Pillars of Eternity, Recensione Pc

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Ne è passata di acqua sotto i ponti quando a settembre del 2012, Obsidian Entertainment annunciò Project Eternity, un gdr vecchio stile “alla Baldur’s Gate” o “alla Planescape Torment” su Kickstarter.

In poco tempo, grazie ai tantissimi fan affamati di giochi di ruolo vecchio stile, il progetto assunse proporzioni importanti raggiungendo in una manciata di ore la cifra minima ed arrivando ad essere tra quelli da ricordare sulla piattaforma crowdfunding visto che per parecchio tempo è stato nella top ten assoluta con ben 4.163.208 di dollari raccolti complessivamente grazie all’affetto ed alla generosità di oltre 77.000 fan. Risultato che la software house ha voluto sottolineare fin dalla schermata di caricamento del gioco.

Gli sviluppatori successivamente cambiarono il nome in Pillars of Eternity, titolo che è uscito nella sua forma definitiva a fine marzo scorso per Pc Windows, Mac e Linux ed ha pure ricevuto la prima parte dell’espansione intitolata “The White March” ed è giusto ricordare un paio di cose: la prima è come questo titolo abbia salvato Obsidian dalla banca rotta (notizia venuta fuori ad inizio marzo di quest’anno, poco prima dell’esordio del gioco). Infatti, proprio nel 2012 venne cancellato un grosso progetto. L’idea di Pillars of Eternity si rilevò vincente. Altro dato da sottolineare è come la software house californiana capitanata da Feargus Urquhart (ben conosciuta nel settore con ottimi titoli alle spalle, tra questi ne ricordiamo due: Fallout New Vegas e Neverwinter Nights 2) si sia accordata con Paradox per la distribuzione del titolo.

A fine anno pubblichiamo la nostra recensione su quello che è stato senza dubbio uno dei titoli più attesi di questo 2015 capace, lo diciamo fin da subito, di non tradire le attese e di risultare senza ombra di dubbio uno dei titoli più riusciti di questi ultimi dodici mesi, anzi, degli ultimi tre-quattro anni nonostante in questi 365 giorni abbiamo assistito all’uscita di ottimi gdr (The Witcher 3 in primis, ndr).

PILLARS OF ETERNITY TRASUDA GDR

Inutile girare intorno all’obiettivo: Pillars of Eternity aveva già fatto centro tre anni fa con un progetto ben illustrato e congegnato da Josh Sawyer e Chris Avellone (con quest’ultimo che non a caso ha realizzato titoli come Fallout 2, Planescape Torment, Icewind Dale, Baldur’s Gate e cosi via), capace di attrarre attenzione non solo degli appassionati di ruolo ma più in generale dei videogiocatori.

E così, fin dal primo caricamento e dalle tantissime scelte preliminari sul personaggio, soprattutto sulla storia, classe e razza (non tantissimo sul suo aspetto oggettivamente, pecca di minore importanza anche se ci si sarebbe potuto aspettare di più in questo senso, ndr), di quello che sarà destinato a diventare il nostro Pg, ci si rende conto che il gioco è davvero il Paese dei Balocchi per chi ama il genere ruolistico. L’accuratezza dei testi nonché la fortissima atmosfera Fantasy la fanno subito da padrona e chi ama il genere ne rimane rapito.

RAZZE, CLASSI, ATTACCHI, INCANTESIMI E GESTIONE DEI PERSONAGGI

Giusto ricordare che il gioco offre sei classi. Immancabili gli Umani, poi troviamo Elfi, Nani, Aumana (giganti dalla pelle colorata), gli Orlan che sembrano halfling ed i Deiformi che hanno un aspetto a metà tra tutti quelli finora annoverati con deformità tali che li fanno sembrare figli di divinità o aberrazioni mutanti. Ognuna di queste ha almeno due diversificazioni che si riferiscono alla provenienza indicata nel background ed alle usanze delle rispettive regioni.
La Cultura, inoltre, influisce su uno dei sei parametri fondamentali e su alcuni dei sotto-parametri come Capacità di Sopravvivenza, Atleltismo, Manualità e così via. Undici, invece, le classi disponibili: guerrieri, druidi, monaci, maghi, ladri con bardo (che canta in combattimento potenziando i suoi alleati e lanciando maledizioni contro i nemici) o il chipster che sarebbe una sorta di chierico (forse meglio necromante) capace di interagire con le anime dei nemici per evocare malefici. Le differenze tra le classi stanno soltanto nelle abilità e nei talenti speciali, mentre la competenza su armi, su stili di combattimento e su armature semplicemente non ci sono. In sostanza tutti possono equipaggiare tutto anche se le classi avranno dei bonus che determineranno alcuni tipi di attacco e difesa e che possono essere acquisiti tramite il livellamento.

