Cari amici, cari lettori, rieccomi col mio racconto in prima persona e quindi in rigorosissimo 3d, (sempre contrariamente al bon-ton giornalistico), sull’Olivetti Prodest PC 128.
Se nella prima parte ho parlato delle sensazioni, della storia, dei preamboli, delle speranze e di quello che ha rappresentato questo computer per me, di come abbia aperto la mia “carriera videoludica”, in questo secondo capitolo parlerò dei giochi.
Ovviamente non posso conoscerli tutti (si parla di circa 500 titoli) per cui parlerò di determinati titoli. In primis di quelli che ho conosciuto direttamente, ma non disdegnerò, essendo uno speciale giornalistico, anche di descriverne altri che ho provato grazie all’emulazione perché è giusto essere più completi possibile. Grazie alle nuove tecnologie, ad internet ed alla passione di gente da lodare quotidianamente, è infatti possibile reperire quello che serve e colmare le proprie lacune.
Prima di iniziare, però, una nota sui libretti di istruzione. Erano sintetici e scritti in modo decisamente elementare ma al tempo stesso esaltavano quello che difficilmente avresti potuto esaltare una volta davanti allo schermo col gioco caricato.
QUALCHE (BEL) LAMPO
L’Olivetti Prodest PC 128, seppur poco conosciuto, ha offerto alcuni giochi davvero interessanti. Non solo dal punto di vista tecnico, in alcuni casi c’erano veri e propri miracoli perché già nel 1987 e negli anni successivi, la maggior parte dei giochi sembrava effettivamente più che datata.
Il primo gioco che voglio ricordare, però, in quanto lo ritenga un fiore all’occhiello di questo bistrattato computer è senza dubbio Captain Blood.
Si tratta davvero di un gioco immenso e la sua confezione includeva, a mio avviso, una bellissima storia che spiegava il gioco. Non ve la faccio lunga ma in breve un programmatore di nome Bob Morlock, si trova intrappolato dentro un proprio videogioco dopo aver digitato il “fatidico RUN”. Viene smaterializzato dal mondo reale e trasferito nel suo gioco dove prende il nickname di Captain Blood (tributo all’omonimo romanzo di Rafael Sabatini). Ma i guai non vengono mai per nuocere: in seguito ad un incidente durante l’iperspazio viene clonato 30 volte. Queste repliche gli succhiano linfa vitale e cosa peggiore si perdono nello spazio. Passano 800 anni ed il protagonista rintraccia ed elimina 25 delle sue 30 copie. Il gioco inizia con il compito di recuperare gli ultimi cinque cloni grazie alla sua Arca biologica OORXX. Il giocatore esplorerà la nebulosa dell’Hydra visitando pianeti (oltre 32.000) e cercando con forme di vita parlando con loro attraverso l’interfaccia UPCOM composta da 150 icone.
Un’avventura molto bella dove i dialoghi gestiti da icone sono importantissimi per trovare indizi utili alla ricerca in un viaggio lunghissimo che fa conoscere anche gli usi e costumi di diverse popolazioni aliene, le varie guerre tra di loro ma anche le collaborazioni. La versione per Olivetti Prodest era muta ma questo, vi assicuro, è un vantaggio nonostante non potessi ascoltare il brano firmato da Jean Michel Jarre (su Amiga fantastico, ricordo). Tuttavia aveva un comparto grafico splendido ed il gameplay ottimo. Insomma, un titolo indimenticabile anche perché dava il senso di solitudine del protagonista nella sua ricerca disperata per la sopravvivenza.
Non voglio farla lunga, ma ritengo che questo sia uno dei titoli migliori in assoluto sul Prodest nato dalla fantasia di Didier Bouchon e Phillipe Ulrich e sviluppato da Infogrames che come vedremo firmava moltissimi titoli per il nostro beneamato computer.
