Criminal Girls: Invite Only, Recensione PlayStation Vita

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Apprezzato in Giappone, dopo cinque anni dal suo rilascio Criminal Girls: Invite Only giunge anche su PlayStation Vita, ma la vera notizia riguarda i territori entro cui è stato rilasciato: Europa e America.

Un processo che in verità si ripete con frequenza negli ultimi mesi, dove a farla da padrone sono giochi di ruolo di stampo giapponese che non sempre trovano buon riscontro quando sconfinati fuori dal loro territorio di appartenenza, per via di riferimenti culturali, abitudini e modi di essere abbastanza diversi.

Il videogioco di cui vi parleremo oggi può quindi essere visto come un porting che dà la possibilità a tutti di fare le veci di un gruppo di attraenti combattenti, gustando le loro gesta in lingua inglese e con la compatibilità a PlayStation TV, che potrebbero fornire un nuovo spunto al titolo di Nippon Ichi Software. Sarà stato davvero così?

AVVENENTI SIGNORINE SI SCATENANO IN BATTAGLIA

Una misteriosa prigione è il teatro delle vicende di Criminal Girls: Invite Only, dove un’addetta è incaricata di guidare un gruppo di ragazze in cima alla torre.

Quattro, inizialmente, con un party espandibile fino ad un massimo di nove ragazze; criminali o presunte tali alle quali viene concessa una seconda possibilità, attraverso quella che potremo definire quasi come una missione suicida.

La trama in realtà non va molto oltre a questo incipit, semplice e diretto, e tanto basta a giustificare l’impostazione tipica di un dungeon crawler che si concede, però, alcune varianti. A partire dai dialoghi tra le ragazze, un modo per confrontarsi durante determinati eventi e per far venire fuori una piccola dose di comicità, allusioni e riferimenti sessuali che gli amanti di questo genere di videogiochi non disprezzeranno affatto; poi, il rapporto tra il party stesso, con il quale potremo interagire in una maniera piuttosto particolare, ossia motivandolo.

Ad ogni nemico ucciso il gioco ci ripagherà con dei punti CM da utilizzare per acquistare oggetti tramite portali, come kit di cura, o per potenziare le combattenti tramite l’infermeria: un luogo sacro, che ci permetterà di ripristinare completamente le energie del party facendolo riposare o di investire i punti di cui sopra per rendere le ragazze più forti e capaci nelle fasi di scontro.

Il come è un po’ il “punto di forza” di Criminal Girls: Invite Only, una delle caratteristiche che in suolo nipponico avrà di certo attirato la curiosità dei tantissimi amanti degli ecchi e dei videogiochi zeppi di fanservice, da sempre meno ben visti dalle nostre parti per differenze culturali e abitudini tremendamente diverse.
Le avvenenti fanciulle andranno frustrate, punite e seviziate tramite il sistema a doppio touch screen di PlayStation Vita: dovremo semplicemente toccare dei punti di focus rosa o blu – a seconda che venga richiesto di interagire con lo schermo anteriore o il touch pad posteriore – e sbloccheremo nuove abilità attive o passive, che andranno ad migliorare anche determinate statistiche.

In aggiunta, le ragazze ci forniranno elementi aggiuntivi per capire qualcosa in più della loro storia, riduzioni dei punti CM richiesti per acquistare medicazioni e così via. Questo sistema di crescita ha però subito delle modifiche rispetto alla versione presentata su PSP, o meglio, è stato censurato con una specie di nebbiolina color rosa e ragazze più coperte, che non sono più accompagnate da quei gemiti a dir poco allusivi della versione originale. Una mossa commerciale per fare in modo che non si scatenassero putiferi, certo, ma che potrebbe non essere affatto apprezzata dai fan. Ciò si traduce in un clima di gioco decisamente più soft, che l’avventura tenta di spazzare via senza compromessi, catapultandoci in mezzo ad un grosso numero di scontri spesso ardui.

IN QUATTRO PER UN ATTACCO

Il gameplay è molto semplice e diretto: esplorando i dungeon dovremo risolvere quest e missioni, spesso battendo dei nemici, altre volte raccogliendo determinati oggetti; nel mentre, potremo aprire degli scrigni posti a cadenza regolare nei livelli, grazie ai quali ottenere punti CM, medikit o mosse speciali come quella di tornare immediatamente in Infermeria, senza rischio di imbattersi in battaglie casuali.
Questo luogo tornerà utile anche per salvare il gioco, o per prepararsi meglio ad uno scontro particolarmente ostico contro un boss.

Le fasi più adrenaliniche sono governate da un sistema di combattimento non proprio al top, almeno finché non avrete scatenato la voglia di motivazione che è in voi, con poche mosse ed abilità a vostro corredo; tramite l’acquisizione di punti esperienza in battaglia e i famosi punti CM da spendere all’interno dell’Infermeria, le possibilità di attacco/difesa o di attacco combinato (Bond Attack) aumenteranno, con questi ultimi ben più pericolosi ed ingenti, in quanto a danno provocato, degli altri.