La gestione del personaggio, inoltre, propone un quello che possiamo chiamare tranquillamente “doppio sistema di caratteristiche”.
Le sei principali riguardano la Forza di Attacco (con un valore unico per i danni da mischia, a distanza e magici), la Probabilità di colpire un bersaglio, la Costituzione e così via ed hanno precise influenze anche su tutti i dialoghi, ma ce ne sono poi altre cinque che invece riguardano la capacità di interagire con l’ambiente e di influenzare la resistenza dei protagonisti durante le sequenze scriptate di cui abbiamo accennato.

Pillars of Eternity implementa un sistema stealth molto snello che permette di aggirare i nemici o di scovare trappole e tesori nascosti con i valori influenzati dalla statistica Furtività con la possibilità di proporre serrature chiuse e forzieri bloccati che potranno essere scassinati in base alla propria competenza in Manualità.

Non dimentichiamo i valori di Atletismo e di Sopravvivenza, in pratica la resistenza alla fatica dei propri eroi ed un maggiore beneficio da pozioni e cibo.

Di doppio troviamo anche il sistema di punti vita del personaggio: Resistenza e Salute, con la prima caratteristica che si consuma più rapidamente durante il combattimento e porta all’incoscienza del personaggio nel momento in cui arriva a zero, ma si recupera in un attimo alla fine del combattimento (a patto che almeno un componente del party sopravviva), e la seconda che invece può essere ripristinata soltanto riposando in una taverna o consumando un fuoco di campo che ovviamente è presente in numero limitato, oppure utilizzando specifici consumabili e determina la morte del personaggio nel momento in cui si esaurisce.

Senza dimenticare il crafting (non sia mai) e gli incantamenti, accessibili in qualsiasi momento del gioco a patto di avere tutti gli ingredienti richiesti dalle ricette, la possibilità di gestire vari tipi di set di armi per ogni personaggio che possono essere cambiati al volo durante il combattimento e anche alcuni oggetti di uso rapido da montare su un numero limitato di slot visto che durante le battaglie non è possibile accedere all’inventario.

Diversa anche la gestione dell’equipaggiamento per ogni personaggio: è presente un particolare inventario non determinato ad un numero massimo di slot oppure al peso degli oggetti ma che consente di saccheggiare virtualmente qualsiasi oggetto trovato in giro per gli scenari depositando quanto raccolto in un forziere oppure tenendolo a portata di mano nella sacca, più piccola e limitata, dei singoli membri del gruppo.

Ovviamente, il party rappresenta un elemento fondamentale dell’intera esperienza di Pillars of Eternity visto che la sua natura di gioco di ruolo classico. Oltre al nostro protagonista potremo portare con noi e gestire completamente un massimo di altri cinque personaggi che potranno essere reclutati nel corso della storia oppure creati a nostra totale discrezione all’interno della taverna previo un simpaticissimo pagamento in monete d’oro.

E l’esperienza? Altra novità si riferisce a come i punti esperienza vengano assegnati. Solitamente i P.E., vengono elargiti per l’uccisione di nemici e boss. Bene, in Pillars of Eternity questi vengono dati solo per l’esplorazione del territorio e la conclusione delle quest rendendo decisamente più lunga la crescita e soprattutto molto ragionata la scelta delle strade da percorrere.

GDR CLASSICO, CHE PIU’ CLASSICO NON SI PUO’ MA SENZA I SOLITI CLICHE’

Ne avevamo già parlato e del resto non potevamo esimerci: Pillars of Eternity del resto si rifà ai classici del passato, quelli con visuale isometrica come Icewind Dale, Baldur’s Gate e così via. Ne risulta un titolo simile nelle fattezze a quelli realizzati con l’Infinity Engine di BioWare ma diverso per fattura visto che la realizzazione è stata fatta con Unity.

Ne nasce un mondo ed un universo inedito benché ricordi molto queste pietre miliari del videogioco di ruolo lontano dagli universi dei Forgotten Realms di D&D ma ugualmente accattivanti come abbiamo già descritto.

