Di Edoardo Ullo
The Witcher 3: Wild Hunt è senza dubbio uno dei giochi di questo 2015 che è giunto praticamente a metà del suo cammino.
Lo dico senza mezzi termini, avendolo visto in azione ed avendolo giocato qualche ora. Non mi sento di recensirlo perché non ho potuto approfondire alcuni aspetti sia dal punto di vista della trama che da quelli strettamente tecnici che riguardano, soprattutto, l’edizione Pc del terzo capitolo della serie ruolistica di CD Projekt RED.
Non ho visto troppo, quindi, per potergli dare un voto oggettivo, ma mi sono fatto un’idea precisa che quanto prima vedrò di suffragare con una recensione (e con altre ore di gameplay). Se dovessi dare ora un voto al gioco, questo oscillerebbe tra il 9 ed il 10. Sarebbe il primo 10 nella quasi quinquennale storia de IlVideogioco.com.
Il perché è presto detto: al di la dei difetti tecnici corretti con patch, usanza ormai comune in quasi tutte le produzioni – grandi o piccole – del panorama videoludico moderno, si tratta di un lavoro mastodontico e generalmente condito da un’altissima qualità.
Ai tempi di internet, con strumenti sempre più sofisticati, con mezzi sempre più ampi e performanti a livello tecnico (tool di sviluppo, engine grafici ma anche driver, schede video e compagnia bella che si evolvono ogni giorno), è sostanzialmente impossibile pubblicare un gioco tecnicamente perfetto. Le imprecisioni soprattutto in titoli così vasti, sono sempre dietro l’angolo. In The Witcher 3: Wild Hunt non mancano ma visto l’enorme mole di lavoro ed i vasti contenuti che il gioco offre, si tratta di errori risibili.
Giocando a The Witcher 3: Wild Hunt ho fatto un passo indietro nel tempo a quasi 9 anni fa, quando vidi per la prima volta Oblivion, il quarto capitolo della serie The Elder Scrolls, nel quale la libertà di esplorazione e di azione erano un punto forte del gioco.
Bene, facendo le dovute proporzioni ed altre considerazioni, posso dire che ho ritrovato lo stesso spirito ma decisamente potenziato da una ancora maggiore libertà d’azione, da un comparto tecnico assolutamente superiore e da urlo nel suo complesso e da una vastità ancora maggiore.
Giocare a The Witcher 3 è come fare un bel viaggio in un mondo enorme, ricco di storia, bello (ed estremamente variegato) da vedere e da esplorare, irto di pericoli e non solo con tante storielle da vivere e conoscere e tante cose da fare.
Si, The Witcher 3: Wild Hunt è decisamente il gioco di ruolo che segna il passaggio dalle vecchia generazione (PlayStation 3 ed Xbox 360) a quella nuova (PlayStation 4 ed Xbox One). Un po’ come lo fu Oblivion nove anni fa. All’epoca il passaggio, forse, sembrò più marcato.
Oggi in molti si chiedono se effettivamente The Witcher 3 sarebbe potuto esistere anche sulle console di vecchia generazione. Probabilmente si, ma non nella forma che conosciamo e nemmeno, probabilmente, col dettaglio che abbiamo notato. Esplorare chilometri e chilometri di terre, foreste, villaggi, castelli, fortezze, città, anfratti e molto altro (anche i letti dei fiumi o i fondali dei laghi sono esplorabili, ossigeno permettendo) senza caricamenti e con una vastità (accompagnata da una varietà) a dir poco sorprendente è sicuramente possibile solo su PS4 ed Xbox One, oltre che su Pc mediamente potenti.
La lunga attesa, dunque, ha secondo me dato i suoi frutti e regalato agli appassionati dello Strigo, ma anche ai semplici fan dei giochi di ruolo ad ambientazione Fantasy, un gioco eccellente che non aggiunge tantissime novità in termini assoluti ma che tecnicamente, pur non esente da difetti, fa un gran bel figurone e che getta il la per quello che dovrebbe essere lo standard dei gdr di questa (nuova) generazione.
Il fatto che non offra tantissime novità sul tema è presto detto: ha le meccaniche classiche del gioco di ruolo con qualche piccolissima variante qua e la. La gestione del personaggio, benché diretta non varia molto dai concorrenti.
