Dopo una lunga attesa, anche gli utenti di PlayStation 4, PlayStation 3 e PlayStation Vita, possono godere della presenza di Odin Sphere Leifthrasir nelle loro collezione di videogiochi. Un action gdr a scorrimento orizzontale, lo diciamo subito, dai tratti artistici molto spiccati ed incantevoli.
I primi a potersi cimentare in questo titolo furono 9 anni fa gli utenti PlayStation 2. Odin Sphere, uscito nell’ormai lontano 2007, seppe regalare una lunga ed intricata storia ed un gameplay interessante. A distanza di molto tempo, Atlus Usa e Vanillaware (publisher e sviluppatore del gioco) hanno realizzato una nuova versione (intitolata appunto Leifthrasir) per le nuove console di casa Sony.
Questo permette a molti utenti di nuova generazione di poter giocare ad un bel pezzo di memoria videoludica visto che Odin Sphere è da sempre stato considerato uno dei migliori giochi su PS2 benché non godesse di molta considerazione. Odin Sphere, è doveroso fare questo, è il successore spirituale di Princess Crown anch’esso ispirato alla mitologia Norrena.
Vediamo adesso cosa propone la versione PlayStation 3 di Odin Sphere Leifthrasir uscita in Europa, lo ricordiamo, lo scorso 24 giugno, sia in versione fisica che digitale.
TANTI LIBRI, CINQUE PROTAGONISTI ED UNA STORIA LUNGA ED INTRECCIATA
Una delle peculiarità è senza dubbio la suddivisione delle varie parti del gioco in libri letti da una bambina di nome Alice che in una vecchia soffitta, assieme al suo gatto nero Socrate. Odin Sphere: Laifthrasir, di fatti, racconta numerose storie fantastiche che vedono protagoniste le Valchirie ma non mancano – come in ogni fiaba che si rispetti – gli elfi, i nani, i mostri ed i demoni di vario genere. Il tutto inserito in un contesto di mitologia Nordica.
Questo viene riportato in termini videoludici con meccaniche consolidate nel tempo: schema di gioco come un classico picchiaduro a scorrimento ma con la possibilità di fare esperienza e potenziare personaggio ed armi oltre che ad avere la possibilità di raccogliere oggetti utili.
Cinque i protagonisti di questo grande intreccio: Gwendolyn la Valchiria nonché figlia di Odino, il “bestiale” Cornelius principe di Titania, la fatina Mercedes principessa di RIngford, il tenebroso cavaliere maledetto Oswald ed, infine, la principessa Velvet del decaduto regno di Valentine. Cinque storie diverse ma con diversi punti in comune.
Sicuramente un dato positivo per chi ama i titoli longevi e vi assicuriamo che sotto questo aspetto, il titolo in questione, offre tantissimo con almeno 50 ore (se non di più) per completare tutte le storie e che aumentano notevolmente se si vuole completare tutto il gioco raccogliendo tutto quello che c’è e collezionando tutti i Trofei.
Questo va raddoppiato se si giocherà in modalità Plus. In totale si può stare in compagnia di Odin Sphere Leifthrasir per oltre 100 ore. Se non di più… vista la presenza della modalità Classica di cui parleremo successivamente.
E’ altrettanto vero che quando si cambierà personaggio, la sua progressione partirà da zero. Per quanto riguarda il lato narrativo, invece, troveremo diversi punti in comune con una trama ben scritta e strutturata.
La trama principale narra di una pace fragile tra le nazioni di Erion, il continente in cui si svolgono le vicende del gioco. I regnanti dei vari territori sono sospettosi ed aspettano il momento giusto in cui uno di essi dimostri un segno di debolezza.
Il regno di Valentine viene raso al suolo dal potere di un terribile artefatto e si scatena, così, una sanguinosissima guerra tra le fate di Ringford ed i guerrieri di Ragnanival.
Nessuno sembra accorgersi di recitare la propria parte sul palcoscenico di una profezia dimenticata: questa, una volta compiuta, porterà il mondo intero verso la distruzione. Ed il mondo è nel caos con una guerra nata per il possesso di un Calderone magico capace di donare straordinari poteri e chi lo possiede.
E così, i giocatori affronteranno un turbinio di peripezie che si concretizzano in guerre di Stato, amori non corrisposti o la semplice ricerca della propria amata.