Tra i giochi interessanti non posso non citare Las Vegas. Un’avventura grafica piuttosto difficile e per certi versi anche frustrante visto che si moriva per i motivi più disparati. Il gioco si divide in tre parti. Nella prima bisogna raccogliere oggetti, restituirli a persone che incontreremo lungo uno stabile fatiscente nel tentativo di andare all’aeroporto per andare, appunto al casinò di Las Vegas e vincere un milione di dollari.
Saltando di fatto la seconda parte, la terza, ed ultima, è quella ci permetteva di giocare ai dadi, alla roulette (beh, molto ridotta perché i numeri erano da 0 a 9), slot machine ed anche ad una sorta di roulette russa che pagava molto bene ma che per ovvi motivi era piuttosto rischiosa. Una volta ricordo riuscì a caricare la pistola con sei colpi vincendo 180.000 dollari.
Era anche possibile andare alla dogana per parlare col notaio e, quando lui chiudeva gli occhi, rubare le statue del suo ufficio per andarle a rivendere dall’”amico” della roulette russa. Stile grafico alquanto grossolano ma decisamente particolare e, a mio avviso, simpatico.
Sempre Infogrames di mezzo (come per molti giochi) con uno stile grafico inconfondibile. Si tratta di un’avventura claustrofobica dalle ottime atmosfere ma decisamente frustrante. Tradotta in italiano e praticamente come giocare a Las Vegas.
Per scrivere di intrigo a Parigi, assieme agli altri titoli caratteristici del nostro beneamato Pc 128 dovremmo prenderci delle ferie. Stesso stile grafico, stessa difficoltà da scoraggiare chiunque al giorno d’oggi. Mi secca leggere in giro che si tratti di giochi stupidi.
Il difetto, semmai stava nella presentazione dei giochi che, chi ha avuto questo computer noterà, erano semplicistiche al punto da sottovalutare le capacità altrui. E quindi molte cose che in età adulta dai per scontato non potevano esserlo quando avevi 10 anni o giù di li.
Intrigo a Parigi è un’avventura investigativa nella quale si doveva trovare l’assissino di Madame Europe. Memorabile la descrizione che, come la documentazione fotografica è appannaggio del sito DCMoto. Questo per dovere di cronaca.
Il 4 Novembre era un luned. Il cimitero di Parigi era coperto di fiori. Ma la festa dei Morti era passata da due giorni. Il cimitero era deserto e i fiori cominciavano ad appassire. Faceva freddo, Il corteo che accompagnava Madame Europe alla sua ultima dimora arrivo alle dieci. Proprio mentre cominciava a piovere. Tutti I presenti erano turbati dallo sguardo del commissario. Era fra loro l’assassino ? Sei tu il commissario e spetta a te scoprirlo.
- CHAMONIX CHALLENGE QUOTA 2000
Il bello di avere un Olivetti Prodest era anche quello di avere giochi piuttosto strani. Uno di questi era senza dubbio Champonix Challenge Quota 2000. Di cosa parla? Di alpinismo con prefazione di Eric Escoffier, sfortunato alpinista francese scomparso (non è stato più ritrovato) nel 1998 al colle del Broad Peak, montagna alta 8047 metri tra la Cina ed il Pakistan assieme al collega Pascale Bessières.
Tornando al gioco. Si doveva affrontare una scalata scegliendo il percorso (o più percorsi concatenati) desiderato. Sei le vie differenti per difficoltà e lunghezza. Si poteva scegliere di tutto: dalla stagione in cui fare l’escursione, all’ora di partenza. Mi piaceva tanto anche la preparazione dello zaino.
Rampini, chiodi, scarpe chiodate, corda, candele, e tutto l’equipaggiamento che serve per una scalata ma anche per resistere alle intemperie del freddo con coperte, tende, ma anche cose da mangiare (e li mi divertivo) con zaini dal peso improponibile.
