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ZeniMax torna all’attacco di Oculus Rift e John Carmack: “successo costruito su tecnologia rubata”

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L’accusa da parte di ZeniMax nei confronti di Oculus Rift e John Carmack è pesante ed il caso giudiziario continua con nuovi sviluppi che sembrano non portare nulla di buono. Ne parla VG247 ma anche Gameinformer.

Andiamo per ordine: nel maggio del 2014, ZeniMax depositava denuncia ai danni di Oculus Rift sostenendo che l’azienda, ormai di proprietà Facebook, si era appropriata indebitamente di tecnologia sperimentale che riguardasse la realtà virtuale.

Si tirava in ballo anche John Carmack, ma più per il suo personale interesse e coinvolgimento, ha lasciato id-Software per lavorare direttamente per Oculus come Chief Techology Officier (Cto) dello sviluppatore di visori per Realtà Virtuale anche se era stato accusato di aver “rubato tecnologia”.

La settimana scorsa, il 16 agosto per la precisione, a distanza di due anni, ZeniMax ha depositato una nuova denuncia, proprio contro John Carmack ribadendo sostanzialmente il concetto e portando nuove prove in favore della propria tesi.

Il nuovo procedimento si incentra attorno al ruolo che Carmack avrebbe avuto nella vicenda. Secondo Zenimax, il cofondatore di id Software avrebbe avuto una parte fondamentale in questa che, gli accusatori, hanno definito come una appropriazione indebita di tecnologia sperimentale per la Realtà Virtuale.

Il testo accusa apertamente il cofondatore di id Software, di essersi presentato nella sede ZeniMax e di avere prelevato dai computer della ditta, via supporto USB, delle documentazioni che riguardassero esperimenti e tecnologie. Non solo: Carmack avrebbe (il condizionale da parte nostra è comunque d’obbligo) lavorato per Oculus Rift direttamente dalla sede ZeniMax, utilizzando macchinari, strumentazioni e software della suddetta software house.

Sempre secondo gli accusatori, l’acquisizione di Oculus Rift da parte di Facebook, per due miliardi di dollari, fra contanti e titoli azionari, darebbe forza alla loro denuncia perché le ricerche e le sperimentazioni portate avanti da Carmack grazie a ZeniMax hanno portato alla creazione delle odierne tecnologie Oculus.

John Carmack non ha mai nascosto di avere iniziato l’esplorazione delle tecnologie di realtà virtuale mentre lavorava in ZeniMax e lo si può evincere in sue personali dichiarazioni datate 2012, in occasione del QuakeCon di quell’anno. Ma, per sua stessa ammissione, quegli esperimenti dipendevano molto da una tecnologia di Sony, poi abbandonata per sviluppare altri tipi di tecnologia.

Secondo ZeniMax “Oculus Rift era un prodotto grezzo, poco più di un display, mancava un supporto per la capo, il software specifico per realtà virtuale, i sensori di movimento integrati ed altre caratteristiche importanti. Mancavano le capacità di base necessarie per la creazione di un prodotto valido. Luckey (il “papà” di Oculus Rfit, ndr) non aveva le competenze, né la formazione, né le capacità per sviluppare le caratteristiche per un prodotto valido di realtà virtuale, non sapeva come creare un software per concretizzare la realtà virtuale. A Luckey mancavano la formazione, le competenze, le risorse ed il know-how per creare una tecnologia di realtà virtuale commercialmente valida, le sue capacità di programmazione di computer erano rudimentali e ha basato il successo pubblicitario del suo lavoro su codice, tecnologia e videogiochi di ZeniMax. Dunque è stato il lavoro di ZeniMax ad aver permesso il concretizzarsi di Oculus Rift”.

Dichiarazioni pesanti ed in contrasto con quelle di John Carmack, da sempre piacevolmente impressionato ed affascinato dalle scoperte di Lauckey e soci nel campo delle tecnologie della realtà virtuale. Innovazioni che lo hanno affascinato così tanto da spingerlo ad abbandonare i lidi ZeniMax per dedicarsi a tempo pieno al progetto Oculus Rift.
La corte avrà il suo bel da fare per risolvere questa diatriba sulla paternità di un’opera che vale (minimo) due miliardi di dollari.

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