Troviamo così cinque intrecci principali (le storie di ognuno dei cinque principi dei territori) più una campagna finale ovviamente in una trama scritta dal maestro giapponese George Kamitani.
GAMEPLAY ASSOLUTAMENTE SOLIDO, IMMEDIATO MA PROFONDO
Come accennato poco prima, il gameplay offre sul piatto un’azione simile a quella che propongono i beat’em up a scorrimento orizzontale con tanto di sistema di combo, raccolta oggetti ma con l’aggiunta dell’accumulo dei punti esperienza indispensabili per far avanzare il proprio personaggio migliorandone così capacità e varietà d’attacco e la difesa.
Gli stage (sono generalmente molto piccoli ma tantissimi), sono collegati tra loro e formano un dedalo ricco di nemici ma anche di tesori da raccogliere e di segreti da scoprire. Ogni novità sul piano del gameplay è accompagnata da un tutorial che spiega i vari elementi da conoscere. Dal sistema di combattimento corpo a corpo, delle combo, all’utilizzo delle magie, delle ricette, dell’inventario e così via.
Ogni volta che si concluderà lo stage il gioco darà una valutazione in base alla velocità con il quale si è concluso, l’efficacia dei colpi andati a segno, dall’utilizzo dei vari colpi e così via. Migliore sarà la valutazione (da S, la migliore, a D, la peggiore) maggiore sarà la ricompensa di fine livello. A tratti sembra di essere un piccole arene soprattutto per la presenza di alcune aree rotonde che includono bivi: i percorsi sono molto intricati e tramite le indicazioni delle mappe si possono conoscere anche il livello di difficoltà dell’area popolata ed il tipo di ricompensa.
I combattimenti sono in tempo reale e molto frenetici soprattutto nelle prime fasi quando tutto sembrerà piuttosto semplice. Sarà un’illusione: andando più avanti le cose si complicano non poco e bisognerà avere un ragionamento favorendo scontri più tattici.
Non ci saranno soltanto attacchi frontali e non serviranno neppure combinazioni dei tasti a casaccio ma vere e proprie strategie mettendo a frutto tutto quello che il gioco ci ha fatto imparare singolarmente nelle fasi iniziali.
Questo dà varietà e profondità al gameplay con l’arrivo di mostroni sempre più grossi (e belli) animati divinamente.
Tra i vari stage ci sono inoltre delle aree dove è possibile raccogliere e piantare semi per far crescere piante in grado di offrire frutti che possono essere sia mangiati sia sfruttati nelle ricette alchemiche e manuali per la realizzazione di pozioni sempre più forti ed efficaci di ogni tipo: difensivo, o per aumentare momentaneamente i poteri di attacco, o ancora di curare immediatamente il personaggio eliminando anche gli effetti negativi degli attacchi subiti come ustione o avvelenamento fino alla possibilità di richiamare seguaci elementali.
Tali ricette alchemiche sono disseminate in diverse aree del regno e danno le istruzioni per combinare i vari ingredienti con sostanze grezze.
Il cibo ha dunque una sua importanza specifica. Non serve soltanto per ricaricare l’ energia vitale ma lo si può utilizzare anche per far aumentare il livello ai personaggi soprattutto se mescolato con altri ingredienti permetterà di far progredire il proprio eroe più velocemente.
Sembra tutto complicato ma i tutorial sono esaustivi e per di più scritti molto bene in italiano.
In tutto questo, bisognerà anche imparare l’utilizzo dei Fozoni (l’energia di luce magica da raccogliere nel corso dei combattimenti rilasciata dai nemici uccisi o dalle farfalle luminose o ancora da determinati cibi). Questi possono essere utilizzati sia per gli attacchi speciali, sia per aumentare i livelli delle tantissime abilità dello skill tree che ogni personaggio ha.
Senza dimenticare, infine, che la raccolta delle monete servirà anche a comprare quello che servirà (equipaggiamento incluso) nei vari mercanti sparsi per il continente di Erion.
C’E ANCHE LA MODALITA’ CLASSICA
Per chi fosse nostalgico o volesse provare il titolo originale, può affrontare la modalità classica che mette nelle mani la versione PS2. Al di la delle differenze visive c’è quella sostanziale nel gameplay visto che tale edizione includeva una barra di energia che quando si esauriva non permetteva di attaccare.