Il gioco vero e proprio consisteva nell’andare avanti lungo le varie pareti rocciose, si camminava, si correva, si saltava ma (piccolo tocco di classe) si saggiava anche la stabilità della neve colpendo col piccone il terreno. Evitando rotture e cadute verso il basso si doveva poi raggiungere la vetta attraverso due tipi di scalata, una con piccone e chiodi e l’altra sfruttando gli appigli. Avrò rotto diversi joystick. Divertente. Ne ho parlato anche in una recensione qualche annetto fa.
Se volevi fare bella figura con gli amichetti che avevano il Commodore 64 o altri computer ad 8 bit (non vado oltre perché poi il confronto diventa sempre più impietoso) non potevi non mostrare loro Vampire. Un action ragionato in cui ti trovi disgraziatamente solo a mezzanotte nei pressi di un labirinto popolato da creature mostruose. Interessante la possibilità di trovare oggetti e di utilizzarli non solo per eliminare i mostri ma anche per poter accedere a numerose aree.
Titolo molto simile a Vampire ma ambientato in maniera diversa e con qualche sfumatura diversa. La storia era quella ma migliorata sensibilmente… per quello che il PC 128 poteva offrire ovviamente. Parlano le immagini.
Questo è stato uno dei primi titoli in assoluto che provai. Si tratta di un interessante simulatore di sottomarino. Valida la gestione del sommergibile ed anche dei vari aspetti strategici con la possibilità di svolgere missioni andando alla base per le riparazioni previa comunicazione di codici segreti per il riconoscimento.
Abbattendo varie navi da guerra (corvette, fregate, incrociatori) ma anche sommergibili e petroliere, ricevevi la promozione. Se, putacaso, abbattevi una nave amica venivi retrocesso di due gradi.
Non ho mai capito quando finisse il gioco di cui ricordo il lunghissimo caricamento ed il messaggio di sfottò quando perdevi. Comunque, al di la di qualche cosa, era davvero un buon gioco. Un’alternativa ai ben più famosi Silent Service.
A che c’ero, vale la pena ricordare su Olivetti Prodest Pc 18 proprio la presenza di Silent Service, il re dei simulatori di sommergibili. Devo provarlo a dire il vero e l’emulatore aiuterà, ma impossibile non menzionarlo tra i big.
I CLONI SOTTO MENTITE SPOGLIE
Diversi giochi dell’Olivetti Prodest Pc 128 erano cloni spudorati di giochi più o meno conosciuti. In questi casi molto conosciuti. Il primo che mi viene in mente è La Mine Aux Diamants ovvero la Miniera di Diamanti.
Non era altri che il clone di Boulder Dash. Non conosci questo gioco? Male. Sei un minatore all’interno di una miniera popolata da creature (nella fattispecie erano quadrati che ti inseguivano) e dovevi raccogliere il maggior numero di diamanti per poi passare alle cave successive evitando non solo il contatto con questi inseguitori ma anche di rimanere intrappolato dai massi che possono essere usati per schiacciare i nemici o evitare che questi massi ti cadano in testa. Concetto semplicissimo ma molto bello. La Miniera di Diamanti era un buon clone.
Era contenuto nel Kit Base e quindi fu uno dei miei primissimi titoli. Androides era il clone del famoso Lode Runner che uscì due anni prima (1983) e che conteneva (uno dei primi videogiochi di sempre) ad avere un editor di livelli che era incluso in Androides + che però qui a Palermo era introvabile.
In Androides si guidava un essere umano che doveva raccogliere i colli ed al tempo stesso fuggire dagli androidi (appunto). Si saltava, si scavava, ci si arrampicava su corde e si saliva e scendeva da scale. Piuttosto complesso.
Dieci livelli uno più difficile dell’altro. Il mio miglior risultato, mi pare, fu quello di arrivare al quinto quadro (all’epoca gli stage o livelli li chiamavamo così). Dannatamente difficile. Era un gioco stimolante anche perché piuttosto giocabile.
