PlayStation 4 e Xbox One vennero annunciate come i mezzi necessari ed indispensabili per il raggiungimento di una nuova frontiera videoludica, fatta di contenuti multimediali più freschi ed originali, più appaganti dal punto di vista della giocabilità, adatti a tutte le età ed adattabili a tutti i gusti.
Dopo circa diciotto mesi dal loro arrivo sul mercato, le allora interessanti premesse si sono infrante in quella che è la realtà dei fatti, ossia in una continua rincorsa all’ottimizzazione spesso carente per titoli esclusivi tutt’altro che imperdibili, eccezion fatta in alcuni casi.
Ecco, ciò ha mostrato gli evidenti limiti delle due console di Sony e Microsoft, al contempo il fatto che forse i tempi non fossero ancora maturi per un cambiamento così drastico, che ha visto emergere collection e remastered su tutto e tutti, scansando un attimo via le tanto attese nuove IP, le tanto attese esperienze di gioco originali, o più fresche, che dir si voglia.
Non è quindi un caso che siano i titoli ancorati al passato, in termini di giocabilità pura, a riuscire nel tentativo di riproporsi aggiornandosi il tanto che basta; non è un caso che sia stato Ori and the Blind Forest il punto più alto del primo trimestre di Xbox One, per questo ne parleremo approfonditamente quest’oggi, dopo aver testato la versione Steam del gioco.
UNA FORESTA INCANTATA E PIENA DI INSIDIE
Fin da principio, Ori and The Blind Forest vuole conquistare il suo pubblico attraverso un’arte visiva priva di eguali, in ambientazioni bidimensionali di rara bellezza, animazioni al top per bontà e un sistema di illuminazione che riesce a rendere incredibilmente allegre, o al contrario molto cupe, le aree di gioco per questo caratterizzate da una palette di colori a volte vivace, altre decisamente meno.
Atmosfera ideale per raccontare una semplice storia, fatta di terribili eventi e minacce che si riversano sulla foresta di Nibel, ora morente. Una missione difficile, quella di farla tornare ai fasti d’un tempo, che avremo modo di affrontare nei panni di un piccolo essere ormai orfano, in quello che è a tutti gli effetti un metroidvania per struttura: un titolo d’azione in due dimensioni posto all’interno di una grossa location piena zeppa di passaggi segreti, zone sbloccabili in base ai progressi raggiunti, abilità e poteri tramite cui abbattere nemici e superare i numerosi ostacoli posti dinnanzi a noi.
Ma Ori and the Blind Forest non rinuncia a dare in questo pacchetto la giusta importanza legata alle fasi tipiche dei platform più impegnativi, dove la precisione nell’esecuzione di alcune azioni si rivela importante nel prosieguo del gioco, rivelando tuttavia le sue prime lacune.
Sì, perché il sistema di salto non è dei più precisi e talvolta, soprattutto in circostanze quali sezioni scriptate, è un grattacapo non da poco, che potrebbe portare ad un po’ di scoramento; ciononostante, l’opera di Moon Studios cresce alla lunga, non grazie ad una trama piuttosto banale e sempliciotta, quanto per un impianto di gioco che globalmente si dimostra ben sviluppato ed ideato, con abilità che differenziano l’approccio al titolo strada facendo e danno una mano a gestire un pelo meglio quella mancanza di precisione di cui sopra.
Presa dimestichezza coi comandi, vi sembrerà d’essere immersi all’interno di un preziosissimo quadro disegnato e dipinto a mano, gioviale ma impegnativo e probabilmente non così adatto ai più piccini, per via di una difficoltà impostata verso l’alto che aiuta ad aumentarne una longevità altrimenti non così esagerata, che va dalle sei alle sette ore o qualcosa in più in base alle vostre abilità e ai collezionabili che deciderete di raccogliere.
Tuttavia, il concetto di rigiocabilità oggigiorno è collegato a quello di achievement, almeno per i completisti amanti degli obiettivi, che ne troveranno diversi di loro gradimento: da quello che ci chiederà di completare il titolo in meno di tre ore ad altri che ci obbligheranno a non usare nessun punto abilità o a non morire mai.
La difficoltà potrebbe però portarvi a qualche minuto di gioco meno apprezzabile di altri, per via della formula del trial and error ricorrente potreste trovarvi ad affrontare decine di volte un passaggio particolarmente tortuoso o complicato (vedi la prima sezione scriptata nell’Albero Ginso e non solo, Ndr) o a causa del respawn piuttosto fastidioso e veloce dei nemici, che talvolta però risulteranno essere indispensabili – coi loro attacchi – per consentirci di superare le impervie piattaforme disegnate dagli sviluppatori sfruttando una speciale abilità.
