La tecnologia è bella. Mi affascina. Questa aiuta tantissimo il lavoro che scelsi di fare ad inizio 2000 e che continuo a fare, con tantissime difficoltà, oggi.
Le notizie corrono sul web. Vere o false che siano. Sulle bufale (capitolo odioso, non c’è che dire che discredita il nostro lavoro) è un nostro compito da bravi giornalisti investigare evitando, magari, di dare subito la notizia che porta click, per concentrarci su fatti veri e concreti. Così in tutti i campi: che sia lo Sport, Cronaca o Videogiochi poco cambia.
Ma c’è una cosa, oltre al copia-incolla che mi manda in bestia. Ancor più dei nomi dei mesi e dei giorni della settimana in maiuscolo durante la frase (dopo il punto, ovviamente no, c’è sempre la punteggiatura): le parolacce ed i punti esclamativi nei titoli.
La volgarità è una cosa che non sopporto, eppure fa in modo che altri diventino popolare per sparare fesserie. Purtroppo la si confonde con la demenzialità o con l’ironia (che se fatte bene sono splendide e sono arti fini) o peggio ancora con la libertà d’espressione. Beh, non c’entra nulla e per esprimere un concetto semplice o essere incisivi non servono le parolacce. Siamo anche quel che leggiamo e chi scrive e si professa giornalista, o vuole dire qualche cosa al pubblico (al grande pubblico) ha anche l’obbligo di dare il meglio per dare il buon esempio.
Non sopporto le parolacce nei titoli, ma ovviamente anche all’interno degli articoli. Stesso dicasi per i punti esclamativi che in un articolo sono uno schiaffo a chi legge.
Non ci posso fare niente, ed è per questo che in queste pagine de IlVideogioco.com che a settembre compiranno 5 anni, le parolacce ed i punti esclamativi si contano col contagocce. Certo, non sono esente perché nessuno è perfetto. Ma gli unici punti esclamativi presenti nei titoli è perché fanno parte del nome dei giochi.
Lo so: non è una scelta vincente. Almeno a breve termine. Ma quello che si impara per strada, o in redazione, o ad ascoltare chi ne sa centomila volte più di te in ambito professionale (e non solo) per me conta più dei click che solo in linea teorica dovrebbero portare lustro ad un blog, ad un sito, ad una testata giornalistica.
Perbenista? No, neanche lontanamente. Chi mi conosce sa bene che non lo sono. Ed è proprio per questo che scrivo questa nota. Così, a tempo perso. Le parolacce fanno male a chi le scrive ed ancor di più a chi le legge. Non si fa il bene di nessuno ed anzi si discredita anche il nostro mondo, quello dei videogiochi. Leggere è anche imparare, per le parolacce c’è la strada e non solo.
E detto questo, vi auguro sempre una buona lettura ringraziandovi del tempo speso a leggere questo editoriale, una sorta di sfogo (lo ammetto, vedendo certi articoli con parolacce ricevere ventordicimila like e condivisioni, un po’ mi rode perché – sono sincero – dedico tanta dedizione al mio lavoro nel tentativo di farlo al meglio), e le altre notizie, recensioni ed altro del mio umile sito.
Buona giornata, buona lettura e buon gioco a tutti.