Titolo a me molto caro era un action adventure in isometrico dai colori vivacissimi. Era molto simile a Chimera, gioco per Atari del 1985 anche se l’ambientazione era diversa. In Sortileges, era orientaleggiante, da mille e una notte, si doveva attraversare un enorme tempio con diverse stanze e recuperare un non meglio identificato talismano.
Chimera aveva un’ambientazione diversa, più futuristica ma il gioco nelle sue meccaniche e nel suo aspetto grafico era molto simile.
La disgrazia di questo gioco, oltre a non sapere cosa si si dovesse effettivamente fare era anche la lentezza nel rispondere ai comandi. In rete quando si parla di Sortileges lo si accosta al ben più famoso Solstice per NES. Ho visto il gioco per l’8 bit di Nintendo, davvero carino e molto interessante ma mi sembra improbabile che Sortileges sia un clone. Semmai, visto le date di uscite, potrebbe essere il contrario con Solstice che fece la sua comparsa a fine anni ’80 inizio anni ’90 ed ovviamente sfruttava un hardware decisamente migliore. Guardate il video.
C’è anche il vecchio Batman per Spectrum praticamente identico (anche per via dei pochi colori su schermo), giudicate voi.
Anch’esso nel kit base era una copia spudorata ma in salsa meteorologica di Space Invaders. Nubi e cirri al posto di alieni. Gioco dignitoso ma il compito degli sviluppatori non è che fosse di quelli impossibili.
VECCHIE GLORIE
Ma c’era spazio anche per alcune vecchie glorie. Che si trattasse di conversioni arcade o di buone conversioni di giochi.
Famosissimo gioco sulle arti marziali fatto piuttosto bene nonostante fosse lento. Un buonissimo beat’em up anche su Olivetti Prodest. Le immagini mostrano anche un confortante (per le capacità tecniche della macchinina da caf… del computer)
Avenger è il seguito di The Way of the Tiger. Ma questa volta non si tratta di un beat’em up bensì di un’action adventure piuttosto vasto. L’ho conosciuto grazie all’emulazione ed i commenti positivi che ho letto nel web sono appropriati. Almeno secondo me, chiaramente.
Firmato da Access Software ed uscito nel 1983, questo gioco venne pubblicato sull’amato Olivetti due anni dopo (evidentemente per il Tomson MO5 poi MO6). Gioco di guerra nel quale si doveva destituire a suon di cannonate navali un dittatore che si era rifugiato nella sua isola tropicale.
C’erano vari elementi strategici ma bisognava anche calcolare l’angolo di tiri ed il tempo giusto per affondare più navi ed aerei possibili superando bacini pieni zeppi di trappole e portando quanti più carri armati difronte alla fortezza per bombardarla. Offriva una certa varietà e la conversione per Olivetti non era niente male.
ARKANOID
Non pensiamo ci sia bisogno di ulteriori commenti. Avevamo Arkanoid ed era una conversione dignitosissima a tratti spectrumniana ma la macchina era quella.
Ne vogliamo parlare? Avevamo pure Green Beret, ovvero Berretti Verdi. Un lusso! Così lussuoso che i colori erano ovviamente un optional. La grafica era uno scheletro quasi monocromatico ben diverso dall’immagine riportata nel retro della copertina.
Runway I & II sono giochi di corse automobilistiche. Il loro aspetto ricorda (alla lontana) quello di Pole Position. Solo che i due titoli erano molto più grezzi (se possibile) dell’arcade.
In Runway II c’era anche una sorta di editor sui tracciati. Semplice ma al tempo stesso ingegnoso e si poteva contare su ben 4 ambientazioni. Notevoli le animazioni che formavano le lettere del titolo.
E chiudo qui questa seconda parte. Ma non temete (o si?), tornerò presto con nuovi ricordi per il nostro beneamato Olivetti Prodest Pc 128. E quindi… quindi… to be continued..
QUALCHE ALTRA COPERTINA
Ah, prima di chiudere, una piccola slide sulle copertine. Mi piace sempre fare una panoramica ed anche in questa seconda parte non mi esimo. Ora si… to be continued.