrisponde alla delusione di molti, che presto o tardi arrivano alla triste consapevolezza di aver viaggiato in lungo ed in largo per…poco, ben poco oltre al piacere della scoperta.
Piacere che più si va avanti più scema, fino a non sortire più effetti. Il prezzo non incoraggia l’acquisto incondizionato, pertanto lo consigliamo agli appassionati di giochi spaziali e a chi cerca un’esperienza rilassante e virtualmente interminabile. Interminabile nel senso letterale del termine.
Pregi
Ha un suo stile inconfondibile. Musiche azzeccate. Semplice ed intuitivo. Sterminato. Alcuni concetti di gameplay sono interessanti...
Difetti
Difetti: … ma potevano essere approfonditi in modo più esaustivo. Tanto grande quanto desolante. L'assenza del multiplayer, anche solo cooperativo, è fonte di grande delusione. L'estrema semplicità potrebbe scoraggiare chi cerca una sfida più matura.
Voto
7