Si doveva, infatti, riposare stando fermi per qualche attimo per ricaricare la barra d’energia e continuare il combattimento. Questo spezzettava un po’ il ritmo ma rendeva il tutto ancora più interessante ed aggiunge ulteriore longevità al titolo aumentando e non di poco, di fatto, la difficoltà intrinseca perché il riposare comportava una certa vulnerabilità.
Un’altra differenza con l’edizione Leifthrasir è se la presenza di animazioni migliorate e di tutorial inediti oltre ad un’interfaccia utente più spartana ma pratica per la versione originale rispetto a quella più sontuosa visibile nella nuova edizione.
GRAFICA DIVINA, SUONO EPICO
Dopo aver parlato, sia pure rapidamente della storia, dei contenuti e del gameplay di Odin Sphere Leifthrasir, parliamo dello splendido comparto tecnico.
La versione originale già brillava di luce propria con una caratterizzazione splendida di personaggi principali, secondari, dei nemici e degli innumerevoli stage (ognuno dotato di vari livelli di parallasse già su PS2).
L’edizione provata (su PS3) offre la riproposizione di questo bellissimo quadro in movimento dai toni forti e raffinati al tempo stesso ma ad una risoluzione migliore (e su PS4 sarà ancora meglio con l’aggiunta dei 60 fotogrammi al secondo, ndr).
Davvero nessuna esitazione a livello visivo con sprite enormi e dettagliati con animazioni fluide e prive di incertezze nella stragrande maggioranza dei casi. Un aspetto divino che offre una vera goduria per gli occhi e rende perfettamente l’atmosfera Nordica da “Cavalcata delle Valchirie di stampo Wagneriano”. Ogni minimo dettaglio e quasi poesia visiva. Una fiaba resa al meglio dai colori sgargianti e dall’atmosfera cupa che quasi si contrappongono in uno stridere che diventa un piacere per gli occhi.
Ogni dettaglio, anche il più semplice, dona quel tocco fiabesco grazie allo stile sapiente uso dei giochi di luce ed ombra. Anche le pagine dei vari appunti che via via si raccolgono durante l’avventura o le ampolle dove si raccolgono le pozioni.
Come detto le animazioni sono piuttosto fluide ed hanno pochissimi tentennamenti.
Bene il comparto sonoro con le musiche del maestro Hitoshi Sakimoto (già autore delle musiche di Final Fantasy XIII solo per dirne una) in grado di accompagnare perfettamente ogni fase di gioco, dai combattimenti ai dialoghi.
Il gioco propone il doppiaggio originale in giapponese affiancato da un buon parlato in lingua inglese. Come detto, il tutto è sottotitolato perfettamente in italiano.
Vanillaware ha dunque fatto ancora una volta un lavoro eccellente.
COMMENTO FINALE
Una gigantesca fiaba in movimento. Odin Sphere Leifthrasir può essere sintetizzato in questo modo. Un action gdr a scorrimento vecchio stile (del resto è il remake del titolo originario del 2007 su PS2), riportato all’attenzione del grande pubblico con una realizzazione tecnica da applausi.
Grafica sublime e deliziosa, animazioni maestose e quasi mai incerte, il tutto in un contesto contenutistico enorme in grado di offrire una sfida sempre crescente e decine di ore assicurate. Senza dimenticare la piccola grande chicca di rigiocare il titolo originale.
Atlus USA ha portato più di un remake con un gameplay rivisto che strizza l’occhio ai neofiti ed ai più giovani che probabilmente poco conoscono questo interessante genere videoludico.
Si tratta comunque di un gioco consigliabile a tutti, in grado di tenere incollati i giocatori per tantissime ore e di proporre un grande capolavoro sotto tutti i punti di vista. I toni fiabeschi dalle sfumature Nordiche stridono quasi col clima torrido estivo di questi giorni ed offrono atmosfere quasi natalizie in alcuni casi.
Le storie dei cinque protagonisti e quella conclusiva sono piuttosto solide e giustificano cotanta beltà grafica. Si tratta, comunque, ed è giusto dirlo, di una bellissima e sontuosa riscoperta. Ci si chiede come mai questo titolo non sia conosciuto come meriterebbe. L’acquisto, quindi, sia su PS3 che su PS4 o su PS Vita (con queste ultime versioni che hanno cross-save). L’unico difetto probabilmente riscontrato è il fatto dell’inevitabile ripetitività.