Con l’avvento di PlayStation Vita sul mercato si percepì un bagliore di speranza, vuoi per le potenzialità tecniche del dispositivo e vuoi per caratteristiche uniche nel mondo del gaming, che pian piano andò scomparendo a causa del parco software ridotto all’osso, che non seppe reggere il confronto con quanto Nintendo 3DS proponeva e continua a fare tuttora.
La sconfitta di Sony nel mercato handheld è risultata ancor più sonora e massacrante con la politica aperta agli indie, sì nuova frontiera del gaming attuale, ma poco indicata se l’obiettivo alla base di tutto era quello di vendere, quindi ottenere corposi ricavi, una portatile ad un prezzo di lancio affatto conveniente.
Abbiamo così assistito, e purtroppo molto velocemente, ad un graduale disinteresse dei team di sviluppo a lavorare esclusivamente su PlayStation Vita, sempre più indirizzata a porting e versioni riviste di produzioni nipponiche mai sbarcate in Europa – spesso tutt’altro che imperdibili – o di piccole e dimenticabili applicazioni indie, come quella di cui parleremo quest’oggi: Magical Beat.
IL RITMO È DENTRO DI TE
Stiamo parlando di un videogioco puzzle basato sul ritmo, che strizza fortemente l’occhio al classico Tetris. Sviluppato da Arc System Works, colosso nipponico che dovreste conoscere per le serie Guilty Gear e BlazBlue, non si tratta di certo del primo loro piccolo progetto, fattore che ha in parte influenzato anche la nostra valutazione finale.
Con così tanta esperienza nel settore ci è sembrato privo di senso perdonare alcune sbavature che si protraggono, e duramente, ai fini del divertimento e dell’immedesimazione di gioco. In breve, il compito del giocatore è quello di combinare blocchi colorati per ottenere combo liberando l’area di smistamento a nostra disposizione; a tutto questo, si coniuga la componente ritmica, un po’ come era avvenuto per Lumines.
Sono però evidenti le differenze con Tetris, da cui trae fortissima ispirazione, la prima è contrassegnata dal fatto che Magical Beat ci getta difronte, e contro, un altro giocatore governato dalla Cpu, in secondo luogo, i blocchi da posizionare hanno tutti la stessa forma, ma si differenziano per tonalità di colore annesse; infine la componente da rhythm puro, che ci obbligherà a giocare a ritmo musicale, coi blocchi che andranno posizionati cercando di seguire la cadenza del brano in riproduzione.
Il tutto è regolato da un metronomo, a scandire il tempo tramite cui dovremo fare i conti, rilasciando i blocchi colorati quando un cursore specifico è all’interno della barra blu posta al fianco della nostra zona di gioco.
Riuscire in quella che diventerà una vera e propria impresa ai livelli di difficoltà più elevati, ci permetterà di aumentare il punteggio dato dall’adiacenza di blocchi dello stesso colore, che a quel punto scompariranno; non riuscirci porterà all’esplosione delle stesse, causando il posizionamento random di blocchi nel nostro settore, che andranno a complicare ulteriormente le cose in-game.
La chiave di volta è quindi contrassegnata dal tempismo nel rilasciarli e dalle combinazioni realizzate: maggiori saranno i blocchi dello stesso colore vicini l’un l’altro, più alto sarà il punteggio, di conseguenza più saranno le possibilità che alcuni blocchi a noi scomodi finiscano nel campo avversario.
Sulla carta sembrerebbe essere tutto funzionale, semplice e ben delineato lato gameplay, se non fosse per melodie, spesso e volentieri, di dubbia qualità; e non potrete di certo giocarlo a volume spento, essendo un rhythm game. La scappatoia potrebbe esser rappresentata dall’aiuto grafico offerto dal metronomo, che col suo operato, anche a livello grafico, permette di calcolare bene il tempo utile all’azione da compiere, rivelandosi però fonte inesauribile di distrazione e di conseguenza una perdita di tempo che negli stage più avanzati porterà per forza di cose al game over.
A brani poco orecchiabili ne troviamo diversi altri piacevoli, di stile dance-pop, e forza la chicca più apprezzata è stata quella di poterlo approcciare – soltanto dopo averlo portato a termine – coi brani delle serie storiche di Arc System Works; non possiamo certamente dire lo stesso per i già numerosi DLC rilasciati, non proprio a basso prezzo, che stonano alquanto se messi in relazione alla pochezza di contenuti di cui Magical Beat si fa portatore.
BILANCIAMENTO, QUESTO SCONOSCIUTO
Uno dei problemi più grandi di Magical Beat è il bilanciamento delle difficoltà, con le prime due complessivamente risibili per grado di sfida, e l’ultima tra le tre disponibili ben più elevata, forse troppo. E risultanti altalenanti sono osservabili anche negli scontri contro i boss di fine modalità.
Da parte del giocatore dovrà quindi esserci pazienza e tantissima attenzione, applicazione e volontà di battere un gioco che nonostante tutto non propone più di due ore di gioco, qualora si riuscisse ad aver subito la meglio e a comprendere appieno i dettami alla base del gameplay.
Perplessità che non ci fanno guardare con ammirazione l’ultima opera digitale di questo sviluppatore, considerando un prezzo di lancio di circa otto euro, troppi per un titolo così piccolo, semplice e poco longevo. Se non altro, lo stile grafico è apprezzabile, con personaggi a tratti adorabili ma con fondali non così ispirati.
Si tratta comunque di un videogioco adatto a piccoli momenti, da gustare con le cuffie mentre ci si concede qualche minuto dalla stressante vita quotidiana, che non porta niente di nuovo nel panorama indipendente, utilizzando vecchie formule di gioco e prendendo qua e là alcune feature per creare una applicazione appetibile nel breve, ma che in nessun modo può pensare di lasciare un segno indelebile nell’affollato panorama videoludico di questi giorni, tanto meno su un sistema d’intrattenimento ormai in balia degli sviluppatori terze parti, visto il disastroso piano di crescita e di sviluppo che Sony ha destinato a questo handheld, con potenzialità tutt’oggi ancora non sfruttate, ad oltre tre anni dal ingresso nel mercato.
COMMENTO FINALE
Magical Beat è un titolo come tanti altri. Evidenti i riferimenti alla formula del classico Tetris, il team di sviluppo non ha mostrato l’atteggiamento giusto per fare di un concept così basilare un’applicazione imperdibile e divertente per tutti. Troppo risicati i contenuti, mal bilanciata la difficoltà, breve la durata e poco raffinato sia per quanto riguarda la colonna sonora – che dovrebbe essere un punto forte – sia per quel che concerne il lato stilistico, carino nel complesso ma che avrebbe potuto restituire a schermo un maggior numero di dettagli particolareggiati ed elementi di spicco, tanto più se l’intenzione iniziale fosse stata proprio quella di distinguersi. Invece, ci troviamo difronte ad un videogioco interessante nei primi minuti e che non sa stuzzicare quanto basta per rendersi accattivante alla lunga distanza; insomma, la classica applicazione poco appetibile su PlayStation Vita, che avrebbe bisogno di titoli di ben altro spessore e caratura.
PREGI: L’idea di base è carina. Adatto a piccoli momenti di svago. Stile visivo apprezzabile nel complesso.
DIFETTI: Pochissimi contenuti portano ad una longevità altrettanto breve. Grado di difficoltà bilanciato male. Dalla soundtrack ci aspettavamo di più. Gli otto euro richiesti sono ingiustificati e la politica dei DLC a pagamento non ci piace affatto.
VOTO: 6,5/10