Akiba’s Trip: Undead & Undressed, Recensione Multi
Secondo capitolo della serie apparsa per la prima volta su PlayStationPortable, Akiba’s Trip: Undead & Undressed tenta di catturare l’attenzione degli amanti di videogiochi nipponici sparsi in America ed Europa, prima giungendo su PS Vita e PlayStation 3, successivamente e da qualche settimana anche su PlayStation 4.
Parlarne non è semplice, come del resto avviene per molti dei titoli giapponesi che toccano argomenti e tematiche considerate fin troppo esplicite nei nostri mercati di riferimento; tuttavia, il risultato non è dei migliori, perché ad una idea molto fantasiosa e per certi versi intrigante non si affianca un gameplay di qualità, che mette così in mostra gli evidenti limiti di un videogame low budget, anche per quel che concerne gli aspetti puramente tecnici.
AKIHABARA
Ambientato in uno dei quartieri più famosi di Tokyo, Akiba’s Trip: Undead & Undressed tenta di sorprendere fin dai primi istanti il videogiocatore. Fuggiti da una prigione, ci troveremo catapultati in Akihabara – il famoso quartiere di cui sopra – grazie a Shizuku, una ragazza molto particolare, la nostra salvatrice e presto nostra spalla.
La situazione è particolarmente grave: i Synthister, strane creature, rapiscono gente comune nel distretto, nutrendosi della loro vitalità. Riunendoci in un gruppo di più persone, il nostro compito sarà quello di provare a controbbattere all’avanzare di questi misteriosi esseri, trovando le giuste contromisure ai loro attacchi che stanno causando non pochi problemi in quel di Tokyo.
Niente di così originale o irresistibile, la trama rappresenta il classico pretesto atto a giustificare le fasi gameplay, intervallate da cutscene, dialoghi e fanservice di cui gli appassionati andranno pazzi; per giunta, lo sviluppo narrativo è a dir poco modesto, fatto perlopiù di lunghissimi testi da leggere – quasi se si trattasse di una visual novel – che potrebbero perfino annoiarvi in molti frangenti, mentre consideriamo più apprezzabili alcune feature aggiuntive utili a spezzare la monotonia di alcune circostanze. In particolare ci riferiamo alla possibilità di utilizzare lo smartphone per rimanere in contatto con gli amici, consultare dei social network fittizi e leggere email; particolarità che per molti potrebbero rivelarsi vane, ma considerando il contesto in cui saremo immersi non è affatto una cattiva idea sapere cosa succede, o non succede, al nostro gruppo, che aumenterà man mano.
Se pensate di aver chiara la situazione eccovi la perla che abbiamo tenuta nascosta fino ad ora, di cui verrete a conoscenza fin da principio nel gioco: per sconfiggere gli strani esseri di cui sopra, a tutti gli effetti considerabili come dei vampiri, bisognerà ricorrere ad un trucchetto molto particolare, o meglio, bisognerà spogliarli completamente! Così, tra una fase esplorativa e l’altra, daremo vita a scontri all’ultimo sangue, anzi, all’ultimo capo d’abbigliamento strappato via… Non aspettatevi un gioco troppo spinto, la nudità è a malapena visibile e una forte fonte di luce accecante comparirà sulle parti intime dei nemici caduti in battaglia.
Questo introduce quello che è il combat system, semplice e diretto, pensato in modo tale che con soli tre tasti si possa intervenire su altrettante zone del corpo del nemico, indebolendolo a tal punto da sconfiggerlo; ciò ci permetterà di intervenire strappando letteralmente gli indumenti, o di farlo dopo un tot di tentativi andati a buon fine, tramite un semplice quick time event che ci faciliterà le cose facendoci risparmiare tempo prezioso.
Ad ogni modo, null’altro si para dinnanzi al giocatore, in termini di gameplay Akira’s Trip è davvero basilare e tutt’altro che profondo: sfrutta la componente “sexy” e ricama attorno ad essa un’avventura strana e delirante, propinandoci scontri poco stimolanti, tutt’altro che profondi, tattici o che prevedano un minimo di strategia e pianificazione. Eccezion fatta per l’armamentario, molto amplio e composto da oggetti disparati, o dei costumi, è poca la sostanza con la quale gli sviluppatori hanno deciso di confezionare Akiba’s Trip. E questo rappresenta forse il peccato più grande.
CARENZE TECNICHE
Da un titolo di questo calibro non sarebbe lecito aspettarsi chissà cosa in termini audiovisivi, eppure quanto fatto da Acquire ci ha lasciato abbastanza perplessi e siamo pressapoco sugli stessi, scarsi livelli già visti in molti altri titoli nipponici.
Se i protagonisti ben figurano, e generalmente fanno lo stesso il comparto delle animazioni durante gli scontri e i costumi di cui sopra, emergono in maniera troppo evidente le difficoltà degli sviluppatori in ambito tecnico e di sviluppo.
Texture di bassa risoluzione e aliasing ovunque, cali di frame e caricamenti troppo frequenti, non solo spezzano il ritmo, ma mettono in mostra tutte le carenze di un titolo che avrebbe meritato una gestazione, forse, un pelo più lunga, o maggiore attenzione per alcuni dettagli importanti. Anche per quel che concerne il design dell’ambientazione in tre dimensioni, apprezzabile ma approssimativa allo stesso tempo, poco particolareggiata nonostante l’utilizzo del cel-shading che ha reso di certo più leggero il compito del team di sviluppo nelle fasi realizzative.
Insomma, Akiba’s Trip è esattamente quella tipologia di videogioco in grado di spaccare in due i pareri di critica e pubblico: se siete alla ricerca di un titolo che esprima, seppur in maniera particolare, la cultura giapponese e amate i beat’em up potreste farci un pensierino riguardo ad un eventuale acquisto – il prezzo fissato dai 40 ai 50 euro è però elevato, a nostro avviso – mentre fareste meglio a rivolgervi altrove se il fanservice non fa per voi, o se siete alla ricerca di un gameplay o di una storia appagante, tanto più che di una stabilità del codice che in questo caso non esiste, mostrando lacune senza sosta alcuna.
COMMENTO FINALE
Akiba’s Trip: Undead & Undressed è un titolo pensato davvero per pochi, pochissimi, videogiocatori. Primi tra tutti, per gli amanti dell’ecchi, poi per chi è stanco del solito e vorrebbe provare nuove esperienze videoludiche, o anche soltanto respirare atmosfere e fascino diversi dal solito. Il titolo di Acquire però è tutt’altro che perfetto, come tantissime altre produzioni di questo developer: da un gameplay superficiale ad una ripetitività di fondo tipica dei beat’em up, arrivando a limiti tecnici e di ottimizzazione che non lo aiutano a farsi perdonare e a risalire la china. L’idea è di quelle geniali, o decisamente “malate”, a seconda di come la si guardi: vampiri, riferimenti sessuali, strip, cutscene e dialoghi che non fanno nulla per nascondere la vena piccante adottata dagli sviluppatori. Ma da quando basta così poco per conquistare orde di fan del gaming?
PREGI: Potrebbe smuovere l’interesse di chi ama l’ecchi. Di primo acchito, ha un certo fascino.
DIFETTI: Gameplay superficiale, che non dà soddisfazioni. Provoca, fin troppo presto, noia. Ottimizzazione acerba del codice.
VOTO: 6/10