FAI LA TUA SCELTA
Proprio a riguardo, è apprezzabile la scelta compiuta dagli sviluppatori nel corso del gioco, ossia quella di coniugare a stage di gioco interconnessi tra loro ma non pienamente accessibili fin dai primi istanti lo sblocco progressivo di abilità e poteri che porteranno il piccolo esserino da noi governato a diventare sempre più capace di esplorare e battagliare contro la mole incredibile di avversari, tra ragni, cinghiali poco amichevoli e piante sputa-colpi.
Non solo, perché se è vero che l’avventura potrebbe non durare più di tre ore, va anche detto che completare Ori and the Blind Forest al 100% richiederebbe almeno il triplo, tra cellule energetiche e di abilità disseminate in giro, che fungono da collezionabili ma anche da “aiuto” al difficile compito assegnatoci.
Ci spieghiamo meglio: con le prime potremo decidere di effettuare un salvataggio nella zona che più ci aggrada – a meno che non si tratti di una piattaforma instabile – stando però bene attenti che così facendo il nostro attacco perderà di forza e intensità; tanto basta per stuzzicare, quindi, la voglia di superarsi in alcuni frangenti, anche grazie ai punti abilità di cui sopra, tramite i quali potremo potenziare gli attacchi base imparati e aumentare le nostre chance di sopravvivenza all’interno di un mondo fatato e meschino allo stesso tempo.
La ricerca di queste cellule porta però Ori and the Blind Forest a soffrire di backtracking, assolutamente inesistente qualora si decidesse di seguire il percorso principale tracciato dagli sviluppatori, per giungere tutto d’un fiato ai titoli di coda, ma considerando i venti euro richiesti ci è sembrato opportuno investire in zone segrete e collezionabili che fornissero all’acquirente un motivo in più per tornare in quei luoghi fantastici; peccato che, giunti alla conclusione, non si possano perlustrare di nuovo quelle piattaforme per collezionare gli ultimi extra, quindi se avete intenzione di completare Ori and the Blind Forest al 100% vi consigliamo di farlo prima di portare a termine il finale.
Per giunta, l’esplorazione di ogni meandro è agevolata da una mappa consultabile – suddivisa in zone, sbloccabili dopo aver riattivato una manciata di speciali meccanismi posti nel gioco – che mette in evidenza i percorsi utili alla nostra causa e le cellule sparse nel titolo.
Spesso vi sembreranno apparentemente irraggiungibili, altre vi consentiranno di ammirare paesaggi e vedute mozzafiato a sottolineare, come se ce ne fosse ancor bisogno, l’abilità e la maestria del team di sviluppo nella realizzazione delle tavole 2d, che compongono un’opera artistica di elevata fattura e danno vita ad un titolo ricco di sorprese, forse banale in quanto ad eventi e tipologia di narrazione, ma assolutamente no per gameplay e livello di difficoltà.
Se non vi basta ancora, ad accompagnarvi in questa folle avventura troverete una colonna sonora suggestiva, sempre al suo posto, in grado di trasportarvi nei momenti più concitati così come in quelli più pacati, dove spesso e volentieri saranno gli attacchi delle creature, dei macigni meccanizzati o di altre strane forme di vita a stimolare i vostri sensi, mentre cercate di evitare le loro offensive contrattaccando come dei forsennati.
COMMENTO FINALE
Se si è parlato così tanto di Ori and the Blind Forest è anche un po’ colpa della line-up terribilmente debole – almeno al momento – di Xbox One, ma è apprezzabile la volontà di Microsoft Studios di renderlo disponibile anche su Steam.
Un titolo di questo genere, così bello dal punto di vista grafico e stilistico, così suggestivo ed ammaliante per sonorità e temi musicali, ha bisogno di realizzare quanti più introiti possibili, perché non ci si dimentichi che se il Videogioco è considerato arte è anche, e soprattutto, grazie al lavoro di abili team su cui si chiacchiera forse troppo poco. Certo, quanto svolto non è esente da difetti: comandi non sempre precisi e rallentamenti vari ed imprevedibili affliggono in parte l’intera esperienza, ma se stavate cercando un metroidvania dalla direzione artistica straripante, soddisfacente e longevo nell’interezza di quanto proposto, tra elementi raccoglibili e zone segrete sparse qua e là, Ori and the Blind Forest è la scelta giusta da fare.
PREGI: Grafica esaltante e stile da vendere. Colonna sonora bellissima. Durata niente male, se siete amanti del perfezionismo.
DIFETTI: Comandi non sempre precisi. Sequenze scriptate poco riuscite in generale. Alcuni rallentamenti affliggono anche la versione PC.
VOTO: 8,5/10