La scelta rimane però un po’ limitata, soprattutto perché non si ha modo di scegliere, combattente per combattente, l’attacco da poter scagliare, ma andrà presa una decisione tra quattro di questi, esposti a schermo durante il nostro turno di attacco; avviene tutto in maniera casuale, fattore che potrebbe causare più d’un grattacapo con l’avanzare degli eventi, in quanto potreste trovarvi con la possibilità di scagliare un attacco super-potente contro un debole nemico e di non avere la stessa possibilità nei confronti di un temibile boss di fine livello.

Ciò non toglie che facendo salire di livello le nove signorine, la scelta di base risulti molto ampliata rispetto al ristretto numero di mosse iniziali, ma così facendo il team di sviluppo ha optato per una semplificazione piuttosto evidente del combat system, di fatto più indicato nei confronti di chi si avvicina per la prima volta ai giochi di ruolo con combattimenti a turni che a quelli più navigati, ed il sistema di casualità nell’esposizione delle mosse selezionabili più che renderlo un gioco tattico lo fa sembrare molto superficiale, perché spesso fonte di frustrazione: con la possibilità di compiere una sola mossa, nonostante il party di quattro combattenti, diventa tutto più difficile, soprattutto perché negli scontri i nemici saranno più di uno ed avranno diritto ad una mossa ciascuno. Insomma, non siamo proprio rimasti affascinati da questo dettaglio, tutt’altro che di secondo piano, trovandolo non solo restrittivo ma anche poco idoneo alla tipologia di gioco affrontata.

È UN PORTING DA PSP, E SI VEDE TUTTO

Come abbiamo accennato in precedenza, Criminal Girls: Invite Only è la riedizione su PlayStation Vita del titolo arrivato cinque anni fa su PlayStationPortable, soltanto in Giappone. Il risultato tecnico mediocre va quindi imputato a questo fattore, trattandosi di un porting bello e buono, piuttosto che di una edizione rimasterizzata.

Diciamo che le modifiche sostanziali riguardano soltanto i semplici modelli dei personaggi, ora più definiti, e i fondali che fanno da sfondo alle fasi motivazionali.
Il resto è invece rimasto identico, con dungeon di bassa qualità tecnica che sfruttano gli asset della precedente versione, e se ciò non stanca più di tanto sul piccolo schermo di PS Vita, usufruendo del prodotto tramite PlayStation TV non possono che risultare evidenti tali magagne tecniche, che finiscono per compromettere la già risicata qualità grafica della produzione, presentando porzioni di livello sgranate e pixellose; pixel che invece giustifichiamo per gli sprite dei personaggi in-game, un tocco retrò che non guasta mai e che ci è sembrata una scelta azzeccata da parte del team di sviluppo.

La parte più corposa sulla quale si è intervenuti è quella relativa al settore audio; sconfinare un titolo giapponese in Europa ed America presume che ci si orienti per una traduzione dei contenuti in inglese, avvenuta tramite testo col doppiaggio (ottimo) in giapponese; niente di particolarmente elaborato, ma tanto basta per capire l’evolvere delle circostanze di gioco, con una colonna sonora discreta a completare un quadro complessivamente accettabile, almeno sul fronte sonoro.

COMMENTO FINALE

Il mondo di PlayStation Vita ormai gira attorno a questo tipo di videogiochi, spesso riedizioni di titoli usciti anni or sono soltanto in Giappone, come il qui recensito che approdò su PlayStation Portable nel 2010.
È però impensabile andare avanti in queste condizioni per quel che concerne le uscite in territorio occidentale, discorso aggravato se si va a scrutare a fondo la qualità di tali produzioni, pensate per pochissimi fan. Ciò non rappresenta una motivazione valida per stroncare un prodotto che potrebbe divertire alcuni, ma è stato fatto troppo poco perché la valutazione globale potesse essere più alta di così.
Avete apprezzato la versione giapponese e volete gustarvelo, finalmente, con una traduzione in inglese? Allora fatelo pure vostro, ma non vi aspettate miglioramenti importanti, perché ad eccezione di piccole migliorie non è stato fatto nient’altro ed il prezzo di vendita (quaranta euro) ci sembra assolutamente sproporzionato.

PREGI: Finalmente in Europa, con una localizzazione in inglese. Pensato per gli appassionati di ecchi e moe.

DIFETTI: Qualità tecnica discutibile. La censura era davvero indispensabile, tenendo conto degli appassionati a cui si riferisce Criminal Girls? Impossibile vederlo come un miglioramento rispetto alla versione PSP, quindi a che pro farlo proprio?

VOTO: 6/10