Pillars of Eternity offre una storia intrecciatissima ed un’ambientazione di finissimo livello e di primissimo ordine, il tutto incastonato in un mondo suddiviso in numerose mappe di grandezza varia, capace di offrire anche centinaia di ore di gameplay e longevità, di dare una sfida davvero probante agli utenti e di soddisfare molti palati fini con un sistema di combattimento caratterizzato dalla pausa tattica nonostante il gameplay sia in tempo reale.

Vi diciamo fin da subito che abusare della pausa tattica non farà male anche perché impartire gli ordini ai propri prodi sarà come ovvio la chiave per andare avanti.

Importantissimi, lo ribadiamo, i dialoghi da seguire attentamente e ben (nella maggior parte dei casi) tradotta nella nostra lingua. Particolare menzione va ad alcuni tratti sottili di questa trama che riesce a dribblare facili cliché offrendo anche interessanti varianti. Molto interessante la guerra che serpeggia tra scienza e religione che imperversa nella Foresta di Dyr, l’enorme regione dove è ambientato Pillars of Eternity. La trama ci parla di una maledizione che sta rendendo sterile la popolazione e favorisce la nascita di bimbi senza anima.
Il protagonista dopo un incontro ravvicinato e fortuito (diciamo fortuito) con quello che assomiglia ad uno strano rito si rende conto di avere un potere particolare che gli permette di indagare sul passato (sulle vite passate) delle persone che incontrerà lungo il suo cammino nonché su eventi di altre ere.

Questo lo porta, ovviamente, a rischiare la follia. Va da se che la narrativa sia importante e che i dialoghi assumano una particolare importanza, molto simile e paragonabile a quelle dei combattimenti visto che possono offrire soluzioni alternative reali evitando inutili spargimenti di sangue e permettendo di andare in profondità nella trama captando le molteplici sfumature dei tanti personaggi che andremo ad incontrare lungo il nostro cammino. Nondimeno le nostre scelte nei dialoghi permetteranno anche di modificare la nostra biografia personale. Le nostre risposte ed azioni determineranno i rapporti che i PNG avranno con noi. Le peculiarità saranno importanti: una discussione potrebbe essere risolta grazie al proprio Carisma o all’aspetto minaccioso, una risposta può avere più significati e con l’Acume si potrà andare a fondo e così via.

Si sono anche particolari situazioni ambientali descritte in modo simile ad una lettura di un libro dove dovremo scegliere se, ad esempio, abbattere una parete, o lasciarla intatta e scavalcarla e così via.

Anche queste azioni saranno determinate sia dalle statistiche dei nostri personaggi, sia da eventuali oggetti che abbiamo nell’inventario e potranno avere diversi esiti.

LONGEVO, PROFONDO, GRAFICAMENTE DELIZIOSO

Andando ad esaminare un po’ più in profondità il lavoro di Obsidian ci troviamo di fronte ad un capolavoro. Se non altro per quanto riguarda la trama e la longevità che può raggiungere numeri a tre cifre (centinaia di ore) visto e considerato che al minimo, e riducendo il tutto alla mera trama principale, troveremo almeno una cinquantina di ore.

Anche quest’ultimo dato dipende ovviamente dall’approccio. La mappa offre tantissime località grandi e piccole, ognuna con la propria storia, con i propri pericoli e peculiarità, nonché colme di personaggi che saranno o antagonisti o bisognosi di aiuto e così via. Non è un freeroaming, dunque, ma di un titolo suddiviso in zone. Alcune saranno note, molte altre dovranno essere scoperte tramite esplorazione e poi liberamente raggiungibili grazie alla mappa. Troviamo quasi 200 location e questo dato dà la misura della grandezza. Il solo esplorare superficialmente può portare davvero 50 orette. C’è anche una roccaforte personale che dopo essere stata sbloccata potrà essere potenziata, sempre tramite pagamento in monete d’oro (ah, quanto aiuta questo oro).

Graficamente parlando, il titolo offre come già detto una visuale isometrica zoomabile. Tantissimi i dettagli e le finezze sia ambientali che di effetti. Il tutto si muove senza difficoltà né incertezze. Buonissima l’interfaccia che rende semplici molte azioni. Il top, secondo noi, è raggiunto dal livello artistico. I luoghi sono disegnati molto bene e con particolari mirabili, con colori che donano ulteriore profondità, mistero e consistenza alle ambientazioni. Le animazioni sono davvero fluide e gli effetti particellari molto ben realizzati.

Splendido anche il comparto sonoro che propone un buon doppiaggio in inglese e spettacolari brani che si lasciano ben ascoltare accompagnando l’azione e l’avventura in modo superbo.

