Decay: The Mare, Recensione Pc
È diventato quasi impossibile stare al passo coi rilasci indie, ragion per cui sempre più spesso si tendono ad escludere dalla lista delle cose da provare, da comprare, o di cui parlare, produzioni che fin dalla fase di presentazione evidenziano grossi limiti strutturali.
Decay: The Mare rientra pienamente in questa categoria, sebbene ad opera dello sviluppatore Shining Gate Software conosciuto per le collaborazioni con DICE ed Electronic Arts sulla serie Battlefield.
Giunto da qualche settimana sugli scaffali digitali di Steam, e probabilmente alcuni lo ricorderanno anche nella sezione indie games di Xbox 360, abbiamo avuto modo di testarlo. Eccovi quindi il nostro resoconto.
IL MIO NOME È SAM?
Presentata come avventura a tinte horror, Decay: The Mare trae ispirazione dai classici del passato come Silent Hill e Resident Evil, cercando di estrapolarne le atmosfere per presentarsi al pubblico come un’opera diversa dal solito.
Nei panni di Sam, un tossicodipendente dell’istituto di cura speciale che fungerà da unica location, dovremo fare chiarezza sulla nostra identità – o presunta tale – e sulla serie di strane apparizioni ed avvenimenti che interessano quelle tetre e buie stanze. Sfruttando un semplice pretesto, il giocatore si troverà così ad esplorare in lungo e in largo la grande ambientazione, navigabile tramite l’ausilio di frecce direzionali poste ai bordi del monitor, che ci consentiranno di raccogliere, analizzare, perlustrare e risolvere gli enigmi di turno.
L’impostazione è di tipo classico, tramite un normalissimo inventario potremo studiare a fondo oggetti raccolti o combinarli tra di loro, e sebbene le tinte horror facciano ogni tanto capolino, non possiamo di certo dire che con Decay: The Mare questa componente sia stata resa al meglio. Vi troverete tra corridoi, stanze e scalinate, a tornare spesso sui vostri passi, un backtracking stancante e sintomo di un level design poco curato, a maggior ragione se consideriamo che per giungere ai titoli di coda serviranno appena novanta minuti.
Non ci aspettavamo un capolavoro o un titolo originale, ma per molti aspetti Decay: The Mare ci ha deluso. La trama indecifrabile e criptica, che assume una logicità soltanto nel finale; le fasi di gioco a tratti odiose a causa dei numerosi andirivieni tra le stesse location e dei comparti tecnici infimi, non ci hanno aiutato nell’immedesimazione, anzi, hanno finito per farci disinteressare della produzione, benché l’alto numero di achievement, le trading card di Steam e una serie di carte da collezione in-game ci avessero aiutato a superare i primi ostacoli.
Non è proprio quella che potremmo definire un’avventura grafica adatta a tutti, o raccomandabile ad occhi chiusi, questo per la serie di leggerezze sopra esposte, che sono però conseguenza anche di un budget di sviluppo risicato, che probabilmente non ha permesso agli autori di conseguire i risultati sperati, o di introdurre nella versione finale tutte le idee avute in fase di studio.
Con un prezzo ridotto ad appena dieci euro, potrebbe essere un buon motivo farlo proprio grazie ad uno dei soliti sconti del colosso Steam, ciò non ne nasconde i limiti, che ovviamente interessano anche i settori squisitamente tecnici. Dalle grafiche tridimensionali, abbozzate per modelli del personaggi e dei dettagli all’interno delle ambientazioni, alle texture slavate che nemmeno una illuminazione pacata e minimal riescono a nascondere; quindi un comparto audio davvero superficiale, fatto di pochi effetti sonori e di un buon doppiaggio in inglese (sottotitolato in italiano).
Probabilmente, se il design dei puzzle si fosse rivelato alla pari di questi aspetti, la nostra valutazione globale sarebbe scesa ulteriormente, ma va dato atto agli sviluppatori di aver saputo “giocare”, perlomeno in alcune situazioni, coi rompicapo ambientali, che effettivamente a tratti stuzzicano l’interesse di chi si trova dall’altra parte dello schermo.
COMMENTO FINALE
Passi il budget molto basso, ma non che possa bastare così poco per rilasciare un videogioco sul mercato. Decay: The Mare paga dazio per i limiti insiti nel concept di gioco adottato dagli sviluppatori, che hanno deciso di suddividere l’opera in tre capitoli, un’opera che riuscirete a portare a termine in novanta minuti appena…
Troppe le perplessità balenate nella nostra mente, durante le sessioni di gameplay, dal backtracking forzatissimo ad una trama-non-trama che non aggiunge nulla all’avventura, rivelandosi chiara soltanto nelle battute finali quando l’espediente di una scelta induce il giocatore ad assaporare il finale buono piuttosto che quello infelice, peraltro inutile ai fini narrativi, rappresentando in fin dei conti una sorta di escamotage per allungare il brodo di una decina di minuti. Il design degli enigmi è generalmente accettabile, ma ci aspettavamo molto di più da questo titolo, che per qualità infima degli ambienti e tematiche horror nemmeno accennate, così come per l’uso superficiale della componente audio, avrebbe potuto e dovuto fare molto più di così.
PREGI: Prezzo contenuto?
DIFETTI: Durata ridicola. Backtracking troppo marcato. Trama insipida. Qualità tecnica imbarazzante.
VOTO: 5/10