Ho trovato giusto il sistema di combattimento con scontri difficili fin da subito ma non impossibili che premiano non soltanto il click frenetico ma anche posizione e scelta di tempo con il quale attaccare, e con la possibilità di trovare qua e la durante i nostri lunghi viaggi nemici insormontabili. Nulla che però una onorevole fuga per salvare la pellaccia non possa risolvere. Basterà successivamente transitare da quelle parti con un Geralt più preparato fisicamente, e meglio armato.
Mi è piaciuto moltissimo il livellamento lento che permette di assaporare questo The Witcher 3. Non una corsa sfrenata a concludere il gioco che sinceramente svilisce qualsiasi prodotto (di fatto comprendo lo spirito di sfida ma non approvo le speedrun), ma piuttosto un invito a godersi il “panorama” (ed il titolo ne offre tantissimi, credetemi), la storia ed il personaggio, un Geralt di Rivia che sa il fatto suo ma che avrà le sue belle difficoltà a venire a capo di alcuni scontri o quest impegnative.
Ed a proposito di questo, apprezzo le lunghe camminate o cavalcate lungo il mondo di gioco. Un mondo vivo che fa conoscere tante località e che propone durante il proprio cammino sfide (piccole e grandi) che tengono sempre alta la soglia d’attenzione dando ancora più spessore.
The Witcher 3: Wild Hunt promette di essere pane per i denti dei giocatori di ruolo che amano tante belle sfumature ed una moltitudine di quest secondarie interessanti.
A livello tecnico, invece, posso dire di aver trovato molte finezze. La tanto chiacchierata barba di Geralt che cresce se non ci si rade, ma anche la bellezza di molti personaggi, le ottime animazioni e gli effetti particellari da urlo, senza dimenticare il ciclo giorno-notte che dona parecchia atmosfera in più a quello che noi giochiamo. Non mancheranno piogge improvvise di varia intensità che aggiungono fascino al già splendido mondo.
Qualche appunto sul fatto che sia possibile fare furti indisturbati, a meno che non si venga beccati dalla guardie ed allora le conseguenze sono facili da intuire.
In Gothic 2, e stiamo parlando di un titolo di 13 anni fa, i padroni delle case violate, se si accorgevano del furto, si ribellavano e davano l’allarme. Notiamo, inoltre, la mancanza di una piccola finezza presente nel primo The Witcher che vedeva i personaggi cercare riparo durante la pioggia. Cosa non più riproposta neppure in The Wticher 2.
Di contro oltre ad un enorme mondo di gioco liberamente esplorabile troviamo la possibilità di andare a cavallo, novità per la saga.
Al di la di queste piccolezze, tecnicamente parlando, dunque, sto notando una solidità niente male. Non vedo incertezze e non comprendo le critiche al gioco per il frame-rate visto che non ho notato difetti particolari e tutto si muove senza caricamenti.
La storia dei 60 fps sta diventando stucchevole così come quella dei 1080p per la risoluzione. Sono abituato male, ma ho avuto la possibilità di vivere e di giocare capolavori indiscussi del passato che avevano risoluzioni infinitamente più basse. Per favore, svegliamoci.
L’unico appunto che faccio non al gioco ma ai programmatori, e la cosa mi stupisce perché CD Projekt RED è una software house attenta, è il fatto di aver presentato il famoso trailer con grafica ultra pompata. Una mossa che è stata definita un errore dagli stessi autori polacchi.
Detto questo, ed è inutile che mi ci soffermi perché sono già stati spesi fiumi di parole ed anche qui si è creata una spaccatura immane – almeno per ora ed in attesa di ulteriori ore di gameplay (le mie 8 fanno ridere), mi sentirei di promuovere praticamente a pieni voti The Witcher 3: Wild Hunt candidandolo fin da ora a gioco dell’anno.
Mancano però 6 mesi alla fine dell’anno ed inoltre ho bisogno di altre ore per recensire il gioco che mi ha fatto tornare entusiasmo grazie ad un connubio tecnico e di gameplay molto ma molto interessante ed adatto a tutti. Se amate i gdr, non potete non amare The Witcher 3.