La sfida offerta da Pillars of Eternity è molto grande e può essere affrontata in quattro livelli di difficoltà con i primi tre che possono essere cambiati durante la partita. Il quarto, il più difficile, (Via dei Dannati) lo si sceglie solo ad inizio partita e si va avanti così. Si possono inoltre eliminare sia gli aiuti e le sovrimpressioni in gioco e una specie di modalità Hardcore dove si utilizzerà soltanto un salvataggio. Ovviamente, se i personaggi del party moriranno, si dovrà ricominciare d’accapo.

MA NON E’ TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA

Ma non è tutto oro ciò che luccica. Peccato che non sia possibile personalizzare il proprio eroe a livello estetico. Si trova davvero un numero limitato di ritratti e va da se che non si può intervenire come se fosse un editor, opzione implementata in diversi titoli del genere.

La scelta si limita a scegliere artwork (molto belli, per carità), ma questi sono davvero pochi. Il combattimento, inoltre, all’atto pratico, potrebbe essere migliore. Purtroppo anche Pillars of Eternity cade in alcuni dettagli di questa fase importante.

L’intelligenza artificiale dei compagni, così interessante durante i dettagli, diventa iniqua nel momento del (vero) bisogno costringendo ad utilizzare la pausa tattica ripetutamente per ordinare a ciascun personaggio di sfruttare una particolare abilità o, semplicemente, di rispondere all’attacco nemico o ancora di posizionarsi nel modo più consono evitando che il mago vada simpaticamente in avanscoperta ed i picchiatori si guardino tutta la scena dalle retrovie…

Ecco perché spesso e volentieri il gameplay è spezzettato da inutili sessioni di combattimento che sarebbero potute essere gestite in modo più snello e fluido. E stesso dicasi per i movimenti dei singoli personaggi. A volte è come se i componenti della squadra si deselezionassero. Misteri della fede.

COMMENTO FINALE

Beh, abbiamo detto molto e se continuassimo rischieremmo di ripeterci oltre misura. Da amanti dei giochi di ruolo non possiamo non apprezzare Pillars of Eternity, titolo che chiaramente attinge a piene mani dal passato, dai grandi classici, per proporre ai giorni nostri un gdr profondo, longevo, per certi versi poetico ed accattivante come una lettera d’amore sa essere per i cuori appassionati di videogiochi e giochi di ruolo con la R maiuscola.

Solo alcuni dettagli separano Pillars of Eternity dalla (umana) perfezione. In quanto a struttura narrativa, a quest e dialoghi è sicuramente una spanna e mezzo sopra quanto proposto da numerosi titoli concorrenti e si rifà ai classici che sono diventati tali anche per questa caratteristica. Molti ricordano la profondità della storia di Torment, altri ricordano la reputazione in Baldur’s Gate e così via.

Dal punto di vista tecnico il gioco offre tanti scorci positivi: dalla bella grafica alla sua fluidità, dalla grandezza e varietà delle location alle numerose cose da fare, senza dimenticare il buon doppiaggio e la musica particolarmente ispirata. Interessante la gestione del personaggio con i punti esperienza donati in base alle aree scoperte ed alle missioni portate a termine piuttosto che alla mera abilità di eliminare nemici in combattimento. Ma è anche interessante proprio come si gestisce il personaggio, i suoi talenti, le sue abilità (attacchi e/o incantesimi e così via) lasciando libertà di vestire ed armare chiunque come si preferisca.

Peccato, appunto, per alcuni dettagli di natura tecnica come una Intelligenza Artificiale dei propri compagni di ventura piuttosto aleatoria e per la necessità di abusare della pausa tattica in quanto i comandi durante i combattimenti a volte non vengono eseguiti come voluto.

Sarebbe stato un 10 diversamente. Ma tolto questo, Pillars of Eternity merita davvero tutto quello che di buono abbiamo scritto anche per l’enormità di cose da fare che donano una longevità fuori dal comune. Senza dimenticare l’espansione “The White March” ampia al punto di essere divisa in due parti.

 

Pregi

Gdr profondissimo, quasi cartaceo. Ambientazione, storia, quest stupende. Dialoghi che spingono ad andare avanti nella storia. Da soddisfazione aumentare di livello. Gestione del personaggio e dell'inventario interessante. Estremamente longevo.

Difetti

Nei combattimenti l'intelligenza artificiale scende incredibilmente. La gestione del party durante la schermaglia non è precisa. Poca personalizzazione visiva del personaggio.

Voto

9,5